Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 5 - 15 marzo 1909

RIVISTA POPOLARE 137 un altro ha e viceverse ; ma presso nessun popolo si dà un materiale di cui non si possa trovare compagno presso un altro. E' compito del quieto lavoro scientifico analizzare e decomporre nuovamente gli elementi costitutivi dei popoli europei, ma l'uomo politico che sa quel che vuole deve trarre dal!' arsenale della moderna teoria sulle razze le sue armi contro il lavorio velenoso di aizzatori incoscienti. ('De,· Zeit - geist, 1° marzo). ♦ E. Z.: Napoll all'opera. - E' noto come la Commissione Reale, nominata a suo tempo, per lo studio del problema economico di Napoli, presentasse molte motivate proposte, il cui contenuto venne poi concretato in leggi. Fra le altre vi fu quella di dare impulso alle industrie, diminuendo le loro spese di produzione e agevolando il collocamento dei loro prodott Per quest'ultima parte fu provveduto a metterle in facili e comode comunicazioni colle strade ferrate e col mare ; ma per la prima bisognò cominciare con due provvedim~nti convergenti al medesimo scopo : il primo, rendere alle classi lavoratrici meno costosi i mezzi di sussistenza ; il secondo, li berare le materie prime necessarie alle industrie da o 6 ni gravezza economica, sia di natura daziaria e sia di natura doganale. Così è che nella legge del 1904 trovò posto da una parte 1'abolizione del dazio comuna 1e su molti generi di largo con• sumo popolare e la sua forte riduzione su parecchi altri, dali 'altra parte la istituzione della zona franca. Che cos'è la zona franca? E' un'estensione di terreno, ben delimitata; che fa parte bensì del Comune di Napoli, il quale ne soprintende per lavori, servizi pubblici e vigilanza, ma che è considerata aperta per gli effetti doganali e daziari oltrechè per altre specie di pubbliche gravezze. Entro il suo perimetro dovranno sorgere i nuovi stabilimenti industriali , e parecchi ne sono già sorti, per godere di siffatte straordinarie agevola - zioni. Resta circoscritta da colline, dal mare, e dai confini del territorio amminlstrativo di N9poli, la cui cinta daziaria è rimasta perciò, dalla parte orientale, un po' rimpicciolita. Se volessi qui descriverne l' intero contorno, dovrei fare uso dì nomi locali e d 'altre minute indicazioni topografiche, che pei lettori non napoletani sarebbero privi d'ogni chiarezza, epperò di utilità. Mi sembra più interessante ar sapere che la zona franca, o zona aperta che si voglia chiamarla, ha una superficie di metri quadrati tre milioni e 554 mila, compresa l' area riservata ul servizio ferroviario. Dedotta tale area , e inoltre quella delle strade esistenti, delle strade da costruire e dai fabbricati o stabilimenti già sorti, rimangono disponibili per ulteriori edificazioni ben due milioni di metri quadrati. Gli stabilimenti industriali della zona aperta sono retti a regime di deposito franco, perciò considerati fuori della linea doganale. Per consegueuza non solo importano senza gravam fiscali, previe opportune garanzie, le materie prime che loro abbisognano, ma nello stesso modo esportano le merci che producono. In quanto al dazio consumo comunale, stanno sotto lo stesso regime della città o cinta chiusa : ossia mitigazione di tariffe su molte materie prime ed esenzione da ogni dazio sui generi di consumo più popolare. S' intende poi; ma è consacrato in apposito regolamento, che possono introdurre in franchigia entro la cinta chiusa, la quale, indipendentemente dall'esportazione in luoghi più !on-· tani, è già un bel mercato d'acquisti, i prodotti soggetti a dazio consumo fabbricati con materie esenti; e possono anche introdurre i prodotti medesi ottenuti con materie prime soggette a dazio nel Comune chiuso, col pagamento del solo dazio dovuto sulle materie incorporate o trasformate nei prodotti fabbricati. • Tutte queste regole diventate definitivamente esecutive col 1° gennaio:scorso. I confini della zona aperta, a suo tempo proposti dal Municipio, non sono stati ufficialmente approvati e resi di pubblica ragione fuorchè con R. Decreto del 14 giugno 1908. E' stato tutt'altro che facile sceglierli, determinarli, fissare il piano regolatore edilizio de Il 'intera zona. Nei progetti si è dovuto avere riguardo a stabilimenti industriali già sortì in quella plaga subito dopo promulgata la legge del 1 904; si sono dovute designare grandi artierie principali', capaci d'essere percorse da ferrovie e tramvie, strade secondarie di comunicazione, sistemi di fognatura; si è dovuto procedere a espropriazioni. ora forzate a . norma delle leggi vigenti e ora mediante bonario componimento. I lavori sono tuttora in gran parte da farai: v'è solo qualche tronco di strada già eseguito. qualche prolungamento di binario e di servizio tramviario già messo in "attività. Bisognerà poi spostare alcune fra le Importanti linee ferroviarie che diramano da Napoli. Un po' alla volta si farà tutto, compresa l'illuminazione stradale, la condotta dell'acqua potabile, da distribuirsi per uso industriale a tariffa più mite che in città, la costruzione di case popolari, di cui si aspetta ancora Ta prima pietra. Frattanto la separazione testè avvenuta nel Comnne chiuso, per gli effetti del dazio, da quello aperto, segna l'inaugurazione , dirò così, della vita ufficiale della nuova zona; Già alquanti stabilimenti industriali vi sono stati eretti e messi in azione. dirò a-.:esso che tra grandi e piccoli sono per ora in numero di ventotto, alcuni appartenenti a buone Ditte, i più a società anonime. Spiccano per importanza, per esten~ sione rl'area occupata, per ammontare di capitale impiegato, le Officine Napoletane per materìalt ferroviario e tramviario, le Società Officine Ferro viarie Italiane, la Società Ligure Napoletana di filatura e tessitura, le industrie T~ssili Napoletane, la Società Valsacco, la Deluca Deimler, la Società Meridionale Ji Macinazione, la Lombarda Napoletana, le officine Meccaniche eià Miani Silvestri, ecc. Fra tutte occupano un'area di oltre 700 mila metri, e il capitale che impiegano ascende complessivamente a una quarantina di milioni. Molto più verrà in seguito, ma intanto mi pare che non si tratti di poco. Mi astengo dal riprodurre cifre relativamente alla forza motrice adoperata, che è in parte elettrica e in parte a vapore. Ma non devo astenermi dall'indicare il numero ragguardevole di persone che, limitatamente alla zona aperta, trovano lavoro. Prescindendo da 391 impiegati, sono più di 9 mila operai , senza contare gli avventizi, così ripartiti: maschi 5844, femmine 3254. E di questi operai 4952 sono napoletani e 4146 di altri Comuni confinanti. In alcune cose il Comune ha un'ingerenza diretta : per esempio nei Bacini di Carenaggio. Napoli era priva, sicchè lo Stato si accinse anni sono a costruirne due. Siccome però devono servire più che a1tro per riparazione alle navi mercantili, giacchè per qnelle da guerra lo Stato ne ha già alcuni negli arsenali militari, esso non ne esercita la gesti on e ma la cede. In alcuni porti viene esercitata da private società; qui invece, per evitsre che l'aggiudicazione potesse toccare a imprese private che abbiano per avventura interesse a tener depressa l'attività dei bacini napoletani (leggasi tra le linee la Società Eserci 1 io Bacini di Genova, come è il segreto di Pulcinella) la gestione ne fu affidata a due enti locali in grado di tutelare meglio d'ogni altro gli interessi :lei porto, cioè al Comune e alla Camera di Commercio. I lavori non sono ancora compiuti, fuorchè per una metà scarsa. I bacini devono essere due, di disuguali dimensioni, stante la varietà di dimensioni delle navi. Il più grande che sarà lungo metri 210 e largo 35, è assai in ritardo, perchè disgrazia volle che una delle sue fiancate crollasse durante la costruzione, sicch è abbisognò ricominciare da capo. Il più piccolo, lungo m. 117,60 e largo 2 1, 44, è ultimato. [n quanto al sistema ferroviario, si sono ottenuti i seguenti risultati:

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==