658 1<.IVlSTA POPOLAKE Dopo il processo contro le Leghe del Trapanese Attesa con ansÌ3 febriìe Ja tutti i democratici dell'isola, i quali, oltre a preoccuparsi per le richieste fatte dal pubblico ministero, trepidavano anche per la esistenza stes a del movimento proletario, che ha raggiunto nell'agro traranese uno sviluppo meraviglioso; attesa con ansia, diversa e men nobile, dai più retrivi fra' proprietari e speculatori. che si ripromettevano dalla condanna degli imputati la morte di quel movimento, che da qualche anno assottiglia il frutto -.li loro laida ed indisturbata speculazione. è venuta la sentenza di questo grosso pro~ess?, _ed a st_ata sentenz~ _di as_- soluzione per tutll gli 1mputat1: dal capo ue1 capi, all'uli imo gregario. A spingère 'i giudici del Tribunale di Trapani sulla bu~na via, oltre la voce della coscienza, che non si lasciò turbare e fuorviare dai molti clementi intìdi annunziati dalla esagerata solerzia della Pubblica :3i..:urezza, ha contribuito potentemente la pressione conLorde della opinione pubbli-:a, la quale non atte,;e già che altri l'illuminasse, per pronunciarsi Je1.isamente e fortemente contraria al colpo di mano con che la Pubbli~a Sicurezza voleva aiutare i più retrivi fra' proprietari a sbarazzarsi di questo ancrsnrio incomodo e formidabile, che minaccia , politicamente, di elevare il 'contadi no ~ di<.rnità di cittadino e d'uomo, finanziariamente, d1 co~1trastare i grassi guadagni disonesti, di cui i contadini furono tino a qualche anno fa vittime passive e pazi~nti. . . . r n vano essi vennero in mesta processione a npetere timidamente innanzi ai_ giudici \e alte_ la: ananze. di che avevan fatto risuonare 1 corndo1 della Prefettura c:d empiuta la testa del giudice istruttore; invano il rappresentante della società otfesa, che pure era partito Ja una ~iusta premessa, con che riconoscendo il disagio economico dei con tadini ne riconosceva il diritto alta organizzazione, richiese parecchi anni di galera per nlcuni tra 1 capi delle leghe e per alcuni fra' più umili leghisti; il Tribunale non si lasciò commuovere nè dall'accento compassionevole <lei proprietari, che avevano composto il ·oìto per l'occasione, atteggiandosi a vittime della violenza selvaggia dei contadini, come non si lasciò commuovere dall'eloquenza del Pubblico Ministero, che. pur riconoscendo legittimo il movimento, squadernò una ricca provvista di' sofismi, per non ammettere e non giustificare fatti, che, o con quel movimento non hanno verun rapporto, o, se l'hanno, ne sono couseguenza logica e fatale. Il Tribunale aderì alla richiesta dei valorosi difensori, ai quali si aggiuse il valoro5issimo on. Fera, ed assolse; ed è merito ed onore di chi degnamente regge le sorti della giustizia in Italia il non aver forzato la mano ai giudici, in un procerso che era troppo potitico e punto, o quasi, giudiziario. Le basi del processo erano, infatti, esclusivamente politiche. Si erano, è vero, perpetrati dei reati eontro la proprietà, ma nessuno seppe attribuirli a questo più che a quello; i più permalosi si limitarono a riversarne la responsabilità sopra l'ente collettivo: le Leghe. Fatti specifici, nessuno; prove neppur una; dati che spiegassero o giustitìcassero un così fatto sospetto, niente niente niente. Eppure erano state le leghe, anzi, non potevano essere state che le leghe! E a chi faceva loro osservare cbe di rea ti di. quella natura se n'eran sempre consumati nel trapanese, e tal volta anche in misura per avventura più :11larrn:.1nte. an~·ora prima che le le~he sorge sero, gli accusatori non- seppero opporre se non la loro ferma e salda convinzione(?) che autrici Ji tutti quei mali eran le leghe; e a chi faceva notare che la crisi del Nord-America e la conseguente stasi della corrente migratoria ed il rimpatrio di molti lavoratori, aumentando il disagio dei contadini, po·evano aver determinato la recrudescenza e rifiorescenz1 dei reati contr0 la propricta, essi rispondevan, ch'eran tutte ciance, e che responsabili di tutti i danneggiamenti Jovevan ritenersi le ìegh:,i non questo o quel leghista, ma le leghe, dal pm impulsivo dei contadini associati al mite e buon e bravo Montalto, capo di tutti i leghisti, stretti insieme in una vasta e forri1idabile associazione a delinquere. La verità è che si volevano colpire al cuore le leghe, assestare loro tal tiero colpo che non potessero rilevarsi mai più, che a nessuno nascesse più la voglìa di promuovere e indirizzare n_uove a~ 0ciazioni di contadini, e a nessun contadrno vc111s5~ in mente di farne parte. Questa fu la genesi del processo, questo era il fine a cui tendevano gli accusatori, i quali doyo molte e lunghe sollecitazioni, si procurarono l" a - leanza della pubblica Sicureua. + Chi scrive, comentanJo, su queste stesse colon:ie nell'ottobre del 90 r, una convulsione di conta ìini del trapanese, che aveva fatto temere il ritorno dell'infausto periodo dei Fa ·ci, dopo avere instito sulla preoonderanza del lato eco11omico della- questione, al quale,-transitoriamente, andava sacrificat il lato politico, ammoniva: << Organir:;_a1·e i contadini per modo che potes,;ero contrattare direttar>1en!e col proprietario, per mezzo dei loro rappresentanti, non sarebbe stata la tredicesima fatica d'ErcolP )). Citavo io allora, a titolo J'onore, l'opera di Bernardino Verro e di Nicola B1rbato, organizzatori tenaci ed infaticabili, e mi dolevo che non avessc·o trovato degli imitatori fra qu1ntì in Sicilia propagarono il verbo socialista. Le mie lagnanze, per quanto non fossero prive di fondamento, erano tuttavia esagerate; io ste. so vidi cogli occhi miei, di lì a poco, quanto lavoro si fosse fatto e si facesse tuttavia per stringere in una grande società migliaia di contadini rozzi ed. incolti, cui cementava soltanto il comune disagio e la sfacciata camorra, da cui venivano impunemente spogliati a dispetto delle leggi scritte e non scritte. Io stesso vidi più d'una volta il buon Montalto, coadiuvato da una mano di giovani quanto il maestro operosi ed infaticabili, ìn mezzo a migliaia dt contadini frementi fra gli splendori di Calendimaggio, affannarsi a parere e contenere quegli spiriti irrequieti ed insofferenti di disciplina e di freno; lo vidi in corcostanze difficili, in cui una sola parola imprudente avrebbe provocato un incendio e un eccidio spaventevole, e pensai involontariamente ora al buon pastore dell' evangelio, ora al mite Goffredo di Buglione, in testa ai Crociati, giunti in vista di Gerusalemme. Allora mi feci ra~ione delle enormi difficoltà che quei volenterosi avean dovuto vincere, dei grandi sacrifici - e non di tempo e di pazienza soltanto - che avevan dovuto affrontare, prima di arrivare a quella forma un po' caotica ed embrionale di asso- "ciazione, e domandai in cuor mio perdono delle parole dure con che li avevo stimolato ed incitato
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