Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 2 - 31 gennaio 1909

50 RIVISTA POPOLARE innanzi alla Corte criminale; si ottennero 15 con - danne; furono revocate 13 licenze e rigettate 22. Gli abusi furono molto limitati e migliorata la condizione dei lavoratori. Una delle innovazioni essenziali è stata quella di fare conoscere ad ogni lavoratore le condizioni che devono es.sere rispettate nei contratti di lavoro dai boxes e dagli intrapenditori. Ad ogni lavoratore si da copia in Inglese e in Italiano di tali condizioni, che sottoscrivono liberamente nell'accettare il contratto di lavoro. Il Commissario stabilisce i prezzi dei generi di consumo che si danno agli operai sul cantiere del lavoro e le condizioni dell'abitazione. I prezzi del 1906 a 100 miglia da New York in generale sono inferiori del 20 o 25 °/0 a quelli adoperati colpadrone system in New York nel 1897. Ma per quanto le leggi del I 904 e 1906 sul Commissary System abbiano migliorato e frenato il Padrone ~ystem quelle leggi devono essere abolite per le ragioni segue_nti. Le leggi del 1904 e 1906 provvedono specificatamente a regolare l'italiano padrone system ed im·- pedire che gl' italiani siano truffati. Così per la protezione di questi immigranti, questa specie timidissima di viaggiatori, - this very timid kind of traveller - furono create una serie di agenzie munite di ogni sorta di poteri per render loro dei servizi in ogni occasione; e quando essi cominciano a lavorare in America, essi per un eccesso di attenzione e di protezione sono resi più impotenti e più timidi di quello che erano quando vi arrivarono. In vista del fatto che così il lavoratore italiano non é messo a contatto colle influenze americanizzanti, si è inclini a pensare che esso diverrebbe un uomo più preveggente e meglio aJatto ad ottemperare ai doveri e alle condizioni della cittadinanza americana se fosse messo un poco nelle condizioni (landed) dello spirito del pioniere, che si assicura da sè l'occupazione senza altro estraneo aiuto, se non quello che si accorda agli altri immigranti, mescolandosi cogli altri uomini ed affrontando tutte le comuni contingenze. Questo fu il metodo, mercè il quale furono assimilati tutti i timidi e ignoranti emigranti delle altre nazioni. Sino a tanto che il Commisary sistem , buono o cattivo, sarà in vigore, l' Italiano rimarrà straniero in terra straniera ( 1). FRANK I. SHERIDAN ( 1) Per parte nostra la proposta del Sheridan la troviamo improntata alla brutalità liberistica nord americana che liberamente amn~ette ogni iniquo sfruttamento. Egli ha prociamato buoni i risultati deile Leggi del 1904 906 pessimi quelli del 1864-1885. Perchè non continuare nell'uso delle buone? La dire,rione ~IVIST A l)f.LLE ~IYl.5TE Maximilian Claar: Il teatro italiano di nostri tempi. ,Sguardi .retrospettivi e prospettivi. - I giornalisti italiani che erano intervenuti al Congresso internanazionale della Stampa a Berlino, ritornati in Patria, pubblicarono impressioni e giudizi sul teatro tedesco che contemplavano unicamente gli artisti, non)'assieme e le sedi della pro· duzione teatrale. L'esistenza d'un rapporto intimo fra un teatro ed il suo pubh>licosfugge conpletamente all'osservatore italiano; per lui il teatro è ancora ia tenda di una truppa nomade , non un istituto stabile con storia propria e tradizioni antiche. Non dobbiamo quindi av1:rcela a male se egli non sa apprezzare le qualità eminenti del teatro tedesco. E trascorso un mezzo secolo da che la rivoluzione ha in Italia spazzato via il pensiero dì un teatro stabile. E' errare credere, come molti in Germania, che questo sia un parlato naturale dell'ambiente italiano. Vedasi la storia della civiltà italiana dalla fine del 18° alla meià del 19° secolo. Cavour nel 1852 diede il cattivo esempio di togliere per ragio ,i economiche il sussidio al Teatro Regio di Torino. Nell'Italia unificata l'esempio fu seguito. Il nuovo Governo lasciò andare in rovina il Teatro Re in Milano prima sovvenzionato dall' Austria, il Teatro Regio a Napoli, il Teatro ducale a Modena. L' opera ed il dramma abbandonati dalla Corte, dallo Stato e da quasi tutte le città si sono ridotti ad impresa puramente commerciale. Noi dobbiamo essere grati al re Guglielmo che nel 1866 tenne verso i teatri di Corte e di Cessel, Hannover e Wiesbadcn un ben diverso contegno ed al nuovo regime che con cura amorevole seppe mantenere le gloriose tradizioni. I rapporti internazionali nel campo teatrale sono oggi cosi attivi e m ')Jteplici che agli artisti italiani non poteva afuggire l'enorme contrasto fra la loro vita nomade e quella degli artisti dei teatri stabili dell'estero, ed il danno che ne derivava a loro ed all'arte. La sopravvenuta invasioue della complicata produzione nordica lo posero in maggior rilievo. Al Teatro d'opera il pubblico voleva Wagner e Riccardo Strauss, al teatro di prosa, Ibsen, Biornson, Handtmann, Tolstoi, Gorki. Lt: variopinte compagnie formatesi a caso non potevano degnamente assolvere il loro compito, nel teatro di prosa le Compagnie Zacconi e Duse solamente interpretavano inappuntabilmente. Di qui i tentativi dell'ultimo decennio di fondare anche in Italia un teatro stabik. Dal 1895 al 1901 tentativi di singoli. Lo scrittore Riccardo Nathanson ii Berlino nel 1895 prese in appalto il Teatro del Filodrammatici di Milano e coll'aiuto di Novelli tentò modellarlo secondo il tipo tedesco moderno. Allo stesso ideale dedicò l' ingegno e le sostanze lo attore e Direttore Garges. Ma in ambo i casi mancarono le fonti fi - nanziarie , Nathanson scoraggiato lasciò I' Italia e Garges si uccise a Venezia. Due anni più tardi Giacinta Pezzana formò la « Compagnia dell'arte » che doveva prodursi in più città ma aveva vinco• lati i componenti con contratti a lunga scadenza ancora sconosciuti in Italia. La Direttrice potè in tal modo ottl!nere uno squisito affiatamento fra gli artisti, ma trascorsi pochi anni , anch' essa dovette ritirarsi per mancanza di mezzi. Tentativo più promettente quello di Ermete Novelli che nel 1899 trasformò elegantemente il Teatro Valle chiamandolo con ambizioso rifermento alla « Maison de Molière » I( Casa di Goldoni ii. Anche Novelli dopo due stagioni fu costretto a rinunziarvi. Il pubblico, secondo si dichiarò ufficialmente, non vi prendeva parte. Ma il vero motivo era più profondo. Novelli non era compreso dell'idea riformatrice; il grande artista si rivelò direttore mediocre, egli 110n sospetta va che una Compagnia stabile nel repertorio e nell'assieme ha esigenze affatto diverse delle Compagnie viaggianti. Il pubblico a cui veniva presentato continuamente lo stesso piatto, e mai in modo inappuntabile ·, doveva inevitabilmente stancarsi. E così si chiuse il periodo ditentativi isolati di riforma. Ma il disagio era troppo grancte e sensibile perchè si potesse rassegnarvisi. Si risolvette di riunire a Roma le diverse forze in un programma comune che finalmente nel 1908 co - minciò a realizzarsi, una nuova t:ra del teatro italiano si maugura va. L'anima del movimento fu un aristocratico piemontese, il Conte Valperga di San Martino presidente dell' Accademia musicale di Santa Cecilia, figlio d'un Austriaco e d'una

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