Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 2 - 31 gennaio 1909

RIVISTA POPOLARE 35 quali il Parlamento ha dato tutti i miliardi, che sono stati chiesti, essi, essi soli, risposero sempre che esercito e marina erano in eccellente condizione quando l'Estrema ne denunziava la disorganizzazione ed affermava, che esistevano soltanto sulla carta ! ♦ Abbiamo detto che l'avvenimento non colpisce soltanto Ti1 toni; ma tutto il ministero che, in fondo si riassume nell' on. Giolitti. Ciò non per quella solidarietà ordinaria che ci deve essere tra i membri di un gabinetto come sta~o normale; ma per la importanza, che le precedenti discussioni hanno assegnato alla quistione; per la solidarietà speciale, esplicita, tassativa invocata solennemente dall'onorevole Tittoni in dicembre s:orso e .:oncessa con non minore solennità dall' on. Giolitti, che lo pose sotto la sua tutela, come un pupillo prediletto. L'on. Giolitti potrebbe scindere la propria responsabilità da quella dell' on. Tittoni, comè Rouvier separò la propria da quella del ministro degli esteri della repubblica francese , se potesse, come potè il primo, fare intendere che il suo collega aveva fatta una politica personale, pericolosa µer lo Stato e quasi di nascosto del gabinetto. In questo caso Giolitti potrebbe cacciare Tittoni e rimanere al suo posto. Ma in Italia non c' è un pazzo che possa trovare analogia alcuna tra Giolitti e Tittoni da un lato, tra Rouvier e Delcassè dall' altro. ♦ Intanto la stampa ufficiosa, che si mostra così sdegnata contro d'Aerenthal e Tittoni vorrebbe tener separata la causa di quest'ultimo da quella dell'on. Giolitti, e la Camera dei deputati, se venisse convocata e se si occupasse della quistione si troverebbe certamente di accordo coi giornali ufficiosi. Essa che non ha brillato mai per coraggio nell'abbattere u~1ministero ne avrebbe molto meno adesso alla vigilia delle elezioni generali. La Camera mostrò del coraggio contro l'on. Sonnino per due motivi: 1° perchè si sapeva che il Re non gli aveva accordato la facoltà di scioglierla; 2° perchè era noto che Sonnino non sa fare le elezioni. Per esperienza, invece, si conosce che sa farle - e come!- !' on. Giolitti. Ed egli le farà di accordo coi clericali. Questo accordo prevalse nel 1904 per gli errori dei socialisti, prevarrà oggi per dato e fatto della politica estera e solo per salvare il Ministero. Le elezioni generali ci diranno _seil paese, è complice e divide la codardia della Camera attuale. La Rivista Facciamo vivissima preghiera agli abbonati ai quali è scaduto l'abbonamento, di volerlo fare colla massima sollecitudine. Il giudiziodella "Stampa,, di Torino sulla 11esponsabilita di Tittoni La catena degli errori, onde l'on. Tittoni ha avvinto sè e la sua povera politica estera, è arrivata al suo ultimo anello perchè era fatale ch'essa non dovesse subire alcuna soluzione di continuità, l'on. Tittoni doveva essere altresì ingannato nella ciuestione dell' Università italiana, che, secondo il suo dire istesso, aveva stretti rapporti con tu~to quanto il sistema della nostra alleanza. << Secondo le norme rigide del diritto interna,ionale - egli disse il 4 dicembre a. s. - é evidente che noi non possiamo intervenire formalmente in questioni intenie dell' Austria: ma è del pan· evidente che tra due Governi alleati ed amici dev' essere lecito, nell' interesse della loro allean:ra e fiella loro amiciria, richiamare reciprocamente in via confiden:r_ialf', l' atten:rione su tutti quei fatti che possono eccitare la simpatia, ovvero destare il r{. sentimento fra i loro popoli. E questo è un interesse supremo, perchè, sen:ra il consenso dei popoli, gli accordi dei Governi riescono inefficaci e sterilì, e non possono a lungo durare ». Abbiamo veduto ripetere quì la citazione di queste parole, già fatta nei fonogrammi da Rema, per fissare bene che, in esse ~ta la condanna di tutta la politica tittc 1iana; politica fatta di inettitudine e di ingenuità, e che ha la sua misera fine in una tardiva e incompleta visione della realtà delle cose. Pachè, ad accorgersi di questa fondamentale verità - che la p· litica dei Governi vuol essere suffragata dal consenso dei popoli, - !'on. Titttoni ci ha messo tutto il tempo impiegato dal!' Austria a giocar lo su due ques,ioni; [per noi, di vitale interesse: l' Adriatico, e il bnon diritto delle genti italiane, dentro e fuori del Rt:~no. E quando fu pres" al primo laccio, al nostro po<rero ministro mancò la prospettiva di ciò che si era compiuto ai danni d'Italia: e ci vollero, perchè se ne avvedesse, le ..1imostrazioni del popolo italiano e le fiere parole dell'on. Fortis; ed ora ch'è preso al secondo laccio, si dibatte come chi non sa da qual parte gli verrà la salvezza. Egli è arrivato ali' ultimo gradino dei suol errori. I quali - si badi bene - non consistono soltanto nell'essere egli stato ingannato - co3a, che, se non è gloriosa per un ministro degli esteri, non è disonorevole - quanto nel non avere avuto subito, e a tempo la visione dell' inganno di cui era rimasto vittima, e di non aver preparato i ripari. Ora, se in tutto ciò non ci fosst: di mezzo che la sola persona del ministro, noi ce ne dorremo mediocremente; ma pur troppo c'è di mezzo tutta la nostra politica estera, c'è di mezzo la dignità e il buon nome d' Italia. Non ci duole tanto che si dica che il barone Aerenthal ha giocato il signor Tittoni; ci duole si dica: - l'Austria, anche una volta ha giocato l'Italia. Ecco un· amara conclusione. Vedono dunque i lettori se e quanto noi avevamo ragione noi, che, fin dall' ottobre, ci levammo primi francamente, in mezzo ai titubanti, ai dubbiosi, a proclamare il grave pericolo aella politica tittoniana e la necessità di mutar rotea. La nustra tesi ebbe poi una eco potente alla Camera; ma si disse:, allora, che il mutare ministro poteva significare più .:he non fosse nelle nostre intenzioni. E il ministro - moralmente demolito - rimase al suo posto. E vi è rimasto abbastanza per poter raccogliere questo nuovo amaro frutto della politica ! Noi comprendiamo tutte le delicate contingenze della situazione. Ma dobbiamo tutta via pensare seriamente ai casi nostri perchè non possiamo _mica andare innanzi con un ministro completamente fallito. Chi la farà da oggi in poi la politica estera del Regno d'Italia?

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