RIVISTA POPOLARE 43 un insegnante aoziano e provetto e i I pm giovane dei novellini , t: tralasciamo altresì ~ d' insistere sulle perniciose conseguenze di questa disparità di condizioni, la quale deciderà gli anz:ani a 1100 cimentare il loro patrimonio morale in questi esami, e permetterà così ai novellini la facile conquista delle sedi principali. Dunque in ogni caso concorso, ma concorso per· titoli. Si vogliono ancora pruove più evidenti della stranezza delle criticate attuali dispcsizioni? Ed eccone delle altre fra le numerosissime. Un insegnante anziano può ct'lsere entrato in gra,iuatoria per coprire una Presidenza di scuole medie ; ebbene se egli chiede frattanto il trasferimento in una sede cosidetta prin cipale, deve andare a sedere al banco per i suoi esami scritti di cultura generale e particolare. Solo un mese dopo egli è assunto alla Presidenza e potrà leggittim~mente passar:e da Girgenti a Firenze, da Sondrio a Torino e via dicendo ! E non basta : un insegnante può essere stato dichiarato idoneo ali' ufficio di Presidenza di una R. Scuola Media di Commercio , .può essere riuscito il secondo in un concorso per cattedra um versi tari a, e ciò non pertanto per passare, per esempio, da Foggia a Bari, o da Caserta a Sassari, dev'esst:re sottoposto imprescindibilmente all'esamuccio scritto col com ponimentuccio dì sei ore ! Noi i {noriamo le disposizioni che regolano queste cose in Turchia ed in Cina, ma certo devono ispirarsi a maggiore logicità e ... serietà ! Ed anzi, poichè siamo ad accuparci di concorsi per esami, noi non siamo riusciti , per esempio, a sapere ancora c0me si farebbero gli esami in un concorso per una cattedra di materie economico-giuridiche rresso i nostri R. Istituti tecnici. Ora le cattedre, com'è noto, sono abbinate; l'esame scritto quindi potrebbe cadere su una delle seguenti materie : Diritto civile, commerciale, amministrativo, costituzionale, legislazione rurale, economia politica, scienza delle Finanze, statistica, ed anche : legis1aziont: industriale, economia commerciale, legi • stazione doganale. Si dovranno conoscere tutte queste materie? Ed allora Aristotile che diverrebbe al paragone? Basterà solo una infarinatura , come 'suol dirsi? Ed allora la scienza non finirà col cadere ndle mani dei ... mugnai? Concludiamo : noi non vorrt:mmo nè sedi di prima, nè sedi di seconda importanza, così come non vi sono nè programmi, nè alunni, nè licenze nè di prima, nè di seconda categoria. Le sedi siano tutte e sempre disputate per con.:orsi per titoli, quando ad una stessa sede aspirino due o più insegnanti E basterà questo semplicissimo sistema per avere i migliori in· segnanti per le sedi veramente importanti e veramente ambite, perchè certo, quando si tratterà di un concorso per Rom1 , Napoli, Firnnze, ecc., la scelta non avverrà fra due o tre ::oncorrenti , come per una sede di scarsa importanza , ma fra diccine di concorrenti. Comprendiamo che contro questa innovazione si ribellerebbero le città la cui importanza è sola quella scritta nel Regolamento scolastico, ma siamo sicuri che non si dispiacerebbero di perdere questa prerogativa, diciamo così, regolamentare, nè Roma, nè Milano, nè Napoli, nè alcuna delle otto o nove città d'Italia, la cui importanza è reale, e non può venire nè aumentata, nè diminuità, da qualsiasi finzione di legge. Comprendiamo altresì che contro questa innovazione si ribellerebbero tutti quegl' insegnanti che, essendo riusc1t1 già a farsi trasferire per la finestra(*) in una sede di primaria imn Com I è noto, il Ministero I nell' applicazione delle nuove leggi sullo stato economico dei professori secondari, si riserbò il diritto di poter trasferire, fino al 31 dicembre 1906, senza concorsi, insegnanti in qutt.lsiasi sede, anche di principale importanza; e in questo breve tempo se ne commisero ... di cotte e di crude, come nessuno ignora ! portanza, come Cagliari, Mac:rata, Siena ecc., ora si cullano nella dolce speranla di poter essere trasferiti a sedi vt:ramente importanti eJ ambite, senz'alcun concorso. Ma a quest ribellioni non oneste dovrebbt: sapersi imporre ogni onesto legislatore, per la giustizia e pel bene dei pubblici ordinamenti. Torneremo in un secondo articolo ad occuparci in modo particolare, di questi concorsi per titoli, specialme:1te rispondendo alle due obbiezioni dello intralcio che apporterebbero all'amministrazione della P. I. e della spesa che causerebbero all'erario, quando essi divenissero regola assoluta per ogni trasferimento. G. CARANO-DONVLTO TEATRO SICILlIA)'lO? Premetto eh' io son nemico non dell'arte drammatica, bensì di quel mondo posticcio e con venzionale del palcoscenico, in cui l'opera d'arte drammatica è purtroppo, inevitabilmente, destinata a perdere tanto della sua verità ideale e superiore, quanto più acquista di realtà materiale, a un tempo, e fittizia. Per me, l'opera d'arte, tragedia, dramma o commedia, è compiuta quando l'autore l'ha convenientemente espressa: quella che si ascolta in teatro è una traduzione di essa , una traduzione che, per necessità, come ho già dimostrato altrove (r). guasta e diminuisce. L'arte non rappresenta tipi nè dipinge idee;. ma, per sua stessa natura, idealizza, cioè semplifica e concentra, libera le cose, gli uomini e le loro azioni dalle contingenze ovvie, comu•1i, dai particolari senza valore, dai volgari ostacoli quotidiani; in un ct::rto senso, li astrae; cioé, rigetta, senza neppur badarvi, tutto ciò che contraria la concezione artistica e aggruppa invece tutto ciò che, in accordo con essa, le dà più forza e ricchezza espressiva. L'idea che lo scrittore ha de' suoi personaggi, il sendmento che spira da essi evocano le im,nagini più convenienti; e i part~colari inutili spariscono; tutto ciò che è imposto dalla logica vivente del carattere è riunito, concentrato nell'unità d'un essere meno reale, forse, e tuttavia più vero. L'attore fa proprio il contrario di ciò che ha fatto il poeta. Rende cioè più reale e tuttavia men vero il personaggio creato dal poeta; dà una consistenza artefatta, in un ambiente posticcio, illusorio, a persone e ad azioni che hanno già •3.vuto un' espressione di vita superiore alle contingenze materiali e che vivono già nell'idealità essenziale e caratteristica della poesia. Se tal volta questa specie di traduzione in realtà materiale, che vediamo su la scena, non guasta e non diminuisce, vuol dire che lo scrittore non ha espresso convenientemente l'opera sua, non ha fatto cioè un'opera d'arte vera e propria, per sè espressa, viva per sé, libera e intera, ma una specie di canovaccio (quasi uno scenario da commedia dell'arte, un pò più diffuso, ma sempre abbozzato) per la creazione di quel tale attore o di quella tale attrice su la scena. La creazione non può esser che una e originale, ed è del poeta o dell'attore: se è del poeta, l'attore non fa che una traduzione più o men fedele, più o men efficace, ma una traduzione sempre, e per forza un po' diminuita e un po' guasta; se è dello attore, il poeta non dà che la materia da elaborare e da plasmare su la scena. Premesso questo, io non]posso acconciarmi a veder (1) Vedi il mio studio Illustratori, Attorije Traduttori nel volume Arte eJScienra (Roma, Mofos ed.,i 1908).
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