RIVISTA POPOLARE 91 E, se il capitale - osserva sempre il Loria - constasse esclusivamente di salari , Ja perdita cagionata al capitalista dalla elevazione del salario sarebbe sempre maggiore di quella cl•e può cagionargli lo sciopero ... Ma, siccome il capitale , oltre che di salari , consta anche del capitale tecnico, cosi può darsi che il profitto ottenibile dal capitale totale, durante il periodo dello sciopero, sia maggiore della capitalizzazione del profitto otteni bile durante lo stesso periodo dal solo capi tale-salario. La probabilità di riuscita cioè di uno sciopero dipende: dalla perdita maggiore o minore che esso produce agli operai, privanJ.oli di una data quantità di salari; al capitalista, privandJlo di una data quantità di profitto; e dalla perdita a cui l'industriale sarebbe sottoposto se egli cedesse alle pretese degli opera.i. Ora è evidente che, nei periodi di prosperità delle industrie, gli scioperi hanno maggiore probabilità di rius~ita, perchè l'imprenditore, ricusando il richiesto aumento di salario, verrebbe a subire un danno maggiore di quello che gli deriva dall' accondiscendere alla elevazione del salario. Ed è evidente del pari che, quanto più intelligente ed esperimentata è l'opera delle unioni, lo sciopero, tutte le volte che non può condurre ad un aumento di salari, che sia auperiore od almeno uguale al profitto della ricchezza che gli operai perderebbero per effetto di esso, non si verifica. Ma, anche quando il lavoro dà il reddito massimo ed il salario è massimo, lo sciopero può avvenire senza che la sua attuazione sia irrazionale data l' esistenza dei soprannumeri. Ed avvenendo, serve di indice al salario medesimo. Perchè, se gli operai , dopo un periodo di resistenza, ritornano al lavoro alle stesse condizioni di prima, e se il danno derivante al capitalista dallo sciopero è minore di quello che l'elev;:izione del salario gli avrebbe prodotto, ciò vuol dire che il salario era al massimo, se invece il primo danno è maggiore del secondo, il capitalista, appena un nuovo sciopero scoppierà, si affretterà a ced9re, ben sapendo oramai che il suo tornaconto rende conveniente la resa. Lo sciopero quindi, minacciato e non fatto può avere una grande influenza, percbè dagli elementi di calcolo desunti dalla possibile perdita dei salari e dei profitti rispettivamente degli operai e degli imprenditori, in ragione del tempo e della possibile durata dello sciopero, ne deriva questa conseguenza: date le condizioni generali dell'industria e deil' organizzazione operaia, lo sciopero , qualora si verificasse , potrebbe riuscire favorevole, potrebbe riuscire sfavorevole. Ma quelle unioni , che con gli organismi di informazione hanno il mezzo di· derivare il cri terio di probabilità di riuscita di uno sciopero, prima di pigliare una risoluzione, che è la più grave fra quelle che possa prendere una unione , non vi si abbandonano ciecamente. Quindi, se poniamo in relazione lo sviluppo industriale ed il movimento evolutivo delle organizzazioni, noi trovÌP.lllO 1·l1 1~ ;n u.1 paese, dove le forze lavoratrici non sono compatte e solidali, lo sciopero non si verifica. largamente o non ha probabilità di vittoria perchè insieme con le organizzazioni, fa difetto lo sviluppo industriale. Dove invece l'industria è perfezionata. e diffusa ed i sindacati professionali si souo permanentemente affermati , quivi la curva discendente degli scioperi dipende, oltre che dall'attività industriale, dalla educazione, dalla disciplina, dalle esperienze delle unioni le quali, al pari dell'imprenditore, considerano gli elementi di probabile vittoria e di probabile •sconfitta di uno sciopero, decidendosi per l'attuazione di questo solamente quan<lo il consumo delle loro riserve e la perdita dei salari siano minori della perdita di profitto cagionata all'imprenditore. E che le più forti unioni costituiscano spesso un freno agli impulsi della massa operaia risultò da quella inchiesta. (1) geniale, compiuta in America, sulle relazioni fra i lavoratori e gli industriali in cui, fra gli altri un uomo di affari come il Reynolds , riconosce che uno dei benefici che cerca l' unione è quello di mantenere un impiego permanente, onde, se bene organizzata, essa è contraria agli scioperi ed è certo che se vi ricorre lo fa come ad ultimo rimedio. « La forza di una unione, egli dice, può essere giudicata dalla frequenza degli scioperi uell' industria. I campioni del lavoro, come classe, si oppongono agli scioperi, e prevengono molte difficoltà di cui gl' industriali non hanno conoscenza. Ciò può recare sorpresa ad alcuni ed essere negato dai nemici delle '1-ade-unions, ma non ostante, il fatto è vero>. FORTUNATO PARLATO ALESSI (1) Question to day. Relation of Employer and employed. New York 1902. Perehgél'Italiasniai ddensano nelleittamerieane (l) La distribuzione proporzionale degli Italiani attraverso questo paese è di.nostrata dalle statistiche. So benissimo che coloro che vi hanno interesse san no cercarle e cercarle da sè nel Census o nelle altre fonti; e quelli che non vi hanno un interesse scientifico preferiscono farne a meno. Quindi le ometterò, ma desidero far notare almeno questo, che il 72 per cento degli Italiani immigrati agli Stati Uniti si accumula nella North Atlantic Division, che la North Central ne ha l' 11,4 per cento e che la South Atlantic finora non sembra aver attratto che meno di una trentesima parte del numero ascritto alla North Atlantic , poco più di un cinquantesimo del numero totale. In altri termini ancora, il 62,4 per cento degli Italiani nel 1900 gravitava in 160 città, e la sproporzione è venuta crescendo continuamente. Tremenda sproporzione, quando si pensi alk .:ondizione delle città del Nord e specialmente delle colonie italiane in queste città, e alla vasta distesa (1) A difesa degli Italiani immigrati negli Stati Uniti ed a complemento degli studi di Meade e di Sheridan pubblichiamo questo discorso pronunziato da Amy A. Bernardy all' Exhibit on Congestion oj population in New Yorh (Dal Bullettino de/1'Emigra,ione 1908 N. 17).
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