RIVISTA POPOLARE 01 Politica, Lettere e Scienze Sociali niretto1·e: Prof. NAPOLIJONlJCOLAJANNI (Deputato al Par1amento) Esce in Ron1a il 15 e il 30 d'ogni mese" lt,alia : anno lire 6; semestre lire a,50 - Estero : anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. ao 4mministrazione: C01·so Vitto1·io Emanuele, n. 0 116 - NAPOLI Au110 XV-Num, 2 ABBONAMENTO POSTALE H.oma, 31 Gennaio H·)09 SOMMARIO: Glt avvenhnentt e gli uomint: Dott. Nap.•Colajanni: Ai giornalisti di buona fede - Noi: Per l'e• ducazione dd Mezzogiorno - Dall'opera della carità a quella degli uffici di collocamento - La politica parlamentare turca - J grattacapi dell~ottimo Bùlow - L' e~ig~a.z1one ricomincia -:- La. sparizione del Mir~ ,c. _Fer~ua:. Bleuff -.La Rivista: L! fine della Triplice Alleanza ? - li gmd1z10 della Stampa d1 Tonno sulla responsab1hta dt T1ttom - Storia deila Facolta giuridica italiana in Austria - Avv. Giuse11peBruccoleri - Come si moralizza il mezzogiorno - AngeloVivantl: Il socialismo federalista degli Irredenti - Sperimentalismo sociale - G. Garano-Donvlto: Il regolamento pei professori delle scuole medie - Luigi Pirandello: Teatro siciliano? - Frank I. Sheridan: Salari, ore di lavoro, consumi e risparmi degli Italiani negli Stati U11iti- R~ vist;a delle lUviste: Il teatro italiano dei nostri tempi. Sguardi retrospettivi e prospettivi (Bahne ,md Welt) - Cultura del corpo o della mente? (Politisch Anthropologische Revue) - Ricchezza e progresso nell' [11dia (Asiatic quarterly Review) - Assicurazione contro la disoccupazione (Contemporary Review) - Dopo un anno di crisi (Èconomiste française) - Al di là di un' intervista (Rassegna contemporanea) - Cause della povertà (Polical Science Quarterly, GLI Pr VVENIMENTI e GLI UOMINI Ai giornalisti di buona f ed·e Nel giornale di Chauvet si stampano rettifiche sull'azione svolta a Messina della marina italiana, che sono un capolavoro di ... buona fede e di esattezza, come si può attenderne dal Popolo Romano. Non varrebbe la penc:1di dare delle smentite se giornali seri e rispettabili non le avessero riprodotte come meritevoli di fìducia. In quel giornale, dove un comandante Roncagli annunziò che se la marina italiana non ha naviospedali, si deve ad un mio articolo pubblicato nel Secolo ... dieci anni or sono - salvo ad osservare in un altro giorno, che la marina italiana non ne ha, perchè non ce n'è il bisogno - in quello stess., giornale, ripeto, si sono fatte nuove scoperte per dimostrare che io sono un visionario, se non un calunniatore, come mi chiamò quel povero ammiraglio Mirabello. Ecco le due scoperte : 1 ° assegnai delle colpe alla . nave Sardegna; e questa a fine dicembre era alla Spezia in riparazione; 20 attribuii alla nave da guerra Regina Elena le colpe del vapore mercantile Regina Elena; 3° ho creato io l'entusiasmo degli italiani per i marinai russi descrivendone le bellissime uniformi di salvataggio coi loro caschi di tela cerata, _mentre poi quelli, che io ammirai tanto non erano .., che marin'li italiani ! Avverto che non ho letto gli articoli originali del '~polo Romano, ma ne ho notizia dei sunti e dai ommenti della Stampa, del Tempo, del Caffaro, della Lombardia, della Gazzetta del Popolo etc. Comunque, a tutti rispondo chiaro ed esplicito : 1° Non fui io a parlare ·della Sardegna; ma il giornale Roma di Ndpoli. Io, com'è mio costume e com'era mio stretto dovere, a pag. 649 dell'ultimo numero del 1908 della « Rivista popolare » riproducendo un brano dell'intervista del Roma avvertii, che da un telegramma del Comandante della Sardegna risultava che questa era alla Spezia ... 2° Nel telegramma al Pungolo e nell'articolo della Rivista popolare non ho nominato mai, nemmeno per incidenza, la nave Regina Elena ..... 3° Non ha fatto alcuna descrizione di uniformi di salvataggio e di caschi di tela ce,·ata nè di marinai russi, nè di marinai italiani.. ... Queste descrizioni si appartengono ai figli di Scarfoglio e furono pubblicate nel Mattino, cioè nel giornale ufficioso di Napoli. Io non vi accennai nemmeno di sfuggita. Ciò che scrissi il 1° Gennaìo è ben semplice e ben diverso; lo riporterò e ne dimostrerò l'esattezza nella Camera dei Deputati, senza asilarmi dietro le testimonianze di ogni parte e di ogni partito, che hanno detto cose assai più gravi di quelle dette da me. Tutto ciò, che ad un mese di distanza e alla vigilia della riapertura della Camera mi si ta dire, quasi per preparare un ambiente favorevole all'accusato, all'ammiraglio Mirabello, è il prodotto di una colossale malafede o di una vergognosa ignoranza; è degno soltanto del sistema di ditesa adottato da chi invidia gli allori di Persano (1). D011. NAP. CoLAJANNI ( r) Mi duole che la mancanza di spazio non mi consenta di riproforre un articolo di G. Cena pub1-slicato nella Nuova Antologia. Darò i brani principali nel prossimo numero.
30 RIVISTA POPOLARE + Per l'educazione del mezzogiorno.-! nostri lettori ricorderanno ciò che al tra volta Bcrivemmo sul mercato ignobile che si era conchiuso tra due sindaci del Collegio di Castrlvetrano, s·otto la dettatura e la protezione del Prefetto di Trapani, in favore del1a candidatura Saporito-Ricca. Nessuna smentita ci venne: e quel che è più nessun provvedirr.ento fo prei::;odall'on. Giolitti contro il suo rappresentante diretto. Sappiamo che i' attenzione del ministro fu richiamata da un suo amico personale sulla indegna condotta del Prefetto di Trapani. Come s'intende il rispetto della legge in fatto di elezioni, che sono l'esponente della educazione politica di un paese, si ebbe agio di constatarlo in dicembre scorso colle elezioni amministrati ve di Andria. I vi la mala vita protetta dalle autorità locali si mise ai servizii del partito Bologuese contro il pa1tito Ceci; e malavita e autorita politiche compirono una sopraffazione vergognosa e ottennero il ri:mltato di allontanare dalle urne la grande maggioranza del partito Ceci e assicurarono l'unanimità alla minoranza, Anche questo fatto è gravissimo e implir,a la responsabilità del potere centrale, perchè le violenze e le sopraffazioni furono preannunziate con un telegramma dal l' on Colaianni all'on Giolitti, che promise di fare rispettare la legge. Fu presentata sul fatto una interrogazione. Avvertiamo qualche tardivo difensore del governo che ciò che era stato preveduto e ciò che avvenne ad Andria. fu assodato innanzi al Tribunale di Trani immediatamente dopo. Le disoneste e prepotenti autorità locali non contente delle sopraffazioni compiute vollero far processare un medico per oltraggio alle autorità solo percbè aveva osato richiamarle alla osservanza delle le~gi. Il tribunale assolse perchè in favore dell'acusato tutti i testimoni furono concordi; e tra i testimoui gli ufficiali dell'esercì to ! Ora viene il caso Maiorana e del Collegio di Licata. I nostri lettori sapranno di che cosa si tratta da un articolo del signor Bruccoleri. Per b stima, e per la impati.i, per l'amicizia personale che ci lega ad Angelo Maiorana, che è implicato in quest'altro fattaccio noi sino all'ultimo abbiamo sperato che ciò che si assicurava non fosse vero; ma disgraziatamente non c'è più dubbio sulJa realtà. E noi ce ne occupiamo perchè lo ritieniamo doveroso; compiamo il nostro dovero penoso anche come protesta contro la viltà della stampa quotidiana di Sicilia, che tace sul caso di Licata. Dobbiamo avvertire che le persone a Trapani , ad Andria, a Licata non ci riguardano. Ad Andria e a Licata, forse, i gruppi che si sono doluti e si dolgono dell'azione del governo, se al governo avessero amici farebbero contro i loro avversari altrettanto. Ma noi deploriamo vivamente che il governo venga meno al suo precipuo dovere di fare ri spettare le leggi ed iniziare e rendere possibile il risanamento politico e morale del mezzogiorno, della Si cilia ed anche della Sardegna. Ciò che in queste regioni fa il governo è tanto più indegno in quanto nemmeuo la decima p!.1.rtedi violenza e di illegalit,à oserebbe commettere nel settentrione. La Vita, uno dei pochisi;iu1i giornali di Roma, che si è ocrnpato del caso di Liccita, dopo aver constatato ciò che il governo fa per comodo di una camerilla , qualche membro della quale è meritevole di galera , osserva: K Il che, pur troppo, conferma quale parte e quale respon sabilità abbia il Governo nel conservare il Mezzogiorno in una condizione politicamente arretrata. Se egli rifiutasse il suo appoggio alle camerille locali che vanno diventando potenti, se non curasse che di far osservare la legge dai Municipii , se non si proponesse di influire indebitamente nelle elezioni politiche, anche là le lotte, poco a poco, avrebbero per fine il raggiungimeto di un ideale di utilità pubblica, e il Mezzogiorno ne uscirebbe rifatto ». Il male è vecchio R-ssai e Sonnino sin dal 1876 nel i;uo libro sui co11tadini in Sicilia aveva avvertito che se il governo non si immischias e non tarderebbe la guarigione spontanea. Ma dopo 40 anni siamo ancora allo stesso punto e vediamo che il governo tratta il mezzogiorno come i r13pubblicani del Nord degli Stati Uniti trattarono i negri· elettori del sud: col regime dei Carpett-baggers. Dall' opera della carità a quel!a degli uffici di co11ocan1ento. -Diversi problemi gr11.- vissimi han fatto sorgere l' immane catastrofe calabrosicula. Si deve ricostruire lo stato civile di 200,000 individui per lo meno ; si devono ricostituire famiglie , i cui membri sono ricoverati a Napoli , a Palermo , a Siracusa, a Roma, a Milano ; si devono assicurare i mezzi di sus istenza a tanti infelici, che la carità pubblica si stR.ocherebbe di soccorrere ecc. Sono inadegnati all'uopo i mezzi finanziari dei Comnni, che generosamente li banno ospitati e che erano già in pessime condizioni prima di questo urto; nè lo Stato può sobbarcarsi all'ingente spesa di provvedere a loro per un tempo indeterminato ; poichè se è certo che Messina e Reggio risorgtH·anno è altrettanto certo che per una decina di anni almeno i sette ottavi dei loro abitanti non potranno trovarvi ricovero ed occupazione proficua. Ecco uno dei lati più sr,abrosi del problema economico sollevato dalla catastrofe e la cni soluzione è urgentissima. Le difficoltà sono enormi , qua.si insuperabili , per coloro che vivevano nei luoghi della devastazione col piccolo commercio, collo esercizio delle professioni liberali o col reddito delle proprietà urbane distrutte. Nè occorre indugiarsi a dimostrare le ragioni di tali difficoltà. Costoro avevano una clientela, rhe li faceva vivere più o meno lautamente ; quel11t clientela è di1:1trutta e non si improvvisa nè in un anno , nè in dieci in un'altra città. E' distrntto il capitale impiegato in nna piccola industria, in una merceria, in un caffè, in una locanda; sono distrutte le case che davano 11n largo reddito ad altri. Il soccorso per costoro è uro·ente e non può essere ài breve durata. Invece suscitano minori preoccupazioni i lavoratori e i capitalisti, perchè si mobilizzano facilmrnte e trovano dovunque le condizioni di esistenza. Pei lavoratori basta l'esempio quotidiano nelle centinaia di migliaia che annualmente emigrano in cerca di lavoro e di mezzi di sussistenza nelle lontane Americhe e nei diversi paesi di Europa. I capitalisti del pari non hanno bisogno di assistenza: da loro ste.,si sapranno subito dove dirigersi e come occu• parsi più convenientemente. Invece ne hanno bisogno i lavoratori. Bisogna che lo Stato, i Comuni, le Associazioni, i privati, che li assistono attualmente in forma filantropica si mettano all' opera come uffici di colloc,imento. A tale uopo . come osservò l' on. Colajanni in uoa intervista col Direttore del Pungolo, occorre procedere subito ad una specie di censimento delle professioni che esercitavano prima della catastrofe i profughi. Quando Hi saprà che ci sono 1000 calzolai, 2000 muratori 1 500 sarti ecc. tali improvvisati uffici di collocamento riesciranno assai più facilmente, e si potrà più duraturamente e più largamente provvedere alla esistenza delle migliaia di disgraziati trovando loro lavoro rimunerato presso le officine e presso i privati. Lo Stato e i Comuni, potrebbero anche loro fare delle condizioni di favore. accordare loro delle preferenze nei loro lavori svariati.' E di non poco giovamento crediamo anche che potrebbe riuscire l' aiuto dell' Ufficio del
RIVISTA POPOLARE 31 lavoro di Rorna , che conosce dove c'è deficienza di bracci a ecc. Perciò occorre . ripetiamo, mettersi subito all'opera per fare tale censimento professionale dovunque ci sono profughi in numero considerevole. In questo modo lo slancio meraviglioso di carità e di filantropia, di cui hanno dato prova commovente tante città italianerrime tra tutte Milano e Catania, Napoli e Pal~rmoverrà integrato e consolidato con benefir.io morale ed economico dei profughi, degli enti collettivi e aei privati che soccorrono; in q 11esto modo, pure, verrà impedito che ci siano dei disgraziati, che cercano speculare sulle sventure ed esercitare la professione di ricoverato con pretese ad una esistenza, che permetta loro di rimanere indefinita.mente e volontariamente disot'cupati e a spese nella ca,rità pubblica e privata. In seguito della cennata intervista dell.'o.o.Cola.janni col Direttore del Pungolo l' on. Deputato di Bugnano ha fatto conoscere al primo che a. Napoli, ad iniziativa di un modesto impiegato comunale, si sono già gtampate delle opportune schede di famiglia e delle schede individuali , che realizzano nè più ne meno il desideratum manifestato per la ricostituzione del.lo Stato civile e pel censimento professionale dei profughi e dei feriti di Sicilia e Calabria. Nella scheda individuale i quesiti segnati sono: Cognome, nome, paternità, età , luogo di nascita, stato civile, provenienza, professione, ricovero p1·ovvis01·iod, estinazione definitiva. A tergo della scheda sono indicati i provvedimenti adottati. Noi non sappiamo se altrove si sta facendo ciò che è già in via di esecuzione a Napoli ; confidiamo, che se ciò non è l'esempio venga. imitato subito e dapertntto. E dapertutto i Comitati di beneficenza si devono trasformare in Uffici di cullocam~nto. • La politica. par-lamentare turoa.-L'annunzio della costituzione Turca sorprese per la rapidità ed anche la facilità e ]a pace con cui fu chiesta, data ed ottenuta. Ed anche le elezioni che hanno avnto lnogo con una relativa calma, notevole se teniam conto della differenza di razza, di religione, di educazione, di interessi degli elettori , hanno dato luogo a molti commenti su la preparazione o meno del popolo turco alla vita costituzionale. Certo sarebbe stato desiderio grande di alcune potenze che il popolo turco si fosse mostrato meno compreso della grande necessità di creare imbarazzi al suo nuovo governo in qnesto momento, ma veramente la popolazione turca, che non è poi la meno bellicosa delle popolazioni di questo mondo, si è mostrata non solo preparata alla nuova forma di governo, ma se n'è mostrata degna, e capace di comprendere la necessità e la forma di una vita politica nella quale il popolo deve avere una grande parte e voce principale per opera dei proprii rappresentanti. E quest'opera non è facile. Non è facile tanto per le complicazioni della politica estera., quanto per le questioni di nazionalita cbe non possono non Rorgere in un parlamento nel quale sono rappresentati uomini di varie stirpi ed appartenenti a differenti confessioni religiose, le quali, al contrario di ciò che '"accade in quasi tutti i paesi di ~Europa , rappresentano serii e solidi differenti concetti di interessi politici. L'annessione della Bosnia. Erzegovina all' Austria., la dichiarazione d'iudipendenza della Bulgaria, la questione di Creta sono stati dei fierissimi colpi al nuovo regime, ed è stata necessaria tutta l' autorità morale che godevano nel paese i Giovani Turchi per frenare lo scoppio di rivolta e l'ira del popolo in sul primo momento. Ma ormai le cose tendono ad accomodarsi. L'Austria e la Turchia quantunque non abbia.no ancora definitivamente chiusa la loro controversia hanno trovato la formula che permette loro la inte-ia; Tnrchié\ e Bulg~ria e Turchia e Grecia sono egualmente animate delle migliori pacifiche intenzioni e tentano - e rinsciran no - a trovare la via <li mettersi d' accordo; ciò significa che le nubi che si addensavano su i Balcani sono, per ora, dissipate. Al parlamento Turco rimarrà dunque il compito, non lieve, di avviare il paese alla vita costituzionale, in quel migliore modo che può essere concessa dallo stato e dalla educazione civica di un popolo, la cni vita politica, dopo una prima bella manifestazion~ - alla promnlgazione della prima costituzione - si può dire cominciata soltant,o ieri. E non sarà certA.ment,eopera facile nè breve incamminare la Nazione a quella opera di concordia e di proficuo lavoro che dovrà portare la Turchia al rango delle altre, fattive, nazioni civili. L'elemento rea7.Ìonario - che alcuni dicono segretamente sostenuto dal Sultano - ha incominciato a creare difficoltà in Arabia. li vecchio clero Muss11lmano delJa Siria e della Palestina , meno oculato del clero Turco-Europeo, si agita ed agita furiosamente le popolazioni barbare della Turchia d'Asia: il nuovo parlamento ha dunque dinanzi a se un compito assai difficile da aFJsolvere. E nondimeno la calma delle discussioni, la risolutezza del governo - che sente e sa di agire all'unisono con la parte più illuminata del popole Turco - affidano che questi primi giorni di vita parlamentare saranno - è logico prevederlo - molto più conclnsivi per la vita costituzionale della Turchia, di ciò che, fino ad ora, non sieno riuscite ad essere, per la Russia, le tre Dume. + l grattacapi dell'ot 1 imo BttloW'. - Il sorridente cancelliere del!' Impero Tedesco, sembra essersi cacciato in un ginepraio per usci re dal quale g-li sarà necessaria tutta la sua abilità politica. Egli è riuscito a mettersi contro i conservatori, a scontetare i liberali ed a far capire ai socialisti che malgrado le sue belle arie spavalde contro dì lol'o, egli, qualche pò, li teme. S'è messo contro i conservatori con nna questione economica e finanziaria : e si è inimicato i liberali rimangiandosi una frase del proprio discorso del 19 p. p. Parlando alla Camera Prussiana il Btilow aveva detto: « So bene che è facile nella lotta contro i socialisti procedere per via legislativa, ma per decidersi a tal passo il Governo deve esser convinto che tutti i mezzi che esso possiede sian.o esauriti; e questo convincimento il Governo attualmente ancora non lo possiede>. L'allusione alle possibilità di una legge eccezionale antisocialista era chiara: ed i socialisti avevano racco! ta la sfida e nel Vorwaerts si erano dichiarati pronti alla battaglia. I liberali che non avevano •visto di mal occhio addensarsi le nubi sul cielo della politica Buelowiana sono rimasti assai male quando due giorni dipoi il ministro delle finanze Rheinhaben dichiarò che quella frase era stata male interpretata, e che nel proprio discrn·so il principe Buelow non aveva inteso minacciare alcuno. Ma ai socialisti. ed anohe alle camerille di corte cho desidera.no rovesciare Buclow è giunto un alleato insperato nei conservatori. Si sa che il partito conservatore prussiano è principalmente costituito dagli agrari, grandi signori tedeschi e grandi possessori di terre. Ora nel piano di riforma finanziaria ;1resentato da Buelow il progetto d'imposta sulle surcessioni. che colpisce direttamente questi grandi ricchi e latifondisti, è appunto il bersaglio contro il quale il partito conservatore tira a palle infuocate. E poichè Buelow non sembra avere intenzione - è del resto non ne ha la possibilità dato lo stato disperato della finanza tedP.sca - di rinunziare alla imposta, il partito conservatore ha dichiarato guerra. Sara questa alzata di sc11di la ragione della cadutf\. di Buelow?
32 RIVISTA POPOLARE .Non ci sembra possibile. Il discorso del 19 p. p. d1mostra a troppa chiara luce che il cancelliere tedesco gode ancora il favere del Kaiser. E finchè questo gli dura, egli non ha alcuna ragione di abbandonare il proprio posto. Se gli durerà ancor lungo tempo questa è altra faccenda, chè i circoli di C(lrte, e specialmente certi circoli i quali dalla esistenza della e Tavola Rotonda • traevano vantaggi morali e materiali i circoli di corte, diciamo, sono furiosi contro il can 1 celliere e fan di tutto per vederlo· cacciato: ma non vi sono per anco riusciti, ed egli rimane. Non certo però sopra un Jetto dì rose. Polica interna e politica estera danno in questi momenti gravi preoccupazioni al governo tedesco. Quantunque Austria e Turchia riescono a mettersi d' e.ccordo, e che questo accordo sia quasi uno scacco all'Inghilterra, la posizione della Germania rispetto alla politica turca non è migliorata. L'influenza che la. Germania possedeva in Turchia e che perdette non l'ha_ a_ncorarin.cqnistata, nè l'Inghilterra sembra avere des1st1to da quel suo lento, paziente, ostinato lavorio d! accerchiamento e di isolamento della Germania, per1Coloso oltre ogni dire agli interessi tedeschi. Anche l'atteggiamento dell'Austria verso l'Italia, che non è ch_e~chèsi di~a, ~pecialm~nte amichevole, non può la~ s~1are tran9 mll~ il canc~l~iere. tedesco; se a ciò aggi ungiamo la s1tuaz10ne pol1t1ca rnterna, resa o-ravissi ma dalla improvvisa ed inaspettata rivolta del" conservat?ri, b!sogn~rà conv~nir~ che può darsi che iJ prin c1pe d1 Bue1ow contrnu1 a sorridere ma certamente il suo sorriso deve consistere nel fare contre mauvaise fortune bon coeur. ♦ L'em~g~azlone ricomincia. Colle notizie piutto~t? ott1m1ste che vengono dagli Stati Uniti, ·dove la cr1s1 tre~e~da del 1907 sta pe~ cessare, e per il malessere 1tahaao, aggravato, sebbene sviato nelle sue manifestazioni dalla catastrofe tellurica ricomincia il . . . ' movimento m1gratono. Se e~so si mantenesse nelle µroporzioni dello scorso anno c1 sarebbe sempre da rimat1erne contenti: sarebbe sorgente di benefici economici o un poco anche mora.li e no~ p_otrebbe_e dovr~bbe_ pr?iurre allarmi tra gl'industnah e tra 1 propnetan d1 terra. Noi torneremo su questo argomento delle conseguenze demoo-rafi.cbe economiche e morali delle emigrazione. 0 ' Per ora constatiamo la sua enorma diminnizione e pubblichiamo un dato sorprendente sui benefizi economici della medesima. Da una comunicazione recentissima. del Commissariato per ~' emigrazione rileviamo che la emigrazione transoceamca, quella che in uran parte costituiva l'emigrazione permanente, nei ndue ultimi anni fo la seguente: Percen. 1907 1908 dimin. aumen. Emigrati per gli Stati Uniti . 74,710 75,3 » per i paesi del Plata 92,282 + r4,3 pe! Brasile. 13,169 rr,195 14,9 per altri paesi transoceanici 1,402 )) stranieri part. dall'Italia 25,125 11,712 53,3 Emigrati transoceanici totale . 397,7o4 179,722 - 54,8 La diminuzione complessiva è stata forte; enorme quella per gli Stati Uniti ; di oltre il 75 °/ 0 • Questa diminuizione, però, potrà essere meglio va1 utata tenendo conto dei rimpatri. Percen, 1907 1908 dimin. aumen. Rimpatriati dagli Stati Uniti 162,278 220,718 + 36,0 )) dai paesi del Plato 49,867 44, I 96 - 11.3 l) dal Brasile. 20,. 2 I 14 675 + -29, I )) da altri paesi I , I I 3 1,080 2,9 -- ---- Totale rimpatriati 2 33,979 280,675 19,9 Le cifre dei parti.ti e dei rimpatriati ci dicono con parola univoca che continua la crisi brasiliana ; eh' è enorma la crisi nord americ1tna ; eh' è eccellente la c0ndizione dei paesi del Plata , verso i q 11ali amoremmo seml?re che in prevalenza si dirigesse la nostra emi• graz10ne. Sotto l'asp_etto demografico non ci sarebbe da rimanere lieti dei risultati perchè a.Ila eccedenza delle nascite sulle morti, che nel 1908 come neo-li anni più • • • M v1cm1 sarà stata di circa 300 000 individui nel 1908 . . , s1 aggiunse una eccedenza di rimpatriati sugli emi, grati di 101,453. Ora la capitalizzazione italiana supposta anche di un miliardo darebbe per ogni abitante non più di L. 21500 per uno; cioè poco superiore alla media ricchezza privata degli italiani, secondo i calcoli di Nitti. Perciò sarebbe impossibile ogni migliorameute sens_ibìle nelle condizioni economiche degli Italiani. Ciò che rappresenta la emigrazione come rimessa di risparmi si può argomentare da questi dati che dobbiamo alla cortesia dell'on. Principe di Scalea. e del Prof. Lorenzoni, l'uno Presidente e l'altro Segretario della Sottocommissione d' inchiesta sui contadini per la Sicilia, Rimessedagliemigrantni el1907 per mezzodi Provincie VagBlia nNcoanoVliagillilalernazL.ettearessic, Totale Lire Lire Lire Lire Catania . 881-181 2,643,989 581 841 9,..,43,583 Caltanissetta 419,60 r r ,056,816 3,223,786 4 1700. rn4 Girgenti. 207,229 2,166,960 4.555,658 6 929,848 Palermo. 298.994 23,151 803 7.447,476 30,898,263 Messina · 355,899 4,69 1,547 6.3o7,94 2 I r.355,389 Siracusa. 318,189 2,168,203 3,060,442 6,546,835 Trapani . 265,46"' 2, r U', 192 2,948,897 5,324,55() In tutto gli emigrati nella sola Sicilia rimisero L. 75,148,585; nel 1906 L. 38 milioni. A questa somma si devono aggiungere le somme mandate per mezzo delle Banche private e portate dai rimpatriati. Si può avere un'idea della importanza della prima avvertendo che nel 1907 il Credito Italiano trasmise 120 milioni degli emigrati, e 70 milioni la Banca Commerciale. La enorma differenza delle rimesse tra il 1906 e il 1907 deriva certamente dal fatto che nel 1906 l'emigrazione della Sicilia raggiunse 127,603 cioè il rnaximim. ♦ La ~parlzl~ne ~el Mir. - Uno dei fatti più notevoh della Rtvoluzione Russa, che uon si è ancora avviata. sulla strada ~ella soluzione ultima, è che gli elementi e lo stato d1 cose necessarii alla rivoluzione stessa _sono creati da quelli che si oppongono, o credono opporsi, con tutte le loro forze al movimento rivolt1z10nar10. Una rivoluzione oggi non µuò più essere nnicamente politica, Se l'elemento economico non vi si mescola se nel movimento economico la rivoluzione non trov~ il fondamento soli !o delle nuove forme sociali che con essa s'intendono instaurare il movimento potrà essere un tentativo più o meno ben riuscito di rivolta, sarà anche un accenno a mutamenti radicali. ma non avrà nulla di ciò che veramente cootituisce u'na rivoluzione. Ora la rivoluzione Russa è appunto in questo stadio preparatorio. Il substrato economico le mancò fino A. poco tempo fa. Non già che non vi fossero in Russia uomini oppressi dalla ingiustizia, dalla forma sociale o non v1 fosse miseria, anche quando col colpo di pist~la
l{lVlSTA POPOLARE 33 di Vera Zassoulich i rivoluzionari si misero su la via della violenza: ma codesti oppre.:isì dalla ingiustizia, e le gì·andi folle dei contadini erano ignari di ciò che potevano volere e le grandi mas::,e industriali che facilmente si educano, diventano coscienti e sono facilmente as8ociate non esistevano. Alcuni anni fa il Witte si incaricò di creare queste· masse. Non fu certamente per un buon proposito di rivoluzionario: ma la Russia ha bisogno di sviluppare la propria vita industriale, di sfruttare le proprie enormi ri::!orse, di creare a sè, e cercare da sè la propria ricchezza. Witte fu d1rnque naturalmente portato a favoreggiare lo sviluppo di quel movimento industriala che ha dato ai rivoluzionari Rusdi il saldo contingente delle falangi opernie. Lo Stolypine-trascinato anche egli dalla forza delle circostanze e del convincimento eh' egli può opporre una diga al dilagare delle idee rivoluzionarie: si volgé al Mir e tenta di abolirlo: anzi riesce ad abolirlo. Il Mir era stato fino ad oggi, grazie alla propria organizzazione comunistica ed al conservatorismo dei contadini, un organo estraneo ed impenetrnbile alle idee dei rivoluzionari russi. Ma poco a poco, e grazie principal meute a qt1ella legge su le terre che è stata una feroce delusione per i contadini, i contadini hanuo cominciato ad abbandonare le loro idee tradizionali, e la loro fedeltà allo T;:;ar si è raffreddata. Il Piccolo Padre è apparso loro un patrigno, e Stolypine ha creduto bene spezzare il perno delle orgauizzazioni contadinesche. Ed ha decretato l'abolizione del Mir. 8enonchè la cosa non appare facile. Il Mir è insito nella vita nazionale RusBa: è un organismo più volte secolare, e nel quale la vita e le tradizioni Ru3se si mantengono di prefere11z<1. Non è facile sradicarne di mezzo alle masse agricole, abituate a considerarlo l'elemento necessario del loro consorzio e Jelia loro vita sociale, il concetto ed i metodi. Abolito sotto una forma rinascerà sotto un altra: e questo è appunto il passo falso mosso dallo Stolyµine. Non si SCH'glie, non si disperde, con decreto - anche se a far rispettare il decreto son chiachiamati i cosacchi - un organismo che ha fatto e fa par~e necessaria deila maggior parte del popolo di una nazione . .Ma il fatto più grave é che la abolizione del Mir tende all'industrializamento dell'agricoltura, fa dei con tadini gruppi di salariati come gli operai di città; ed essi che, ieri, potevano considerarsi co1ae i loro stessi padroni, potevano illudersi di sottostare alle leggi proclamate dalla loro comunità, e trovavano nel Mir il veicolo delle loro proteste, l'esponente delle loro necessità, non avranno oggi altra risorsa, altra via per fare intendere la loro ragione, ed esporre la loro volontà che qnella di accedere alle grandi organizzazioni operaie, le quali sono ri voluziouarie. E saranno essi, anzi, una grande, la più grande corporazione operaia. E' questo il fatto grave per lo Tsarismo, -.;heil pallido simulacro parlamentare della D ima nou tempera, ed è questa misura provocata, decretata dallo Stolypine, che porta alla rivoluzione le sue più salde falangi. Grave il fatto se consideriamo che fino ad oggi pesarono i;u la bilancia a favore dell'assolutismo)e grandi masse dei contadini organizzati in quei Mir che oggi 1o Stolypine ha incautamente disciolti. NOI + Ci seri vono: Bleuff. - Nel disastro che ci fa vivere in tempo presente le emozioni che eravamo usi a risentire solo vivificate dalla Storia, si fecero accuse gravi e ahimè fondate ai dicasteri di Guerra e Marina; finora non vedo ne sò si rilevi la insufficenz_adi quello degli Interni. Eppure pare ptù grave questo punto: se De Felice e La Spiga non riuscivano a telegrafare a Palazzo Braschi qnando le sfere avevano digià fatto tutto un giro del quaranta dopo la catastrofe, fino a quando la si ignorava? Non era il caso di un isolotto sperduto in mezzo al ma.re e. abbandonato al popolare « ni una nuova buone nuove >; erano due provincie intere le cui capitali fervide d'industrie e traffici dovevano pure dar segno di vita ogni giorno al cuore della nazione. O che i prefetti non fanno rapporto quotidiano anche per dire: nulla di anormale? A mezzodi, alle 14, alle 16 quando tuttora tacevano i cento uffici telegrafici di Messina, Reggio e minori, agli interni non spuntava il dubbio che ciò appunto era anormale? Ma da quando il capo di un'amministrazione con relativa responeabilità non si preoccupa dei proprii dipendenti? Si dice: é assurdo pretendere si prevenga il terremoto; si, ma è parimenti assurdo attendere chi è colpito dalla calamità a far giungere le grida di aiuto. Al soccorso accorre l!,]acre chi ha lo spirito pronto e serio il senso del dovere. Si rileva qui ancora te:-- ribilmente doloroso quello che é difetto di tutta la compagine statale nostra. Del resto la serenità dei dingenti si esplicò 1rnbito col far correre non so se fino a Messina o dove il gen. Feci a di Cossato cbe corse per tutti i giornali d'Italia quale capo supremo µei lavori di salvataggio e di cui poi non si seppe il bei nulla se eccettuasi il sintoma di cordiale ,.,ffiatameuto esistente nelle sfere aite. Poi vennero le rivelazioni sul disgregamento del macchinario goveruati vo propagatosi ti.no alla Croce Rossa! Qui la sciagura nuova documenta la ornai vecchia deficenza. nostra e come è vera nella sua tristezza profonda l'invocazione di Colajanni a Mira.bello: possa la Patria non dover subire altra prova della impreparazione nostra I Perchè sempre più va inquinando le parti anche m~no indegne della nostra burocrazia la credenza che val solo il parere-è da sciocco l'essere, quel che occorre, quel che occorre è il bleuff ..... A sua volta la popolazione viva e sana.disistima ognor peggio gli organi dell'ente governo sempre meno corrispondenti all'nfficio. Il pubblico ha ormai chiara la visione che la maggioranza dei cosidetti servitori dello stato deviano il compito collettivo a scopo egoistico non importa se complice il serpente verde o la croce. L'altro jeri avevo al tavolo vicino a colazione il colonnello e due capitani d'arma dotta, la loro conversazione era melanconica; diceva il primo che tanti au ni fa il suo grado l'avrebbe circonfuso di preatigio grande, mentre adesso p. e. se va al Circolo nessunr> gli fa caso ... e i commensali rincalzavano che sentivau bene d'essere appena tollerati. Ma non li udii riflettere che nell'esercito, oggi, non si pensa - e parla - che di Annuario, promozioni, aumenti-l'ideale concretato in fattore economico. La Marina? Oh ricordo la confessione d'un distintissimo ufficiale d' artiglieria a ricl..iiesta se esistesse l'antagonismo deplorato fra soldati italiani di terra e di mare: eh purtroppo sl ! I colleghi della marina sono compitissimi con noi, magari troppo; ci u~Jano riguardi delicati assai - ma si sente che si con~iderano superiori, forse perché meglio paga.ti pure - e poi bisogua vederli nelle loro sedi, ritrovi, con idtallazioni e servizi splendidi, camerieri in guanti bianchi, tutte le raffinatezze del lusso mentre noi si va più alla buona. E a.ncora il « bleuff > del merito vero; é la patina screpolantesi della piuvenza di bontà che copre la miseria morale di quelle istituzioni 1-1.venti il dovere sacro di provvedere al bene d'Italia. La i-,osta è troppo grande perché non valga la pena d'insistere e debellare le maschere di un troppo lungo carnt;vale. Vero? c. FERRUA
34 IVISTA POPOLARE La fine della rfripiice Alleanza? Il disegso di legge presentato dal ministero austriaco per la istituzione della facoltà giuridica italiana ... a Vienna é stato come un colpo di mazza che ha distrutto tutte le speranze • di coloro che prossimamente speravano di vedere stabilita tra l'Italia e l'Impero Austro-ungarico una vera entente cordiale. Questa san bbe riuscita la più efficace garenzia di pace duratura e sincera in Europa: pace che consolidandosi avrebbe consentito o la diminuzione delle pazzesche spese militari o almeno almeno l'arresto sulla via che condurrà o-li Stati moderni ad un cataclisma spaveiltevole. 0 Qu~li le ragioni •che hanno indotto il governo austnaco al passo che non è approvato nemmeno a Berlino - d' onde partono consigli prudenti - non è ben noto. Probabilmente è nel vero la Zeit che attribuisce la determinazione a Francesco Giuseppe e all'erede imperiale, che sentono orrore per Trieste; è del pari probabilissimo che in questo orrore il clericalismo rappresenta la parte principale. Si ricordi che Francesco Giuseppe è il solo capo di Stato che si sia rifiutato a restituire i 1.1 Roma la visita al Re di Italia. E se queste sono le vere ragioni - altre non se ne posson trovare - rimarranno immutate chi sa per quanti anni perchè l'arciduca Ferdinand.J è più clericale dello zio cui dovrà succedere. I più addolorati e disillusi siamo noi noi lo siamo più di Barzilai - più degli stessi Italiani irredenti. Questi almeno nel momento attuale trovano conforto, amarissimo conforto, nel poter esclamare: Lo avevamo previsto ! Ma noi, nelle fìla democratiche, fummo i soli - l'a.~ico !"foneta ormai vi ve al di fuori dei partiti m1htant1 - a sostenere l'utilità e la convenienza dell'alleanza coll'Austria-Ungheria per tutte quelie buone .ragioni , che tante volte abbiamo esposte e e che 1n buona parte vengono in questo stesso numero ripetute dal dott. Vivante, un egregio socialista triestino. Addolorati e disillusi come noi dovrebbero essere 1 membri del ministero Giolitti e la folla dei deputati, che ne hanno appoggiato la politica estera e interna. S_esi d_ov~ss~,giudicarne dai linguaggio dei giornali uffic10s1 pm autorevoli si dovrebbe conchiuderne, che realmente il Ministero è umiliato e addolorato pel colpo di testa di Vienna. Infatti: la Tri~una _a Rom_a, il 1.lfattino a Napoli, la Stampa a Tonno, 11 Corriere della Sera a Milano si mostrano s~e?na:i d~lla proposta istituzione della facoltà giund1ca italiana ... a Vienna (1). La responsabilità diretta e grande del ministro Tittoni risulta non dal solo fatto in sè ma dalle dichiarazioni del dicembre scorso; dall~ quali si (I) Riproduciamo a parte, perchè tipico, il commento che la Stampa ha fatto seguire alla corrispondenza da Roma nel numero del 23 gennaio. argomentava che il Barone d' Aeren-hal gli aveva promesso la istituzione del'a façJltà giuridica italiana a Trieste. Come potrebbe restare al suo posto oggi e ripresentarsi al Parlamento, sia pure quello italiano che in fatto di servilismo non la cede a verun Parlamento antico e contemporaneo? Egli é completamente esautorato all'interno e all'estero. Nè si riesce a comprendere come potrebbe trattare coi ministri delle altre nazioni e sopratutto col cancelliere austriaco, che lo ha indegnamente turlupinato. La sua permanenza al potere sarebbe un caso assolutamente nuo\To. In un modo solo si potrebbe riuscire ad inten dere che egli restasse ; nel caso , cioè , che egli si presentasse fieramente dinanzi alla Camera ed al paese ad annunziare la denunzia della Triplice alleanza e la preparazione a tutte ìe eventuali estreme conseguenze. Simile soluzione non è nel temperamento mite dell'on. Tittoni e nemmeno in quello dell' on. Giolitti, che non sente. la politica estera. Così lo giudicava l' on. Di Rudinì; e pare che i fatti gli abbiano da~o ragione. E' fortuna che questa soluzione non si affacci neppure alla men te del ministro degli esteri, perchè caldeggiata da lui sarebbe assai pericolosa e ci condurrebbe sicuramente alla guerra immediata. La Triplice, però, bisogna sempre denu oziarla, perchè ci libera da una pos1z10ne imbarazzante e che dà adito ai nostri alleati di trattarci come sleali. La Germania ce lo rimproverò dopo Algesiras; l'Austria-Ungheria ce lo ha rimproverato nell'affare della Bosnia e della Erzegovina. Le apparenze stanno per la legittimità del rimprovero, mentre in sostanza l'Italia non sostenendo la Germania e l'Austria in due quistioni, che non riguardano direttamente la ragione d'essere della Triplice non ha fatto altro che imitare l'esempio datole dalle due alleate. Forse queste .:onsentirono ad associarsi a Crispi quando le richiese di appoggio contro la Francia nel regolamento della quistione di Tunisi e della posizione dell' Iralia nel Mediterraneo r (1) Probabilmente, a questo proposito, i soliti bigotti della monarchia di ranno eh' è colpa della Estrema Sinist1·a se l'Italia non può fare una politica dignitosa e fiera di fronte all'Austria. Ah no l l soli responsabili dello stato attuale di cose sono i monarchici. Essi, essi soli, per motivi di politica interna vollero la Trinlice • essi essi r ' ' soli, tutte le cure offensive e difensive volsero contro la Francia e mai pensarono a premunirsi contro l' Austria ; essi , essi soli , sapevano quali erano i bisogni dell'esercito e della imarina, per i (r) C'è qualche crispino in ritardo che ha esaltato in questa ?ccasion: I~ politica di Crispi. V~rremmo sapere quali f~rono t _ben~fìc1dt questa politica. Noi sappiamo che Crispi : 1. non_ ~msc~ a~ avere l'appoggio delle alleate nella quistione dt Tun1s1; 2 ct fece rompere le trattative commerciali colla Fr_anci.a_; 3° lasc!~ un deficit enorme a causa delle pazzesche e mutili spese militari.
RIVISTA POPOLARE 35 quali il Parlamento ha dato tutti i miliardi, che sono stati chiesti, essi, essi soli, risposero sempre che esercito e marina erano in eccellente condizione quando l'Estrema ne denunziava la disorganizzazione ed affermava, che esistevano soltanto sulla carta ! ♦ Abbiamo detto che l'avvenimento non colpisce soltanto Ti1 toni; ma tutto il ministero che, in fondo si riassume nell' on. Giolitti. Ciò non per quella solidarietà ordinaria che ci deve essere tra i membri di un gabinetto come sta~o normale; ma per la importanza, che le precedenti discussioni hanno assegnato alla quistione; per la solidarietà speciale, esplicita, tassativa invocata solennemente dall'onorevole Tittoni in dicembre s:orso e .:oncessa con non minore solennità dall' on. Giolitti, che lo pose sotto la sua tutela, come un pupillo prediletto. L'on. Giolitti potrebbe scindere la propria responsabilità da quella dell' on. Tittoni, comè Rouvier separò la propria da quella del ministro degli esteri della repubblica francese , se potesse, come potè il primo, fare intendere che il suo collega aveva fatta una politica personale, pericolosa µer lo Stato e quasi di nascosto del gabinetto. In questo caso Giolitti potrebbe cacciare Tittoni e rimanere al suo posto. Ma in Italia non c' è un pazzo che possa trovare analogia alcuna tra Giolitti e Tittoni da un lato, tra Rouvier e Delcassè dall' altro. ♦ Intanto la stampa ufficiosa, che si mostra così sdegnata contro d'Aerenthal e Tittoni vorrebbe tener separata la causa di quest'ultimo da quella dell'on. Giolitti, e la Camera dei deputati, se venisse convocata e se si occupasse della quistione si troverebbe certamente di accordo coi giornali ufficiosi. Essa che non ha brillato mai per coraggio nell'abbattere u~1ministero ne avrebbe molto meno adesso alla vigilia delle elezioni generali. La Camera mostrò del coraggio contro l'on. Sonnino per due motivi: 1° perchè si sapeva che il Re non gli aveva accordato la facoltà di scioglierla; 2° perchè era noto che Sonnino non sa fare le elezioni. Per esperienza, invece, si conosce che sa farle - e come!- !' on. Giolitti. Ed egli le farà di accordo coi clericali. Questo accordo prevalse nel 1904 per gli errori dei socialisti, prevarrà oggi per dato e fatto della politica estera e solo per salvare il Ministero. Le elezioni generali ci diranno _seil paese, è complice e divide la codardia della Camera attuale. La Rivista Facciamo vivissima preghiera agli abbonati ai quali è scaduto l'abbonamento, di volerlo fare colla massima sollecitudine. Il giudiziodella "Stampa,, di Torino sulla 11esponsabilita di Tittoni La catena degli errori, onde l'on. Tittoni ha avvinto sè e la sua povera politica estera, è arrivata al suo ultimo anello perchè era fatale ch'essa non dovesse subire alcuna soluzione di continuità, l'on. Tittoni doveva essere altresì ingannato nella ciuestione dell' Università italiana, che, secondo il suo dire istesso, aveva stretti rapporti con tu~to quanto il sistema della nostra alleanza. << Secondo le norme rigide del diritto interna,ionale - egli disse il 4 dicembre a. s. - é evidente che noi non possiamo intervenire formalmente in questioni intenie dell' Austria: ma è del pan· evidente che tra due Governi alleati ed amici dev' essere lecito, nell' interesse della loro allean:ra e fiella loro amiciria, richiamare reciprocamente in via confiden:r_ialf', l' atten:rione su tutti quei fatti che possono eccitare la simpatia, ovvero destare il r{. sentimento fra i loro popoli. E questo è un interesse supremo, perchè, sen:ra il consenso dei popoli, gli accordi dei Governi riescono inefficaci e sterilì, e non possono a lungo durare ». Abbiamo veduto ripetere quì la citazione di queste parole, già fatta nei fonogrammi da Rema, per fissare bene che, in esse ~ta la condanna di tutta la politica tittc 1iana; politica fatta di inettitudine e di ingenuità, e che ha la sua misera fine in una tardiva e incompleta visione della realtà delle cose. Pachè, ad accorgersi di questa fondamentale verità - che la p· litica dei Governi vuol essere suffragata dal consenso dei popoli, - !'on. Titttoni ci ha messo tutto il tempo impiegato dal!' Austria a giocar lo su due ques,ioni; [per noi, di vitale interesse: l' Adriatico, e il bnon diritto delle genti italiane, dentro e fuori del Rt:~no. E quando fu pres" al primo laccio, al nostro po<rero ministro mancò la prospettiva di ciò che si era compiuto ai danni d'Italia: e ci vollero, perchè se ne avvedesse, le ..1imostrazioni del popolo italiano e le fiere parole dell'on. Fortis; ed ora ch'è preso al secondo laccio, si dibatte come chi non sa da qual parte gli verrà la salvezza. Egli è arrivato ali' ultimo gradino dei suol errori. I quali - si badi bene - non consistono soltanto nell'essere egli stato ingannato - co3a, che, se non è gloriosa per un ministro degli esteri, non è disonorevole - quanto nel non avere avuto subito, e a tempo la visione dell' inganno di cui era rimasto vittima, e di non aver preparato i ripari. Ora, se in tutto ciò non ci fosst: di mezzo che la sola persona del ministro, noi ce ne dorremo mediocremente; ma pur troppo c'è di mezzo tutta la nostra politica estera, c'è di mezzo la dignità e il buon nome d' Italia. Non ci duole tanto che si dica che il barone Aerenthal ha giocato il signor Tittoni; ci duole si dica: - l'Austria, anche una volta ha giocato l'Italia. Ecco un· amara conclusione. Vedono dunque i lettori se e quanto noi avevamo ragione noi, che, fin dall' ottobre, ci levammo primi francamente, in mezzo ai titubanti, ai dubbiosi, a proclamare il grave pericolo aella politica tittoniana e la necessità di mutar rotea. La nustra tesi ebbe poi una eco potente alla Camera; ma si disse:, allora, che il mutare ministro poteva significare più .:he non fosse nelle nostre intenzioni. E il ministro - moralmente demolito - rimase al suo posto. E vi è rimasto abbastanza per poter raccogliere questo nuovo amaro frutto della politica ! Noi comprendiamo tutte le delicate contingenze della situazione. Ma dobbiamo tutta via pensare seriamente ai casi nostri perchè non possiamo _mica andare innanzi con un ministro completamente fallito. Chi la farà da oggi in poi la politica estera del Regno d'Italia?
36 RlVlS1A POPOLARI:: StoriadellaFaeoltàgiuridieat liana inAustria Togliamo dal Secolo di Milano questi cenni sulle lotte che ha sostenuto Trieste per avere la Facoltà giurid: ca. Giova fare - affinchè tutti abbiano a conoscere la que · stione dall'origine - un po' di storia. Fino al 1886 i giovani triestini e quelli delle provincie italiano che sono tuttora in potere dell'Austria, frequentavano lo studio di Padova. Nel 1848 , allorchè Trieste era ancora una città che credeva nell' Autria . la Giunta costituente che governava la città in attesa -di una costituzione autonoma che ne riconoscesse gli antichi privilegi, chiese al governo di Vion na una Facoltà giuridica italiana. Lu do• manda della Facoltà giuridica conta dunque sessantuno anni; ha celebrato anch'essa dunque il suo giubileo , col sangue degli studenti italiani. Dopo il 1848 un grande mutamento avvenne nello spirito pubblico di Trieste: il piccolo partito nazionale dno anni dopo già s'affermava nel primo Consiglio elettivo concesso a Trieste dall'Austria reazionaria in promio del lealismo di-· mostrato nel 1848. Nel 1852 il partito nazionale già chiedeva un ginnasio italiano, ohe il Gov,,n·no manteneva e sviluppava... tedesco I Crollate nel 1867 le speranze di Trieste già ribattezzata italiana e irredentista, e perduto con l'annessione del Veneto, lo studio di Padova, subito fu chiesta ( 1867) l0istituzionc di una Facoltà giuridica italiana a Trieste. La domanda ora modesta. r on lo fu nemmeno risposto : no. Nel 1872 i deputati di Trieste e della reg 0110 ( erano sei e _tutti italiani) fecero approvare dalla Camera una raccomaudazione al Governo di e prendere in esame la istituzione di una Università italiana a Trieste •. Nel 1885 si ebbe un movimento di tutti i Comuni italiani dell' impero a favore di questa domanda. Le petizioni andarono alla Camera che le rimise al Go\Teroo ~ per esame". Nel 1887 un miuistro si meravigliava che esistesse una questione universitaria italiana. Nel 1888 il Parlamento raccomandava nuovamente al GoYerno la domanda degli italiani; nel 1891 la Camera invitava a inscrivere a questo scopo una somma nol bilancio del 1892. Nol 1896 ancorn la Camera approvava una raccomandazione al Governo di provvedere alla istituzione di una Università italiana a Trieste. Tutto inutile. ♦ Ohe cosa rispondeva il Governo austriaco ? Alle prime domande, niente. Dopo il 1888 cominciò ad accatastar pretesti: mancavano i professori ... indigeni, mancavcino denari: e quaudo fn limitata la domanda alla Facoltà gimidica, disse che e tali istituzioni incomplete non si adattavano al sistema aitsfriaco degli studi superi01·i. Gli itaforn i chiesero allora l'Università completa , ma il Governo rispose che mediante i corsi paralleli, italiani di scienza del diritto, allora iniziati ad Innsbruck, il Governo credeva di aver provveduto a sufficienza. E aggiunse che gli italiani avevano dovere di gratitudine allo Stato che e favoriva gli italiani facendo loro apprendere le scienze in tedesco •. Anche il dileggio. U!l altro pretesto del Governo fu che gli itàliani di Trieste e Trento erano pochi: appena 3/4 di milione. Eppure essi danno GOO studenti Universitari, molto più di quelli dati da altri popoli che in Austria sono superiori di numero. Iu quanto alla mancanza di insegnanti indi'geni (cioè italiani sudditi austriaci) fu dimostrab che già nel 1900 vi erano nelle Università austriache 15 professori i udigeni ifa.• liani, e altri 24 insegnavano nelle Univessità d'Italia Per la questione del danaro (accampata puro dal Governo por negare l'Università) risposero subito i Comuni italiani: Trieste offrendo gli edifici e un contributo annuo; gli altri comuni italiani pure un congruo contributo. ♦ Messo con le spalle al mmo, il Governo, costretto di n· conoscere il diritto degli italiani alt' Università, o non po· tendo opporre pretesti assurdi oome la mancanza di studenti. di professori, di denaro, cominc:ò a dichiararsi avverso alla eventuale sede di 1'riestc. Trieste non è adatta disse il Governo, poichè è città di mare ... facile allo scalo, alle malattie celtiche d'ogni paese ! Gli italiani risposero enumerando le città marittime del mondo che hanno Università, senza danno per la salute degli studenti. Trieste non è adatta... . percbè città dedita a commerci, dove popoli d'ogni raxxa le danno un carattere cosmopolita. E gli italiani risposero con la statistica provante che 1'80 °/0 della popolazione doll'intero comune è italiana. Poi vonnoro le ambizioni tedesche. Triesto se la riversa vano i tedeschi, che consideravano la città un loro possesso avvenire in base nou si sa quali diritti storici. Guglielmo sogna Trieste ! E gli italiani documentarono le due volte millenaria ita • Jianità di Trieste, riconosciuta da diplomi, da fatti, da avvenimeuti, e la sua appartenenza storica, etnografica, letteraria, geografica all'Italia. L' Università a Trieste non può essere che italiana, e il Governo sembra.va disposto a darla.... ma tedesca come la diede tedesca a Cernovitz , nella Buco vi oa , abitata da rumena, da polacchi e da ruteni o da una trascurabile minoranza tadesca. Trieste non è adatta . . perchè è infetta da irredentisrno. Gli italiani dimostrarono che molta parte di ciò che il Governo chiama irredentismo non è che sentimento nazionale, e che rinunciare a questo sentimento non è possibile, tanto più cho la stessa costitnzione lo autorizza; e che se mai l'irredentismo o separatismo aumenta col crescere dell'ostilità del Governo a quel sentimento. ♦ Così, con l'uno o l'altro pretesto il Governo aveva trovato il modo di non far nulla. Tuttavia , facendo fJenire dall'Italia alcuni professori di diritto (a proposjto di mancanza dì professori indigeni) , il Governo nel 1897 cominciò a formare all'Università di fo. nsbruck una vera Faooltà italiana che cominciò a seccare i tedeschi. Gli italiani cominciarono a chiedere nel 1899 il trasporto delle cattedre parallele da Innsbritek a Trieste. La campagna fu condotta con grande energia dalla stampa, dai deputati, dai Comuni. Allora cominciò il periodo delle promesse. Il Governo disse : « che avrebbe studiata la questione •; ohè o' erano difficoltà politiche, che attendessero che le difficoltà interne
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