RIVISTA POPOLARE 99 dore di eroismo, per fare opera degna d'italiani e promuovere azione fecond~ d'italianità. L'iniziativa, di cui a buon diritto si onora questa <:olonia, è comunemente nota, dopo che ne ha fatto degna menzione il senatore Villari, il quale, nel suo di--corso inaugurale dell' VIII Congresso della Dante Alighieri in Milano , con giusto compiacimento ricordò di essersi trovato presente alla prima manifestazione di questo bisogno , quando , cioè, per la prima volta balenò nella mente degl'italiani. l'idea di diffondere la lingua e la coltura nazionale fuori dei nostri confìni. « Fu nel 1861-egli narrò- « quando a Torino era ministro della pubblica « istruzione Francesco De Sanctis. Io, che gli ero « stato discepolo e gli ero divenuto amico, mi tro- « vavo colà per pochi giorni. Una mattina esso mi << diede alcune carte, pregandomi di esaminarle e « di dirgli che cosa ne pensavo. Era una lettera « del conte di Cavour, il quale mandava una rela- « zione del console generale d'Alessandria d'Egitto, « dicendo: - E' un affare che deve interessare il « ministro della pubblica istruzione; la prego, per- -<< ciò, di esaminarlo e di dirmi il suo avviso. « La relazione del console narra va che ·.:ielgiorno << dello Statuto i maggiorenti della colonia s'erano « radunati e, con un entusiasmo indescrivibile, al « grido di viva l'Italia e viva il re, avevano iniziato -<< una sottoscrizione che in poche ore raggiunse la « cifra di 140 mila lire, per fondare colà una scuola « ed un convitto nazionale. « DomandHvano aiuto , consigli e direzione dal << governo. Io scrissi allora a de Sanctis una lettera, « nella quale dicevo che mi sembrava un caso di « massima importanza e atto di savia politica aiu- " tare non solamente la scuola d'Alessandria d'E- « gitto, ma tutte le scuole italiane all'estero. Questa « fu la prima manifestazione d'un bisogno sentito « spontaneamente, senza ombra di partito politico, « negl'italiani che si trovavano fuori <l'Italia .... » Onore alla memoria di quel funzionario-il console Bruno-che secondò il patriottico slancio deìla colonia; onore a quegl'italiani, il cui ricordo dev~ essere in ogni tempo sprone ad alte cose , per 1 connazionali d'Alessandria. Da 140 mila lire raccolte in un giorno tanto solenne, la sottoscrizione si elevò presto a 185_mila;· il viceré Said-pascià si compiacque partec1parv1 con altre 60 mila; il nostro governo decise di concorrere con la sovvenzione annua di 5 mila lire, corrispondenti al capitale d! 125 mila lire. . Alla festa dello Statuto dell anno seguente,-pnma domenica di giugno 1862-la scuola italiana comprendente il solo corso elementar~ inferio,re, sotto la direzione del prof. Bruzzone, s inauguro degnamente, essendo da tanto tempo desiderata, come scrisse Filippo Pasquinelli, che v'insegnò con assai decoro per quasi vent'anni, massime dal ceto operaio, che vedeva crescersi i figli o affatto ignoranti o istruiti a scuole in cui il meno che s'insegnasse loro era la propri,i lingua ( 1). E l'amor di patria, aggiungo io, poichè tali scuole, allora, non potevano essere che quelle francesi dei Fratelli della Dottrina Cristiana fondate nel 1853, all'Italia sempre avversi. Col titolo di Collegio italiano, l'istituto venne eretto ad ente morale, mediante decreto del 21 settembre di quell'anno medesimo. Un Consiglio amministrativo che aveva a capo il regi0 console ed era composto di quattro membri eletti dalla colonia e quattro scelti dal governo, presiedeva all'istituzione. Questa ben presto ebbe il corso elementare com- (1; Filippo Pasquinelli: Venti anni in Egitto. Firenze, 1888. pleto , nel '65 la prima classe tecnica , poi la seconda con l'insegnamento obbligatorio della lingua araba e quello facoltativo della lingua francese e dell'inglese; dopo il 1871 anche la terza tecnica; e nell' 85 pure una classe di latino comprendente le materie del ginnasio inferiore. Nel 1879, essendo console il comm. Malmusi , a lato di queste scuole maschili sorse un istituto per l'educazione delle giovinette (r), nonostante le subdole opposizioni dei nemici e dei falsi amici dell'italianità laica, vinte soitanto per la tenacia d'un operaio che ne fu ardente fautore, interessando alla sua fondazione Quirico Filopanti , il quale se ne fece sostenitore autorevole presso il governo, presieduto allora da Benedetto Cairoli. L'operaio tenace è Matteo Marchi, il quale promovendo istituzione così nobile , si mostrò degno figlio di quel modesto Giuseppe Marchi , fervente mazziniano, che divise con Aurelio Saffi ed altri patriotti l' onore della condanna ventennale pei fatti di Milano del 1852. Oh la generosa abnegazione degli umili I Chiedendo venia di questo ricordo, forse non del tutto inutile, ripiglio il filo dicendo che il Governo, continuamente sollecitato a seguire con interesse lo sviluppo delle due sezioai del Collegio italiano d'Alessandria, aumentò gradatamente la sovvenzione annua, elevandola da ultimo a 36 mila lire. Le scuole erano a pagamento: gli alunni che appartenevano a famiglie facoltose pagavano tassa intera, quelli di famiglie meno agiate mezza tassa; i non abbienti per ottenere l'ammissione gratuita dovevano esibire un certificato di miserabilità,- giustiGcabile soltanto, a parer mio, in tempi di benessere, anzi di prosperità generale. Nondimeno, gli appelli alla generosità della colonia erano indispensabili e frequenti, sopra tutto per dare degna sede alle scuole. Intento questo assai encomiabile; ma non fu conseg .1. ito che dopo grandi sacrificì e, almeno sembra, dopo gravi errori. Infatti , il munificente Ismail-pascià , così pieno di simpatia per gl' italiani, aveva fatto dono d' un vastissimo terreno al nostro Collegio in discreta posizione, dov'è sorto alcuni anni dopo, uno dei quartieri migliori della città, presso la stazione del Cairo. L' amministrazione intraprese i lavori di muratura per l'edificio scolastico, ma lasciò che si elevassero appena a due metri di altezza e li sospese , per ragioni che il Pasquinelli perfino nel 1888 scriveva d'ignorare, pur concedendo che la distanza dal centro poteva aver deciso, forse, l'abbandono di quel locale. Si pensò di acquistare altro terreno, ma fu alienato come il primo, perchè neppure esso appagava. E' facile comprendere che in tali operazioni lo sperpero del denaro era inevitabile, e si pensa che non sia stato lieve. Finalmente la colonia ebbe il piacere di veder costrutto nel 1871 il desiderato ediGcio, tuttora in posizione centralissima, dove adesso è allogata la scuola fomminile; quello più ampio in cui nell' 83 fu trasferì ta la sezione maschile , si cominciò a costrurre dieci anni dopo. L' uno e l'altro sono ora monumenti fin troppo invecchiati d'un tempo in cui l'entusiasmo per le istituzioni scolastiche, quantunque non immune di errori , era vivo a fatti , non a semplici parole, quando ancora l' educazione straniera non aveva prodotto i suoi effetti deleterì a danno della coesione nazionale della colonia. (I) La scuola femminile ebbe dapprima due sole maestre la signora Teresa Calvi, che la diresse per breve tempo, e la signora Alfonsina Poggetti, ora vice-direttrice.
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