Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno Xv - n. 7 - 15 aprile 1909

RIVISTA POPOLARE 189 i suoni del mare; ed egli è tutto in una, le innumeri anime dell'uomo; del l'uomo collettivo che è popolo; egli è cosi volta, a volta perfettamente Greco od Ebraico; credente o pagano, eli::rnbettiano o moderno; un' ingenuo, e semplice e profondo ammiratore della Natura, ed uno scienziato freddo e calmo che sa il valore, la forza ed il signicato dello esperimento. E questo proteismo delle sue possibilità artistiche è 8tato uno dei meravigliosi strumenti, il migliore forse, della sua arte. Egli è stato uno di quei poeti che sono grandi veramente, e che durano nel tempo, perchè non disgiunsero mai l'arte dalla vita , e considerarono l' u0ruo e l'universo nel loro tutto etico ed estetico, e parlarono d'amore, di gioia, di dolore c0n voci e parole profondament,e· umane; e con voci e parole schiettamente umane; con alte e forti voci dissero la grande aspirazione degli uomini, parlarono del tormento che mai non ba tre· gua nell'anima, nel desiderio umano, dissero la sete, la fa.me, l'ansia della libertà. E i poeti d'Inghilterra con più alti sensi forse che i poeti d'ogni altro popolo. Dissero della libertà grande non di un popolo , ma dell'Uomo; dell'uomo affrancato dai legarni dell'autorità e della superstizione; non cosi, forse, Shelley nel « Prometeo libemto •, Coleridge nel priema e Francia• Byron nell' e Inno alla libertd? • E nell' e: Ode alla libertd • Swinburne : e Angeli e Dei, spiriti e sensi tu li hai presi e nella tita dest,ra come atomi di polvere e di riigiada: « tu hai abbattuto le torri ed i templi del Tempo, e ne hai disperse le parole per rinnovarle : " Il mio canto eche_qgianella nebbia chevela il tuo mattino, « il mio griào si leva pria che albe_qgiil tuo giorno : e io t'ho visto, e t'ho uclito, e ti annuncio e pria che le 1·uote del tuo carro, solchino cielo e mare: e e e: Oh! vieni: anche se il cielo debbafiammeggiare sopra te; « anche se la morte debbaprecederti a spaziare il tuo cielo ~ fa che noi che ti amiamo possiamo vedere su la sua la tua faccia; e e se anche dof)essvmomorirne, levati e lasciaci morire! Cosi cantò questo ardente amatore della libertà. E che fu anche psicologo profondo; delicato nello studiare l'animd. triste di una. donna artista, « Carlotta Bronte • e piena di fuoco, e di umiltà divina nello avvicinarsi a Shakspeare per rivelarne agli uomini tante bellezze nascoste, per dire l'opera del meraviglioso genio della umanità nel libro e A Study o/ Shakespem·e • e che volle un anno prima di muorire , porgere ancora un •tributo della propria ammiraziene all'Italia nel dramma e Il Duca di Candia •, studiando la ritorta anima e feroce, e la ingenua e contemplativa anima d; Francesco e di Cesare Borgia. Lo vidi, or non è molto, nè mi sembrò mutato, nulla faceva prevedere vicina la fine: magro, come sempre, nerv'lso, brillanti gli acuti indaga.tor~ occhi cilestri, netta e chiara la voce; non gli si poteva parlare che poco, egli fra assolutamente sordo - Beethoven della poesia - Lc.'lse a me, e ad una delle figlie dell'nmico s110 W. M. Rossetti, ad Elena Angeli Rossetti, l'ode e Faustine •, e mi promisi di rivederlo, mi invitò, al mio prossimo ritorno in Inghilterra: uon lo .rivedrò. , Or ohi si appreélta a raccogliere la lira caduta dalle mani del vecchio cantore?_ Ohi, poichè ora egli tace, saprà riprPndere i motivi passionati e forti dei suoi sogni e, da quelli partendo, dir cose nuove e belle, grandi e profonde agli uomini? La voce del Poeta è muta. Ora, mentre egli è assorto nel sogno che non ha risvegli, nè illusioni, nè disillusioni, noi tendiamo l'orecchio-vanamante forse?- a. voci troppo flebili ancora. A. AGRESTI ~IVl5T A ()ELLE ~IVISTE C. Paix Séailles: Lo sciopero posteteg1·afico. - « Risoluta a non tollerare lo sciopero dei funzionari ~ la Camera ha deciso, con una maggioranza considerevole che non conveniva nel momento attuale di por ragione alle rivendica - zioni degli scioperanti e su tutto ha approvato il governo che rifiuta di sagrificare il sottosegretario di Stato alle esigenze dei funz10nari. Collocandosi dal punto di vista dd principi, lo sciopero dei funzionari è in effetti, intollerabile. Senza parlare de!la loro situazione privilegiata, i funzionari costituiscono una minoranza della nostra società, sembra impossibile di sopportar.: che 5 o 6000 postali parigini o 50,000 postelegrafici francesi possono imporre la loro volontà a 38 milioni di cittadini. In un regime democratico la via dell'appello agli elettori è sempre aperta ed è un atto rivoluzionario che oppone una minoranza di scioperanti alla maggioranza della nazione, colla pretesa di sostituirsi al Parlamento per decidere del valore dei ministri o dell' opportunità dei loro atti. La Camera ha dunque sostenuto le sue precogati ve rifiutando di discut~re i possibili torti del Simyan e dando al governo la bandiera bianca per ricondurre la pace fra i postelegrafici. Meraviglia anzi che la Camera non sia stata unanime nel difondere le sue prerogative. Colpisce in effetti il fatto che non solamente la Camera sia • stata divis1t, ma anche il governo abbia creduto di dover cedere proclamando l'abbandono del tiercement e di altre condizioni ostiche ai funzionari. Se si mostrò intransigente per le dimissioni di Simyan il governo ha creduto di dovere indicare che ulteriormente, dopo la pacificazione, una riforma del !>ervilio potrebbe sopprimere il sottosegretariato di Stato. Ha infine accettato io sciopero ritardando la revocazione annunziata degli scioperanti ed impegnandosi a non esercitare nessu~a rappresaglia. H fatto dello sciopero è· dunque acquisito, con tutte le sue conseguenze. Bisogna riconoscere però che il governo era di• sarmato, da una parte per la difficoltà di rimpiazzare impiegati ed operai abili e specializzati , dall' altra a causa delle difficoltà di applicare sanzioni efficaci contro agenti tanto numerosi , specialmente dopo che il Parlamento, premuto dalla pubblica opinione si e~a pronunziato in favore dell' amnistia. Lo sciopero dei funzionari quindi, nonostante le dichiarazioni di pi incipi fatta votare da Reinach a da Clemenceau è un fatto oramai ammesso e tollerato. In una parola , mercè la complicità della pubblica opinione lo sciopero dei funzionari è entrato nel dominio della realtà. E bisogna fare i conti con esso, poichè lo si rivedrà. Non c' è da farsi illusioni. Un tal fatto porta un grave

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