Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 3 - 15 febbraio 1909

l{lVISTA POPOLARE 69 + Invece: dopo il magnifico scoppio d'ira del 1011 novembre apparver0 vari segni che dovevano far dubitare tanto della risolutezza e costanza di quei che dovevano essere i rivendicatori dei poteri popolari guanto della maturità dell'ora storica ·che si volle con troppa fretta preannunziare. E prima anche. Quandoalla presentazione delle interpellanze sulla intervista, Bùlow fece annunciare che avrebbe risposto ... parecchi giorni dopo, il Reichstag non ebbe uno scatto di protesta contro il sans gène del Cancelliere e con condiscendenza eccessivamente cortese attese pazientemente. 11 Regolamento parlamentare dava al Cancelliere il diritto di rispondere quando gli faceva comodo; troppo giusto! Un regolamento è cosa sacra per un tedesco, dall'osservanza perfettissima neppure il terremoto potrebbe distoglierlo. Il Reichstag si mise a discutere con diligenza esemplare e.ii vini e di automobili. Venne al suo turno h discussione sull'intervista Per la prima volta vi fu al Reichstag piena libertà di parola. Ciascuno potè dire senza perifrasi quanto gli parve : << Sovra l'Imperatore fu detto tanto, scrisse la Vossiche Zeitung, che nulla. più resta a dire i>. L'Imperatore si ebbe una solenne lavata di capo. Questo l'avvenimento, non insignificante certo, ma neppute fecondo. Ed era anche il minimo che potesse e dovesse accadere. V'era la necessita di dare una qualche soddisfazione alla opinione pubblica europea ed asiatica, di calmare gli animi, di correre ai ripari circoscrivendo il male. Era prudente aprire una valvola di sicurezza. Ma poi? + La discussione si spense gradamente, miseramente come una fiamma per mancanza di alimento. Non si presentò un ordine del ~iorno: il regolamento, quel capolavoro d' un regolamento non lo permetteva ! Non si potè venire ad un voto che sintetizzasse l::i discussione, afferma"se la condanna, proclamasse l'urgenza di provvedere per l'avvenire ai rimedi. • Nessuno ebbe il coraggio di affrontare le responsabilità che l'ora imponeva. Tutti ebbero paura di vincere: sul punto di cogliere la vittoria abbassarono le armi e si arretrarono come spaventati dalla propria audacia, dalla gravità dell'impresa che si parava loro dinanzi e per la quale sentivano impari le forze. La ripugnanza istintiva che l'anima tedesca sente per le novità, per le rotture fu più forte del sentimento del dovere e della convinzione intima che era in ciascuno della necessità di esigere delle garanzie concrete, fuori delle quali non restavano che parole al vento. Le sedute memorabili furono qualificate una tempesta in un bicchier d'acqua. Furono se si vuole, un ammonimento, all'Imperatore, energico, solenne ma di efficacia problematica. Il Cancelliere riferì che l'Imperatore aveva promesso di non farlo più. Come altre volte. Sentivasi che questo era troppo poco; quindi il generale disagio e l'irritazione contro tutti e contro se stessi, la consapevolezza rassegnata, trapelando pur nella voce grossa degli oratori, fra una accusa ed un sarcasmo, della inanità delle proteste verbali e della propria impotenza a far di più. Il rimedio era chiaramente additato: trarre dalle requisitorie la conclusionale logica, innalzare delle solide barriere intorno 3ll'attività pericolosa dello Imperatore, affidare al Parlamento le redini dello Stato ed i destini della nazione. Ma occorreva riso,, lutezza ~udacia, un po' di spirito rivoluzionario. Quando ~l popolo tedesco avrà la forza di far ciò? Non oggi, non forse per molti anni ancora. Il sentimento di sudditanza profondamente radicato, coni:iat~rato qua.si nell'anima tedesca può dal succedersi d1 scandali clamorosi fra le classi dirigenti, dall'evidenza del danno e della vergoo-na subire delle fortissime scosse, ma non potrà per mglto tempo essere svelto. L'istinto, secondato dall' educazione, d'una disciplina ferrea che fu ed è non ultima causa del meraviglioso fiorire dei commerci e delle industrie, del funzionamento esemplare dei serv~g1 pubblici, della compattezza potente dell' esercito, condusse a forme rigogliose di civiltà esterior~,. ma cr~ando l'abit_udine. e quasi il bisogno di ubb1d_1re d?cilme,nte, d1 _lasciarsi guidare giunse alla nnuncta dell affermazione della personalità alla perdita del~a ~ai:?ltà di r~ag_ire contro l'oppressione. Una tale d1sc1phna toghe 11 senso della libertà. Le congratulazioni _entusiastiche che all'indomani della discussione parlamentare giunsero dall'estero per un verso ~uonavano: D~vv_ero, non ci aspettavamo tant?!-11 che n~:mcostituisce un complimento - e per 1 altro esprimevano una speranza giustificata. Dopo tanto tuonare qualcosa cascherà! Le delusioni non tarde~anno a venire; vennero già. Nella stampa nazionale che questo sa e sente ricominciarono i lai fin dall' indomani della storica seduta. L~ Vossi~che Zeitung, in ottimi rapporti col Cancelliere, scriveva: a Le promesse di Bulow non sono una _garanzia » - 1~ -f(olnische Zeitung, suo organo uffic10so: " Nulla s1 e ottenuto, tutto ritorna come prima. Il Reichstag non si è mostrato all'altezza della sitwizione » - la Post, conservatrice: « La maggioranza p~rlame~tare offrì di se uno spettacolo desolante » - 11 Berlzner Tageblatt, radicale: « Anche chi aspettava poco è rimasto deluso » - la Morgen Post, popolare: « La tempesta finì in un biccbier d'acqua >>- ed il Vorwéirts, socialista: « Niente, proprio niente I i>ecc. ecc. Su tutti o-li organi della pubblica opinione la stessa nota sco°nsolata. + Ma il Vorwéirts esagerava; qualcosa nasceva: il colloquio di Potsdam del 17 novembre, Ja cosidetta sottomissione dell'Imperatore che una seconda volta diede o_ccasione alle volate sul trionfo del parlamentarismo. Il principe di Biilow, al quale si offriva l'alternativa di andarsene, sommerso da una ondata di ridicolo, abbandonando il governo in un momento assai critico, avventurando la nazione nell'ignoto - oppure di rafforzarsi, giuocando d'accortezza e di audacia, al suo posto, e conquistare maggiore autorità al cospetto dell'Impero e di tutto il mondo. scelse la seconda via. , L'imperatore, in uno stato facilmente imaginabile di depressione d'animo, sotto il peso formidabile della condanna del Reichsrng e della stampa nazionale ed estera e sotto l'abile suggc5tione dello scaltrito Bulow, dovette dubitare un i tante della origine divina del suo ufficio e piegò la cervice orgogliosa; fatto nuovo anche questo nella storia della Prussia e dell' Impero. Bulow aveva vinto. Vittoria del parlamentarismo? Si crederebbe dando ascolto al coro festante dei giornali che rispose con maggiore leua: il duello fra la modernità ed il medioevo è deciso; l'autocrazia è fiaccata; il costituzionalismo parlamentare e democratico è vittorioso I Troppa roba ; è bene trattenere lo slancio.

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