Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno Xv - n. 7 - 15 aprile 1909

RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Uirettor•~: Prof. NÀPOJjJiJONJ(i)JOLAJANNI (Deputato al Par1amento) , Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni rnese Italia: a11110lire H; semestre lire 3,50 - ~Jstero : anno lire 8; semestre lire 4:,50 Un nnrnero separato Cent. ao 4mministrazione: Corso Vitt01·io F)nuinuele, n.0 115 - NAPOLI /\11110 XV - Num. 7 ABBONAMENTO POSTALE Ltoma,, tu Aprile IH09 SOMMA.RIO: Gli avvenimenti o gli uomini: Noi: L'Estrema sinistra ali' inizio della XXHI legislatura - Il processo Salomone - Il tramonto di un ministro della guerra borghese - Il dilemma inesorabile - Perchè si doveva applaudire Teodoro Roosevelt - La reazione turca alla riscossa - La sconfitta dello Stato - Il processo di Zagabria - Per le elezioni di Canicattì - Fracis Marion Crawford - Il ritardo) - La Rivista: Il dazio sul grano (il fanatismo dei -liberisti e la cecità del governo) - Angelo Crespi: La cura del pauperismo - A. Agresti : Algernon Charles Swinburne - Rivista delle JUviste: Lo sciopero postelegrafico (Le Courrier Européen) - I Giapponesi nel Brasile (Economista dell'Italia moderna) - Tedeschi e Sia vi del Sud ( Der Morgen) - Proletari diversi (Neue Revue) - C ,!tura del corpo o della mente? (Politisch Ànthropologische Revue) - La scuola superiore dei contadini (Cornhill's Maga 1 ine) - Lò scio pero nei servizi pubblici (L'Economista) - La Germania in transizione ( North Àmer;can Review) - La natura della corruzione politica (Politica/ Science Quarterly) -L'evoluzione della proprietà fondiaria in Russia (Economiste français). GLI PrVVENIJV\ENTI e GLI UOMINI L'Estrema sinistra all'Inizio della XXIII legislatura. - L'azioue svolta -dall' Esfremu è stata o~getto di r ~ ~he severe non sc,lo da parte dei parti ti conservh • in tutte le loro gradazioni, ma anche dalla stampa,. ~cialista e specialmente dalla Confede1·azione del uir "'0 che risiede in Torino e in ultimo da una lettera Ji A. Costa. Daremo franco e per quauto si può imparziale il nostro avviso. Cominciamo dalle deplorate intemperanze e dai tumulti provoca ti nelle prime sed11te. Certamente nessuno p11ò approvarle. Si .dere, però. ammettere che in parte la colpa è del governo, che si è rifiutato o8tiuatatamente a uiscutere dei mf'todi ultrapolizieschi segui ti in certi collegi. Indarno !'on. Colajauni ricordò nel 111odopiù sneno fl calmo a!l'on. Giolitti il precedente parlamentare del 1886, quando Depretis - Jhe sovversivo eh? - rispose alla interpellanza Oavallotti ad un mese di distanza dalle elezioni generali. L' onorevole Giolitti pur consentendo coll'oratore di Estrema cbe certe discm;sioni perdono ogni valore quando arrivano tardi e pur riconoscendo che l'opera del ministro degli interni nell'ultima lotta elettorale era utile che veuisse diRc11ssaesplicitamente, dichiarò che delle elezioni 110n doveva discutersi se non dopo che la Giunta le aveva tn tte esaminate, cioè fra due o tre anni! La discu~sione parlamentare ampia poteva dare lumi alla Giunta per le elezioni e non intralciarne o preoccuparne il lavoro, come affermava l' on. Giolitti, a giustificazione della propria tesi. E allora perché non ri~poudere all'on. Ciccotti, che lo aveva interrogato su di una singola elezione gid convalidata, quella dell'on. Venzi a Subiaco? L'ostinazione nel rifiuto irritò gli animi; e l'irrita zione crebbe per la prebenza del nuovo battaglie o gruppo clericale , che assunse subito arie provocatrici e conteg1Jo di sfida contro la Estrema. La situazione è nuova e non è delle più facili, ma l' Estrema, che sta a Montecitorio da tanti anni e eh' è più forte deve dare essa ai clericali l'esempio della tolleranza e della educazione, dovrebbe darlo sopratutto ast.euendosi dalle interruzioni continue, violenti, sistematiche e non poche volte sconclusionate. L' interruzione in una discussione parlamentare ·ha , per cosi dire, la sua funzione utile .. lnterrompe:vano spesso e rompevano la monotonia Glais Bizoin nel parlamento francese sotto Napoleone III e Bonaventura Mazzarella nella Camera dei Deputati italiani. Una opportuna in terruzioue può giovare a chi parla, ravvivarne la parola, suggerirgli n110ve os~iervazioni tanto più efficaci quanto più improvvise; può richiamarlo su altro cammino e risparmiare anche agli uditori la parte inutile di un discorso con un richiamo ad un dato di fatto che era stato dimenticato. Ma l'interruzione chiassosa o villana, che serve solamente a far conoscere cLe lo interuttore è di diverso avviso non può giovare ad alcuno: serve a provocare incidenti spiacevoli ed a far perdere del tempo. Molti si rallegrano delL~ scomparsa di Santini, che aveva le specialità. di tal interruzioni; e l' Estrema si vnole s.ss11mere il. compito di dare parecchi suoi membri per sostituirlo? Perciò noi ci associamo a questo giudizio della « Confederazione del lavoro. >. « La combattività di un gruppo non si misura dal numero delle interruzioni e delle a1,ostrofi che il gru-ppo stesso è io grado di lanciare._ La giovane Estrema, i_mpaziente di misurarsi, si è buttata all'assalto con la spensieratezza di uno sciame di st11dentelli vogliosi di far del chiasso, ed ha finito col fare magnificamente il giuoco di Giolitti >. e Che può importare a noi che alla Camera ci siano gli onorevoli Micheli e Cameroni ? Non sono forse più moralmente deformi. e più politicamente pericolosi quei massoni di Sinistra che si fanno eleggere coi voti dei preti? Non ha detto l'Estrema, non ha detto il paese che più che fermarsi agli effetti è tempo di sceudere alle cause stesse del male e cercare di svellere con qnelle riforme politiche che il paese ha dimostrato cosi bene di volere ? • « Ad una minoranza insignificante per numero è lecito anche il chiasso, poichè non ha nessun altro modo di attirare su di sè l'attenzione; altro è invece quando questa minoranza dispone di una forza relativamente considerevole >. Questo per la forma. In quanto alla sostanza noi crediamo che abbia commesso un errore l'Estrema

170 RIVISTA POPOLARE nella sua grande maggioranza - dissenzienti Ciccotti, Pietro Chiesa e Colajanni - col voto manifestato in una sua riunione plenaria in favore della richiesta immediata della indennità ai deputati, nella quale convennero e socialisti come Samoggia e radicali come Sacchi e Alessio. L'indennità rappresenta una necessità ed un atto di giustizia; ma chiederla subito, appena la XXIII legislatura, ha iniziato i propri lavori sarebbe sconveniente. La fretta si presterebbe ai più maligni commenti. Tale riforma non dovrebbe chiedersi che verso la fine della legistatura e dovrebbe valere soltanto pei deputati della fntura; non per gli attuali. In Francia venne molto discredito ai deputati che a loro stessi decretarono l'aumento della indennità a lire 15,000 all'anno, che vennero denominati per derisione quindicimilisti. I sonialisti non poterono salvarsi che versando nelle casse del partito il di più sulla antica indennità di lire 9,000. E molti dimenticarono di fare il versamento ... Non dividiamo invece il biasimo che alcuni radicali, i partigiani di Sonnino, la stessa Confederazione del lavoro hanno rivolto all'Estrema per l'ampia discus8ione sulla risposta al discorso della Corona. La ragione del biasimo sta in questo: somministrò al ministero l'occasione di provocare un voto di fiducia. Qui l'ingenuità dei critici è piramidale. Sperano forse abbattore il ministero Giolitti con un voto parlamentare ? Stanno freschi 1 L'occasione come essi se l'auguravano venne subito: quella sul dazio snl grano. Ma non ostante il distacco di una trentina di deputati della meggioranza, bilanciata in parte dal distacco di una diecina dall' oppo sizione, il Ministero vinse per oltre 100 voti I Dunque, come dice la Confederazione per la discus• sione sull'indirizzo, avremo sempre delle accademie si, ma non inutili. Le accademie preparano la opinione pubblica; e questa finisce col trionfare ... quando c'è e s: è formata. Le accademie parlamentari in Italia dove poco si legge, sono utili più che altrove. In Inghilterra fece della accademia Wilberforce per circa 30 anni prima. di riuscire a fare abolire la tratta dei negri; fecero dell'accademia Cobden e Bright prima di fare abolire il dazio sul grano: si fece dell' accademia. per anni ed anni prima di far modificare le leggi sulla Trade Unions... E in Francia sotto il 2° Impero a fare della Accademia non furono per oltre un decennio che in tre, i tre Jules : J ules Favre, J ules Simon e Iules Grevy. Tutto Ata a farla bene; e l' Est1·ema sinistra potrebbe farle meglio! + Il processo Salomone. - Alle Assisie di Perugia è terminato colla assoluzione di tutti gl' imputati il processo contro Salomone, i fratelli Vasapolli e i fratelli Bonfirraro ch'erano stati accusati il primo di omicidio in persona del comm. Giordano da Barra.franca e gli altri quattro di mandato per l'omicidio stesso. Si prevedeva l'assoluzione degli ultimi quattro dopo il ritiro dell'accusa da parte del pubblico ministero e della p rte civile e perchè si sapeva che c'era voluta tutta la scelleratezza di alcuni magistrati italiani che rendono servizi agli amici e fanno vendette pol:tiche, ma non amministrano giustizia, per implicare nel processo quattro innocenti e mantenerli per oltre quattro anni in prigione. Ma l'assoluzione per legittima. difesa (Ili) di Salomone sbalordi tut.i. La legittima difesa. ammessa dai giurati non fu che un pretesto per protestare contro l'iniquità. ~dei magistrati e somministrare loro uno schiaffo formidabile. L'avvenimento non è stato commentato come dovevasi dalla stampa preoccupata dalla discussione e dal voto del dazio sul grano e delle cose balcaniche ; ma esso ha una importanza politica e sociale enorme. Solo La Tribuna nella. seconda edizione del N. 94 (sera del 3 aprile) vide la .gravità del fatto e scrisse queste caratteristiche parole: « Il processo Salomone e coimputati pose in evi <lenza tutto un vasto e fosco retroscena politico che non dimostra certamente un grado elevato di educazione sociale nella popolazione di a!cuni centri della Sicilia. E questa, se.._é forse la parte meno sensazionale del processo, è veramente la più grave e istruttiva. E' risultato .che uomini politici, qual• che magistrato e i funzionari in genere non informavano in quella regione i loro atti. al sentimento della giustizia, ma a rancori di p.1rte , agli antagonismi di politicanti, facendosi strumenti di vendette e di favoritismi. E cosi sono stati trattenuti in carcere per 4 anni due dei sette imputati , contro cui nessuna circostanza poteva nemmeno vagamente deporre contro di loro, eà altri due contro i quali si formularono soltanto accuse generiche come e• spressione più di una convinzione del tutto personale anzichè come interpretazione di qualche fatto o di qualche frase. Come è noto infatti, tanto la accusa pubblica che la privata ritirarono per essi l'accusa ». « Per il risorgimento di quella patriottica popolazione e per il buon nome della magistratura, occorre che fatti consimili non si rinnovino e noi ci auguriamo che il verdetto di Perugia segni in quelle regioni l'inizio di un'èra di rettitudin ~, di equità e di pace politica e social~ >>. Di accordo col giornale ufficioso nella massima parte delle sue considerazioni.Noi dobbiamo soltanto aggi un - gere, che la responsabilità maggiore e diretta delle condizioni politiche e morali in C;1i versa, non la sola provincia di Caltanissetta, ma tutta la Sicilia, ricade sul gov_erno italiano, cbe non da oggi, ma dal 1861 in poi, ha fatto di tutto per pervertire il senso morale di quelle popolazioni. Noi, collocando il processo Salomone nella serie dei processi analoghi, che si so110svolti in !::iiciliada. pochi anni in qua, e' intratterremo del gravissimo argomento nel numero prossimo della Rivista, non potendo farlo in questo colla necessaria ampiezza. + Il tramonto di un mnllst•o della guerra borghese. - Ci volava poca fatica e poca intelligenza per prevedere che l'on. Senatore Casana sarebbe passato pel ministero della guerra senza lasciarvi alcuna traccia di sè meritevole di ricordo. Noi, e con noi molti altri, conoscendo l'uomo -· un onest'uomo- sospettammo sin dal primo annunzio della sua nomina, che tale scelta era stata fa.tt.a per discreditare la presenza di un borghese al ministero della guerra. E Casana ha lasciato q,iel dicastero importantissimo senza che si conoscano aucora con precisione le cause delle sue riirnissioni non ostante le interviste sue e le rettifiche premurose della Btefani. Un punto importerebbe conoscere esattamente : Casana se n' è andato porchè il Ministro del tesoro come si rileverebbe dall' intervista. non gli ha voluto concedere i cento milioni che il primo riteneva necessari alla difesa dello Stato e da spendersi in tre anni, mentre l'on. Carcano non avrebbe voluto accordarne che trentacinque? Noi loderemmo l'ex ministro so avesse domandato 100 milioni in couformìtà delle esigenze della stampa che batte con insistenza sul tema di rendere più forte il nostro esercito e di fortificare la frontiera orientale

RIVISTA POPOLARb 171 in guisa da potere affrontare, quandocchessia , l'urto coli' Austria, lo loderemmo perchè, la richiesta corrisponderebbe al minimum di quella sincerità, che abbiamo consigliata su que9to tema. Infatti, pensiamo che nulla ci sia di più stupido e di più pericoloso quanto il pretendere una grande politica, pur mantenendo ordinamenti militari deficienti sotto ogni aspetto. Se la grande politica il paese la vnole bisogna nettame~te dirglì la verità e fargli intendere che dovendo proporzionare i mezzi allo scopo occorrono milioni e milioni - centinaia di milioni e il paese ha il dovere di darli e di pagare una maggiore quantità d' imposte. Noi che detestiamo la grande politica non li concederemmo, li negheremmo al tresì perchè tutto il passato remoto e prossimo ci autorizza ad indurre, che i milioni sarebbero male spedi e che ai contribuenti rimarrebbe il di:.rnnosenza alcun corrispettivo rispondente ai sacrifizi fatti. Il senatore Casana non era l'uomo, per le sue qualità intellettuali e per la scarsa energia, che avrebbe potuto affidare su di un possibile cambiamento di metodi e d'indirizzo al Ministero della guerra. Comunque se è vero che egli se n'è andato per un atto di sincerità per avere chiesto il minimum indispensabile per organizzare un esercito ed una difesa che possa consentire la grande politica noi confesdiamo che egli si avrebbe accaparrata tutta la nostra simpatia. Intanto sarebbe enorme la responsabilità che assnmerebbe_ il ministero negando i cento milioni domandati dall'on. Casana. Che ne dice e che ne pensa la maggioranza che pochi me:;i or sono appl au ,n freneticamente e inconsci amen te le dichiarazioni del!'ou. Fortis? Essa nulla dice e n1dla penRa. Ad essa basta essere maggioranza e come tale dare voti di fiducia a questo come a qualunque altro minislero ! Ritorneremo sulla qui!:ltione delle spese militari nell'occuparci di una interesdante pubblicazione del maggiore Balzarini, dello Stato Maggiore. + Il dilemma Inesorabile. - Alcuni pretonzoli, altri clericali e qualci1e deputato cattolico o cattolico deputato si mostrarono RCandalizzati del giudizio enunziato da.li' on. Colajanni nel suo discorso agli elettori di Castrogiovanni prima e nell'articolo della Rassegna contemporanen dopo. Il giudizio fu questo: i cattolici proclamando Roma capitale o tradiscono i I papa o ingannano l' Italia. L'on. Cameroni cl'anement, in risposta all' Es~rema sinistra ed a quel dilemma alla Camera nella discussione sulla risposta al discorso della Corona volle ,·ipetere il grido : Roma capitale d'Italia. Ma gli organi del Sommo pontefice lo hanno aspramente redarguito. Prima venne l'ammonimento severo dello Osse1·vatore romano; poi quello dell'altro ufficioso La Con·ispondenza romana. La quale a riconferma e.:<pi-l cita di ciò che avea detto un vero e sincero cattolico, il Marchese Crispolti, durante la lotta elettorale osservò: « La questione romana, svisata dagli avversari, è ç.ella ima vera natura una questione di coscienza per ogni cattolico, perchè riguarda l'applicazione concreta della intangibile indi pendenza e libertà del Papa nel suo ministero mondiale,. « Il dovere sacrosanto dei cattolici si è, non gia disconoscere sia pure implicitameute la tesi cattolica della Questione romana , ma invece spiegarla e difenderla,. e I nostri avversari dicono: e Il 20 settembre 1870 e la legge delle gnarentigie hanno chiusa la Questione romana. ,. e I cattolici dicono: e Il 20 settembre 1870 e la legge delle guarentigie non hanno chiusa le questione romana; l'hanno aperta più che mai. e Ora un cattolioo che dichiara tout court di riconoscere Roma capitale, può dire che egli resta nella tesi cattolica, e non si mette piuttost0 nella tesi contraria? - E si può seriamente sperare che gli avversari della Santa Sede non sfruttino l'equivoco? Sulla grottesca e gesuitica distinzione ::,:a deputati cattolici e cattolici deputati la stessa Corrispondenza 1·omana aggiunge : "I bloccardi ai quali il cattolico Cameroni rispondeva gli hanno riso m faccia dicendogli che recitava una commedia; i liberali italiani nella Camera italiana o fuori, hanno applaudito ed hanno battuto le mani alla presunta capitolazione di un presunto clericale, la stampa anticlericale estera ha registrato la capitolazione non di un cattolico deputato, e nemmeno di un deputato cattolico, ma dei clericali italiani, ed ha concluso che essi hanno capitolato anche a nome del Vaticano, oppure che il Vaticano è apertamente abbandonato dai si,oi » . Non è evidente, adunque, che il dilemma dall'onor. Colajanni fu posto nei suoi veri termini ? + Perché si doveva applaudire Teodoro Roosevelt - L'ex Presidente della grande repubblica americana è stato di passaggio per poche ore a Napoli. Grandi onori non gli furono resi, perchè il modo come sbarcò e rimbarcò per il suo viaggio sportivo nel centro dell'Africa non lo comientl; ma le rappresentanze locali ufficiali e tutta la stampa italiana, davvero senza distinzione di partito, ~li ha dato il sai nto o reverente o entusiastico, che sorpassava i limi ti ordinari della manifestazione del sentimento di ospitalità. Meritava Teodoro Roosevelt questo attestato d' ammirazione e di simpatia? Certamente. Per gli italiani il manifestarlo era utile e dovoroso. Egli è stato a capo di nno Stato dove vivono un milione e mezzo di italiani e i suoi concittadini lo amano e lo considerano come il loro uomo rappresentativo ; ogni onore reso a lni, quindi, fa piacere ai nord-americani. Ciò che può giovare ai nostri emigrati tanto malvisti oltre l'Atlantico. Que~to sarebbe un motivo egoistico o subbiettivo. L'uomo in sè è degno di ammirazione pei suoi scritti e pei suoi atti. Tutto, o quasi, è lodevole nei suoi libri : c'è una energia e una dirittura di vedute, che possono servire ad elevare individui e colletti vi tà; c'è una condanna fierissima del mal costume dei politici.ans nord-americani, che non si può abbastanza loda.re, In quanto all'uomo noi non ci lasciamo sedurre di quanto c'è di teatrale, di crane in lui; e questi sono, forse, i difetti che lo rendono più caro ai prop1·ii concittadini. Perciò sorvoleremo sulle sue ge!:lta, poco pericolose e molto celebrate, di colonnello dei rough-riders nella guerra di Cuba. Dobbiamo invece ricordare a titolo di grande onore : 1.0 La sua lotta aperta, quantunque non coronata sinora da un successo reale, contro i Trusts; 2.0 La sua efficace cooperazione per la puce tra la Russia. e il Giappone e gli sforzi non meno meritorii e più impopolari, per evitare la guerra tra gli Stati Uniti e il Giappone ; 3.0 Il suo disprezzo aperto, profondo contro il pregiudizio della 1·azza. Egli ha difeso spesso i bianchi undesirables - tra i quali primeggiano gl'ltaliani; egli ha difeso i gialli ed ha vivacemente rimproverato le popolazioni e il governo della California che stanno agli antipodi con lui nell'odio contro i Cinesi e i Giapponesi; egli, infine, affrontando coraggiosamente la massima impopolarità, ha difeso i Negri e ne ha ono-

172 RIVISTA POPOLARE rato con voluta e meritoria ostentazione i rappresentanti eminenti. Questi sono meriti, che oltrepassauo la.cerchia della nazione ed impongono l'ammirazione e la riconoscenza di ogni popolo civile. Starebbero contro tali precedenti le parole oltraggiose per l'Italia che il Bonnefon del Journal mette iri becca a Roosevelt in una pretesa intervista, che avrebbe concessa al giornalista francese a. Messina. Roosevelt l'ha recisamente smentita con due telegrammi al Matin; e noi prestiamo fede intera alla sua parola, perchè questa è stata preceduta dai fatti. I fatti dicono che Roosevelt fu sempre un ammiratore dell'Italia ed un amico degli Italiani. + La reazione turca alla riscossa. - Non ci eravamo troppo illusi sulle stabilità del nuovo regime turco, provocato non da un vero sentimento popolare ma. da yo~hi intellettuali sapientemente organizzati: appoggiati da una parte dell'esercito ottomano. L'ignoranza e l'incoscienza delle popolazioni turche le condizioni politiche, sociali intellettuali di plebi 'rese abbiette da secoli di schiavitù, attaccate alle tradizioni religiose, superstiziose, facilmente eccitabili dalle mene del clero che vedeva in pericolo il suo dominio e da coloro c~e ~l dominio ~vevano_ perduto e con questo le fonti d1 lucro e d1 ruberie , facevano prevedere quanto è accaduto. I giovani turchi vollero, forse, stra vincere e formarono una vera oligarchia che teneva sottoposto il governo e la Camera, che faceva e disfaceva mandando a spasso ministri poco ligi alla loro cansa e nominandone altri: il malcontento fomentato dal clero , onnipotente sulle masse, scoppiò e il tentativo reazionario ebbe pieno successo. Nè al p1·onunciamiento sarà stato estraneo il sultano, il e grande assassino > che con tanta facile condiscendenza ha perdonato ai ribelli. Le conseguenze del movimento retrogrado non è possibile prevedere; i giovani turchi, secondo le ultime notizie, bloccano Costantinopoli e la guerra civile sembra inevitabile. Intanto le stragi provocate dagli odi religiosi e di razza che erano cessate col nuovo regime, ricominciano più violente e l' integrità dell' Impero corre di nuovo pericolo. Il cuore dei governi occidentali è tanto sensibile. che si commuoverà alla vista del sangue che scorre e del fuoco che distrugge. E l' intervento a . . . ' scopo umamtano, s1 sa, non è improbabile. L'Austria e la Germania incolpano l'Inghilterra di aver provocato la sommossa mentre questa rivolge la stessa accusa alle altre due. Chi abbia ragione è difficile constatare ma non è improbabile che l'abbia.no tutte e due ...... Certo, Germania ed Austria se non hanno soffiato nel fuoco hanno tutto l'interesse che il fuoco 1ivampi per riguadagnare la posizione che •avevano perduta nell'Impero Ottomano, e non è difficile che trovino i_lpret~sto yer occnpare, per pacificarlo, qualche pezzo q.1 territorio turco...... Tanto , la loro recente strepitosa vittoria diplomatica le ha imbaldanzite ; rese sicure che il resto d'Europa o meglio la < triplice entente> non si opporrà alle loro mire per ragioni di forza maggiore. In quanto all' Italia , grazie alla sapiente e prudente politica tittoniana è divenuta una quantité negligeable ed a nessuno verrà in mente di chiedere il suo consenso per occupare magari Salonicco o Costantinopoli. • + La sconfitta dello Stato. - Nel numero ·preceden~e occupandoci _dello sciopero dei postelegrafici in Francia avevamo spiegata e lodata la mitezza di Cle. menceau da principio e la ripresa di severità successivamente quando i funzionari alla mitezza del governo avevano risposto con una nuova sfida al Parlamento e non al solo M_inistero. La _ribellione contro la rappresentanza nazionale, che m Francia , paese a suffragio_ universale è la più diretta e sincera e.spressione dello mteresse e della volontà del corpo sociale intero meritava punizione. ' Clemenceau invece, dopo avere tartarinescatuente manifestati i suoi propositi di fermezza si arrese a discreziono ai postelegrafici. Un t~nt~tivo di giustificazione _della viltà del governo c è m questa nota dell'ufficiosa Agenzia H avas che i giornali italiani banno lasciato passare inostrnr- ~ata e che noi perciò crediamo oppol'tuno trad,irre mtegralmente, e Il ministro dei Lavori pubblici e delle Poste e « teleP;rafi Barthou ha ricevuto oggi nove r:-1ppresenc tanti del!' Associazione generale degli Agenti de!le e poste, del Sindacato Nazionale degli operai delle Poste < e Telegrafi e del Sindacato dei sotto aaenti che eali . n , n e aveva convocati nel suo gabinetto. Ai qnesiti pn~ti e dal ministro essi hanno risposto : ~ 1 ° Che il mani_festo (_quello che aveva generato il e rito1·110alla severità) e 11 suo senso aenerale era stato « stabilito nell'Assemblea, che ha pre~eduto la r:presa e del lavoro ; « 2° Che essi lo con!'!iderano come l' u,ltimo ordì ne e del giorno dello sciopero, di cui esso costit·1isce un e elemento; < 3° Che il personale ha ripreso il lavoro col la voc lontà di rispettare la disciplina e di adempire a tutti e i s110i doveri profegsion ali. e Il Ministro dei lavori pubblici è andato imrnedia e tamente dal Presidente del Consiglio per comnninargli e il risnltato della intervista. « Dopo avere eRaminato il processo verbale della e riunione il Pre8idente del Consi,çrlio e il Mini,-itro rlei e lavori pubblici hanno riconosciuto che non c'era più e luogo a dar seguito all'affare (all'inchiesta) •. Non commentiamo il sofisma ironico che c'è nelle risposte ai due primi quesiti, per contentarsi delle quali c'è bisogno di una grande buona: volontà. Nella terza risposta si vorrebbe cercare e trovare l'argomento per la soddisfazione del governo e per la sua rinnnzia ad ogni punizione. Ma... ma c'è un guaio. Stando alle dichiarazioni dei rappl'esentanti dei Postelegrafici la risposta che loro si mette in bocca non corrisponde alla verità. ~~tl::.i nfatti avrebbero promesso di rispettare la di:-1eiplina, ma erano decisi a non riconoscere l'autorità del Sottosegretario di Stato Simyan. Così esplicitamente n,rra l' HumaniM. E allora? Allora anche su questo il governo è stato sconfitto ver_g;ognosamente. C'è un poco di politica Serba nella sottomissione dello Stato in Francia. Si cammina a grandi passi verso l'anarchia. J ean Iaurès lo constata in un suo breve trafiletto intitolato Impotenza, impotenza non solo del governo, ma di t,utte le opposizioni riunite. Il risultato di questo sciopero giustameut.e v· ene considerato dai sindacalisti frs.ncesi e da Pataud come il loro primo trionfo, ma il significato stesso del sindA.calismo viene dato da un articolo dell' anarcbic0 Jean Grave, che nei Temps Nouveaux (27 marzo) serenamente e senza perifrasi esclama e conchiu le : L11. vittoria dei postelegr.aftci è la vittoria dell' individuo contro lo Stato, Cosi è, e noi che abbiamo considerato sempre l' anarchia come esiziale alla società ce ne addoloriamo profonda mente. Nota - Questo stelloncino fu scritto molti giorni or sono. Altri incidenti ed altre complicazioni sono sopraggiunti postl!- riormente. Su di essi ritorneremo.

RIVISTA POPOLARE 173 ♦ Il processo di Zagabria. - Ce ne siamo occ11pati in un altro numero della Rivista e vi ritorniamo oggi per notare che fu sospeso prima e poco dopo ri · preso. Il processo iniquo venne sospeso per la mancanza assoluta di prove contro gli accusati, forse di più per la interpellanza di Surmin nel Parlamento ungheresP-; dalla quale risulta che il processo è il prodotto dell'opera di agenti provocatori capitanati da un certo Kandt: Questo miserabile sino ad un certo punto fu sotto gh ordiui del Barone Ranch, bano di Croazia ; ma in ultimo, pare, che la responsabilità G.i tutto vada a ricadere sul Presidonte del Consiglio dei Minist.ri delì' Ungheria, Wekerle. Il Barone Ranch esce da questo affare cavallerescamente sqnalificato, perchè Surmin narrò che i suoi padrini riconobbero ver~ le accuse lanciategli da Medacovitch deputato e rappresentante dei Serbi in Ungheria. Alla ripresa vennE;iro fuori tante altre vergogne che, la stessa Zeit di Vienna, un giornale imperialista e nazionalista sfegatato , senti il dovere di ma~ifestare la propria indignazione e di dichiarare che tale processo disonora l'Austria di fronte al mondo civile! Questo vergognoso processo nulla insegna a noi Italiani s11iprocedimenti polizieschi dell'Austria.; ma serve a farci riconoscere con vivo dolore che nell'Impero l' U ngbetia della libert,à rivendicate. e della posiz10ne acq ui!3tata si serve assai malamente contro la libertà degli altri popoli. Tali processi resero assolutamente impossibile il dominio austriaco nel Lombardo-Veneto . Prepareranno al I' AustriA-. ubbriacata dei successi della propria politica , la stessa sorte tra gli Slavi che ha sottoposti da . recenti al proprio dominio ? Forse ! ♦ Per le elezioni di Canlcattl. - Persone degne di fede ci avevano assicurato che a Canicattì c'e• rano state delle manifestazioni clericali assai spiccate durante la lotta elettorale e dopo la proclamazione del Comm. Cesare Gangitano. Questi ci scrive smentandole nel modo più reciso e noi sentiamo il dovere di far nota la su&. rettifica. ♦ Fraois Marlon Crwford. - Le lettere inglesi sono state duramente visitate dalla morte nel breve spazio di una settimana. Swinburne e due giorni prima di lui Francis Marion Crawford, il romanziere caro agli americani sono scomparsi. Inti_ubbiamente la perdita ~ di S·winburue, di cui si occupa in questo stesso numero con un magnifico articolo i I nostro Agresti, lascia un vuoto molto più grande che non quella del romanziere ma anche questo ha tenuto degnamente il suo ' l' posto 11ella repubblica delle lettere, e se opera sua non sopravvivrà che in piccola parte nel tempo, nondimeno è doveroso mandare il tributo di riverenza a chi lavorò aon amore, nobiltà e coscie.nza durante la vita, che per il Crowford non fu lunga. Si è spento a Sorrento ali'età di 55 anni. Oltre che Italiano per l'affetto all'Italia, e la lunga consuetudine di vita in Italia era anche Italiano di nascita, µoichè apri gli occhi alla luce a Bagni di Lucca, nella occasione di un viaggio fatto in Italia da suo padre, lo scultore Tomaso Crawford. .Amò l'Italia di grande affetto, e nei suoi romanzi, quasi tutti di soggetto Italiano, egli lascia facil!fient~ sentire quanto amasse la bella terra del sole, dei canti e delle belle donne brune dagli ardenti amori. Ma bisogna aucLe dire che quella Italia ch'egli descrive nei suoi romanzi é una Italia che non esisteva altro che nella sua mente , una convenzionale Italia romantica fatta per piacere, nel romanzo, alla grande massa del pubblico che vuole essere commosso ed interessato dai casi di vita, e da personaggi più creati secondo un preconcetto sociale e morale, ?he _seco~do_la real~à. . Anzi quei romanzi a base di bri~anti, di men~lC~n~i cavallereschi di ragazze che sacrificano per v1rt,u il loro amore ~ di donne che troppo facilmente per ragi,mament~ si danno, erano fatti per piac~re in Am~ · rica sol tanto - ed anche un po' in Inghilterra - rn America dove Marion Crawford era di moda, dove egli aveva milioni di ammiratori e lettori. Se si volesse criticare la sua opern letteraria, bisog~erebbe p_artire da.I fatto che eo-li non conosceva l'Italia, nè gh Italiani puro parla"ndo sempre e sentendona in petto l'amore. Ma una critica letteraria al Crawford sarebbe tempo sprecato. Scrisse per diverti~·e ed interessare il suo pubblico, ed è difficile dire s~ rn quel_l'a~ore che spinge gli Arnm.-icaui verso l'Italia., non ci sia auch~ un po' di quello sbagliato concetto su la natura degh Italiani di cui è responsabile il Crawford. . Il suo stile era facile e piano, stile fatto per_ 1 l pubb:ic:> numeroso, per le folle che amano poco la ncche~za del la forma e che anche meno si curano della ventà e della. reaità dei soggetti e dei ca.si presentati loro dal romanziere. Migliori dei suoi romanzi sono i. suoi studi critici! alcuni dei quali pregevoli per dottr~na ed acutezza d, ricerche. E taluno di questi forse rimarrà. Ma la sua dote più bella era il suo caratter~. . Arnantissimo della libertà la rispettava negh altn, rispettava le opinioni di tutti , an~h~ le più avv~rse alle sue, anche in una alla sua famiglia. Amava viaggiare e viaggiò moltissimo. Se non .avesse fatto_ fortuna come un romanziere, avrebbe vissuto da capita.no di mare, comandando una nave. A Sorrento era amato dalla popolazione , perchè lo si sapeva buono e benefico; e questo, se per la. gloria del letterato e romanziere non è gran che, è pero molto per la memoria dell'uomo, e veramente egli lascia in Italia che egli amò ed in America dove fu amato una veramente buona memoria. di sè. E questa è lode cui sarebbe beue volessero o potessero ambire tuLti gli uom1m. ♦ Il ritardo col quale è pubblicato i~ presente numero è dovuto alla ineffabile cousuetudme napoletan~ di fe:,teggiare per tre giorni , se non quattro , ogm ricorrenza solenne. . Intanto, per ragioni di spazio rima1:1diam_og_h Stel-. loncini letterarii di Mario Pi lo , e gli articoli Reati elettorali ecclesiastici del Prof. Scaduto, Il valo1·e de~- l' esempio nel movimento operaio d~ L. Ca~polongh!; PasstVità economica e delinquenza d1 M. A. d Ambros10 ed altri. -NOI Il dazio sul grano (Ilfanatismdoeiliberistei la cecitàdelgoverno) La discussione sul dazio sul grano chiuse la prima fase del lav0ro della nuova legislatura con un voto favorevole al ministero, che per bocca dell' onorevole Presidente del Consiglio , e senza intervento dei. ministri tecnici , eh' erano stati chiamati in causa, respinse tutte le mozioni che ne chie,deva~o la riduzione, la sospensione temporanea o l abolizione completa e definitiva. . . Fu attaccato il dazio in sè dagli on. Chiesa, Benesi , Bentini e Alessio ; fu difeso sopratutto, come pel passato, dall' on. Colajanni , che in vista dei prezzi altissimi raggiunti dal frumento ne do-

174 RIVISTA POPOLARE mandò calorosamente la sospensione temporanea immediata con un discorso durato due buone ore, ascoltato colla maggiore attenzione della Camera e interrotto frequentemente ed anche sgarbatamente da alcuni Deputati dell' Estrema Sinistra. Riesaminiamo alcune delle accuse che si volsero al dazio, e aggiungiamo qualche parola a quanto qui stesso venne esposto sulla convenienza, anzi sul dovere, di sospenderlo immediatamente. Dagli on. Chiesa Bentini e Alessio specialmente si disse : 1 ° che il dazio non ha giovato alla cereali-coltura; 2° eh' è servito soltanto a premiare ed incoraggiare la poltroneria ... dei baroni e latifondisti meridionali , senza produrre alcun miglioramento nei rapporti sociali; 3° che colla sostituzione delle colture, agevolmente e proficuamente si riparerebbe alle perdite çhe alla economia nazionale verrebbero dall' abolizione del dazio alla cerealicoltura ed alla economia nazionale; 4° che gli scambi di prodotti coll'estero comple-- terebbero l' azione benefica della sostituzione delle colture; 5° che la elevazione del prezzo del grano ha esercita una funesta influenza suilo sviluppo della pellagra; 6° che solo col liberismo si può conseguire il miglioramento delle classi lavoratrici, com' è avvenut.o jn Inghilterra. Gli oratori della Estrema che esposero tali accuse credettero di trovarsi in un Comizio di oper.-1i, ai quali si può fare intendere ciò che si vuole, abusando della loro ignoranza, con tanta e tale leggerezza esposero le critiche basate su dati e fatti insussistenti. Vediamolo. I. 1 o Una prima affermazione contraria alla verità è questa : il dazio non ha fatto progredire la cerealicoltura. Se il protezionismo fosse stato il regime normale dell'Italia dal 1860 al giorno d'oggi mancherebbe la possibilità di fare dei confronti; ma disgraziatamente pei liberisti sino al 1887, cioè per oltre 26 anni prevalse il liberismo Cavouriano. La comparazione è, dunque, possibile tra il periodo del liberismo e quello del protezionismo. E i risuitati della comparazione non potrebbero essere più disastrosi pei liberisti. Lasciamo parlare le cifre. Nel qu·, 1uennio 1870-74 si ha il massimo di produzione del grano: superficie coltivata 4,737,000 ettari; produzione 50,898,000 ettolitri cioè 10,73 ettolitri per ettaro. Ma il prezzo del grano gradatamente scende e da L. 34,66 al quintale in quel quinquennio a L. 22,65 nel quinquennio 1886-90; e pari passu scendono : la coltura a 4,407,000 di ettari, la produzione totale a 42,442,000 di ettolitri e con una produzione di 9.60 ettolitri per ettaro. Perciò si ha una diminuizione di circa il 7 °/ 0 nella superficie coltivata; di oltre il 10 °/0 nella produzione unitaria; di oltre il 1.6 °/ 0 nella produzione totale I Ecco il progresso compiutosi sotto il regime liberista: peggio del progresso dei gamberi! E l'azione stimolatrice, benefica, di tutte le energie, di tutte le iniziative , di tutte le cose buone? F,rndonie, che assumono la parvenza di ciarlataneria. Voltiamo pagina. Pochi anni di protezionismo sono bastati ad aumentare la superficie coltivata, la produzione totale e la produzione unitaria per ettaro. Giudichi il lettore : Supel'f'. coltivata Produz. totale Per ottaro Prozzo Ettari Ettari Quintale 1886-90 4,407,000 42,442,000 9,60 22,65 1901-905 4,700,000 57,000,000 11,41 25,00 1906-908 5,200,000 62,500,000 12,00 26,00 Tra il primo periodo - che çomprende tre anni di protezionismo, i primi del nuovo regime durante i quali nemmeno Giretti e Yves Guyot cioè i più fanatici, vorremmo dire tartarineschi, dei liberisti oserebbero pretendere, che la protezione avesse agilo come la verga di Mosè - e l' ultimo ci tu dunque aumento di oltre il 17 °/ 0 nella superficie coltivata, di oltre il 25 °/0 nella produzione unitaria ; di oltre il 47 °/ 0 nella produzione totale. C' è o non e' è progresso ? C'è bisogno di un fanatismo, che rasenta la follia per negare il regresso sotto il regime liberalista e il progresso colossale sotto il regime protezionista. Ma c'è di più. L'aumento - che fu graduale dal 1890 in poi, e perciò più notevole, perchè così si esclude che la produzione dell'ultimo triennio sia dovuta a raccoìti eccezionalmente ubertosi-nel 1906 al 1908 sarebbe stato molto maggiore se la Sicilia e il Mezzogiorno non avessero visto diminuire anzichè accrescere la loro produzione nell' ultimo triennio. Ciò si può rilevare cf a questo specchietto : Snperf. Pr0duz. Produz. coltivata per 'rot. Ettari ettare Ettolitri Ettolitri 1901-05 Sett. d'Italia 1,411,047 14,6 20,675,007 > Mez. e Sicilia 2,285,295 9,9 22,793,455 1907 Sett. d'Italia 1,498,075 19,5 29,190,248 ,, Mez. e Sicilia 2,232,926 8,1 18,161,947 I dati pel 1908 non li abbiamo, ma devono essere stati peggiori pel mezzogiorno e per la Sicilia e migliori pel settentrione. Il confronto regionale ci dice che nel settentrione tra il quinquennio 1901905 e il 1907 ci fu aumento del 6 °/o nella superficie coltivata , del 34 °lo nella produzione unitaria, del 41 % nella produzione totale. Nel mezzogiorno e in Sicilia invece, si ebbe diminuizione del 2 °/ 0 nella superficie coltivata, del 18 °/0 nella produzione unitaria, del 20 °/ 0 nella produzione totale. Se la Sicilia e il Mezzogiorno avessero dato nel 1907 gli aumenti del Settentrione la produzione totale dal Regno sarebbe aumentata di oltre 13 milioni di ettolitri e l'Italia nel 1908-909 non avrebbe risentito le conseguenze della carestia ; l' influenza del dazio sarebbe stata eliminata dalla produzione interna bastevole al consumo e come in Francia avremmo ora il prezzo di L. 24 al maximum e non quello di L. 32 e in Sicilia di L. 33 e anche di più nell' in terno. Da tutto questo rimane provato all' evidenza che il dazio ha stimolato la produzione e fatto progredire la cerealicoltura - almeno a giudicarne dai risultati. ..

RIVlSTA POPOLARE 175 A chi vanta sino all' inverosimile i progressi della cerealcoltura ingiese , stimolata dal liberismo , non ricorderemo i progressi della stessa coltura in Fran• eia e in Germania sotto il protezionismo , ma restando in Inghilterra ricorderemo loro : 1 °. che l'agricoltura inglese fece i maggiori progressi sotto il regime protezionista. Leggano il libro di Porther - pubblicato nel 1837 e quando non erano ncm~neno sospettabili le attuali polemichee se sono 10 buona fede se ne convinceranno; 2° che l'elevata produzione unitaria in massima parte è dovuta alla selezione delle terre coltivate a grano. La superficie consacrata a tale cultura è diminuita dd 50 % in 50 anni e non rappresenta oggi coi suoi 800,000 ettari circa , che poco più del 2,5 °/ 0 della superficie totaie mentre, coi suoi cinque milioni e 200 mila ettari, in Italia rappre• senta oltre il 18 °/ 0 della superficie totale. + 2° I da~i precedenti , se pur fosse necessario ripeterlo,_ dimostrano ad esuberanza che la questione d~l dazio sul grano non interessa il solo mezzog10rno, ma tutta l'Italia. Il settentrione anzi ne ~a ~ratto _maggiore giovamento; e nel S;ttentrione 1 d1fen~on suoi sono tanto calorosi quanto nel rnezzog10rno, ma più colti ed avveduti. Basta citare i nomi dell' on. Rainieri, dell' on. Poggi, dell'onorevole Rebaudengo ecc. I~ ~azio - non lo negano nemmeno i fanatici libensu - ha avuto la sua azione stimolatrice nel settentrione, ma, invece nel mezzoaiorno e in Sicilia-si potrebbe aggiu~gere: e Hei°Lazio e in Sardegna -. non è servito che a favorire la ignavia ed a. p_remiare la poltroneria dei baroni e dei latifondisti, ecc. Tutto il vecchio bagaglio del rettoricume balordo e tutta la ignoranza profonda delle condizioni reali del mezzogiorno in questa occasione come in tante altre sono state messe in bella o in brutta mostra sino al disgusto. ' . L_' i~ □~via dei baroni, la poltroneria dei latifond1st1_s1 ~ d_ocumentata precisamente col fatto che neg~1 ulu1111anni la produzione del grano nel mez• zog10rno e in Sicilia è diminuita anzichè aumentata ... Ebb_ene: sanno anche le pietre, lo sanno quanti legg?no un qualsiasi giornale - non escluso L' Avanti, eh~ d~lla questione si occupo spesso , con ~onstataz10m dolorose e commenti vivacissimi-che 11 fenomeno disgraziatissimo fu cagionato da una spaventevole siccità che per due anni ha bruciate le ca-mpagne di Sicilia e di Puglia facendo venir ~en'? 1 raccolti. Non è solo mancata l'acqua per l agn~oltura; ma anche quella per bere. E 1~ g_overno ha dovuto organizzare un servizio ferrov1a:10 e navale per fornire il minimum indispensab~le a Bari; e molti municipi di Sicilia hanno dovuto Incontrare spese considerevoli per non far fare la n;o_rte stra~iante degli assetati ai concittadini .... . ~ imputabile al protezionismo la maledetta siccna ? Pare I Ebbene : diano affidamento i liberisti c?e col l~ro regim_e si apriranno le cataratte del cielo ~ _G10v~pluv10 non si mostrerà più avverso, e tutti 1 mend10nali e i Siciliani come un solo uomo si convertiranno con entusiasmo al liberismo I Ma l'acqua è necessaria all'agricoltura in genere e alla ceralicoltura in ispecie? Che! queste sono invenzioni melanconiche e maliziose dei protezionisti.. .. Leggere per credere L'Avanti del 2 aprile. Ivi è ripro• dotta una sapiente intervista <lell'on. Agnini-uno dei pezzi grossi del socialismo in fatto di politica doganale-nella quale, a proposito dell'arretrata agricoltura meridionale si osserva : « N; può dirsi come notò un tempo Colaianni , che il terreno manca del grado di umidità necessarioad una buona coltura... » La causa della condizione arretrata per l'on. Agnini risiede nella solita ignavia, nella solita poltroneria; alla quale conclusione esplicita o implicita egli viene facendosi forte della inchiesta del Prot. Valenti sulb produzione agraria io alcune provincie del mezzogiorno e del settentrione. Nelle une appena adesso si cominciano ad adoperare i concimi chimici ed è in uso tuttavia l'aratro perticale dell'epoca romana ; nelle altre concimi chi• miei, aratri moderni, tutto dò che c'è di più progredito si adopera. Percio in Sicilia e nel mezzogiorno si ha la produzione da 6 a 7 quintali per ettaro, nel settentrione da 19 a 24 ... L'inchiesta del Prof. Ghino Valenti crediamo che sia pel metodo una applicazione delle investigazioni rappresentative di Kia~r, colle quali si va dalla conoscenza di una parte al giudizio sulla totalità. Perchè tale metodo non conduca a risultati falsi occorre che tra le parti ~i sia grande omogeneità ; altrimenti si può osservare una parte, che può essere ottima o pessima, ma il resto non corrisponde alla parte osservata. Ora in Sicilia come in tutto il mezzogiorno, come in tutta Italia, e' è grande diversità di condizioni che rende inapplicabile addirittura il metodo delle investigazioni rappresentative. Se il Prof. Ghino Valenti, infatti, avesse fatto le sue ricerche in Sicilia nelle proprieta del Conte Mazzarino, del Barone Sabbatini , del Barone Lombardo , del Principe di Scalèa, del Marchese Arezzo , dei fratelli Libertini, del Barone Alù, dell' Amaraddio (un fittavolo ardito ed intelligente) ec. ec. sarebbe arrivato a conclusioni opposte e avrebbe fatto l'apologia dei latifondisti e dei 'Baroni la cui difesa non volle tentare l' on. Ciccotti quasichè un socialista come un repubblicano, debba esitare a riconoscere e difendere la verità a chiu□• que essa giovi o nuoccia. In questo caso , però la generali:tzazione del prof. Valenti avrebbe peccato per ottimismo, come avrà peccato per pessimismo quella già fatta ( 1). Ancora. I giudizi sugli aratri , sui concimi chimici, sull'uso delle macchine ecc. riescono sbagliati se non si tiene conto delle condizioni locali. Le macchine a vapore per mietere ecc. hanno bisogno di pianure ; molti terreni hanno bisogno di stallatico, anzichè di concimi chimici; in altri un'aratura profonda isterilisce· perchè è molto sottile lo straterello di humus c. si metterebbe allo scoperto un terreno disadatto ad. ogni cultura; :,pessissimo per quella maledetta siccita, cui si accenno, la terra è dura con1e il ferro e non e' è verso di poterla scalfire per gran parte dell'anno. Tali condi- (1) A.bbiamo risconfrato il 1.° Fascicolo di Esperimenti di Statistica agraria del Prof. Valenti (Roma 1908) ed abbiamo potuto constatare con piacere che l'eminente economista ha fatto le distinzioni da noi raccomandate ed ha fatto altre osservazioni, che smentirebbere le asserzioni dell' on. Agnini. Ritorneremo sull'argomento nel prossimo numero.

176 l{lVlSTA POPOLAKE zioni sono frequentissime in Sicilia end mezzogiorno e il Prof. Ghino Valenti nella sua inchiesta avrà osservato qualche località che le presenta più o meno riunite ... In Sicilia oramai si adoperano, dove si può, macchine di ogni genere; sono diffusissimi gli aratri Civinini. - i più adatti - ed il progresso dei concimi chimici, in gran parte dovuto alla iniziativa del Consor1.io agrario siciliano vien dato da queste cifre: si adoperarono 4000 quintali di perfosfati, nel 1908 se ne adoperarono 365,000 quintali non ostante il servizio ferro_viario pessimo che pare fatto apposta per ostacolare la produzione agricola e industriale ! In Sicilia e nel mezzogiorno ad un rapido progresso si oppongono altri ostacoli, che si potrebbero e dovrebbero rimuovere : manca l' istruzione; manca il capitale, mancano le strade, manca la sicurezza. Ciò che vorrebbero fare alcuni poltroni latifondisti lo dimostreremo altra volta ricordarnlo cio che ha fatto il cav. Cesare Saporito ... in Tunisia ! In quanto all'osservazione dell' on. Agnini sulla esistenza del grado necessario di umidità in· Sicilia e nel mezzogiorno non vale la pena di combatterla, tanto è contraria alla verità. Se l'acqua e l'umidità siano indispensabili lasciamolo dire a !acini, a Caruso, a Niccoli, a Giglioli, ecc. i quali, su per giù, convengono che l'acqua sia il miglior concime per la coltura del grano. Questo tpisodio narrato dall' on. Colajanni alla Camera nell'ultimo suo discorso basterà a dimostrare quale e quanta sia la deficienza dell'acqua in Sicilia. 11 Principe di Scalea nel suo ex feudo Canzirotti (prov. di Caltanissetta) ha costruito una ventina di ~ase coloniche eccellenti - ci ha costruite Chiesa ... e scuola; - vi manca l'acqua potabile di sorgente e provvide colla costruzione di cisterne. Ma due anni -1907 e 1908-di ostinata siccità esaurirono la riserva e i coloni minacciarono nella scorsa està di abbandonare le terre e le cas~ cagionandogli la perdita di qualche centinaio di migliaia di lire. La deficienza dell'acqua è un fenomeno per cosi dire normale. Lo ignora l' italiano on. Agnini e ignorandolo dovrebbe essere molto più riservato nello scrivere di ciò che non conosce. Ma non lo ignora il tedesco Teobaldo Fischer, che nella sua magnifica opera sulla Penisola italiana, constatando la deficienza dell'acqua riconobbe il dovere di provvedere (p. 316). ♦ 3° Pei liberisti italiani i fatti valgono meno di nulla se vanno contro la loro teoria; o meglio chiudono gli occhi e non vedendoti pensano, ragionano e propongono come se non esistessero. Con questo loro stato di animo si può spiegare l'audacia e l'incoscienza con cui consigliano la trasformazione delle culture per compensare l' agricoltura e l'economia nazionale dei danni che ad esse verrebbero dal)' abbandono su larga scala della cultura del grano. Questa proposta ha tanto di barba; ma non ha potuto essere tradotta in pratica nonostante la seduzione r.h'esercita a prima vista e l'eloquenza colla quale viene caldeggiata. Anzitutto risposta ad una pregiudiziale. I meridionali si rifiutano a trasformare le culture per la loro solita e pretesa ignavia o poltroneria? Ma le Puglie in massa hanno dato esempio di un coraggio e di una rapidità nella trasformazione della cultura da suscitare lo sbalordimento e l'ammirazione. Avevano nel loro tavoliere uria pastorizia brada ed una cerealicoltura estensiva - le sole consentite dalla loro costituzione geoiogica, climatologica, demografi.ca e sociale, e spesero tesori di energia e quei milioni, che non avevano, per trasformare i prati naturali in vigneti; avevano magnifici uliveti e li diradarono senza pietà per sostituirvi la pianta sacra a Bacco... Ma la Francia non ebbe più bisogno di vino e chiuse le porte ai vini d'Italia; si ricostituirono i vigneti in Ungheria e l'Impero vicino non volle più saperne della rinnovazione della clausola di favore del 1891; e <li più l'abbondanza del vino della Spagna, della Francia e dell'Algeria fece aspra concorrenza ai vini italiani. Così da un lato si ebbero le tristi vendernmie - vendemmie tristi perchè arrivarono a darci i 50 milioni di ettolitri in un anno ! -· e dall'altro la riduzione della nostra esportazione , l' esportazione del vino in botte , . eh' era stata di circa tre milioni di ett.olitri negli "nni buoni nei quali non se n' era raccolto che dai 30 ai 35 milioni di ettolitri si ridusse a 664,628 nel 1906 ed è stata una fortuna che si sia elevata ad 1; l 95,773 nel 1908 quando la vendemmia triste ne dette oltre 50 milioni ! Conseguenza? Una crisi spaventevole! 11 mezzogiorno e l'astigiano minacciarono di aflogare nel vino ; i prezzi scesero dai 20 agli 8 ed anche ai 5 cent~simi il litro ... come in Francia dove per poco non provocarono la rivoluzione delle regioni meridionali. In parte si è cercato riparare coi favori concessi alla distillazione ; ma alla crisi del vino, se la peronospera e la filossera non aiutano - già in questi due flagelli si vede la salute . .! - si sostituirà tra breve la crisi dell'alcool. E i sapier}ti che consigliarono la trasformazione delle colture, dal prato e dal grano alla vite, osarono poi rimproverare Pugliesi e Siciliani perchè accettarono i consigli e produssero molto vino !... I poltroni che diradicarono gli uliveti ora si apparecchiano a <listrurre i vigneti per tornare al pascolo e al grano! Che dire degli imbecilli, che consigliano gli agrumi e la produzione della frutta? In risposta, essendo difficile l'operazione della cateratta mentale, si dovrebbero assestare sante legnate per richiamar li alla ragione. Ma non sanno essi che non dapertutto si possono piantare e coltivare agrumi? Ma non sanno che i meravigliosi agrumeti di Sicilia, della éosta calabra occidentale, di Sorre:1to e che costituiscano la più eloquente smentita a coloro che accusano i meridionali d' ignavia e di poltrone ria, sono gia sorgente di amarezza e di preoccupazione , perchè l'America che ha già colpiti limoni ed aranci di forti dazi di entrata vuole chiudere loro definitivamente le porte per favorire la produzione indigena della California e della Luisiana? Ma non assistono alle riunioni dei deputati , che invocano dal governo i rimedii, che loro non può dare quello di Giolitti e non potrebbe dare l'altro di Pantano o di De Felice? In quanto alle altre frutta la situazione è ancora più difficile. L' Europa è già invasa dalle mele e

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