22 RIVISTA POPOLARE traduce, in altra occasione, la chiusa dell'ode a Garibaldi ; e che ciò me gli fa perdonar volentieri tutti i suoi torti estetici e storici e tutte le sue troppe e grosse mancanze di rispetto alla lingua di Dante e d'Ari osto. Agi' italiani odierni viventi lontani dalla Madre Patria, al di là dell' Oceano, e rinnovanti laggiù col lavoro tenace e paci fico e in forma più degna e civile quell'espansione della stirpe nostra, quell'affermazione del nostro genio latino , che un dì si faceva con l'armi in pugno sulle triremi romane o sulle galee di Genova e di Venezia, è dedicato il volume in cui Gina Lombroao-Ferrero narra il suo viaggio NELL' AMERICAME. RIDI0NALE,per la e tournèe » conferenziera del suo giovane e illustre sposo (Milano, Treves): essa ha poi percorso (dice), dopo tornata, quasi tutta l'Italia, il nevoso Piemonte e l' affaccendata Liguria, la dolce Toscana ed il Lazio solenne, la verde Campania e l'arso paese più oltre : ed ha provata ovunque l' impressione inattesa di veder cose nuove, perchè tutto appariva (proprio come diceva il Maure!) trasfigurato dal pa ragone, che s' imponeva, coi paesi rémoti da cui la visitatrice tornava; dovunque, le parevano riaffacciarsi tipi e fisionomie conosciute laggiù nelle Pampas , lungo gli enormi fiumi , ai piedi delle ciclopiche Cordigliere ; dovunque , quasi ad ogni stazione , era un saluto da fare , un bacio da mandare alla terra e alla gente di qualche emigrato che le ne aveva dato, con voce commossa , I' incarico ; e in ogni paese d' Italia ha pensato che doveva assolutamente scrivere questo libro, perchè contribuisse, comunque, a richiamar l'attenzione e l'amore della Patria su quei suoi figli dispersi pel mondo , che a Lei pensano sempre , che per Lei lavorano più che per sè, che nel continente immenso che un Italiano scoperse e da un altro Italiano si noma, van rifacendo aJ uno ad uno i pater.1i vii. laggi, li chiamano con gli stessi nomi a loro più cari, vi parlano l'antica lingua gloriosa , vi serbano inalterati i costumi, il cuore, le tradizioni, la fede avita. E il viaggio laggiù fu lungo; anzi, dico meglio, fu grande: Guglielmo Ferrero vi ebbe accoglienze trionfali e fraterne , e la piccola sposa ne approfittò per veder tutto, per informarsi di tutto, per empir d' impressioni i suoi occhi e di note i suoi taccuini. Il mare di quanabara, Rio Janeiro, San Paolo, la foresta immensa, la far_erida operosa, il distretto metallifero di Minas Geraes, la singolare popolazione brasiliana così larga• m~nte innestata di sangue negroide e di tutti i pregi e i difetti di questa razza nuova alla civiltà; poi la repubblica orientale dell'Uruguay, Montevideo e le sue istituzioni e la sua prosperità, e l'indole viva, avventurosa e battagliera degli abitanti; infine, la repubblica Argentina, Buenos Aires, il Paranà, la prateria senza fine, le Ande superbe, la politica, la scuola, il sistema penale, le dogane, le strade, le estaricias, le latterie, la questione fem. minile (anche là!), e insomma tutto ciò che l'occhio d' una donnina intelligente e colta può scorgerè o indovinare viag- ~iando, e la penna frettolosa d'una resocontista solerte e brava • raccogliere a volo e tradurre in nc,te sommarie e popolari. Ed è bene, infatti, in questo senso, che il libro va inteso e giudicato, poichè esso non ha, evidentemente, altra pretesa: sopratutto, non ha quella d'essere un libro d'arte, nè di scienza, nè di politica, nè di filosofia : ma solo di rappresentare, in parole stampate, ciò che l'autrice avrà chissà quante volte ridetto a voce, tornando nientemeno che dall' America, alla famiglia, alle amiche, alla conoscenti accorse a festeggiarla ed a farla narrare e descrivere. Ed io, ora, mi dolgo meno Ji non esserci stato anch'io, a quegl' intimi ritrovi che conosco bene e che ricordo con affettuosa nostalgia, Me ne dolgo meno, perchè leggendo provavo la viva e piena illusione d'essere là ad ascoltare: lo stile del 'uomo ; anzi la donna ; anzi la donnina : piccina, gaja, arguta, sorridente, pare sempre una scolaretta , di quefle che, essendo nate e vissute fin dall'infanzia fra gente d'alta cui tura, avendo viaggiato molto e conosciute persone illustri di ogni paese , essendosi abitllate per tempo a maneggiar libri, a sfogliare riviste, a udir leggere corrispondenze nelle più varie ed esotiche lingue , metton sovente in gravi im baraui i }oro maestri, anche universitari, senza saperlo, senza volerlo, senza cessare d'essere, in molte altre cose, bambine come tutte le altre. Saccentine, qualche volta, queste piccole signorine: ma di una saccenterìa ingenua e birichina, niente urtante, niente antipatica : anzi , spesso, leggermente piccante e spesso ancora addirittura adorabile, e tanto più se condita, pepata, resa mouss 11use, da qualche leggera infrazione alla purità della lingua, da qualche deliziosa puerilità sintattica, da qualche c.:ostrutto che ci ricordi le prime letterine d• amore che ricevemmo quand'eravamo studenti, e dell'amore 11011 avevamo che un molto rudimentale concetto. . . . come appunto della difficilissima arte di scrivere. D'altronde è un fatto, ed è i'esst:nziale, che Gina Lombroso è proprio stata in America : mentre io, il critico, è molto se ho passato tre o quattro volte il confine della mia piccola patria, e se mi sono spinro, nel mio volo più audace, fino a Parigi: ciò mi mette in una .:osì evidente cond:zione d' inferiorità, che mi costrioge ad assiderrni ÌJ, stavolta, sul banco dello scolaretto, t a stare ad ascoltare in silenzio : perchè, purtroppo, quattro quinti di ciò che racconta la piccola Gina mi riesce de: tutto nuovo, o pressochè nuovo. Ed. è a tal titolo, dunque, che io consiglio questa lettura a tutti coloro che uon sono mai stati in America. A quelli, poi, che ci sono ::tati, la consiglio lo stesso: perchè è un gusto grandissimo poter dirt:, ad ogni pagina che si passa: « Benissimo, brava ! Ma sicuro ! Preciso ! Proprio così ! , ; oppure: « Ma che ! Ma quando mai ! Ah , questo poi no I Ma a chi la vuol dare ad intendere ! Ma vada a contarlo a chi non ci è stato ! » Chieti. MARIO PILO ~IVl5T A DELLE 1'IVl.5TE Generale Schliejferi: La guerra dei nostri tempi (1). Nel corso di pochi decenni la questione franco-germanica e l' incitamento che ne ebbero i tecnici militari hanno fatto sì che gli eserciti non solo d' Europa ma anche del lontano Oriente ed Occidente sono in possesso di armi su per giù equivalenti. La tecnica degli armamenti celebra il suo massimo trionfo ma non ha corrisposto alle aspirazioni della Germania e della Francia ed ai desideri di tutte le altre potenze; a nessuno ha portato sollievo nella lotta, superiorità sul nemico. DivivenJo fra tutte , ugualmente ed imparzialmente , i suoi doni preziosi , ha preparato loro gravissime difficoltà, arrt:cato considerevoli danni. Non era difficile dire come si potesse con queste armi potentissime abbattere, annientare il nem:eo; il non facile problema stava ne' trovar modo di sfuggire al proprio esterminio. Appariva necessaria una radicale trasformazione della tattica. Non sarà più possibile, come nel X VIII secolo spiegarsi in ( 1) L'articolo che qui riassumiamo fu letto dall'Imperatore Guglielmo , al termine d' un suo discorso ai Generali in capo prt:sso di lui convenuti a pranzo. L' autore che non si era firmato , fu rivelato dall' Imperatore stesso, con accompagnamento di grandi lodi ; è il conte Scblieffen, ex capo dello Stato Maggiore. L'articolo destò una grande eco nella Stampa internazionale. Ce ne occupiamo anche nella rubrica: Uumini e a vveriimeriti.
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==