~ RIVISTA POPOLARE di quelle che furono le loro case, loro borghi, le loro città. E non venga a loro dai fratelli la dura parola che li spinga ad abbandonare il mal securo suolo della patria: ma nel conforto, e nell'aiuto di tutti trovino essi la ragione di vivere anzi sull'instabile suolo, opponendo alle ire, od alle necessità della natura, la forza , la volontà dell'uomo che resista e viva. Dica ai fratelli provati dalla sciagura, il soccorso dei più fortunati fratelli , eh' essi devono mutare il loro costume, la forma e la materia delle loro case: che c'è dall'altra parte dell'emisfero un popolo forte, il Giapponese, che ha vinto le stesse ire della natura, e ch'essi devono vincere, essi pure, così. Ma intanto, a uomini, a donne,_ a giovani d'Italia, intanto urgono ogni dove e d'ogni soccorso nelle sciagurate regioni. O fratelli, stringa la sciagura il più forte legame, trionfi del dolore l'amore, sentano i colpiti che la grande famiglia è oggi tutta ed una per loro e con loro, e date, date, date: sotto tutte le forme: mandate vesti ; mandate coperte , medicinali; denaro, non ci sono oggi poveri e ricchi cui scegliere, cui preferire: oggi _a Messina, a Reggio, a Palmi , a Bagnara chi vive ancora non ha più nulla: fratelli d'Italia ai fratelli visitati dalla s_pietata morte date, date, date I Queste parole vibranti furono scritte dal nostro Agresti non appena fu nota la immane sventura. Oggi siamo lieti ed or - gogliosi di constatare che in ogni angolo d'Italia senza appelli, senza sol!ecitn:oni, senza rettorica, senza teatralità, ma con uno slancio ed une spontaneità superbi si fa e si da generosamente. La triste congiuntura, almeno a questo è servita: a fondere in un solo sentimt:nto gl' italiani tutti a dare la prova più splendida della esistenza dalla unità morale della nazione. Di più: la catastrofe spaventevole ha somministrato occasione per una solenne afterrnazione di solidarietà internazionale, umana. La si ebbe sul luogo dagli eroici marinai russi e inglesi; si è ripetuta da governi e popoli: dal!' America del Nord ·alla Francia, dall'Inghilterra alla Russia, dai colossi e dagli Stati miscroscopici - da tutti! Messina nella storia. - Il titolo pre.enzioso di questo stelloncino non faccia sperare al lettore di trovarvi tutto ciò che si potrebbe e dovrebbe scrivere di Messina. Vogliamo soltanto dare rapidissimi cenni. La posizione splen 1ida di Messina, che domina il passaggio tra il mare Ionio e il Tirreno, dice il Rumpelt, adescò i Greci, che nell'ottavo secolo avanti Cristo vi fondarono la colonia di Zancle o Dancle, come viene chiamata in alcune antichissime monete. I Cartaginesi riconobbero l'importanza del suo possesso ma non poterono sottoporla al loro dominio e nella guer. a contro Dionigi di SiracuS1 la rasero al suolo. Dionigi, che possedeva Reggio la ricostruì e la popolò coi suoi soldati. Dopo varie vicende del periodo ellenico, nel 264 avanti Cristo, i Romani chiamati .n ajuto contro Gerone Re di Siracusa ne fecero la base delle loro operazioni in Sicilia; come tecero i Normanni nella lotta contro i Saraceni. Le Crociate la resero prospera, e gli Svevi la resero forte tanto da poter resistere a Carlo d'Angiò che voleva vendicarsi dei Vespri Siciliani. Sotto gli Spagnuoli divenne una importante città commerciale; ma essi vollero privarla dei s~oi secolari privilegi e ne provocarono la insurrezione. La guerra civi e che ne seguì (1674-79) la fece decadere rapidamente, tanto che alla fine della medesima i suoi 120,000 abitanti si ridussero a 15,000. Di Messina due pagine storiche rc:centi vogliamo specialmente ricordare: la lotta titaoica contro l'esercito bo bonico padrone della Cittadella nel 1849 e la lotta contro il governo italiano per costringerlo a togliere la condanna a morte, che pesavèl sul capo di Giuseppe Mazzini. Nella prima tutta L cittadinanza si coprì di gloria; gli atti di eroismo e di abnegazione non si possono contare. Nella seconda lotta civile e politica ver ·mente splendida, gli elettori di Messina insegnarono al governo dalla Monarchia Sabauda, ch'era un segno di nerissima ingratitudine, .m vero parricidio morale, mantenere la condanna di morte che aveva colpito Giuseppe Mazzini dopo il tentativo rivoluzionario di Genova del 1857. Messina lo elesse deputato nel 1866; la Camera annullò l'elezione. Messina lo rielesse un altra volta e poi una terza volta; e lo avrebbe rieletto sempre, non ostante gli sforzi e i maneggi del governo, se questo, finalmente, vergognoso della propria opera, coll'amnistia non avesse reso possibile a Giuseppe Mazzini, che aveva infuso la sua anima nell'Italia nuova, di poter porre piede liberamente· nella sua patria. Ed ora Messina non è più I Risorgerà? Un tedesco, che ama sinceramente la Sicilia, dov'è vissuto per lunghi anni, il D. Alessandro Rumpelt, nota che alcune grandi città sono dove sono per un accidente; ma altre non possono es5ere se non dove sono. Perciò se un cataclisma umano o naturale, momentaneamente le fa scomparire, dopo un tempo più o meno breve risorgono. La posizione di Messina, egli dice, ha qualche cosa di caretteristico; essa è dove per necessità dev' essere; essa è un esempio notevole nel mondo di questa specie di fatalità topografica. E noi crediamo, che se immediatamente non si può pensare ad una vera ricostruzione di Messina cui osterebbe anche l'immenso accumulo delle macerie, il punto dove fu Messina rimane necessariamente centro della difesa milita re dello stretto e testa di linea tra le ferrovie della Sicilia e quelle del continente. Attorno a questo centro, necessariamente, ripetiamo ìa parola, risergeranno edifizi che vorremmo costruiti razionalmente, si formerà una vita economica-sociale, risorgerà la nuova Messina. Au5uriamocela prospera, civile, generosa, intelligente come l'antica; più dell'antica fortunata e risparmiata dai cataclismi della natura. ..d&AJW Nino Di Leo. - La rivista non ha il tempo, nè lo spazio bastevole per dire di tutti gli uomini eminenti, che ha fatto scomparire tragicamente la scomparsa di Messina e Reggio. Lieta che tragli scampati siano Giuseppe Bonfiglio, l'incrollabile repubblicano, Ludovico Fulci, il giurista illustre, Salvemini lo storico apprezzatissimo anche dagli avversari politici, Giuseppe Oliva, l'insegnante che nel diritto internazionale sa innestare la dottrina di Mazzini, Sanfelice le cui ricerhe biologìche da lunghi anni condotte con rigore di metodo superato soltanto dalla modestia, e tanti altri che la emozione pro-
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