20 RIVISTA POPOLARE dalle macerie la loro gloriosa antica bandiera, balzano in piedi o in ginocchio , levao le mani febbricitanti o gli occhi mo- -renti al bel tricolore, e vogliono tutti baciare il simbolo sacro, e vogliono tutti gridare, come per affermare, contro qualsiasi onnipotente forza nemica , l' indistruttibilità della patria, « Viva l'Italia I • Parlerò , dunque , per oggi , soltanto di tre o quattro libri glorificanti l'Italia: la piccola Italia mediterranea, veduta da buoni fraterni occhi stranieri, e la grande Italia transatlantica, descritta da commossa penna nostrana. Ecco, primo, .L' 0MBRIE, « L'ame des cités et des paysages », di René Schneider (terza edizione, di Hachette, Parigi): il sottotitolo ne dice tutto il programma, il piano, l'idea: l' Umbria, osserva i' autore, ha il meglio dell' essere suo in quella ricca vallata che si distende fra Perugia e Spoleto, con gli Appennini da un lato, e dall'altro le alture montuose che la separan dal corso inferiore del Tevere : ebbene , è proprio questo cantuccio più bello, quello che men si conosce: e per una ragione ben grossolana e banale: la grande linea FirenzeRoma se ne discosta dopo Terontola; e non l'attraversa eh~ un piccolo treno arcaicamente tardigrado, che i frettolosi e i superficiali bestemmiano, ma che si presta, con bonomia patriarcale, alla contemplazione del pensatore ed alla curiosità dell'esteta, i quali lo benedicono perchè non porta in giro che loro, perchè non profana di frivoli affollamenti e di cicalecci importuni l' ingenua fisionomia, l'austero spirito dei paesaggi e delle città dell'Umbria. Ed è questo spirito , che lo Schneider ha•· appunto voluto indagare ed approfondire , è questa fisionomia che gli è pia ciuto studiare e ritrarre, non da psicologo nè da pittore soltanto, non dal solo punto di vista storico o artistico o tanto meno geografico, ma appunto da quell'altro più intimo e più sentito :ii cui parlavo poc'anzi, dal punto di vista emotivo, filiale, devoto, dell'uomo moderno e latino che sa di esser tale soprattutto per la gran luce di pensiero, per il gran palpito d'umanità, per il grande incantesimo di bellezza che da questo nostro paese, dalle più remote civiltà-etrusche fino, ad oggi si sono perennemente irradiate all'intorno, in OPde concentriche, come le miracolose vibrazioni marconiane , attraverso le terre ed i mari, attraverso i cuori e le menti. È dunque l'anima stessa dell' Umbria, frammento e campione insigne di tutta l' anima italica , che lo Schneider in questo volume vuol far conoscere e amare : e n'è andato cercando ad uno ad uno tutti gl' indici e gli esponenti sparsi pei boschi e pei fiumi, assopiti nelle pietre muscose dei mo - numenti , fissati per sempre nelle tavole e negli affreschi dei grandi maestri , attei:tati nei libri dei poeti , dei c::-onisti , dei mistici, dei pensatori, trasfigurati nel linguaggio, nei proverbi, nei canti, nelle leggende del popolo, pietrificati nelle masse e nei profili delle case e delle chiese, dei municipi e delle torri, idealizzati nelle luci delle campagne e nelle ombre dei paesi, nell' idillìo delle opere agresti e nel fervore delle attività cittadine. Lo Schneider ha percorso lentamente ed in due riprese la breve terra dei suoi studi; e la sua varia e viva bellezza n'è emersa a gradi, a poco a poco , come quella di una amante che non si conceda che in premio di un grande e tenace amore; egli ha veduta l' Umbria in settembre , assopita nel silenzio ancor fiammeggiante del suo paesaggio , l' ha rivista in aprile, nel suo giojoso risveglio ; e, sorridente o languida, essa gli è apparsa ugualmente bella , ugualmente suggestiva; ha pensato che tanto un neo-classico potrebbe davanti ai suoi rude, i insigni plasmarvi la statua del proprio ideale , quanto un neo-mistico davanti ai cimeli francescani abbozzarvi le linee della sua cattedrale interiore; ha sentito che tanto l'adoratore dell'arte può qui saziare fra i capolavori dell'evo medio e della gentil rinascenza il suo gusto erudito, quanto l' inna - morato ddla natura può bear l'occhio spaziando dall'alto dei colli aprichi su queste tranquille campagne, dove la vite s'abbraccia all'olmo, dove la quercia e l'olivo concilian la forza e la pace, dove ognuno, come a Firenze, come a Roma, può scegliere a suo piacere ciò che conviene al suo gusto, ai suoi nervi, al suo cuore, alla sua peculiare mentalità. Così egli pure, l'autore, ha scelto liberamente secondo l'u~ more , secondo l' ora , secondo_ la vena : e non ha fatto una guida, nè un repertorio, nè un manuale; ma bensì un diario, un albo d'impressioni, un' antologia di ricordi, vivi, freschi, immediati; s'è abbandonato all'unica, vera, libera gioja di chi visggia non per dovere ma per piacere: di raccogliere tutto ciò che lo colpi~ce, tutto ciò che lo atfasci na , tutto ciò che lo ferma , dando carta bianca alla propria sensibilità , e la - sciando perdere tutto il resto: tutto quel resto che i ~ edanti reclamano a sì gran voce, dando rabbiosamente dell' asino a chi non dà retta alle loro querele. E n'è venuto fuori un libro delizioso: il quale comincia un po' prima dell'Umbria, veramente: a Cortona, alla vetusta, all'etrusca Cortona daile mura enormi, dal singolare museo, dagli elegiaci panorami notturni; passa pel ~ Trasimeno così denso di storia, dalla disfatta di Flaminio all'imboscata di Cesare Borgia, e così lieto di carpe nelle sue acque e d'amori sulle sue rive; si ferma lungamente a Perugia, alla città del Grifone, per interrogarne le vecchie pietre e gli archi romani, il trecentesco Palazzo e la bella a' suoi bei dì rocca Paolina, il Duomo ove dormono tre pontefici nelle auguste navate policrome, l'ampia canora fontana di fra' Bevignate, e poi San Bernardino, San Domenico, San Pietro, San Lorenzo, tutti gli stili e tutte le meraviglie, e poi ancora la Pinacoteca, il santuario della scuola umbra, i Boccati, i Caporali, i Bonfigli, i Fiorenzo, i Folignati, i Pinturicchio, i Vannucci, e il Palazzo del Cambio con i grandi affreschi perugineschi, ingenui e stupefacenti, tormento della ragione ed incanto degli occhi; di là ripartiamo con questo nostro simpaticissimo compagno di viaggio (di propofito, non dico guida, t·erchè noi ci riser viamo di vedere coi nostri occhi e di pensare colla nostra testa, e, al caso, di contraddire e di discutere) ripartiamo per Assisi, attraverso vigne ed oliveti, ed arriviamo lassu, a quel dolce pae&e tranquillo e pensoso, slivellato e fantastico, mormorante di fontane ed irto di bastioni, dove San Francesco e Santa Chiara hanno le loro eh iese, i loro conventi, i loro chiostri accanto al portico di Minerva ed ali' accademia di ProperziR, d'onde si prova, cotite nplando dall'alto l'immenso orizzonte la vertigine dello spazio, e dove , scendendo nella Chiesa Inferiore, nel tremolìo delle lampade disseminate nel1'ombra, nella processione delle figure incurvantisi sulle pareti, sugli archi, sulle volte basse e massicce, ci si sente irtvasi da sentimenti obli::.ti, da re.vivisc~:nze mistiche inattese ; e poi Spello col Duomo e la trilogia sacra del Pinturicchio ; e Montefalco coi freschi di Benozzo; e le fonti del Clitumno, in mezzo all'alma mater, alla saturnia tellus virgiliana, al paese dionisaco, tutto olmi e vigneti, dove Pan sopravvive , anzi è più vivo che mai, e dove il Carducci· raccolse l'inspirazione della più bella, forse, delle sue odi, ignota tuttavia, a quel che sembra, al nostro touriste; e Spoleto. l'alta Spoleto, cinta di querce, che « urlanti vide e ruinanti in fuga >> i Cartaginesi, « e sovra loro nembi di ferro e flutti d'olio ardenti e i canti de la vittoria »: Spoleto romana co' suoi archi trionfali, Spoleto paleocristiana con le sue ,basiliche, Spoleto medievale con la cattedrale massiccìa di San Pietro in Gradino, Spoleto del rinascimento con l'affresco di Filippino e coi ricordi di Lucrezia Borgia ... Ce n'è d'avanzo, mi pare, per invogliare ogni buon italiano
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