Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XV - n. 1 - 15 gennaio 1909

RIVISTA POPOLARE 23 due file e a non troppa distanza tirare sul nemico. In pochi minuti di fuoco rapido: due eserciti verrebbero distrutti. Nè si potrà condurre ali' assalto delle posizioni nemiche colonne fitte e larghe come le napoleoniche. Una tempesta di shrapnel le sfracellerebbe. Neppure si potrà come si aveva intenzione, sopraffare il nemico col fuoco di più serrate truppe di tira - tori; esse verrebbero falciate via. Solo approfittando di ripari, degli alberi e delle case, dei muri e dei fossi, delle prominenze e degli avvallamenti sarà dat.> alla fanteria di avvicinarsi al nemico; un po' coricato, un po' in ginocchio, un po' in piedi il soldato dovrà senza scoprirsi tirare sui piccoli e scarsi bersagli che gli si offriranno, col suo fuoco rintuzzare quello del nemico , ,1uindi svelto guadagnare un altro riparo più avanti e da questo ripigliare la lotta. Ma per quanti variati ripari possa offrire il terreno presto o turdi dinnanzi al nemico si sttmderà un campo del tutt<' libero da ostacoli. Se questo sarà ristretto potrà l' a&salitore in rapida corsa, pure sotto ii fuoco , precipitarsi sul difensc,re intimorito ; se invece lo sp.aio intermedio sarà esteso egli avanzerà procurandosi colla vanga dei ripari , passando come nelle guerre d'assedio, da un fosso all'altro, ed in caso di necessità approfittando dell'oscurità notturna. Le gigantesche cifre che di solito vengono pubblicate sulle forze _disponibili sono alquanto fantastiche. L'operaio abituato a recarsi al lavoro e ritornarsene a casa in bicicletta difficilmente sarà in grado col suo carico di armi, munizioni e zaino di fare da 30 a 40 chilometri ogni giorno. La milizia territoriale è reclutata fra masse ristrette di po• polo: di essa gran parte viene immobilizz_ata nelle guarnigioni delle fortezze e nei deposi ti. Nella guerra del 1870 soltanto 500,000 dei 1,200,000 uomini di cui I' esercito complessivamente era costituito , poterono combattere. Potrebbesi ora valutare a non molto più d'un milione la forza disponibile. Grande esercito in confronto a quelli dei tempi passati, grande anche per quegli che sarà de!-tinato a guidarlo , ma piccolo se si pensa che non è più assicurata nè la superiorità delle armi come nel 1866 nè la superiorità del numero come nel 1870 ; sufficente soltanto se sarà possibile tenerlo riunito e guidarlo diritto ad 'una data meta. Una tattica di temporeggiamenti non sarebbe adottabile in tempi in cui l' esistenza d' una nazione basa sulla continuità ininterrotta del commercio e dell' industria e decisioni rapide devono rimettere in moto l'ingranaggio per un momento arrestatosi. Neppure si potrebbe condurre una tattica che tendesse a stancare il nemico ; il mantenimento di milioni di uomini chiede miliardi di spese. Ad ottenere un successo decisivo ed annientante ai dovrà muover l'assalto da due o tre parti contro la fronte e contro uno o due fianchi de1 nemico. Come si presenta oggi la situazione ? La Francia non ha ancora rinunziato all'idea della revanche• Il potente sviluppo dell'industria e del commercio ha procurato alla Germania un altro nemico implacabile. L'odio contro il concorrente prima disprezzato non si addolcisce per assicurazioni di sincera amicizia e di corriiale simpatia nè si inasprisce per parole di provocazione. Non i movimenti del sentimento ma il dare e l'avere rendono inevitabilmente pro· fondo il rancore. Anche la Russia, dall'ered:taria antipatia degli Slavi contrù i Germani , ùalie tradizioni di simpatia verso i Romani ed anche dal bisogno di prestiti è indotta a tenersi stretta agli alleati , a gettarsi ora anche fra le b, accia di quella potenza che soprattutte può recarle danno. L' Italia impedita in ogni espansione ad Ovest crede non ancora completa la cacciata degli stranieri che un tempo discendevano dalle Alpi sugli ubertosi campi della Lombardia. Essa non vuole tollerarli nè sui versanti meridionali 1ei monti nè sulle coste dell'Adriatico. Il pericolo che tutte queste potenze si uniscano in un assalto converg ..n. te appare molto grande , ma diminuisce se si guarda più davvicino. In fondo ciascuno esita ad assalire il nemico numeroso e ben armato, ciascuno teme , mettendo in opera lo strumento di rovina faticosamente costruitosi, che non gli sia consentito di farne un uso conveniente. Anche quando ogni dubbio fosse dissipato ed ogni difficoltà rimossa , e se fosse deliberata la marcia in avanti da ogni parte, ciascuno sentirebbe in petto l' angosciosa domanda : , Si muoveranno anche gli altri? Sarò lasciata sola a ricevere la mazzata dal nemico più forte? • È dunque molto dubbio che la coalizione venga in armi ad una azione concorde , e non è neppure in nessun modo necessario. La posizione delle Potenze alleate è c:osì vantaggiosa da costituire per sè stessa una persistente minaccia. Essa si è fatta ancor migliore <lopochè è riuscita alla tattica degli avversari di tener l'Austria occupata per molto tempo nella penisola balcanica. L' Austria deve ora far fronte a Sud, la Germania ad Ovest. Malgrado la favorevole situazione sembra che i nemici al- 'intorno non vogliano ancora prendere le armi. I molti dubbi restano. Anche dopo la separazione Germania ed Austria sono_ ancora troppo forti. Esae devono anzi tutto indebolirsi negli nterni dissidii. In Austria la questione delle nazionalità viene attivamente inasprita colle amichevoli osservazioni della diplomazia , cogli incoraggiamenti alle delegazioni in lotta , coi gridi di guerra della stampa. Si è visto che non è molto come si possa in Germania raggiungere lo stesso scopo con un bre I e articolo di giornale che accenni maliziosamente accuse cadute in prescrizio:1~. Per le lotte più lontane , si devono combattere colle armi n pugno o con altri mezzi , dobbiamo mostrarci un popolo di fratelli ed avere un esercito grande, forte, potente che sia diretto da una mano ferma e goda di fiducia illimitata. (Deut sche Revue, gennaio). • L. Fontana Russo: La marina mercauttle e l'uguag·llanza della bandiera. - L'uguaglianza della b9ndiera, cleriva dagli stessi principii, a cui s' ispira la libertà di commercio. Entrambe operano come grandi livellatrici di prezzi; entrambe non consentono esclusive agevolezze per una classe di produttori. Per virtù dell'uguaglianza della bandiera, tanto f navi straniere quanto le nazionali sono trattate alla stessa stregua. Ciò non ostante, la marina di commercio, viene sottoposta a 5pèciali tributi; ma questi - in ciò paragonabili ai dazi di esclusiva natura finanziaria - si prelevano nella stessa misura per tutti, non consentono eccezioni a favore dell.l navi nazionali. L'uguaglianza di bandiera si può dunque paragonare al liberismo; e gli effetti sarebbero uguali a quelli da questo ultimo prodotti, se alcuni St11ti non si fossero appigliati al tortuoso ed inefficace sistema dei premi di costruzione di 11aviga1ione. L' uguaglianza della bandiera, ad onta della sua ideale equità, quand' è frutto di trattative internazionali, porta i suoi nconvenienti. Nei patti internazionali di navigazione e di commercio è ali 'equivalenza economica che bisogna tenl!r fisso lo sguardo. L'uguaglianza nei fa rori reciproci solo in apparenza può sembrare giusta ed equa. Di fatto, così nou avviene. Se due paesi si accordano ne\ senso di sopprimere ogni ostacolo al traffico, ma se uno di essi, da tale fatto trae vantaggio come cento e 'a tro come dieci, noi troviamo che equivalenza non esiste.

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