Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 3 - 15 febbraio 1909

RIVISTA POPOLA.KE 81 sta levando da una cassa delle specie di piastrelle che pa:ono di cemento: è cioccolatto condensato, e lo mette in un pentolone d'acqua bollente. Ci ostiniamo a parlare, io in un cattivo inglese, lui in un francese non miglior.e. Sommando i i dati raccolti dai parecchi intervistati, ho una cronaca complessiva di quanto è avvenuto sin qui a Villa San Giovanni. Il lunedì alle 5, 20 accade la scossa formidabile. AI' terzo giorno: Una torpediniera italiana porta due medici , che scendono, non hanno il necessario e se ne vanno: un'altra passa, ascolta le grida del caposta 1 ione che domanda soc - corsi. V'è anche un centinaio di messinesi che tendono le braccia verso la loro città incendiata. • Riferiremo » è la risposta. 4° giorno: Intanto il governatore di Malta che, avendo offerto l'aiuto di parecchie navi per i paesi dello Stretto, n'ebbe in risposta che non ve n'era bisogno (1), ha mandato l'Exmouth, ad accertarsi delle co11di 1ioni di Villa. Giunge la nave inglese, carica di viveri. Arriva il Re sul Bersagli ere coi ministri Bertolini e Orlando. 5. giorno: Gli inglesi hanno lavorato tutta la notte , curano i feriti, di stribuiscono viveri, 500 casse di gallette, 500 scatole di carne, 200 casse di caffè; hanno 500 sacchi di farina con cui faranno il pane domani al panificio milìtare della città , non distrutto, che ha sei forni. Arrivano due altre navi inglesi /'Euryalus e il Duncan, con medicinali e viveri per soccor• rere anche gli altri paesi della costa. I primi giorni furono per i superstiti di Villa San Giovanni un supplizio inumano. Passavano navi italiane, si gridava , si tiravano fucilate: esse proseguivano. Era l'esclusione to tale .dal mondo dei _viventi, mentre i feriti gemevano, i morti imputridivano, i superstiti si aggiravano affamati , assetati e istupiditi. Cinquecento persone di più sono mortt per mancan 1 a di soccorsi. Alla prima distribuzione di viveri delle navi inglesi, gli affamati, temendo non ce ne fossero per tutti, si disputa vano la precedenza, percuotendosi, calpestandosi a vicenda nel modi più feroci. Siamo alla stazione di Catona: 5 mila abitanti, 1000 morti: sulla piazza del mercato alcune tende , presso cui i marinai in1Zlt:sispiccano col bianco berretto: Uno di essi mi narra che sono giuntì ieri sera e hanno medicato dodici feriti. Nella rada è ancora la Duncan. Il Sindaco vedendomi parlare col marinaio, mi prega d'intercedere affinchè la nave inglese dia dei viveri. Assistono al colloquio due " americani ,, che per poco non sono stati schiacciati dalle loro case nuove in cui hanno sciupato tutto il peculio portato dagli Stati Uniti. Li esorto di andar esai dal comandante Callaghan, a nome del paese. Il marinaio assicura che i viveri verranno presto, coli' una o coll'altra delle navi inglesi. Poi il sindaco ci conduce a vedere una barca piena di feriti : ferito egli stesso, dopo aver orga· nizzato un po' di salvataggio insieme al sottonenente Jorno della stazione foto-elettrica, and6 a piedi a Reggio, poi a Villa, senza ottenere alcun soccorso. Per fortuna due medici, ve• nuti da Napoli per accorrere presso le loro famiglie, saputale salve non hanno proseguito e si dedicano alla cura dei feriti ma mancano di ferri chirurgici. Il 5° gìorno sono arrivati 40 soldati italiani con un medico, però sen1a viveri. Il sindaco è certo ch'io riuscirò a commuovere il Governo in favore di Catena, e presenterà il mio nome al plauso del Consiglio co munale nella prossima seduta I La sua ingenuità non riesce a sollevare la mia anima satura d'impressioni orrende. (1) Trovo confermato questo particolare anche in una corrispondenz_a da Malta, datata 29 clic., al Daily Chrnnicle del 30, che dice, dopo aver riferito l'invio del Sutlej a Messina: « Severa! other ships, including the Commanderin-Chief's flagship, were about to sai!, but the Italian authorslies require no further assistance at present from bere ». L' incrociatore Minerva partì da Malta il martedì notte, il mercoledì mattina partì l'Exmouth, la mattina del giovedì il Duncan, la sera l' Eurgalus. A Gallico, altra grossa borgata , sono giunti stamane con la torpediniera 90 soldati di fanteria, portando alcuna gallette e dei sacchi di ceci. Nessun medico mille morti circa. Presso la stazione di Archi una lunga proeesssion~ ci viene incontro. E' un intero reggi mento di fanterta. Riconosco un tenente torinese: gli domando: • Avete viveri ? Che portate? Nulla. Vengono da Reggio, tristi, eonsci della loro impotenza, rimproverandosi forse di urta colpa che non hanno, quella di essere rimasti ·lontani sei giorni da tanti fratelli sepolti vi-Yi. Hanno perduto tanto tempo prima di giungere , mordendosi i pugni per la rabbia. « Perchè non vi hanno fatti venire da Palmi? - domando. - Forse si pensava che la penisola reggina s'era staccata dal continente! Ne siam venuti noi. Sareste qui già da due giorni I » il tenente vorrebbe parlare: ha la gola stretta, gli tremano- le labbra. Poveri ed eroici soldati d' Italia I Non ho il cc-raggio di dire, a un colonnello che più innanzi ci interroga, tutto quel che penso: dico delle cifre, le incertissime cifre che ripeto qui, utili appena a far sentire l' immensità del disastro. E la processione dei soldati mandati a seppellire i cadaveri prosegue. Vanno a Vil_la _San Giovanni, pare , donde saranno ripartiti su le borgate della costa e dei monti. Al mattino troviamo la linea ferroviaria piena d'animazione. É vero che nessuna squadra del genio è giunta per racconciare quest'unica strada, resa malagevole per il pietrame caduto lungo i cigli. Ma ad ogni tratto s'incontrano soldati: qualche carretto carico di cas~e avanza c~n precauzioae lnngo il binario. Finalmente lo Stato italiano al settimo giorno ha ritrovato questo lembo d'Italia, tagliato fuori del mondo. A Catone sono giunti dei medici della Croce Rossa italiana: Le nostre tende sono 1 5. Quelle degli inglesi hanno raggiunto il numero di 64. A Villa è giun~o finalmente un aiuto italiano, la numerose squadra organizzata dalla città di Genova, con un ospedele da campo, medici pompieri. Mi raccontano che imbarcati sulla Lombardia con materassi, coperte, tende, legname, viveri, sono rimasti 24 ore dinanzi a Massina, impediti di portarvi i soccorsi. Coll'aiuto dell'on. De Nava hanno ottenuto un piroscafo mercantile, nel quale hanno portato qui una parte del materiale il resto è tornato a Napoli I Un'ombra è scesa su tutti i cuori più vivi d'Italia e li avviluppa e non sarà dissipata che fra una generazione I Riconosco un inviato del Comilato torinese: egli è in attesa di vagoni, che non giungono. Perchè non hanno noleggiato un piroscafo, italiano o straniero, da Genova? L'hanno tentato ma si :sono urtati contro difficoltà insormontabili. Sono partiti in ritardo avendo perduto un giorno in trattative colla Prefettura. I medici sono già per la montagna, ma non possono che far delle ricognizioni non essendovi il medicinale per le medicazioni. Il Consigliò disporrà di molto legname, coperte, materassi, viveri di ogni sorta; tutto è in viaggio. Ma di un vagone allestito a Napoli il 1° gennaio non si ha ancora notizia. Siamo alla fine del nostro pellegrinaggio, in cui la morte ci ha mostrato la sua opera, di giorno in giorno, di passo in passo, sempre più formidabile. Messina è il coronamento di quest'opera. Finora tutte le mie energie si sono impennate, hanno chiamato al soccorso, si sono voltate contro l'inerzia, l'insufficienza triste o soddisfatta, dai miei fratell i più alti e i più umili. Ora il sentimento della miserabile precarietà umana, Jella entità infima del nostro lavorio secolare di fronte al più piccolo incidente cosmico, mi pervade. E il pensiero s'arresta a una domanda. L'umanità coi suoi genii ed eroi, coi suo, slanci verso il divino, col suo anelito d'eternità che cosa conta nell'economia della natura? Un giorno accadrà l'annientamento totale: sarà come se non avesse vissuto ? Il cielo è coperto di nuvole mosse dal vento: ogni tant

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