Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 3 - 15 febbraio 1909

RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Socia I i BirettorH: Prof. NAPOJ,l~ONliJCOLAJANNI (Deputato al Par1amento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese It.dia: a11no lire H; semestre lire 3,50 - ~~stero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Cm·so Vitt01·io Emanuele, n. 0 115 - NAPOLI Anno XV - Num. 3 ABBONAMENTO POSTALE H.oma, 15 Febbraio 1H09 SOMMARIO: Glt avveniment\ e gli uomini: Noi: I repubblicani che non si ripresentano agli elettori - A Castdvetrano si cercano titoli p:!r le croci nel casellario giudiziario ... - La durata della XXII Legislatura - Cmpreparazione cronica ... vergognosa e cr;minos.1 - Il dazio sul gra'1o, il rincaro del pane e il bilancio - L'arco balt:no nella politica internazionale - Ostruzionismo carnevalesco austriaco - L' istruzione pubblica nel Giappone : spese e risultati - Il Cente - nario di Proudhon - La Rivista: C' è una piattaforma elettorale T - Antonio Martino: In tema d'elezione - Carlo Cantimori: Fra repubblicani e socialisti in Romagna - - Sperimentalismo sociale - F. Vella: La marcia faticosa del parlamentarismo in German;a - Avv. Enrico Altavilla : Il coraggio (Genesi ed evoluzione) - G. Bonagiuso:A propositJ dei vice- pretori onorari - Luigi Miranda : Giovanni Bovio - R1 vista delle ltt viste: Le università tecniche della Germania (Mercure de France) - Il delin'-luente nato è un tipo antropologico? - Wissenschaftliche Beilage der M1mchener Neue - sten Nachrichten) - Aril ed Eurafricani (M. A. Z.) - Terremoto e mortalità ( De Umschau) - Lungo le rive della morte Nuova Antologia) - Le pic..:ole culture in Italia (Revue Economique internationale) - Le case popolari o economiche in Italia dopo la legge del 1908 (Rivista lnternazio.,ale). GLI ft VVENIMENTI e GLI UOMINI Agli abbonati.·- La 'fvvista popolare non ha sussidi da an1ici o da gruppi politici, n1a vive esclusi varnente di abbonan1enti. 11 ritardo quindì -nei pagamenti in1barazza l'an1n1inistrazione e la costringe a sensibili spese per circolari di sollecitazioni, n1andati posta1i ecc. Preghiamo· perciò vivamente tutti gli abbonati che ancora debbono rinnovare l'abbonan1ento a volersi n1ettere 111 regola colla n1assima sollecitudine. ♦ I repubblicani che non si ripresentano agli elettori. - Mo!ti vecchi depntati non si ripresentano agli antid1i e'ettori; alcuni perché temono di non essere rieletti ; altri perché si sono preventivamen te assicurato 11 1at1~lavio; e non pochi anche per motivi politici altissimi. Montecitorio in Giustino Fortunato perderà una delle sue più caratteristiche, simpatiche figure. Si puo dire che in quel difficile ambiente egli non avesse che amici e ammiratori. Ma egli non ha voluto saperne di ritornarvi ed a rimuoverlo dalla determinazione - presa ab irato all'indomani delle elezioni del 1904 -- non val sero voti di consigli comunali, del consiglio provinciale di Basilicata, preghiere caldissime di amici innumerevoli. Perchè tanta ostinazione? Noi dobbiamo rinuuziare all'indagine, conoscendo che se la intraprendessimo e ne esponessimo i risultati arrecheremmo dolore ali 'ani ,uo s 10 ; e noi non vogliamo ciò. Un altro meridionale che avrebbe fatto onore alla sua regione ed al soo partito, Ettore Ciccotti, ha dichit\rato di non voler ritornare a Montecitorio. Ma egli in una lettera al Gim·nale d'Italia - e non al11 Avanti ... -dice che non vuole es:iere rieletto per i non pochi dissensi col partito socialista , che farebbero ,di I ui un solitario nella Camera. Ma chi ha mente ed energia può starvi da solitario e compirvi utile funzione. Perciò non possiamo lodarlo della sua decisione meutre approviamo gli elettori socialisti di Vicaria (Napoli), che nel suo nome combatteranno. I ritiri che ci addolorano maggiormente per ragione politica e personale sono quelli di Romagna: non si ripresentano Gino Vendemini a Sant'A1cangelo, Paolo Ta.roni a Lugo e Luigi De Andreis a Ravenna. Si cemprende l'atto di Vendemini: ammalato gravemente e assente da circa dieci anni dalla Camera sente il dovere di non privare il suo collegio , dov' é adorato, del rapprèsenta'lte. Paolo raroni si ritira perchè l' esercizio della professione lo teneva spesso lontano da Montecitorio, per dispiaceri domestici; un poco forse per i dissidi locali tra socialisti e repubblicani, di cui si occupa in que;to stesso numero il professore Canti mori. E Luigi De Andreis? Da una sua lettera-commiato non si comprende bene se egli si trova in dissidio cogli elettori di Ravenna. Certo egli non è contento. La sua é grave perdi_ta pel partito repubblicano. De Andreis, di cui non sempre approvammo l'attitudine, aveva coltur~ e coraggio ; e li metteva in evidenza in ogni occasrnne. Auguriamoci, che possano essere degnamente sostituiti ; auguriamoci che, tra gli altri, entri a Montecitorio Innocenzio Cappa. Vi ritornerà Camillo Prampo lini ; e sarà una festa non solo per il partito socialista, ma anche per quanti ammirano la fede ardente, la rettitudine della vita, l'eloquenza che commuove e trascina colla spontaneità e coli' armonia che e' è tra il pensiero, la parola e gli atti. ♦ A Castelvetrano si cercano titoli per le croci nel casellario giudiziario ... - Le uotizie , che ci pervengono dalla provincia di Trapani ci addol0rano e ci umiliano profonda.mente. Noi abbiamo sostenuto semµre che nell'affare Nasi non ci fu mai alcuna persecuzione da parte dell' onorevole Giolitti ; noi cominciamo a con vincerci, che i'on. Giolitti non abbia altro propo:-iito,fuori d, quello di rendere ·popolare l'on. Nasi e di accostll.re a lui anche coloro, che pur vorrebbero tenersene lontani.

58 RIVISTA POPOLARE Ciò che il govel'.no fa in favore dei latifondisti , in favore dell'on. Saporito, contro l'ou. Pipitone non può che riuscire allo scopo s11accennato. Questo tratto, tra i tanti, potrebbe bastare a dar ragione del nostro disgusto. L'on. Saporito ha portato a Oastelvetrano una manata di croci di cavaliere. Poco male: questi gingilli non hanno valore. Ma il gnaio, l'indecenza, l'immoralità vergognosa della cosa sta in questo: tra i crocefissi alla vigilia delle elezioni ci sarebbe un certo Michelangelo Mannone, che fu condannato dal Tribnnale di Trapani - condanna confermata dalla Corte di appello di Messina - per... frode elettorale, commessa precisamente nel Collegio di Castel vetrano. Noi vorremmo sperare, che ci venisse una smentita. Di una smentita saremmo lietissimi. Ma se non ci venisse? Allora dovremmo essere certi , che a Castel vetrano si ripeteranno come si prevede, le frodi per le quali fu condannato l'ottimo signor Mannone. E questi che per un primo reato e per una prima condanna avrebbe guadagnato la croce di cavaliere, colla recidi va specifica guadagnerebbe quella di Commendatore ... Questa povera provincia di Trapani afflitta da d ne mali, il Nasismo e il Saporitismo, è quella stessa provincia per la quale nel 1895 il Generale Mirri, quasi dittatore in Sicilia, chiedeva al Procnratore Grnerale Venturini l'escarcerazione ... provvisoria di un tale di cui aveva bisogno nelle elezioni e eh' era in carcere sotto l'accusa di omicidio e di associazione a delinquere! Chi potrebbe negare che il governo italiano con tali metodi non educhi la Sicilia? E per la _sua vera educazione vorremmo che insorgessero nell' isola quanti hanno sensi di onestà e vigoria di carattere. Perciò noi biasimiamo anche quei nostri amici carissimi che non hanno saputo insorgere vigorosamente contro quei due mali ad un tempo. ♦ La durata della XX11· leglslatura.-Si crede e si afferma da molti che sia stata la più lunga. Ciò non è esatto. La più lunga legislatura fu l'VIII che durò quattro anni e sei mesi dal 18 fobbraio 1861 al 7 settembre 1865. Di legislature che abbiano durato quattro anni non ce ne sono che sei: la IV, V, VIII, XVI, XXI e XII. Le più brevi furono la I e la III, che durarono l'una due mesi - Febbraio e Marzo - e l'altra mono di cinque mesi - Luglio-Novembre 1849. Pel' brevità vengono, dopo, la I che durò un anno e la VII che durò 9 mesi - dalF Aprila al Dicembro 1860. ♦ Impreparazione cronica ... vergognosa e criminosa. - Gobbi Belcredi nelle sue corrispondenze da Messina al Messar,ge1·0 fustigò a sangue il bizantinismo e lo spagnolismo civile e u:ilitare che nei primi giorni che seguirono la catastrofe calabro-sicula fecero ignobile mostra di loro di fronte ai radaveri insepolti a migliaia ed ai sepolti vivi che avevano bisogno di aiuto immediato, amorevole, energico e non di cialtroni, con o senza gdloni, che disputavano sui posti che dovevano occupare a mensa e che le discordie fecero tacere allegramente bevendo qualche buon calice di Champagne - marca grand cremant o Veuve Cliquot - alla salute dei morti e dei moribondi .... Dopo 1111 mese dalla immane tragedia a Mes8ina la disorganizzazione è più Hpaventevole, più turpe, più bestiale di prima. La disorganizzazione è stata magistralmente descritta da Barzini nel Corriere della Sera ... Si aspetta un qualtliasi Roncagli, con o senza spn.lline, che scopra e denunzi sulle colonne dR) Popolo Romano che Barzini calunnia... perchè è anarchico... perchè nel "!.900 descrisse mirabilmente l'opera dei b1 1iganti che andarono a portare la civiltà... in Cina. •Nel numero precedente riportammo l'articoletto del Ferrna; in questo, - diamo alcuni hrani del magnifico e veramente patriottico di Cena nella Rivista delle riviste: su di essi richiamiamo tutta l' attenzione del lettore - tra le tante lettere che snlla qnistione ci pervengono, pubblichiamo quei,ta che ci viene da un mite uomo, che si affida ali' ironia e ai ricordi di venticinque anni orsono. Ecco ciò che ci scrive da Avellino: Voi avete richiamato Matteo Renato che staffilava i muletti fortunatamente i muletti non sono animali feroci ... ma il sole « costituYionale 1J li faceva << riprodurre >l .•• contro natura! Voi forse non stavate a Napoli 25 anni fa quando crollò Casllmicciola - ebbene domanJate a qualche napoletano come si organizzarono allora i soccorsi ufficiati - se riuscite a tro• vare qualche giornale . del tempo (il Piccolo, forse, del De Zerbi) vi farete le croci coi piedi; tanta era l'imprc:parazìone allora ed oggi - e sopratutto il dift:tto organico di un orientamento qualsiasi. E il disastro avvenne di estate (a fine luglio) - neppure in primavera, come des:derano al Ministero della ..... Marina. Ci fu una questione di competenza tru il prefetto di Nflpoli il Comand. della Divisione, il capi~ano dt I porto o Comanfo Marittimo - perchè quel tremuc,to birbone colpì un' iso!a e ci voleva il « concerto _n tra le autorità terrestri e le marine - e non ci volle poco a metterle di accordo. Torno a pregarvi di mandare un vostro reporter in Bibl"o teca a sfogliare un poco i Giornali del tempo. Poi venne Genala e la ... cal.:e - mancò (cred<J) la benedizione arei vescovile..... che ora à arricchi La la patr;a letteratura degli squarci retorici scarfogliani. Vi mando, in contrapp"sto, la copia letterale di una cartolina - senza il nome dell'incauto scrittore che à rischiato di· essere am-mana-to (come sarebbe capitato a voi, per guarirvi della manta del!' inopportuno) e la grazia sarebbe forse Arrivata tardi-ti (tragico pompierismo). Bovio esclamava: oh fa povera cosa che è fa stampa italiana - e rimpiangeva quella del 48 ( 1). Ho pure un altro pallido ricordo - quando traballo Casa micciola ua giornale riferi (a proposito della imprepariizione paesana) che in un paese (e mi pare soggetto ali' Austria od alla Turchia) c'è una legge per la quale (dato un disastro, inondazione, tremuoto) è già disposto chi deve comandare ed à poteri illimitati; leva in massa, reqmsizione di animali, sequestro di navi etc. Ma forse coià questi segni del!' ira divina capitano ...• in primavera! Era forse desiderabile un<1 invasione austriaca - forse i discendenti dei Dogi avrebbero lavata l'onta di Lissa nelle onde .!ella Laguna. I messinesi superstiti prenderanno a protettrice la Madonna di Lourdes o quella di Pompei - e la << Lettera » subirà un trasloco!! Par di sognare vedendo tanto bestiale cretineria all'alba del XX secolo; figurarsi il tramonto! Giacchè torniamo su questa non lieta quistione a dimostra zione della grottesca interpretazione delle allegre: tro,·ate del Po· polo Romano vogliamo narrare questo episodio. A Genova l' on. Masini parlando in teatro del disastro di Messina ricordò i marinai russi. Apriti cielo! Si levò un più allegro fotografo per ~ridare: i primi ad arrivare a Messina furuno i ma,·inai italiani! Li ho fotografati io ..... E dire che I' Ammiraglio Mirabello riconobbe che i primi ad arrivare furono i russi e che tutti i su ')i t!Sercizi ... storico· letterari si riducono a spiegare perchè gl' Italiani arrivarono dopo I ♦ Il Dazio sul grano, li rincaro del pane e li bilancio. Rincara, da pertutt,o il pane, perchè contre le previsioni di qnel nostro amico che aspettava il ribasso del prezzo del giorno nel mese di gennaio, è avvenuto un rialzo essendosi realizzate, iuvece, le nostre previsioni. L' uWmo bollett,ino del ministero di agricoltura.dava come prezz0 medio [;. 30 a 31; ma Ai sa che quelle medie sono false. Lo abbiamo dimostrato e ne3suno ci ha mai rispoHto. Intanto nel me9e di gennaio in confront0 rlello scorso LnO'}io a 31 Gennaio 909 si sono introìotte 270,874 ,., tonnellate in p, ù del periodo analogo precedente-Luglio 1907 e Gennaio 1908 - ; vale a dire eh e lo Stato ha incassato oltre 20 milioni in più sul preceiente anno; (1) Non pubblichiamo la cartolina, che scandalizzerebbe troppo gl'!pocrlti nazionalisti italiani.

RIVISTA POPOLARE 59 maggiore introito, che serve a compensare minori entrate di altre imposte. Il ministro della Finanze si fregherà le mani ; ma la economia nazionale ne soffre. Auguriamoci che non abbia a spendere per altro più doloroso titolo ciò che oggi incassa a titolo di dazio sul grano. ♦ L'arco-baleno nella politica Internazionale - Il viacrgio di Re Edoardo a Berlino; l'accordo t,, tra la Francia e la GPrmania sulla quistione marocchina; la proposta della R11ssia di venire in ajuto della Bulgaria nel page.meuto di un compenso alla Turchia per la proclamata indi penrienza e per le ferrovie annesse della Rumelia sono tre avvenimenti che sembrano dovere assic11r1ufela pR.ce in Europa nella prossima primavera. . Dei tre av,·enimen ti il più importante-e lo è moltoè il secondo, perchè un ravvicinamento tra le duA grandi nemiche, cbe allontana indefinitamente la ·revanche e prepara invece una entente, pa,reva il meno probabile e il meno prossimo. L'avvenimento è stato accolto con grande soddisfazione al di quà e al di là del Reno. Ma se si attendeva che in Germania venisse salutato con gioia, si sperava meno che avesse uguale accoglienza in Francia. Tutti si aspettavano che i socialisti e J aurès, che lo propugnarono e che anche cont,ribuirono tanto - specialmente il secondo - a preparn.rlo nella pubblica opinione ne fosse1:o soddisfatti pienamente; ma che la soddiHfazio11e,·euga divisa auche da Delcassè, la cui politica audace e intraprendente aveva condotto i due paesi cosi dapresso alla guerra, pochi se lo attendevRno. Ora il giudizio favorevole del:' ex miuistro degli esteri della Repubblica ha valore per lo appunto, co:ne indice delle condizioni della pubblica opinione. La visita dei Re d'Inghilterra alla Corte di Berlino come venne esplicitamente detto nei brindisi scambiatesi tra i due sovrani, è più che un avvenimento familiare e rimaue sempre come un tentativo di eliminare i malintesi e i sospetti tra le due grandi nazioni, ch'erano stati acuiti fortemente dal contegno pazzescamente imprudente dell' Impe:-ial Tartarin. Nessuno oserebbe affermare che i brindisi e gli abbracci dei sovrani vi siano riusciti completamente; e le accoglienze abbastanza fredde dei cittadini di Berlino e i commenti poco entusiastici e pieni di riserve della stampa inglese e tedesca consiglia.no a non accogliere l'avvenimento con soverchia confidenza. Ma la diminuzione di tensione tra le due Corti e tra i due Governi é tanto di guadaguato In questi casi anche il rinvio di certe discussioni e di certe eventualità è eccellente, pbrchè !ascia tempo al tempo di preparare µiù sicuri e più duraturi accomodamenti. Il non essere scoppiata la guerra tra la Francia e l'Inghilterra immediatamente dopo Fashoda rese possibile successivamente l'attuale entente cordiale. L'orso e la balena pareva che di dovessero sbranare da un momento all'altro; eppure ora l'Inghilterra e la Russia vanno di pieno accordo ed è anche dimenticato il ricordo dell'alleanza della prima col Giapl,one, che riuscì tanto preziose. a quest'ultimo nella guerra di Manciu ria. Similmente la conferenza di Algesiras, che venne derisa come un impiastro su di una gamba di legno, valse a rimuovere le occasioni di un conflitto, che pareva imminente, tra la Germania e la Francia . e permise la preparazione dell'accordo attuale precisamente per quel Marocco, che era il µomo della discordia. Men tre seri viamo non è ancora certo che la proposta d' Isvolsky sarà accetta dalla Turchia, poichè i Giovani Turchi pare che vogliano sfruttare soverchiamente le ;[enerose iutenzioui della Ru::isia di vedere elirr.inata la ca11sa più µrobabile di g11erra nei Balkani ; ma al governo dello Czar l' Europa e tutti gli amici della pace devono gratitudine per la proposta concreta, rngionevole e generoea fatta per fare accomodare convenevolmente la Turchia e la Bulgaria. I maligni osservano che Isvolsky non agisce per generosità , per filantropia. Pochi - e meno di tutti noi - credono al disinteressato sa.crifizio della Russia, sopratutto perchè essa non nuota nell'abbondanza di milioni. Si sa che essa ha fatto la nota proposta sia per allontanare la probabilità di una guerra, cui non può essere bene preparata dopo la catastrofe di Manci uria; sia per riprendere _di un Mlpo l'influenza nei Balcani e tra gli Slavi. Perciò l'Au-1tria.-Ungheria non esita a manifestare il proprio dispetto. Ma in ogni modo, qnali che pOtiSOessere le intenzioni della Russia e d' Isvolsky, è innegabile che se la loro proposta verra accettata - com'è assai probabile - l'Europa avrà allontanato un grande pericolo. Solo dal lato dell'Isonzo e dall'altra sponda dell' Adriatico l'arcobaleno non spunta: l'Austria più che mai sembrtt decisa :-t p •rseguitare l' elemento italiano ed a rendere sempre più te«i i ra.!)porti , se non col governo, certo col pop0l11 ihiliano. Bisogna disperare? Oh! no. Per un intesa c'è sempre teiopo; e non è detto eh,. dabbano vivere eterna •ente l'Imperatore clericale e che debbano esercitare seru1-1re la stessa influenza i reazionari cristiano-sociali. A noi, intanto, basta rimanere vigilanti. ♦ Ostruzionismo carnevalesco austriaco.- La presentazione del progetto Bienerth µer diminuire le cause di conflitto in Bo~U1ia determinando la sfera nazionale dei Tedeschi e degli Czechi ba provocato una esplosione ostruzionistica, che ha fatto dimenticare qnella precedente più vergognosa. 270 oratori si sono iscritti; è questo sarebbe stato ostruzionismo serio e civile. Ma i deputati non se ne sono coLtentati ed hanno ricorso alle trombe, a.i fischi, a.gli urli, ai rumori più inverosimili, al pugilato per mettere nella testa degli avversari dei berretti cartacei da pagliaccio. Si è fatta sinanco una colletta ironica pei suonatori e manate di kreuzér dai cristiani socia.li sono state lanciate contro gli Czechi; che hanno reagito contro ingiurie sanguinose con cazzotti poderosi ... In ultimo le cose si son) tranquillamente accomodate rinviando la seduta nella quale un discorso del MaSf\r_ykdeterminò il putiferio. Q,ueste manifestazioni sono un indice della violenza delle passioni nazionalistiche che si agitano nell' Impero auatriaco. Il governo sconfitto a Vienna. si è vendicato sopprimendo la ufficialità della lingua italiana in Dalmazia! di quella lingua, che iniziò alla civiltà gli Slavi della Croazia! Ecco altro segno di amicizia austriaca, che servirà a. .. confortare l'on. Tittoni. + L'Istruzione pubblica nel Giappone: spese e risultati. - Una corrispondenza di T. 011rakami all' Economiste fancais ( 6 febbraio ) ci apprende notizie interessanti sul bihrncio del Gia.ppone. L'impero del Sole levante si era messo allegramente sulla via delle spese, come uno stato europeo; ma a,..;- cortosi che il sistema dei debiti per riuscire al pareggio era disastroso si è dato sul serio alle economie e nel bilancio pel 1909 ha impostate 38,402,291 yens in meno cioè circa 100 milioni, che sopra un bilancio totale di un miliardo e 400 milioni rappresentano oltre il 7 °/ 0 • • , • Tenendo conto delle grande povertà· del Giapµoae il bilancio del 1909 ridotto a 1,300 milioni è sempre forte, quantunque sia quello di un popolo di 50 milioni di abitanti circa. Il bilancio è forte perchè le spese della gllerra e del la marina assorbono circa 400 milioni di lire nostre; delle quali 180, tra ordinarie e

60 RIVISTA POPOLARE straordinarie, per la marina. Il pericolo di una guerra cogli Stati Uniti consiglia tali spese. Le spese dello Stato per la istruzione sono poca cosa: 7 milioni e mezzo di yens cirea. Però i corpi locali spendono generosamente. Nel 1908 per la scuola primaria i Dipartime11ti hanno speso oltre 65 milioni di yens cioè oltre 160 milioni di lire italiane (1) Ou • rakami aggiunge con soddisfazione cLe lo sviluppo dell'istruzione pubblica negli ultimi tempi è stato rapidissimo nel Giappone e mette il fenom~no in rapporto coll'aumento della spesa. Quando potremo dire altrettanto in Italia? (I) Ouroksmi assegna tale spesa alle scuole intermedie tra la primaria e la secondaria; ma noi supponendo qualche errore di siampa o di traduzione l'abbiamo attribuita a tutta l'istruzione primaria. + Il Centenario di Proudhon. Gennaio 1909. E' passat,o quasi inosservato nel mondo socialista ita liano ed anche straniero; ed è stata vera ingratitudine, non del proletariato, ma dei suoi meneurs che subiscono la moda 1uarxista e ad essa tntto ;acrificano. In Italia lo hanno ricordato e per le sue oricrini umili, per la sua vita tutta dedicata alla car1sa d~lle classi lavoratrici, per le sue dottrine, soltanto due sindacalisti. A. Labriola nel Pungolo ed Enrico Leone nel Divenire sociale. Ed hanno fatto bene. Il Leo.Je poi giustamente ha protestato contro una indecente commemorazione che ne ha fatto Kautsky nella Neue Zeit. Karl Kautsky, che è il custodo delle dottrine marxiste ha conservato anche i rancori del maestro. E si sa che Marx scrisse tutto un libro - La miseria della filosofia - contro Proudhon. Marx non solo professa va una grande antipatia contro Proudhon, ma contro tutti i suoi procursori francesi - Saint Simon Fourier ec. Si direbbe che il fondatore dell' Intei·na~ionale fosse animato dal pregiudizio volgarissimo a balordo della razza. NOI C'è una piattaforn1aelettorale? Finalmente venne pubblicato il decreto di scioglimento di una Camera, di cui si facevano i funerali da parecchio tempo - da un anno circa -e indette le elezioni a breve scadenza: ad un mese di distan,.,a dal decreto che cacciò nel numerc- dei più la XXII legislatura. Quale sarà la piattaforma dei vari partiti nella imminente lotta elettonile? Si dovrebbe cominciare dal conoscere quella del Ministero al potere, che dovrebbe rappresentare un partito, in un vero regime parlamentare, quale dovrebbe essere il nostro, e non in un regime semplicemente costituzionale, qual' é il P ussiano. Ma chi sa dire quale partito rappresenta il Ministero Giolitti? Ci sono liberali - e il più liberale non esitiamo a riconoscere eh' è il Presidente del Consiglio-; ci sono conservatori; ci sono clericali ci sono sopratutto gli a-politici, peste del par.amentarismo, m ... che fedelmente rispecchiano -- doverosa la consi-atazione - la grande maggioranza dei deputati della defunta legislatura. Data, adunque, la composizione del Ministero e pure le difficoltà della situazione in cui si trovò in questi ultimi giorni non era facile formulare un programma, come alla vigilia di ogni elezione generale viene formulato in Inghilterra. Infatti nella Relazione al Re, che precede il decreto di scioglimento e che dal massimo ufficioso, La Tribuna, è stata presentata come il programma ufficiale del Ministero, il programma non c'è. Lo riconoscono tutti: dai clericali ai socialisti, dagli amici agli avversari dell'on. Giolitti e del suo Ministero. C'è solamente la enumerazione di ciò che ha fatto la passata Legislatura e non la esposizione di ciò che dovrebbe fare la futura. E che il programma non ci dovesse essere c'è voluta tutta la follia ufficiosa di un giovane scrittore della Tribuna per affermarlo! • Nella relazione si tace non solo dei criteri larghi - e talora troppo larghi; e perciò vaghi e indeterminati - che il governo intenderebbe seguire in un avvenire più o meno remoto; ma si tace anche sui problemi attuali, urgenti, sui quali inevitabilmente sarà chiamato a discutere il Parlamento. Silenzio sulla scuola elementare e superiore; silenzio sulla politica estera ; silenzio sulle spese militari; silenzio sulla riforma tributaria ... Non ci è che un vago accenno ai provvedimenti, che saranno indicati dalla Inchiesta sulle condizioni dei contadini del Mezzogiorno e della Sicilia; e tale accenno probabilmente vi fu ficcato, perchè i provvedimenti essendo subordinati alle risultanze della inchiesta, esso necessariamente doveva essere indeterminato. Si capisce che il silenzio sui problemi più urgenti sia riuscito assai comodo a chi lo serbava. Di politica estera, serbando Tittoni al relativo dicastero, non era facile parlare senza dire menzogne o corbellerie che avrebbero fatto ridere: di spese militari, che potranno aggravare le imposte sui miseri contribuenti, non era prudente intrattenersi, perchè si sarebbe fatto il giuoco degli avversari del governo, creando un formidabile malcontento tra i primi - lo riconobbe Il Corriere della Se,-a -; di riforma tributaria. che un tempo fu il tema p rediletto dell' on. Giolitti, si tacque per decenza - di che bisogna essere grati ai ministero percbè sarebbe sembrata una indegna canzonatura prometterla ora che sono scese in campo le vacche magre mentre non la si è tentata negli anni in cui i con - siderevoli avanzi del bilancio la rendevano relativamente facile ... Tutti questi silenzi sono stati voluti dall'on. Giolitti. La T,·ibuna ci tenne a far sapere eh' era sua fattura la Relazione, ma chiunque l'avesse stilizzata, - e Saraceno malinconicamente ha osservato, ch'essa é letterariamente scadente - è certo che il contenuto ce l'avrebbe messo il Presidente del Consiglio. Suo é il ministero, nel senso più rigido della parola, perchè poco o nulla contano gli altri ministri; nè sinora si sa che siano avvenute mai divergenze, composte in vista del conseguimento di qualche fine superiore; né si sa di resistenze a questa o a quell'altra misura. Il ministero è compatto ed omogeneo, come mai ce ne fu uno pel passato per la semplicissima ragione che in esso non e' è che u11a sola mente, una sola volontà: quella dell'on. Giolitti. D'onde la chiarezza, la coord ì nanzione, la mancanza assoluta di tracce di accomodamenti e di divergenze tra i diversi" contributi che ciascun ministro doveva portare nel programma; d'onc.le quello spirito pratico, che nel documento aleggia e che si rivela sopratutto nella enumerazione dei progressi economici compiuti dalla nazione e che nessuno - nemmeno La Tribuna• - oserebbe attribuire a merito del ministero. ♦ La mancanza di un programma nel ministero influisce necessariamente sui partiti di opposizione costituzionale .... se ce ne sono. .

RIVISTA POPOLARE 61 Precisamente perchè si è di oppos1z10ne, contro le idee e i propositi del ministero di ordinario moM dellano le proprie idee e i propri propositi gli avversari. Tale mancanza rende più difficile il compito della opposizione di Sua Maestà. Più difficile; ma più doveroso ed nnche più conveniente ai propri Interessi. Un partito forte, sano, organico di opposizione e di governo nello stesso tempo, esponendo .il proprio progr,1mma positivo in contrapposto a quello negativo del ministero, cui vorrebbe sostituirsi non potrebbe, che guadagnarvi nel corpo elettorale. Ma c'è una opposizione costituzionale in Italia? No; ci sono soltanto semplici individui, che non si trova no al governo. Non c'era quanào era vivo Dì Rudinì; non c'è ora che è rimasto solo Sonnino. Ad ogni modo Sonnino, Martini, Pantano, Sacchi àovrebbero par lare; dovrebbero fare conoscere al paese ciò che il ministero non ci fa sapere: ciò che farebbero se pervenissero al governo. Forse parleranno, ma l'organo di Sonnino, che ci avrebbe potuto lasciar intravedere quale potrebbe essere il programma della opposizione costituziop_ale, sinora ha taciuto e si è limitato alla critica facilissima del ... , . silenzio altrui. Egli è che sui temi più scabrosi di attualità alla opposizione riesce altrettanto tormentoso sbottonarsi quanto al ministero, poichè in tema di politica estera, di riforma tributaria, di spese mi litari ecc. gli oppositori probabilmente farebbero ciò che fa il governo: poco o male. Nè si dica che lo scioglimento della Camera è avvenuto da pochi givrni e perciò il s•lenzio della opposizione è spiegabile. No, l'avvenimento, era, per così dire scontato da un pezzo ed eravamo in piena campagna elettorale prima che venisse il decreto che indice le elezìoni pel 7-14 marzo. Il silenzio della opposizione costituzionale quindi è tanto deplorevole, quanto quello del Ministero ♦ La necessità df affermarsi su di un programma l'hanno riconosciuto i radicali, o meglio i radicali del Veneto, che fanno capo all'on. Alessio. Esponiamo i capisaldi di quel programma per sottoporli a rapida critica: 1° Rinnovamento dell'azione parlamentare e di tutto il funzionamento del potere legislativo, riducendolo alle sue origini nel principio fondamentale della sovranità popolare ; . 2° Riordinamento delle funzioni amministrative dei controlli e applicazione dei decentramenti; 3° Difesa della organizzazione operaia dei funzionari; azione rinnovatrice nella politica ecclesiastica nel senso nettamente laico; 4° Azione meno remissiva nella politica estera; 5° Riduzione della ferma nell'ordinamento militare· ' 6° Riordinamenti degli organismi di cultura; 7° Azione interna di legislazione sociale nei riguardi delle abitazioni, sia di quella della soppressione o riduzione del latifondo improduttivo, sia sul regolamento probivirale e arbitramentale sui conflitti del lavoro, sia nella legislazione sugli infortuni e sulla malattia, sia sulle casse di maternità, sia infine negli istituti assicuratori di Stato. Tutto il programma ha forma alquanto involuta. la meno adatta per essere compresa dalle masse elettorali. Tale qual'è, e nella speranza che il Nitri, il Fera il Sacchi ci facciano conoscere qualche cosa di più preciso esaminiamo i propositi dei radicali veneti, che hanno avuto il merito di essere stati i primi a parlare; e di ciò va loro data lode. Consentiamo pienamente sul primo e sul secondo punto. Non vediamo la necessità di proporsi la difesa della ot·ganizzazione operaia e dei funzionari, che aessuno minaccia, ma sia,no di accordo sul secondo comma del te· zo punto, quantunque non si comprenda come la quistione della laicità nella politica ecclesiastica possa essere messa accanto alla difesa della organizzazione degii operai e dei fun;.. zionari. Il resto è vago, quasi incomprensibile. Nè possiamo ammirare il settimo, d1 cui non si sono reso esatto conto i radicali veneti. Che il latitando sia improduttivo è una esagerazione ridicol~; che sia utile e conveniente snezzarlo, non c'è dubbio. Ma a fare ciò ed a provvedere -11le abitazioni, alle casse di maternità, alle assicurazione di Stato se con questa frase si allude alle assicurazioni contro le malattie, la vecchiaia e gl' infortuni - occorrono quei miliardi, che l'Italia non ha. Il settimo articolo, perciò, rimane come trappola elettorale o meglio come certi capitoli del bilancio dello Stato: per memoria. Ma dove dissentiamo profondamente dai radicali Veneti, è sulla desiderata azione meno remissiva nella politica estera, tanto più che non c'è il complemento necessario di una ta'le politica: l'incremento neìle spese militari. La semplice riduzione della ferma nè provvede alla difesa pura e semplice dello Stato e molto meno rende possibile una politica più intraprendente, che noi detestiamo per principio e che condanniamo in nome dei risultati sinora ottenuti dalla maggiore attività nella politica estera iriiziata da Prinetti. Per fare tale politica estera più attiva occorre aumentare le spese militari. Questo bisogna dire agli elettori; il silenzio può essere interpretrato come una slealtà. ♦ Mentre scnviamo non conosciamo ancora quale sarà la piattaforma dei socialisti. Conosciamo invece lo chassez croisez avvenuto tra Ferri e Turati. Ferri che ha lasciato il rivoluzionarismo verbale di una volta, nella Provincia di Mantova ha propugnato la tattica popolarista, l'alleanza coi partiti affini. Con sorpresa generale Turati, che in nome del riformismo bene inteso aveva per lo passato propugnato la tattica caldeggiata oggi dall'ex direttore dell'Avanti I ha sentito il bisogno nella Critica Sociale di contraddire le antiche predilezioni per l' alleanza coi partiti, pel blocco, e consiglia di scendere nella lotta elettorale con un programma proprio, con una fisonomia schiettamente socialista. Quale la fisonomia ? Quale il programma? Sibbene non in forma chiara ed esplicita egli esclude che la lotta elettorale possa imperniarsi sul program~a massimo; dunque sul minimo. Ma il programma minimo, eh' è la quintessenza e la giustificazione del riformismo, implica per la sua realizzazione l'alleanza coi partiti affini, che in gran parte lo accettano. Giuseppe Mazzini potrebbe anche considerarsi come il padre naturale di detto programma. Dunque? Turati ha commesso un errore. Avrebbe dovuto lodare Ferri per la sua resipiscenza e abbr~cciarlo come un figliuol prodigo; e invece lo resprnge. Crudele! Più giusto e più equilibrato Biss0lati. Per parte nostra aggiungiamo che l'alleanza tra i partiti affini s'impone non solo per le ragioni generiche della realizzazione del programma minimo socialista: ma anche e più pel risorgere del pericolo clericale, ch'è pericolo vero e grave. E proprio strano che mentre Il Corriere de/La Sera, (N. 12 Febbraio) contro gl' interessi del momento dei

62 RIVISTA POP O LARE propri am1c1, dà un vivo grido di allarme sulla minacciosa invadenza clericale, debba ai nemici d'ltalla venire l'aiuto dai socialisti. ♦ Noi non abbiamo autorità e dovere di esporre il programma del partito repubblicano. A par~e la pregiudiziale nostra- nel modo in cui la intendiamo e la difendiamo dai primo numero di questa rivista, eh' è il modo in cui la intende quasi tutto il partito: eccetuati i pochi mazziniani intransigenti, tra i quali stanno amici nostri carissimi Mormina Penna, Albani, Plini-a parte, ripetiamo la nostra pregiudiziale, i repubblicani possono andare di accordo coi socialisti e con molti radicali nella legislazione sociale, nella politica religiosa ed anche nella politica tributaria. Dissensi ci sono nella polìtica estera tra quelli, che la vogliono più audace - leggi: antiallstriaca e irredentista - senza volere i mezzi, le spese militari, per praticarla; e gli altri, più logici che vogliono l'una e le altre. E i nostri lettori sanno, che dissentiamo dagli uni e dagli altri. Il partito repubblicano, che avrebbe potuto fare a meno di un programma o che avrebbe potuto e dovuto limitarsi ad una requisitoria, ha voluto per mezzo del suo Oomitalo centrale l' uno e l'altra. I lettori della Rivista probabilmente avranno letto il programma repubblicano ·sulla Ragione e noi, colla solita indipendenza di giudizio, dobbiamo constatare, che non sempre la requisitoria è giusta, nè in tutto il programma è realizzabile ed accettabile ( 1). Certamente c' è dei vero nel fallimento proclamato alto dei discorsi della Corona e delle istituzioni monarchiche; e bene ha fatto il Comitato centrale a rilevare che tutte le amministrazioni dello Stato furono investite dalle più scandalose accuse; che venne meno la funzione educativa nel mezzogiorno; che un grande e peggiore fallimento furono e la politica estera dinastica e o-li amorazzi col Vaticano. Ma il manifesto esagera maledettamente affermando « che la spada d1 Damocle ddle punizioni « e d lla fame è sospesa "L: capo di ogni organiz- « zuto dipendente dallo Staro>>, s'illude giudicando cc che le bonHìche e la cololl 1uazione interna siano « i soli efficaci rimedi alla disoccupazione ed alle « miseria di tante regioni >>- più torte che mai è la disoccupazione proprio nel!e regioni emiliane che hanno visto trionfare le bonifiche! - e crede di trovarsi in uno dei paesi delle novelle di nessun luogo di William Morris, auspicando ad una riforma tributaria in base alla imposta unica prog,·essiva-illusione che non ha nemmeno l'impronta di una novità di marca repubblicana, perchè è ricalcata sul programma dei finanzieri della crispina Riforma del 1867. ♦ Per noi c'è un altro programma ..... massimo da contrapporsi a quelli minimi, medi, positivi e negativi, che in questo momento si scaraventano sul capo degli elettori. Eccolo: è breve , è semplice e sopratutto non pretende di essere nuovo. Ecco qua: noi vorremmo nell'ora attuale, come una suprema necessità rinnovatrice, della quale ben altre trasformazioni benefiche scaturirebbero, che elettori e candidati s'inspirassero una buona volta alla sincerità politica. (1) Una frase infelice di questo programma colla quale si designava il mezzogiorno come una palla di piombo attaccata al piede dell' Italia, e ne oatacolava l'evoluzione economica, provocò una giusta protesta di Rodolfo Rispoli. Ma che si trattasse di erronea dicitura chiunque conosce gli scrittori del giornale repllbblicano lo indovinava anche senza le spiegazioni di Meoni e di Serpieri. Noi vorremmo che i Nasiani di Sicilia cessassero di essere Giolittiani a Montecitorio; che certi socialisti e repubblicani di valore, .::he credono di potere rendere dei servizi al paese ed alla democrazia anche sotto la monarchia, si decidessero al salto del fosso mentre hanno ancora le energie fattive e non nell'ora della decrepitezza quando si arriva al potere inacetiti dalla lunga attesa; che i clericali avessero il coraggio di affermarsi tali; che liberali e conservatori prendessero il posto rispettivo e cessassero di mostrarsi uomini di car·attere in quanto si mostrarono sempre ligi al ministero del tempo. Questo ci sembrerebbe un grande programma; ma dovrebbero essere gli elettori aJ imporlo ai candidati, negando il voto a tutti coloro che si presentano in maschera, come nel più laido carnevale. Strapperanno gli elettori tali maschere ? Ahimè I Temiamo che il nostro sia un pio desiderio che non comincerà a realizzarsi àll'alba della XXIII legislatura. Ma sino a tanto che ciò non avverrà temiamo forte che nulla di buono e di saldo potrà edificarsi sulle basi infìde della menzogna della viltà, della mancanza di carattere. La Rivista In tetn& d'elezione (i) Poiché molti ne parlano come d' un avvenimento prossimo ed imminente, ed attingendo a fonti che dicono infallibili pretendono asseguarne anche la data, parlerò io pure di questi pros8imi comizii politici, trattando di essi g nell' aspetto di cui nessuno ha ancora mostrato di preoccuparsi, per quanto 8ia, incontestabilmente il più importante Di qui a poco, duuque, questa vecchia Camera nostra sarà mandata a spasso, qualche mese avanti l'epoca della sua morte naturale; delJa breve anticipazione nessuno si dorrà, se ne togli quelli fra' cinquecentoot,to moribondi, che tetuono di dover morire da vero o non hanno che una assai scarsa speranza di resurrezione. All'in fuori di questi moribondi veri, nessuno si dorrà che si sciolga finalmente un'assemblea, la quale, per più di quatt,r'anni, ha offerto lo spettacolo misero ed nmiliante, fatte preziose ma pur troppo scarse eccezioni, di un' accademia di retori di8seminata per mezzo una folla di urlanti ed ostinati claqueurs, che dopo averci intronato le orecchie con ampi ed abili discorsi, con pistolotti stomachevolmente quarantotteschi ha sempre chiuso le questioni più gravi e più ardenti della vita nazionale eon una votazione che non fu mai d'aecordo coli' opinione della maggioranza del paese o colle correo ti vi ve di esso; talchè mi sentirei tentato di dar ragione al pessimismo di Vincenzo Morello, se alla soppressione del Parlamento si potesse altriruenti rimediare che con un disastroso salto in dietro. In fatti, mai forse, come in questa lagislatura, era avvenuta che pochi soltanto nell' assemblea avessero il coraggio di dire schiettamente il loro pensiero, indi penden ternen te da quah-iiasi preoccupazione elettorale (1) Questo articolo ci pervenne prima che fosse pubblicato il decreto di scioglimento della Camera. N. d. R.

RIVISTA mai, cvsi frequentemente, la votazione a scheda segreta aveva dato un risultato cosi fortemente in contrasto non pure colla pubblica opinione, ma, ciò che è più disgustoso, colla discussioue svoltasi nell'aula stessa del Parlamento per bocca dei rappresentanti più autorevoli dei vari settori di esso; mai, (1) era avvenuto che la Camera approvasse il passaggio alla discussione degli articoli d' un disegno di legge, e lo seppellisse ignowiniosamente sotto un diluvio di palle nere nel silenzio cieco di3ll'urna. Chi, duoque, potrebbe dolersi di vedere sciolta finalmente un'assemblea, che chiude la sna ingloriosa esistenza fra la soddisfazione del paese, ristucco ornai d'uno t1pettacolo che non aveva neanche la virtù di suscitare qnel moto di curiosità che sogliono desta.re le prime rappresentazioni delle più volgari commedie? Nè dobbiamo la speranza che dai prossimi comizii sia per uscire una Camera migliore, o almeno men vile, di quella che si ripresenterà di qui a poco al giudizio degli elettori. • Se l'Italia fosse un paese politicamente educato, domanderebbe < ra conto ai suoi rappresentanti dell'u~;o che han fatto del mandato loro affidato; ma noi siamo disgraziatamente assai lontani ormai ed ai;sai di versi da quegli antichis!:iimi Romani, innanzi _ai quali i magistrati, uscendo di carica, dovevano presentare il bilancio dell'opera loro; uoi siamo già troppo sentimentali e troppo retori, e ci sgoliamo a gridare più clte il bisogno e la convenienza non comportino, ogni volta crediamo di aver sorpreso i nostri rappresentanti a mal fare, e, dopo q ualclie giorno,... la vita ripiglia il suo andare regolare, e del passato, anche recentissimo nessuno più si ricorda. E sia pure obliato il passato, su cui come una valanga spàventevole si è. abbattuta la immensa sciagtira nazionale, e restino pure in oblio, dietro lo slancio magnifico di pietà e di generosità che da ogni angolo della terra venne a confortarci di nostra immensa sciagura, tutte le dubbiezze tutti gli ondeggiamenti e tutte le funeste viltà del passato. Ma se almeuo da oggi l'Italia volesse cominciare ad essere un paese politicamente educato, dovrebbe domandare concorde ai mo!tissimi che vanno già sol1eci tando il suffragio degli eìettori, che pensi ogni candidato dei più vitali problemi e delle più gravi questioni che tormentano , o dovrebbero tormentare, lo spirito nostro. E non parlo già di quelli ehe all'assenza di un qualunque pensiero politico, alla vacuità desolante della loro conscienza rimediano con gli strumeuti sempre vecchi e sempre nuovi della corruzione; canaglia e zavorra insieme che, sfruttando la miseria materiale degli elettori, rion arrossisce di mostrare la miseria morale propria, ed arriva a Montecitorio traverso ai biglietti di banca, senza preparazione e senza idealità, con solo il passivo intendimento di ingrossare il ventre amorfo dell'assemblea, pronta a volgersi da sinistra (1) Qualche precedente, ma rarissimo, c'è. Una legge per Roma ebbe la stt.:ssa sorti! della legge universitaria. N. d. R. POPOLARE a destra e viceversa, secondo che indichi la~bacchetta del direttore. A costoro nulla si può domandare, perchè nulla potrebbero rispondere; essi intendono la vita pubblica oggi come ieri, e l'intenderanno domani come oggi l'intendono. I corruttori, però, non sono ancora, per fortuna d'Italia, maggioranza, e sarebbero già scomparsi interamente se i detriti amorali da cui essi sbucano potessero ad un tempo essere semenzai di alti diritti e forti caratteri. Ma lasciamo che i corruttori si rivotolino nel loro fango, e passiamo a considerare ciò che gli elettori d'Italia dovrebbero chiaramente domandare a1 loro candidati che non siano canaglie dora te. + Fra' problemi còe gli elettori d' Italia dovrebbero porre ai loro candidati, 6 sui quali i candidati dovrebbero dire netta men te i I loro pensiero, il più grave per oggi, e per domani il più gravido di ingrate e dolorose sorprese, è senza dubbio quello della politica inte1 nazionale. Per ragioni storic\he indistruttibili e pm per una qualità pecuharè alla nostra natura, noi siam venuti facendo una deplorevole politica estera a base di sentimento. in grazia della quale ci facciamo guardare in cagnesco dai nostri alleati, ci siam presa più d'una voitl-t qualche buona legnata non sempre metaforica; nè siamo d'altra µarte riusciti a farci amici i Francesi, verso i quali ci sentiamo portati, oltre che dai remoti vincoli di consanguineità, anche e più da una tal quale comunanza di idealità e di pensiero. Ne è conseguito un odioso stato di cose, di cui noi portiamo tutta la peua, un livore sordo che non si tenta più di dissimulate nè anche il giorno della svetura. tremenda, in cui l'elemosina del soccorso ci si avvelena ingenerosa.mente colla volgarità ed atrocità dell'ingiuria. In questa .condizione che non può durare più oltre e va risoluta con prudenza sì, ma anche con risolutezza, domandando l'opinione ai suoi candidati, il popolo d'Italia deve dire chiaro ed aperto se voglia restare ancora nella vecchia triplice nella condizione, beniute!:io, di alleato, se non di amico, purchè non sia più di vassallo, o piegare verso i fratelli latini e dare alla politica estera un orientamento nuovo e più conforme alle sue naturali inclinazioni. E qualunque sia per essere la via su cui si metterà la politica interuazionale, questo soprntutto dovrebbe fare intendere il popolo d'Italia: che egli non vuole, non vuole fermamente, che un passo falso turbi la pace del paese, che un'imprudenza imperdonabile ci gitti sciagurata.men te !Il una guena rovinosa. In ogni caso, questo è certo: che la difesa nazionale è ancora quasi tutta da fare, perciò noi dovremmo fare intendere ai nostri candidati che siam disposti a dimentica1e gli errori passati, a perdonare le colpe passate, a fare nuovi e più gravi sacrifici, purchè il frutto dei nostri sudori non sia dissipato da mestieranti inetti o ingoiato da insaziabili speculatori, ma valga ad assicurarci quel tanto di difesa, che ci faccia

64 RIVISTA POPOLARE al meno rispettare , se &ma.ti IJ.ODpossiamo essere neanche dai nostri stessi alleati. ♦ Nè finiscono qui i nostri ma1i, sui quali dovrebbero 1 candidati dirci il loro pensiero. Noi siamo ancora segnati di due marchi infamanti che stanno l'uno riRpetto a l'altro nel rapporto di causa ad ·effetto: noi abbiamo ancora il tristo primato nell'analfabetismo e nella delinquenza, e no~ abbiam saputo trovare contro questi due mali terribili che l'inefficace legge sul coltello ed il pannicello caldo dell'obbligo della istruzione elementare, il quale obbligo come si risolva un' amare irrisione non c' è chi non sappia e non confessi. E però hOi dovremmo domandare ai nostri candidati che pensano della invano sospirata avocazione allo Stato della scuola elementare, che concederebbe ai Comuni un non lieve respiro, e permetterebbe che una parte conspicua della spesa attuale si impiegasse ad integrare l'opera del Governo nella lotta contro queste due piaghe, che ci fanuo arrossire di fronte alle nazioni civili del mondo. Ed in tema di scuole, q 11ante altre cose dovremmo domandare! Dovremmo domandare che pensano i futuri deputati sulla vessata quaestio del!' insegnamento elementare, che libererebbe la scuola dalle influenze mutevoli delle mutevolissime amministrazioni comunali, e ne farebbe un luogo sacro in cui si intendesse, ed attendesse, da vero, alla preparazione di uomini forti e buoni, senza preoccupazioni· di chiese o di sette. Dovremmo domandare che pensa.no i futuri deputati della tanto agitata riforma della scuola media; di questa povera scuola media di cui nessuno è contento e sulle cui piaghb nessuno ha saputo o voluto por mano deliberata e risoluta. Dovremmo domandare ai futuri deputati che pAnsano della reietta legge sugli stipendi_i dei professori universitari, che non è soltanto una meschina questione di stomaco, ma di giustizia e di dignità. Domanda.re se è giusto che i professori universitari, fra' quali passeggia è vero qualche farabutto, ma sono pure le il!ustruzioni delle lettere e delle scienze, a cui in cambio del lm!tro e del decoro che le assicurano fra gli stranieri, l'Italia non assicura una tollerabile condizione di vita, mentre largheggia con magistrati che si prostituiscono al migliore e maggiore offerente, e cou generali che non potrebbero nè saprebbero salvarla nel giorno del pericolo. ♦ E nel campo giudiziario, quante cose dovremmo domanda.re! Poiché ci è spesso avvenuto di lagnarci degli attuali congegni ed in::!tituti giuridici, che permettono lungt1.ggini deplorevoli e non assicurano a chi la merita la vìttoria, fl ci regalano il caso Olivo, il caso Cifariello, il caso de Bisogni, dovremmo domandare ai nostri candidati se non sia meglio per tutti il trovare un congeguo più rapido e più serio di giudizio, che assecuri la ragione a chi spetta, ed eviti - ciò che tante volte si è deplorato -- che il giudicabile, prima di comparire innanzi ai suoi giudici naturali, sia stato già ass0luto dal popolino, in cui è sempre facile turbare il debole e vacillante senso della giustizia. Anche dovremmo domandare se non sia il caso, anche a loro giudizio, di sopprimere una buono volta - se correggerlo non è possibile - questo scandaloso instituto di giudici popolari, famigerati ormai per una non breve serie di sentenze, contro le quali si rivolta il più elementare senso dì umanità, che gra.:va in fondo ad ogni anima non depravata. Dovremmo domandare ai nostri candidati che pensano di quella famosa legge sul divorzio, dimenticata ormai da tutti, da quando una colpevole ed ingiustificata debolezza verso il Vaticano, la seppelliva ingloriosamente, striugendoci in. una umiliante eccezione coJla povera Spagna dei gesuiti. Noi delle isole, poi, e del mezzogiorno d'Italia, che siamo ancora costretti a ripetere con Plinio l' amara e famosa esclamazione « Latif'undia lta liam perdidere I " , noi, persuasi come siamo che in questa sopravvivenza medievale vanno cercate le cause dei mali che più fortemente ci premono ed opprimono, noi dovremmo domandare ai nostri candidati se non sia il caso, anche a loro giudizio, di riprendere un vecchio disegno di Francesco Crispi, e modificarlo e correggerlo, e tentar l'unica via per cui può venir la salvezza. a queste nostre povere regioni, finchè la socializzazioue della terra, non avrà cessato di essere, quello che è oggi, sogno magnifico di pochi tmgnatosi. ♦ Ecco le questioni più importanti sulle quali, a mio avviso, gli elettori d'Italia dovrebbero interrogare i propri candidati, per conformare alle loro risposte l'opera propria, se, almeno da oggi, l' Italia volesse cominciare ad essere un paese politicamente educato. Pur troppo, però, nella grande maggioranza, gli elettori nostri o vivono fuori ... di qualunqne politica, o si contenta.no d' una politica JJÌÙ modesta : quella della loro cricca e della loro misera conventicola. E, quanto ai candidati ... nella terra che pure vanta il Machiavelli, non saranno forse pochissimi l'}Uelliche di questioni cosi fatte non se ne son poste mai, e quelli altri che girano la chiave della cassa-forte, dopo aver segnate sulla lista elettorale del collegio, tutte le pecore che si lasciano comprare! ANTON[O MARTINO frarepubblicani esocialisti inRomagn l)a Ferri a Bissolati, dalla Vita all'Avanti, uomini e giornali delle varie frazio11i della democrazia del socialismo si mostrano in ma8siraa inclini e disposti all' unione, ai e bloçcbi > popolari e anticlericali da contrapporsi all'atteanza. clerico-moderata di cui è indice eloquente, fra i tanti, la permanenza di Tittoni nel Ministero per ... uso interno, come argutamente s'è detto. Pare si voglia rifuggire dalla vanità delle e affermazioni di partito>, inutili e ridicole riviste, a volte di quattro uomini e un caporale; e, se anche a primo lilCru.tiuiorepu bblica.ni wocialisti e radicali presenterau-

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