8 RlVlSTA POPOLARE all' aumento della nostra rendita 3,75 0 f°. Se il fenomeno deve attribuirsi allla sfiducia del capitale ad investirsi sugli altri impieghi aleatori se ne potrebbe conchiudere che il rinvilio degli altri titoli di Stato stranieri dovrebb essere assunto come indice di prosperità delle altre nazioni, che pur se ne dolgono amaramente. E dire che i piagnoni italiani per tanti e tanti anni nel corso basso della nostra rendita pubblica trovarono un indice di depressione .... Non dubiti, però, il Trevisonno ; il ribasso lo vedremo, se, come è assai probabile, ingenti spese militari saranno votate, e se dagli avanzi moderati nel nostro bilancio passeremo ai deficit classici del 1888-94 ! Dissi che le Banche di emissione prima della legge del 1893 e quelle di credito oggi in parte furono sospinti a favorire la speculazione per investire comunque i depositi. Ma questi benedetti depositi in quale ramo dell' attività economica devono essere investiti se quasi tutte le industrie so120 in crisi di sopraproduzione? Parrebbe che nella difficoltà degli investimenti utili quelli che oflre la Cassa depositi e prestiti debbano essere preferiti ; e la Cassa depositi e prestiti era divenuta la grande fornitrice di capitali alle provincie ed ai comuni, che hanno grande bisogno di rinnovare tutto i loro antiquati organi, che hanno bisogno di scuole, di acqua di strade, di sventramenti ecc. per mettersi a livello dei corpi locali dei popoli civili. Ma in un momento di iurgenza la Cassa Depositi e prestiti venne distratta da tale funzione e i suoi depositi servirono all' azienza ferroviaria met-. tendo in grande imbarazzo Comuni e provincie. Questo fatto il Trevisonno lo biasima aspramen te come una spoliazione (! ?) pericolosa se la crisi dovesse aggravarsi e si dovesse avere un run dei depo• sitanti alle casse di risparmio postali. E allora dovrebbe considerarsi come un provvedimento savio-salvo le modalità e i dettagli - la creazione dei titoli ferroviari, che mirano a restituire la Cassa depositi e prestiti alla sua funzione ed a restituirle la perduta elasticità. Invece Il Giornale degli economisti si scaglia aspramente contro questa legge, eh' è stata una conseguenza necessaria del passaggio delle ferrovie allo Stato. In quanto ai rimedi proposti non sono minori le mie riserve. Sul primo osservo che il farmaco soltanto in parte riescè gradito all' ammalato. Poichè se gli industriali accettano di buon grado l' abolizione del dazio sul grano, vedono come il fumo negli occhi il ritorno al liberismo industriale. E questo, forse, potrebbe giovare come freno alla sopraproduzione ... facendo chiudere parecchi opifici. Il secondo sarebbe draconiano e riuscirebbe di conforto al primo nello arrestare i progressi della industrializzazione dell' Italia, che pare riesca ostica anche all' amico Guerci. Beato lui ! Ottimi il terzo e il quarto. Cervellotico il quinto: ìo Stato rispetto all' emigrazione non può fare, in quanto alla sua direzione, più di quello che fa ed è str~no che dall'organo massimo del liberismo e dell' individu~lismo anarcheggiante partono incitamenti ad un più attivo intervento. Il consiglio contenuto nel sesto certo non può che ritenersi lodevole; e in quanto al settimo è del tutto in contraddizione colla critica fatta alla spoliazione (I) della Cassa Depositi e prestiti facendo in vestire i suoi depositi nei certificati ferroviari. Come potrebbe rientrare essa nei suoi capitali e nella sua funzione se non avvenisse la emissione del nuovo titolo ferroviario per quel miliardo eh' è impegnato e in gran parte speso? Se mai il consiglio sarebbe molto tardivo I Ho serbato per ultimo una osservazione fatta dal Trevisonno, che mi ha fatto molto piacere specie perchè ha visto la luce sul Giornale degli Economisti e coll' approvazione dell' amico Pantaleoni. Vi si è gettato un grido di allarme perchè l' eccedenza importazioni sulle esportazioni cresce e a fine anno sorpassera forse il miliardo: una cifra veramen te sbalorditiva ; questa eccedenza è tanto più grave in quanto è accompagnata da una straordinaria diminuizione nella importazione dei metalli preziosi e da un aumento nelle loro esportazione. Comincio da questo secondo fatto. A fine ottobre l' esportazione dei metalli preziosi da poco più di 4 milioni quanto era a fine ottobre 1907 sali a poco più di 15 ; invece l'importazione che era stata alle stesse date di 154 milioni discese ·a 18 milioni circa. Il fenomeno ha la sua gravità; ma a non esagerare l'allarme bisogna tener conto di queste cir• costanze: le riserve metalliche dei nostri istituti di emissione sono aumentate in misura confortante e tale da strappare parola di elogio vivissimo allo scrittore del Giornale degli Economisti. Si deve anche aggiungere che le importazioni auree nel 1908 riuscirono anche forse superiori alla manifestazione statistica pei rimpatri numerosissimi dei nostri einigrati : portarono essi stessi il denaro che restando in Americét avrebbero mandato. Inoltre nel triennio 1905-907 c'era stata una importazione di 479 milioni e mezzo circa contro una esportazione di poco più di 22 milioni. Forse lo stock metallico era superiore al bisogno dell'Italia; certamente - e ciò si desume da tutto l'articolo del Giornale degli Economisti - se fosse stato investito in Italia avrebbe aumentato la sopraproduzione, che si è deplorata; e infine l' Italia non poteva sottrarsi alla conseguenza della fame di oro americana, che dapertutto ne ha cercato e preso. L'Italia meno delle aftre nazioni europee se ne è risentita perchè ha visto aumentare le riserve degli Istituti di emissioni senza che queste abbiano dovuto correre alla estrema difesa inasprendo fortemente il tasso d'interesse dello sconto. Intanto per la osservazione finale e data l' interpretazione pessimistica che si è assegnata alla modificazione del fenomeno giova avvertire che mentre in regime protezionista si era visto tale colossale eccedenza nelle importazioni dei metalli preziosi nell'ultimo triennio, in quello 1885-87, che viene segnalato come il periodo culminante della prosperità a regime liberistico ci tu una eccedenza di esportazione: questa raggiunse i 338,679,000 e la importazione restò a 292,884,400. Mi addoloro anche _io della enorme eccedenza nella importazione; ma si deve tener conto di una circostanza: 1 ° la eccedenza delle importazioni sulle esportazioni è stata eccezionalmente gonfiata dalle commissioni ferroviarie; 2° nelle importazioni figurano molte materie prime o semi manifatturate, che servono alle industrie nostre. Comunque, io avrei preferito che il fenomeno non si fosse verificato. Dovrebbero rallegrarsene
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