Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno Xv - n. 7 - 15 aprile 1909

188 RIVISTA POPOLARE Non per niente, l'ammiratore poeta di Landor, conobbe esuli a Londra Saffi e Mazzini) Panizzi e Rossetti; e non senza eh' egli ne riportasse nel!' anima una impressione marcata a vibrazioni di bronzo egli vide la gloriosa., la trionfale accoglienza dei Londinesi a. Giuseppe Garibaldi. Ma più di tutti amò , venerò, comprese anche, il Mazzini. Mazzini il grar.de evocatore, cui egli dedica libri e poemi, in cui onore egli scrisse quella magnifica ode, stupendamente tradotto in questi giorni sul Giornale d'Italia da Fausto Maria Martini, nella quale egli chiama a raccolta tutte le glorioRe città Italia.ne, e le chiama per i loro attributi a lodare l'apostolo , il duce che le trasse dal!' orubra alla luce, che volle, e fece libera l' Italia. E altrove ancora , in quella raccolta di gemme , rn quel fascio di forti pensieri espressi con tutte le maggiori e più alte armonie della lingua inglese - che è musicale e sonora quasi tantt) quanto la. italiana - , in quel prezioso libro di e Vacanza estiva>; per il monumento a Mazzini egli trova ancora nuove forme, nnove imagini, nuove armonie: grato dell'opera al magro Titano infaticabilt1 come s'egli fosse un figlio stesso di quella terra che il Titano volle redenta. E s0no forti ed alte parole: e .: Da che la prima madre dell'uomo partorì e a nascita mortale, - il suo primo nato, « - una gra-x,ia tale non fit mai concessa su la terra « - come quella che lo incorona. « - Non fu mai detto, nè di un D1:o, nè di un itomo « - eh' egli potesse ridare « - la vita a colei che gliela elette, onde pote~se la morta « - madre rif'iverne ancora. « - Ma quest' uomo trovò sua madre itecisa « -- con suggellati gli oc-~hi e - e comanda alla morta di levarsi e camminare « - ed essa si levò : e e e - Gloria a lui per sempre, poichè la sua terra « - vive ed è libera « - com' egli cnn sof-(ìo potente e mano sovrana e - volle eh' ella f asse. e - A migliaia grida la terra al cielo i nomi di coloro « --- che la vestiron di gloria « - ma più alto di tutti quelli che cielo e terra sanno « - è il nome di Maxxini >. Non bisogna tuttavia pensare che l'arte di Swinburne non abbia altro carattere che politico ; e che quei e Poemi e Ballate > di cui bo parlato innanzi sieno rimasti la sola manifestazione di pura arte dello Swinburne. C'è si, sempre, il pensiero sociale nell'àrte del poeta Inglese; ma non solo, nè unico; anzi in una grande parte dell'opera, l'idealità Rociale non appare che come suburdinata a molte altre esigenze etiche ed estetiche per il momento , per l' occasioni magg1on; tendenti e scopi, visioni , intesti del tutto diversi da '}Uelli cui s'informano, per esempio; l' « Inno a.'l'uomo • o il e Canto alla libertà " . Nella trilogia di Maria Stuarda, per esempio; azione dramatica non creata per la scena, quantunque divisa a scene ed atti ed intitolata tragedia egli ha voluto fare « viva una cronaca>. E sono terribilmente vive, ed alcune anche paurosamente vere le scene della « Maria Stua'rda > e quelle del e Bathwell >, mentre alcuni passaggi, scene intiere, del e Chastelard • fanno pensare ad un drammaturgo romantico innamorato alla follia del proprio soggetto. E deliziosamente romantico è ancora la Swinburne nel e T'ristano di Lyonessa > e nel • Marino'dFalie1·0 > mentre nella "Atalanta ;n Calydon •, del 1865, e nel « Erectheus ~ del 76, egli è tutto, nell'opera sua, animato, pervaso, dominato dallo spirito classico; e il Fato d·.,mina, incontrastato signore, l'opera poetica, e l'anima delle sne dramatis persone, e lo spirito serenamen te µaga no, greco classico, in tutte le concezioni e figurazioni della vita, dei fatti degli uomini dell'essere dell'universo, informa tanto questa parte dell'opera di Swinburne che accanto alla sua il grecismo di Keats, l'anima più serenamente pagana della modernità, impallidisce. Ma un fatto che è degno di osservazione e di st11dio - e che qui io non posso che a<Scennare nella speranza che altri s'innamori del soggetto e la tratti - è il carattere romantico della sua arte, anche quando egli opera la riviviscenza dell'anima, del pensiero e del fatto greco. E questo senza che quella scena di romanticismo che è tanto nella e Atalanta > quanto in « Laus Vene,-zs • in « Dolo,·es " o « Faustina > quanto nello e E1·echtens > guasti l' armonia del carattere, e tolga significato o bellezza, o purezza di tipo ali' opera. È forse che claHsicisrno, e romanticismo, e naturalismo e simbolismo non rappresentano, più che diverse scuole letterarie - differen7,iazioni formali - stati diversi di anima tutti egualmente veri , nei loro varii momenti? Sarebbe interessante studiare quale può essere la risposta al problema. Ma nel caso di Swinburne si deve forse questo fortunato accoppiamento dei cosidetti generi, e la sua riuscita alla ricchezza meravigliosa della forma? Allo splendore dulie rime, alla musicalità. del verso, alla maestria rara della quale il Poeta ha saputo meravigliosamente snvirsi trattando la propria lingua? Può darsi, ma solo lo studio minuzioso ....:c..he non era il ca.so di fare - potrebbe darci la precisa risposta. Indubbiamente Swinb11rne è stato dopo Shelley, il più artista dei poeti Inglesi moderni. Egli sa il segreto di afferrare, di affascinare, di avvincere; più che suadere, seduce. Il verso di lui, la sua strofa, il poema sono un'onda di melodia che dolcemente culla; un ruscello di armonia che lievemente sussurra, un turbine di note violenti, di s~tti brutali, cozzi di spade, urti di bronzo, 11rli e brami ti di mare che opprimono, qnasi dolorosamente e conducouo l' anima ed il pensiero là dove vuole il Poeta , a vedere , a sentire nella realtà la sua immagine , a sognare il suo medesimo sogno. Poichè egli è nelle armonie e nf?lle forme della sua vita proteico, e vuole che noi lo diventiamo con lui. Egli canta il mare come ness11n altro ha mai saputo intenderlo e ridirlo e vuole che noi lo sentiamo , con lui, come lui non (?Onparole ma con le voci stessi ed

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