Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 2 - 31 gennaio 1909

RIVISTA POPOLARh 51 viennese, e conosciuto ~ nel mondo artistico delle altre Metropoli. Nel 1902 il conte Valperga, d'accordo col Presidente del Consigiio dei Ministri Zanardelli fe:e ancora un tentativo per indurre la Corte ad un atti•·o intervento , raccomandando la istituzione di un orchestra regia per le rappresentazioni dei teatri romani. Più tardi sarebbe po i forse stato un teatro di Corte secondo il moJdlo tedesco. Ma la Corte r;mase fedele al suo antico punto di vista del 185 2. E allora San Martino comprese che soltanto colla formazioDe di una società capitalistica. di una gestione che abbracciasse i primi teatri d' o• pera d' Italia si sarebbe potuto raggiungere l'intento. E questo programma non si sarebbe potuto attuare senza ricorrere ali' estero. Dopo il risvegliarsi del gusto _nazionale ed il sorgere del dramma musicale il mercato tedesco era quasi cvmpletamente perduto, quantunque i suc.:essi ottenuti a Berlino ed a Vienna da artisti e direttori italiani dimostrassero che una parte del pubblico serbava simpatie per l'ancien régime musicale. Soltanto in Spagna , nel Port~gallo, nel Sud America , in Ru menia e in Russia l'opera italiana era signora del campo che divideva colla tedesca a Londra e a New Jork. Inoltre le diverse condizioni di paga e di contratto rendevano sempre più difficile sostenere la concorrenza di Londra, Rio Janeiro e Buenos Ayres. Il conte San Martino pensò di associare all'impresa la concorrenza transatlantica. Sorse in tal modo la Società teatrale italo-argentina sotto i cui auspicii l' opera italiana dovrà rinascere come una fenice dalle ceneri. Il programma della società è assai semplice essa prende in appalto i teatri Costanzi di Roma, Sa11 Carlo di Napoli, Pergola di Firenze, Scala di Milano, Fenice di Venezia, Regio di Torino, Petruzzelli di Palermo e Bari; 1,,in oltre assume l'esercizio del teatro Colon di Buenos Ayres ed i teatri minori dell'Argentina e .iel Brasile. I direttori d'orchestra e di scena, i solisti vengono assicurati con contratti a lunga scadenza ed alti stipendi e quantunque assegnati per ogni stagione ad un solo teatro formano tanto nei casi di supplenza come nelle distribuzioni delle novità e nella licenza un personale unico. Anche l'acquisizione dei lavori da prodursi vale per tutti i teari eserciti dalla Società e non come in precedenza per una città sola. Coro, Orchestra e Ballo ve,,gono particolarmente composti in ogni città, concessione che si dovette fare alle organizzazioni locali formatesi negli ultimi anni le quali difesero i loro interessi materiali colle armi più moderne come comizi, minaccie di sciopero ecc. Con questo programma di organizzazione accompagnato da grossi capitali la società italo arg~ntina spera di avere bene avviata la riforma del teatro d'opera italiano. Intanto nella capitale stessa e alla vigilia della sua sua prima stagione le si è offerto l'occasione di estendere la sua prima influenza sul teatro di prosa e di servire all'idea del teatro stabile, aiutando la recente prova del Teatro Argentina in Roma, sussidiata dalla città. Questo sontuoso teatro dtl r 8° secolo trascinava da venti anni una vita stentata. Proprietà della città, da questa lasciata nell'abba11dono, veniva di quando in quando preso in affitto per breve stagione da coraggiosi impresari privati per poi ricadere nuovamente nel silenzio profondo. Nel 1902 la società degli autori drammatici unitisi ad alcuni capitalisti ottenne a gran fattca e colla promessa di un certo numero di rappresentazioni popolari a prezli ridotti una sovvenzione di ventimila marchi e l'illuminazione gratuita dal Comune, e formò una Compagnia diretta dal critico teatrale Eduardo Boutet, la quale durò qualche anno. Il risultato finanziano fu disgraziatamente cattivo, L' insufficiente preparazione del repertorio e particolarmente delle novità - si dovette dare ininterottamentente per 17 volte i Giulio Cesare dinanzi a i una sala sempre vuota - difficoltà nell'assieme, la poca pratica del direttore ostacolarono il successo. Un nuovo direttore, il critico Falena non potè far meglio suscitando invece la protesta degli attori contro questa novità dell'ufficio di direttore affidato ad un letterato e critico invece che ad uno dei loro. La protesta vinse, a Falena successe Gar<1vaglia. Colla rappresentazione della Nave di d' Annunzio che segnò un grande successo personale ed artistico del Gara vaglia la posizione del teatro Sta bile parve assicurata ma una malattia nervosa e le difficoltà interne che travagliano tutti i teatri di questo mondo costrinsero Garavaglia a dimettt:rsi. Siamo nuovamente di fro11te al nulla. In questo momento (anno 190g) entra in scena _la Società italo argentina. Al conte cii San Martino, il quale era consigliere nell'amministrazione comunale che diede la sovvonzione al teatro, fu di buon grado affiiata l'impresa, questa finanziariamente rassodata, sotto la direzione dell'impresario milanese Sarnecchi nominato dal San Martino si avvia a nuova prova. Grande l'aspettativa generale per la nuova impronta che riceveranno tanto il teatro d'opera quanto il teatro di presa. L'opera italiana nell'ultima stagione dovette vivere unicamente dell'antica gloria, poichè la nuova è mancata. Mascagni dopo il tepido successo dell'Amica non ha composto che notizie giornalistiche di nuovi lavori. Leoncavallo da tempo ha lasciato fallire ogni speranza. Puccini stesso al quale a poco a poco da ogni parte si venne riconoscendo quel primo posto che fin dapprincipio gli spettava, riposa sugli allori. La Marcella di Giordano fu un mezzo successo. Altre novità non varcaronono i confini del luogo d'origine. Si visse sugli antichi che fecero sempre buona prova, su Verdi e 1 onizetti, su Gounod e su Riccardo Wagner. Questi proseguì la sua marcia trionfale, fino a Napoli, a Palermo ove il gusto del pubblico e il livello della coltura generale avrebbero dovuto meglio resistergli. Nel 1907 fra le novità estere una sola occupò uno dei primi posti, la S~/omè di Straus che i:b~e grande successo a Milano come a Torino, Roma e Napoli, esemrio evidente della meraviglia trasformazione del gusto, da Wagner iniziata. La buona impressione durò tanto che Milano si assicurò la prima della Elettra di Strauss senza attendere come il solito l'esito sulle scene tedesche. La riforma sovraccennata migliori¼.naturalmonte le sorti del repertorio per quanto riflette le novità estere. A Roma ad esempio si darà Pelleas e Melisande, un altro passo sulla •ia della modernità. Il teatro di prosa non lamentò nella passata stagione scarsezza di lavori nuovi, anche dopo la morte di Giacosa e gli ozii di Rovetta. Ma solamente la Nave di d'Annunzio si conquistò un posto nella letreratura drammatica. Sono ora trascorsi molti mesi della serate tempestosa della première e le discussioni storiche politiche sul significato del dramma si sono quetate. Oggi è possibile un giudizio spassionato sul valore artistico. Ma se si rinunzia al significato politico del dramma, all'invito rivolto dal poeta agli italiani di riprendere il loro posto sull'Adriatico, l'interesse principale viene a mancare, il valore puramente teatrale non regge. D' Annunzio è verseggiatore maestro, il lirico passerà ai posteri assieme al romanziere, non il poeca drammatico. Anche nella Nave la musica dei versì inebria: là dove l'azione si arresta ed i versi sfilano nel racconto epico - e gli eroi di d'Annunzio parlano quanto gli eroi d'Omero - l'impressione che si riceve è pura e forte. Ma il carattere dei personaggi, il logico svolgimento del1'azione difetta. D'Annunzio si inebria d'un ambiente, di poche scene e versi eh' egli ha per il capo e vi scrive su un libro

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