RIVISTA POPOLAR~ 65 no un candidato proprio, nei ballottaggi uniranno i loro voti. S'è anche, generalmente, capito che se l' ~ autonomia locale> è una brlla parola alla moda - oh! le parole l - nasconde una realtà molto meschina: il campanilismo, le questioni pae8ane provinciali che impediscono la visione e la coscienza dell' interesse nazionale. In aperto contraHto con q110sta tendenza alla tattica transig-ente ed uuioniHta, saranno le elezioni in Romagna Nella terra classica del sovversivismo, di froute. ali' accordo fra clericali e moderati, che fu già vittorioso a Forli nella primavera del 1904 e nelle elezioni generali dell'autunno tolse alla democrazia, il collegio di Faenza, repubblicani e socialisti resteranno divisi dalla riù rigida intransigenza anche nei ballottaggi. Se un repubblicano rimarrà a contrastare il campo a un clerico-wodera to, la solenne deliberazione presa a gran maggioranzit nel congresso regionale socialista di Forlì, nel dicembre scorso, impedirà agli ... ex-affini di portargli un sol voto. Così nel se~ondo collegio di Ravenna, in quelli di Lugo e di Forlì - se pure - i socialisti forlivesi rispetteranno la solenne deliberazione, il che è un po' dubbio, la lotta sarà Rsprisgima, e offrirà qualche speranza di fortuna all'altro « blocl o~ che confida di metter accanto alla macchia vera di Faèuza al tre macchie nere o di un biRnco... sudicio nel rosso scarlatto della regione. Ca11se, diremo orcasionali, del dissidio, furono la mancata nomina di un maestro socialista a direttore didattico e vivacissime polemiche che finirono in reciproci attacchi penwnali. Ai repubblicani parve d'aver difeso la propria dignità di partito: i socialisti nella dignità di partito si credettero offesi. Ma la storia del diasidio è una storia vecchia ; c'è del tragico, del comico e de] noioso come in tutte le storie di questo mondo. Il tragico - risse e coltellate - è speriamo, finito per sempre: si tratta di fatti o mai lontani, se 11ou nel tempo, almeno dall' anima e dalla progredita. educazione µolitica delle popoìazioni romagnole. Il couiico .... lasciamolo rilevare agli avversari che, pur troppo, potranno forse averne qualche buona occasione; quanto al noioso, non è cosa di questi giorni di fervida preparazione alle loti f' PIE-ttorali. Ci sarà forse d.op0 quando, come al solito, in seguito alle sconfitte, ci sentiremo sgrn.nare i soliti rosari degli ammonir~ienti inutili del seuno di poi ; ma non precorriamo. La lotta contro l'oppressione papale, in Romagna, assunse forme speciali : vi presero parte gli strati inferiori della sceietà, cui altrove le nuove idee non scesoro, e fu accanimento continuo e quotidiano più che saltuario scoppiar di sommosse, interrotto da intervalli di quiete e d'abhattimento. F11 !otta in parte di sette contro sette, e ne rimase sempre viva la memoria fra le popolazioni romagnole, come rivelano i termini di «liberale• e di «brigante» (si ricordino le orde papaline e i sanfedisti) che rimasero sino a 110n molto tempo fa a significar innovatore o rivoluzionario, e reazionario. Ne restò anche una vivissima avversione all'ente governo, il nemico più vicino, più sentito, di tutti i giorni: avversione che non fu certo distrutta dagli enori commessi dal nuovo regime. L'ambiente era propizio ai partiti estremi: vi si diffusero le idee repubblicane, che conciliavano patriottismo e rivoluzione, e si .confacevano all'indole fiera generosa, ribelle del popolo. Quando il partito socialista sorse, la scarsi~sima libertà allora concessa, il succedersi cl i governi reazionari, le persecuzioni politiche freq 11enti poJJevan la q 1iestione politica in prima linea; per quanto le dottrine mazziniane avessero un importantissimo contenuto sociale. l'urgenza del.le rivendicazioni politiche non ne permetteva. lo svolgimento e assorbiva quasi interamente - He non gli ordini del giorno e le discussioni dei con~ressi - l'attività dei repn bblicani. Recente il ricordo dei tentati vi mazzi - niani, viva la speranza in nna prosgima in,snrrezione; il far dunque la repnbblica prima di parlar ... del resto, e il consiclerar come un 03t>\colo t1.llarepnbblica, cioè alla libertà, cieè al progresso, chi indicava un diverso compito - dovevan esser la nece.gsitè. suprema e una cosa naturale, per la logica sommaria delle masse. Qui i dne partiti trovavano già un impedimento a comprendersi, a integrar reciprocamente i loro sforzi. Causa di distacco ancor più profondo di quel che doveva risultare da tal situazione, risiedeva - e risiede-nel fatto, che le forze repubblicane erano e son fornite in Romagna non già sol dalla borghesia ma da quello stesso elemento operaio e proletario in cui anche il partito socialista deve necessariamente cercare il proprio fondamento e ingrossare le proprie file. Ecco adnnque una ìotta per l'egemonia, in cui, com'è naturale, ben più che i pnnti comuni,· dovevano nssere aspramente messe in rilievo le differenze fra i programmi, ed anco esagerate; in essi coloro che le circoeitanze avrebber voluti in più d'un occasione alleati, parevano e talvolta erano morta] i nemici. Senza perderci-non lo consente la brevità di questi cenni fuggevoli - in particolari, la causa dei dissidi remoti e recenti sta tutta qui. Si è, non è molto, osservat0 che prima di fronte al sorgere, ora al rigoglioso fiorire del partito socialista, i repubblicani ebbero e tornano ad avere la gelo8ia, il disdeg~o, le prepotenze, le passioni insomma i modi della psiche dei dominatori, che vedono minacciato e ristreUo in più angusti confini il loro dominio. Non si osservò che i socialisti per le stesse ragioni, dovendo edificare sullo stesso terreno degli avversari, ebbero la psiche dei demo li tori. In tol lerl\nza, si disse, da parte dei repubblicani; aggiungiamo lo scherno per l'idealismo, la mentalità, le speranze repubblicane da. parte dei socialisti. Lo stato d'animo insomma che impedisce la serena visione delle cose, la tranquilla vu.• lutazione dei fatti e degli uomini, onde nascono la tolleranza. l'avversione al fanati:::HUO e all'unilateralità, doveva esser comune alle due parti, o, meglio, frequente nell'una e nell'altra. I repubblicani furono chiamati borghesi - ed è facile capire come le masse in Romagna, iu tendessero questa parola, se si pensa e al valore che essa assunse nei primi tempi della propaganda semplici.sta ed evangelica del socialismo e irtl'indole delle popolazioni rnmagnuole. B0rghesia, governo, oppressione, tirannide furou per molti idee mescolate e coufose in una 8ola : in buona fede alcuni socialisti osservavano che non si trattava di un'ingiustizia; ma alla spiega:iione dottrinale e teorica della
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