RIVISTA POPOLARE 61 Precisamente perchè si è di oppos1z10ne, contro le idee e i propositi del ministero di ordinario moM dellano le proprie idee e i propri propositi gli avversari. Tale mancanza rende più difficile il compito della opposizione di Sua Maestà. Più difficile; ma più doveroso ed nnche più conveniente ai propri Interessi. Un partito forte, sano, organico di opposizione e di governo nello stesso tempo, esponendo .il proprio progr,1mma positivo in contrapposto a quello negativo del ministero, cui vorrebbe sostituirsi non potrebbe, che guadagnarvi nel corpo elettorale. Ma c'è una opposizione costituzionale in Italia? No; ci sono soltanto semplici individui, che non si trova no al governo. Non c'era quanào era vivo Dì Rudinì; non c'è ora che è rimasto solo Sonnino. Ad ogni modo Sonnino, Martini, Pantano, Sacchi àovrebbero par lare; dovrebbero fare conoscere al paese ciò che il ministero non ci fa sapere: ciò che farebbero se pervenissero al governo. Forse parleranno, ma l'organo di Sonnino, che ci avrebbe potuto lasciar intravedere quale potrebbe essere il programma della opposizione costituziop_ale, sinora ha taciuto e si è limitato alla critica facilissima del ... , . silenzio altrui. Egli è che sui temi più scabrosi di attualità alla opposizione riesce altrettanto tormentoso sbottonarsi quanto al ministero, poichè in tema di politica estera, di riforma tributaria, di spese mi litari ecc. gli oppositori probabilmente farebbero ciò che fa il governo: poco o male. Nè si dica che lo scioglimento della Camera è avvenuto da pochi givrni e perciò il s•lenzio della opposizione è spiegabile. No, l'avvenimento, era, per così dire scontato da un pezzo ed eravamo in piena campagna elettorale prima che venisse il decreto che indice le elezìoni pel 7-14 marzo. Il silenzio della opposizione costituzionale quindi è tanto deplorevole, quanto quello del Ministero ♦ La necessità df affermarsi su di un programma l'hanno riconosciuto i radicali, o meglio i radicali del Veneto, che fanno capo all'on. Alessio. Esponiamo i capisaldi di quel programma per sottoporli a rapida critica: 1° Rinnovamento dell'azione parlamentare e di tutto il funzionamento del potere legislativo, riducendolo alle sue origini nel principio fondamentale della sovranità popolare ; . 2° Riordinamento delle funzioni amministrative dei controlli e applicazione dei decentramenti; 3° Difesa della organizzazione operaia dei funzionari; azione rinnovatrice nella politica ecclesiastica nel senso nettamente laico; 4° Azione meno remissiva nella politica estera; 5° Riduzione della ferma nell'ordinamento militare· ' 6° Riordinamenti degli organismi di cultura; 7° Azione interna di legislazione sociale nei riguardi delle abitazioni, sia di quella della soppressione o riduzione del latifondo improduttivo, sia sul regolamento probivirale e arbitramentale sui conflitti del lavoro, sia nella legislazione sugli infortuni e sulla malattia, sia sulle casse di maternità, sia infine negli istituti assicuratori di Stato. Tutto il programma ha forma alquanto involuta. la meno adatta per essere compresa dalle masse elettorali. Tale qual'è, e nella speranza che il Nitri, il Fera il Sacchi ci facciano conoscere qualche cosa di più preciso esaminiamo i propositi dei radicali veneti, che hanno avuto il merito di essere stati i primi a parlare; e di ciò va loro data lode. Consentiamo pienamente sul primo e sul secondo punto. Non vediamo la necessità di proporsi la difesa della ot·ganizzazione operaia e dei funzionari, che aessuno minaccia, ma sia,no di accordo sul secondo comma del te· zo punto, quantunque non si comprenda come la quistione della laicità nella politica ecclesiastica possa essere messa accanto alla difesa della organizzazione degii operai e dei fun;.. zionari. Il resto è vago, quasi incomprensibile. Nè possiamo ammirare il settimo, d1 cui non si sono reso esatto conto i radicali veneti. Che il latitando sia improduttivo è una esagerazione ridicol~; che sia utile e conveniente snezzarlo, non c'è dubbio. Ma a fare ciò ed a provvedere -11le abitazioni, alle casse di maternità, alle assicurazione di Stato se con questa frase si allude alle assicurazioni contro le malattie, la vecchiaia e gl' infortuni - occorrono quei miliardi, che l'Italia non ha. Il settimo articolo, perciò, rimane come trappola elettorale o meglio come certi capitoli del bilancio dello Stato: per memoria. Ma dove dissentiamo profondamente dai radicali Veneti, è sulla desiderata azione meno remissiva nella politica estera, tanto più che non c'è il complemento necessario di una ta'le politica: l'incremento neìle spese militari. La semplice riduzione della ferma nè provvede alla difesa pura e semplice dello Stato e molto meno rende possibile una politica più intraprendente, che noi detestiamo per principio e che condanniamo in nome dei risultati sinora ottenuti dalla maggiore attività nella politica estera iriiziata da Prinetti. Per fare tale politica estera più attiva occorre aumentare le spese militari. Questo bisogna dire agli elettori; il silenzio può essere interpretrato come una slealtà. ♦ Mentre scnviamo non conosciamo ancora quale sarà la piattaforma dei socialisti. Conosciamo invece lo chassez croisez avvenuto tra Ferri e Turati. Ferri che ha lasciato il rivoluzionarismo verbale di una volta, nella Provincia di Mantova ha propugnato la tattica popolarista, l'alleanza coi partiti affini. Con sorpresa generale Turati, che in nome del riformismo bene inteso aveva per lo passato propugnato la tattica caldeggiata oggi dall'ex direttore dell'Avanti I ha sentito il bisogno nella Critica Sociale di contraddire le antiche predilezioni per l' alleanza coi partiti, pel blocco, e consiglia di scendere nella lotta elettorale con un programma proprio, con una fisonomia schiettamente socialista. Quale la fisonomia ? Quale il programma? Sibbene non in forma chiara ed esplicita egli esclude che la lotta elettorale possa imperniarsi sul program~a massimo; dunque sul minimo. Ma il programma minimo, eh' è la quintessenza e la giustificazione del riformismo, implica per la sua realizzazione l'alleanza coi partiti affini, che in gran parte lo accettano. Giuseppe Mazzini potrebbe anche considerarsi come il padre naturale di detto programma. Dunque? Turati ha commesso un errore. Avrebbe dovuto lodare Ferri per la sua resipiscenza e abbr~cciarlo come un figliuol prodigo; e invece lo resprnge. Crudele! Più giusto e più equilibrato Biss0lati. Per parte nostra aggiungiamo che l'alleanza tra i partiti affini s'impone non solo per le ragioni generiche della realizzazione del programma minimo socialista: ma anche e più pel risorgere del pericolo clericale, ch'è pericolo vero e grave. E proprio strano che mentre Il Corriere de/La Sera, (N. 12 Febbraio) contro gl' interessi del momento dei
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