44 RIVISTA POPOLARE le ragioni dei traduttori, cioè degli attori. Ma si è fatta questa domanda, a proposito del nascente teatro dialettale siciliano, che due valorosissimi attori, il Grasso e l'Aguglia, portano adesso in giro per il mondo, suscitando a un tempo entusiasmo e ribrezzo: Può uno scrittore siciliano esser padrone de' suoi argomenii, dati i gusti e le tendenze del pubblico e le stesse qualità rappresentative degli esecutori? L'arte, se vuole esser arte, rispondiamo, ha bisogno innanzi tutto della sua libertà. Costringere un autore drammatico a tener presenti nell'atto della creazione le qualità rappresentative degli esecutori è press'a poco come costringere un poeta a comporre un sonetto a rime obbligate. Non lo scrittore deve adattarsi alle qualità dell'esecutore; ma questi a quelle dello scrittore, o meglio, dell'opera a cui deve dar vita su la scena. Se l'attore non sa o · non può, vuol dire che è un cattivo attore, o un attore tropFO unilaterale. E st il teatro dialettale siciliano non può disporre oggi che di questi attori vuol dire che non ha ancora in se tanta vita e t3n ta forza da produrne altri; e che un teatro dialettale siciliano non esiste e, date le presenti condizioni, non si può creare, ma tutt'al più si possono far soltanto canovacci e scenari da commedia delrarte per le spaventose bravure del signor Grasso e della signora Aguglia. E poi, i gusti e le tendenze del pubblico ... Di qual pubblico? Questo è un altro problema, anche più complesso. Quali sono le. ragioni per cui uno scrittore può essere indotto a comporre in dialetto anzi che in lingua? L'opera di creazione l'attività fantastica che lo scrittore deve impiegare, sia che adoperi la lingua sia che adoperi il dialetto, è la. stessa. Diverso è il mezzo di comunicazione, cioè la parola. Ora, che cosa sono le parole, prese così, in astratto ? Sono i simboli delle cose in noi, sono le larve che il nostro sentimento deve animare e la nostra volontà muovere. Prima che il sentimento e la volonta intervengano, la parola è pura oggettività, e conoscenza. Ora, queste parole, mezzi di comunicaz10ne, queste conoscenze son fatte per l'universale, ma non per un un iversale astratto, poiché non sono astrazioni logiche, ma rappresentazioni generali. Sono , ad esempio, la casa, la strada, il cavallo, il monte:' ecc. così, in generale, non quella tal casa, quella tale strada, quel tale cavallo, quel tal monte, con un modo d'esser determinato e una determinata e particolar qualità. Ragioni storiche, etnografiche, con-• dizioni di vita, usi, costumi, ecc., allargano o restringono i confini di queste conoscenze, di queste oggettivazioni delle cose in noi. Ora, certamente un grandissimo numero di parole d' un dato dialetto sono su per giù - tolte le alterazioni fonetiche - quelle stesse Jella lingua, ma come concetti delle cose, non come particolar sentimento di esse. Astrazion fatta da questo particolar sentimento, auche il concetto delle cose però non riuscirà intelligibile, ove non si abbia conoscenza delle parole, come tali. Ma ci son poi tante e tante altre parole che, fatta astrazione anche qui dal particolar sentimento e da quell'eco speciale che il loro suono suscita in noi, a considerarlo soltanto come pure conoscenze sono così locali, che non pos~ono essere intese che entro i contini d'una data reg10ne. Ora, perchè uno scrittore si servirà di un mezzo di comun:cazione così limitato, quando l'attività creatrice eh' egli dovrà impiegare sarà pure la stessa ? Per varie ragioni, che limitano tutta la produzion'e dialettale come conoscenza, perché sono appunto ragioni di conoscenza, della parola e della cosa rappresentata: o il poeta non,ha la conoscenza del mezzo di comunicazione più esteso che sarebbe la lingua; oppure, avendone la conoscenza, stima che non saprebbe adoperarla con quella vivezza, cioè con quella natività opportuna che è condizione prima e imprescindibile dell'arte; o la natura dei suoi sentimenti e delle sue immagini é talmente radicata nella terra, di cui egli si fa voce, che gli parrebbe disadatto o incoerente un altro mezzo di comunicazione che non fos-,e l'espressione dialettale; o la cosa da rappresentare è talmente locale, che non potrebbe trovare espressione oltre i limiti della conoscenza della cosa stessa. Una letteratura dialettale, in somma, è fatta per restare entro i confini del dialetto. Se ne esce, potrà ésser gustata soltanto da coloro che di quel dato dialetto han conoscenza e conoscenza di quei particolari usi, di quei particolari costumi, in una parola, di quella particolar vita che il dialetto esprime. Orr , fuori dei confini dell' isola che conoscenza si ha della Sicilia? Una conoscenza limitatissima di poche espressioni caratteristiche, violente, divenute ormai di maniera. Il carattere drammatico siciliano s' é fìssato tipi• ficato nella terribile, meravigliosa bestialità di Giovanni Grasso. Mancando ogni altra conoscenza della vita pur così varia e caratteristica della Sicilia , ogn' altra espressione di essa riesce quasi hintelligibile. Non si parli, dunque, di gL1sti e di tendenze del pubblico: qui si tratta di conoscenza soltanto. Un teatro dialettale, che rappresentasse la vita varia e diversa della Sicilia, potrebbe esser gustato e accolto con favore solamente in Sicilia: fuori della Sicilia possono aver fortuna soltanto quelle espres • sioni di cui si ha conoscenza, divenute ormai tipiche: possono avcr fortuna cioé il signor Grasso e la signora Aguglia, che non avrebbero neanche bisogno di parlare per farsi applaudire: basterebbe la mimica. Per concludere: si vuol creare veramente un teatro dialettale siciliano, o si vuol manifatturare una Sicilia d'esportazione per il signor Grasso e la signora Aguglia? Quel genialissimo poeta e drammaturgo, che è Nino Martoglio, tentò sul serio il primo, e non ebbe nè avrebbe potuto aver fortuna fuori della Sicilia, non già per i gusti e le tendenze del pubblico, ripeto, ma per l'ignoranza in cui questo purtroppo si trova tuttora, rispetto alla Sicilia, di quella prima parte fondamentale d'ogni creazione artistica, che è il materiale conoscitivo. L'arte é creazione e non è conoscenza; ma la creazione dell'arte non è ex nihilo, ha bisogno della conoscenza, ha bisogno cioè che prima ìa cosa sia per astrazione conosciuta in se stessa e nella parola che ne è il simbolo e la rappresentazicne generale, perchè venga intesa poi a dovere e gustata la individuazione di essa, il subiettivarsi dell'oggettivazione, in che l'arte appunto consiste. L'impresa del Martoglio fallì. Hanno fortuna invece il signor Grasso e la signora Aguglia; ma che la Sicilia abbia molto da rallegrarsene, non crederei. LU1GI PIRANDELLO AI NOSTRI ABBONATI-Preghiamo vivamente i nostri abbonati di volerci mandare, senza alcuna responsabilità da parte loro, indirizzi di amici e conoscenti che possano, con probalità, abbonarsi alla rivista.
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