182 RIVISTA POPOLARE Senza parlare dei prezzi elevati di Sicilia siamo a L. 33 e.L. 33,50 a Torino (Giornale d'Italia 13 Aprile); a L. 34,75 è L. 3:i a Firen1.e (Corriere della Sera 13 Aorilc). E l'ultimo Bollettino Ufficiale segna i prezzi da L. 32 a 34 pei grani indigeni e L. 34,25 per quelli esteri I Perciò, oggi come ieri, riteniamo impolitica e criminosa l'ostinazione del governo nel negare la sospensione, cui fu costretto il governo dai tumulti in maggio 1898. • - La maggioranza ministeriale non ostante il fatto significatissimo che protezionisti convinti come gli on. Rainieri, Poggi e Colaja nni, domandassero la sospensione o la ridur.ione - si acconciò alle ragioni dell'on. Giolitti esposte con forma bonaria e in nome del buon senso. Egli infatti fece intendere che il prezzo del frumento non era l'unico fattore del prezzo del pane e che questo poteva discendere considerevolmente riducendolo mercè i migliori processi di panificazione, le cooperative di consumo e la municipalizzazione o almeno i forni municipali di paragone, che infrenano l'avidità dei fornai e degli speculatori. Che ci siano possibili delle riduzioni nelle spese e quindi nel prezzo del pane è innegabile. La differenza tra il prezzo di piazza e quello delle due grandi cooperative di Gand e di Bruxelles, il Vooruit e la Maison de peuple, era indubitabile e adesso è attenuata perchè le Cooperative agiscono come calmiere; la parte rappresentata nel prezzo dalla speculazione privata è stata dimostrata dai socialisti da gran tempo - ricordiamo in proposito gli articoli della Revue socialiste di Malon verso il 18g2. Ma il fattore principalissimo rimane il prezzo del grano e delle farine. Ciò ch'è stato testè-2 aprile-ammesso, dopo una minuta analisi, da una Commissione Municipale di Torioo, il cui relatore, Prof. Peroni, ha dichiarato che l'alto preL,zo del pane attualmente è dovuto all'alto prezzo delle farine. La stessa cosa ha riconosciuto la Commissione Municipale di Milano. Comunque: i forni municipali e le cooperative non si organizzano in un giorno o in un mese, nè nello stesso tempo si perfezionano i processi di panificazione, anche superando tutti gli ostacoli, che si oppongono a tali innovazioni dalle condizioni tutte dell'ambiente. Anche nel 1898 si invocarono gli stessi espedienti per ridurre il prezzo d~l pane; ma sono passati dieci anni e ben poco, per non dire nulla, si è fatto. E la sospensione è il provvedimento del momento , dell' attimo che fugge! Rimane l'argomento principale dell' on. Giolitti: i 3 centesimi in meno che pagherebbero i consumatori per ogni chilogramma non eserciterebbero alcuna influenza benefìca sul bilancio delle classi lavoratrici. E qui bisogna intendersi sulla importanza materiale del fenomeno e su quella morale· ch'è maggiore. I 3 centesimi - che poi sarebbero per lo meno 4 - in una famiglia numerosa ci traducono in 25 centesimi al giorno. Ciò che non è poco per la entrata complessiva delle famiglie dei lavoratori italiani. L'influenza dannosa si potrebbe desumere anche da un dato demografico. L'elevazione considerevole del prezzo del 1898 infatti produsse aumento nel numero dei morti per pellagra; fu questo aumento, probabilmente che indusse alla erronea generalizzazione sul parallelismo delle due curve, di cui ci siamo occupati; ma la coincidenza dei due aumenti - nel prezzo del grano e nelle mortalità per pellagra - va notata perchè il distacco, per l'uno e per l'altro fenomeno, fu considerevole: infatti la mortalità per pellagra ch'era stata di ,o,8 per 101000 abitanti nel 1897 e si elevò a 1,2 nel 1898 con un aumento del 50 °/ 0 • Aumenti o diminuzioni tali non si erano avvertiti pel passato. Oggi l' elevazione nel prezzo del grano ha una importanza molto maggiore per la contemporanea elevazione fortissima nei fitti delle case e nei prezzi di tutti i generi di più generale consumo, a~gravata ancora di più dalla disoccupazione. Accennammo al lato psicologico del problema; e nessuno vorrà negarlo. Come per la legge di King sappiamo che il prezzo del grano si eleva in una misura non proporzionale, ma molto maggiore di quella che dovrebbe derivare .:I.alla deficienza del prodotto; così l'elevazione del prezzo del pane de• termina sofferenze morali e preoccupazioni sproporzionate a quelle che dovrebbero derivare dal fatto materiale in sè. Le sofferenze e l' irritazione e la protesta crescono ancora di più quando c'è la convinzione, fondata o non, che l' elevazione avviene per volontà del governo, che si rifiuta alle misure che si ritengono atte ad impedirla. Ma la sospensione del dazio eserciterebbe la sua ripercussione sul prezzo del grano? Ne dubitano molti, che attribuiscono una influenza straordinaria alla speculazione, che infatti c'è, come vedremo. E allora non varrebbe nemmeno la riduzione o l' abolizione definitiva come vorrebbero l' Einaudi per la prima e altri per la seconda. In fondo è anche di questo avviso l'eminente direttore generale delle gabelle, Ing. Varvelli, che lo ha manifestato nell'ultima relazione sull' ammjnistrazione delle gabelle per l'anno 1907-908 (pag. 34). In quanto a quel lato delle speculazione al rialzo, che sarebbe temporanea e che consisterebbe nella tattica degli importatori che introdurrebbero il grano durantè la sospensione del dazio per rivenderlo dopo il suo ristabilimento, l'ipotesi non regge alla critica, Essa avrebbe qualche fondamento se la sospensione fosse stabilita per un tempo determinato - per uno o due mesi, ad esempio. Ma avvenendo per un tempo indeterminato ogni pericolo del genere sarebbe eliminato; poichè la pressione del nuovo raccolto, renderebbe ·impossibile, anche rimettendo il dazio, una elevazione del prezzo superiore a quello che si avrebbe oggi senza dazio. I discnesti che volessero speculare in tal guisa sarebbero costretti a vendere fra due mesi allo stesso prezzo cui potrebbero vendere oggi. Del resto il solo precedente che possediamo ci insegna - e le lezioni del passato sono i soli esperimenti consentiti nelle scienze sociali - che la sospensione dovrebbe avere la sua efficacia. Che cosa avvenne infatti nel 1898? Ce lo dice lo stesso lng. Varvelli nella citata Relazione,· messa a profitto dall'Einaudi nel Corriere della Sera. La riduzione del dazio di L. 7,50 a L. 5 il 25 gennaio 1898 valse non solo ad arrestare l'ascensione del prezzo in gennaio, ma lo ridusse anche da L. 31,37 - prezzo medio dei grani teneri dell'Alta Italia - a L. 30,25 in febbraio. Poscia, come conseguenza delle condizione del mercato mondiale i prezzi risalgono a L. 31,50 e 32 in marzo; a L. 35 e 35,50 in aprile. Avvengono allora i tumulti sanguinosi e il 6 maggio si sospende totalmente il dazio. Nello stesso mese di maggio il prezzo discese a L. 31 e 31,50~ in giugno a L. 28 e 28,50. Tra il prezzo di aprile, e quello di giugno la differenza è quasi interamente quella del dazio; fu di L. 4 in maggio: differenza minore se vuolsi, ma sempre considerevole. Ma si rifletta che sulla media di ½ uesto mese esercitarono influenza i prezzi altissimi della prima settimana. Perché oggi non si debba verificare ciò che avvenne nel 189g nessuno ha saputo dire e nessuno potrebbe dirlo. Il risultato si dovrebbe conseguirlo più facil-
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