RIVISTA POPOLAR~ 651 Gobbi Belcredi, precisamente a proposito della mia denunzia conferma sul Messaggero con um1 corrispondenza dai luoghi del <lisa tro, il mio giudizio nei seguenti termini : « Ordini e contrordini si seguivano con perfetto disaccordo e per ottenere le più piccole cose, cioè il permesso di fare qu:1lche cosa, bisognava e bisogna rivolgersi a venti persone, che si trovano pedettamen te in grado di non potere accordare nulla, perchè bisogna sentire il prefetto, il generale, l'ammiraglio, il commendatore, tutte persone gentili, amabilissime, ma non proclivi alle decisioni, e lontani dal desiderare di assumersi responsabilità ,, . « Con questo sistema, che cosa è accaduto? E' accaduto che l'acqua c'era e c'è a bordo <lei piroscafi, ma non si distribuisce; il pane c'è a tonnellate, ma non si distribuisce; le tende ci sono, ma per gl' intelici messinesi non se n'è alzata una sola; le zappe, i badili sono arrivati a montagne, ma non furono messe subito nelle mani di chi poteva adoperarle; la polizia del porto manca: quando arriva una nave si fa fermare fuori dello scalo >). « Io sono arrivato col Duca di Genova, all'alba, e ancorammo fuori fino alle 14. Finalmente siamo entrati in porto, ma nessuna nave concesse un rimorchiatore per sbarcare i salvati, 2700, e fu ordinato di sbarcarli con barche di salvataggio. Ci volevano tre giorni. Allora il comandante in seconda del Duca, visto due barconi inoperosi, li sequestrò e li attaccò ad una corda che fece legare alla banchina, e con questo sistema, che adoperò a quanto mi si assicura anche Noè, che fu il primo. navi- . gante rammentato dalla storia, le truppe furono sbarcate, tirandosi a terra con le corde in un giorno e mezzo: dei viveri e medicinali nei giorni appresso ». « Del Duca di Genova si doveva fare un ospe• dale, poichè è una nave nuova, ampia, comodissima, ma appunto, per questo vi si stabilì il comando supremo, mentre avrebbe potuto funzionare più rapidamente stando a terra sotto un baraccone; e ben due ore e mezzo furono impiegate, dico due ore e mezzo per discutere la pianta ... delle mense, vale a dire il protocollo della pancia, cioè l'ordine dei posti a seconda dei filetti del berretto e delle antichità delle commende ». Agostinoni, altro corrispondente dal luogo della sventura, scrive al Pungolo: « Le nostre autorità militari, di terra e di mare, senza distinzione, non hanno capito il carattere dell'opera da compiere, non hanno sentito l'immènsità della nostra sciagura, non hanno avuta la rapida visione di una strana guerra da combattere di nn insolita vittoria da strappare ». « E' bastato assistere a qualche sbarco per esserne arckon vinto ». « La regia Marina, perfettamente impreparata, parte tardi, arriva ultima e sbarca il suo carico all'indomani con la stessa serenità con cui s'indugia un yacht di bontemponi >>. {< Si rifiuta un manipolo di soldati ai volenterosi assillati dal dubbio , si sospendono i permessi di disseppellimento per tre giorni perchè mancano le braccia, e nello stesso tempo s' impiega un'intera giornata a barcare un vapore carico di quei soldati che fra due g1orm saranno ancora men utili di ieri ». « E' mai possibile una simile lentezza in guerra?». Cose più dettagliate e ancora più gravi, di ritorno da Messina, ha detto l'avv. Girardi, figlio del Deput:no ad un redattore del Roma. ll dottor Antonino Anile scrive nel Pungolo (3 gennaio) : « Dove sono le quattro divisioni navali che ammirammo nelle ultime manovre? Dove i ue incrociatori tipo Garibaldi cosi veloci ancora ? Quale opera avrebbero potuto compiere laggiu nel mare ancora convulso passando da un paese· all'altro, da un'isola all'altra! Quale mobilitazione avrebbe potuto esser salutata con più entusiasmo dal popolo d'Italia? Quale occasione perduta. on. Mirabello, perchè il cuore metallico delle vostre navi palpitasse, unisono al cuore di tutto il popol_o d'Italia!». « Ancora, mentre scrivo, non sono laggiù che le tre navi della divisione volante e due piccoli incrociatori e poche torpediuiere. Gia le voci imploranti tacciono e un lugubre silenzio è sulle rovine, e, se qualche altra nave potra partire dagli Arsenali dello Stato, non porterà pane, ma calce perche una col tre bianca si distenda sul lutto ! ». L'on. Di Bugnano arrivato sul luogo del disastro col Sindaco di Napoli riferisce: « Nel porto erano poche navi e una disorgani zzione generale· deplorevolissima. Non si sapeva a chi rivolgerci, a chi domandare spiegazioni, da chi avere informazioni per recarci nei punti ove mag• giormente il nostro soccorso fosse stato utilè ed efficace; tanto che, con un atto disperato il sin• daco e gli assessori giudicarono opportuno di impiantare all'aperto, subito, sulla banchina, una specie di ospedale da campo per apprestare i primi soccorsi ». Il prof. Rizzo, direttorè dell'Osservatorio <liMessina, a chi gli domandava : - • « Trova giustificate , professore , le critiche « fatte ali' azione lenta ed inefficace del nostro et esercito e della Q0stra marina ? Ha risposto : - « ln verità si. Io che serenamente ho visto ed osservato, ho potuto notare che più chè il ritardo non può essere assolutamente glustificata l'incertezza con la quale i primi soccorsi vennero apprestati ». « Ho udito il generale che per primo venne ir:iviato sul. luogo del disastro, iniziare una discussione lunga, minuziosa e inopportuna con gli ufficiali sul luogo più acconcio ove stabilire una stazione di soccorso. Per il che io protestai, forse troppo energicamenre, con lo stesso generale. Pensi che i russi non perdettero ua solo minuto non appena sbarcarono a terra : e che il loro servizio di soccorso improvvisato immediatamente funzionò egregiamente fra la soddisfazione generale ». Ed asprissima protesta contro il Generale Mazza fece il pro!. Albanese di Palermo. . . Giovanni Cimolo, il valoroso avvocato giornalista terribilmente provato dalla sventura, dalla sua Reggio crive alla Vita (3 gennaio) : « E' possibile che, quello che riuscirono a fare
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