RIVISTA POPULARE 185 i paupers; ed i socialisti ri8pondono che è precisamente il metodo del limitari.i a soccorrere coloro che sono già nell'abisso senza ricorso a misure preventive che mantieue ed accresce in guisa permaneute l'esercito dei paupe1's. S'intende che i socialisti di cui qui parlianio bauno più di ogni altra scuc,la soeiafolta, il diritto di chiamarsi scientifici, perchè !unge dal ritenere che le miserie sociali possano essere tolte od attemrnte mediante leggi ed istituzioni da applicarsi uniformente alle masse volute e promosse dalla pre,3sione di queste, essi professano che esse non possono essere curate che dalla diagnosi e dalla terapeutica dei vari casi individuali per opera di funzionari competenti di cui F opinione pubblica della società apprende sempre più a fidar~i. I socialisti fabiani di cui qui ci occupiamo hanno anzi forse il difetto <li far troppo ?. fidanza con la hurocazia dei tecnici e di diffidar troppo della diretta azione ed éspressione d'opinione dtlle masse. Ciò posto, quale del le due tendenze può , più a ragione, ritenersi davvero fabbricatrice di inetti e di parassiti ? A quale delle due è da augurarsi c!:.e l'avvenire confidi le proprie sorti ? La prima obbiezione che gli individualisti della Maggioranza fanno ai socialisti fabiani della Minoranza, è d'indole finanziaria: il costo dell'adozione delle vostre proposte, essi dicono, è enorme ; supponendo anche che abbiate ragione, dove pensate d'andar a p1·ende1·ei quatt?-ini? Forse con l'imposta? Badate che il peso di questa è g:à g1·ande e che il suo aumento dovrebbe quasi essere del doppio ; e quale ne sm·ebbe il n·sultato ? Voi verreste a tassare coloni, imp1·endit01·i,capitalisti, operai, proprietari, ter,rieri , che in media , dalla concorrenza selettiva, son 1·eclutati tra i capaci e gli ambiziosi , e che pagano la massima parte dei tributi e dai cui ccn tributi è de,·ivata anche la somma dedicata all' assistenza pubblica, pe1· ottenere una misura problematica di miglioramento nella popolazione di domani. Tassan do le iniziative attufllmente in vigore voi venite ad assottigliare i fondi per l'assistenza pubblica invece di aumentarli. La vosfra legittima impazienza per la espansione dei metodi p1·eventivi del pauperismo non può esse1·esoddisfatta ad og11imomento che nella misura in cui gli uomini sono più incoraggiati a fare da sè che ad invocm·e l'aiuto gratuito dei loro simili, e nella misura in cui coloro che sanno aiutarsi da sè s1•iluppano anche la capacità ed i mezzi per aiutm·e anche un c1escente nume1·0 di loro simili. Ed a noi sembra che la risposta della Maggioranza non ammetta replica. E' verissimo, che, nella misura in cui ci si astiene dai metodi preventivi di cura, ci si rende responsabili di una certa dose di pauperismo. Ma è pur vero che ad ogni momento s'impone il dilemma di scegliere fra una dose inevi tabi le di pauperismo ed una dose che sarebbe anche più grande se l'abitudine dell'iniziati va personale si indebolisce in coloro in cui è fortissima. Dal punto di vista dell'interesse permanente della società è più importante che aumenti il numero di coloro in cui la leadership nella produzione è di prima qualità, che non la perdita d'un certo numero in cui l' iniziativa peraonale, anche se preservata, sarebbe di qualità scadente. E solo a mano a mano che aumenta la capacità creativa di prima qualità che diviene possibile utilizzare anche una dose crescente della capacità creativa di qualità socialmente meno preziose. E ciò facile innestare -con profitto una certa dose, sempre crescente di socialismo su di un robusto tronco individualistico che viceversa. Perciò mentre le nostre simpatie personali sono per le conclusioni della Minoranza e mentre è nostra. profonda. convinzione ed è nostro fervido voto che esse acquistino crescente favore nell'opinione pubblica e sempre più larga espressione nelle istituzioni sia dell'Inghilterra che del mondo intero e specialmente della nostra patria, noi non pos• siamo a meno di professare profonda e co111mossaammirazione per l'opera - più esposta ad essere fraintesa e tiottovaluta'ta - della Maggioranza della Commissione nella quale de! resto il principio dell'estensione delle attribuzioni dello Stato si è chiarito non così incompatibile colle as~unzio11i d'un beninteso individualismo comH sarebbe parao ai pensatori ed agli economisti di or sono appena una ventina d'anni. ANGELO CRESPI AlgernonCharles Swinburne La morte di Algernon Charles Swinburne lascia l'Inghilterra senza un vero grande poeta. La nuova generazione non ha dato ancora - malgrado la magnifica promessa della J eats ed i nobili tentativi di Bridges - l'opera singolare che afferma su tutti gli altri un nome; della vecchia generazione, cui lo Sv, iPburne, lo Austin, il solo sopravvivente, poeta laureato, quantunque succeduto al Tennyson nella carica ufficiale non è tale da compensare della perdita del cantore di « Atalanta > e da supplire alla non ancora albeggiante primavera poetica in Inghil-· terra. Tace dunque ogni grande e sonora voce nel paese, la cui tradizione poetica, grande e gloriosa, non era stata mai interrotta da Shakespeare in poi. Non è KipliDg, certamente che può ambire per le sue « Barrack's ballads ~ alla ere:iità della cetra. che or ora le mani del vecchio repubblicano hanno abbandoD13to. E' dunque il silenzio. Bisogna convenire che il momento - e non in Inghilterra soltanto-non appare propizio allo sbocciare, al fiorire, all'espandersi di un grande pensiero. Arte, politica, concezioni sociali idealistiche intristiscono in un vuoto e vano e pretenzioso cicalare donde è assente ogni senso di verità, ed ogni generoso impulso della coscienza, mentre d'altra parte i governi tollerano le violenze e le prepotenze di alcuni di costoro, ed i popoli rimangono indifferenti, quando francamente non irridono, agli sfor.zi di qualche altro popolo che lotta, o vorrebbe lottare, per la giustizia, la nazionalità, la patria. Non tale, certamente, fu il tempo durante il quale maturò la giovinezza. dello Swinburne, si svilupparono i primi germi della sua arte; e crebbe poi e si fortificò via via. la sua opera. Swinburne pubblicò la sua prima opera « Queen Rosamonda > nel 1860 quando l'Europa vedeva compiersi l'opera della unità italiana, mentre la Germania. si accingeva. a diventare nazione , e in America si iniziava quella terribile guerra di secessione che doveva dare agio a Lincoln di manifestare tutte le sue virtù. Swinburne aveva in quel tempo ventitrè anni. Era nato a Londra, il 5 aprile 1837, durante un breve viaggio che la sua famiglia vi aveva fatto da Capheaton nel N"rtumberlan sua abituale residenza. Sua madre era una Ashburnham; suo padre, l' ammiraglio Carlo Enrico Swinburne, era uno dei più stimati ufficia.li della Marina Inglese, e la sua famiglia una delle più antiche del Nortumberland. A dodici anni entrò scolare al Collegio di Eton e vi rimase
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