Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 23 - 15 dicembre 1908

624 RIVISTA POPOLARE stri amici repubblicani; e l'accordo è facile a spiegarsi quando avremo ricordato che sono i socialisti italiani, che hanno accettato il nostro punto di vista sui rapporti tra il nostro paese e l' Imper0 austro-ungarico; punto di vista che mira al mantenimento della pace, sino a tanto, che la nostra esistenza non è minacciata. L' accordo cessa quando Bissolati (Avanti! 11 Dicembre) si fa a propugnare la cosidetta politica autonoma. Ah! questo poi no. Il motto: guai ai vinti! deve parafrarsi in quello: guai ai solil Se c'era uno ·Stato nel mondo che, con una flotta formidabile e colla sua cintura di argento, che la proteggono,poteva affidarsi allo splendid isolamento e alla politica autonoma, era l'Inghilterra. Ed essa si e affrettata ad uscirne stabilendo delle ententes colla Francia, colla Russia e con minori Stati, che equivalgono alle alleanze. Si parla della nuova Triplice anglo-russofrancese in contrapposto al la vecchia austro-tedesca italica come di un fatto fuori discussione. Noi crediamo assolutamente necessario stare col1' una o accedere all'altra Triplice, per farla divenire Quadruplice. Nè s'illuda il Mirabelli, in nome dell' idealismo democratico, che sente ripugnanza a stare in compagnia dello czarismo scellerato, di poter costituire una triplice della libertà senza il concorso della Russia. Se questo proponesse l'Italia avrebbe una ripulsa umiliante e pericolosa. Preferiamo lo Status quo, come il meno pericoloso e il meno dannoso. La vecchia Triplice per un democratico uon può rappresentare l'ideale, per le sue origini e pel modo provocatore come la intese Crispi. Ma come si sono andate svolgendo gli avvenimenti è doveroso oggi riconoscere che essa rappresenta il meno incerto - non diciamo il piu sicuro - presidio pel mantenimento della pace. L'uscita dell'Italia dalla vecchia Triplice significherebbe la guerra a breve scadenza. Dall'una parte si acqnisterebbe la sicurezza della vittoria e si vorrebbe sfruttare la situazione favorevole oggi anziche domani; dall' altra, data la formidabile organizzazione militare terrestre e la quasi invulnerabilita assoluta dal lato del mare - informi la guerra franco-alemanna e la inutile superiorità della flotta francese - per la paura del peggio e per impedire il consolidamento del nuovo aggruppamento si affretterebbero gli avvenimenti e con colpi rapidi e forse decisivi gli eserciti AustroUngarici e Tedeschi cercherebbero di fiaccare immediatamente l'Italia e la Francia, per volgersi dopo contro la Russia , e contro gli Stati minori dei Balcani. Della prima ipotesi si ha un accenno nei giornali inglesi. La Pall Mall Gazzette, a<l esempio,. rimprovera alla nuova Triplice - senza fare assegnamento sull'Italia - l'inerzia; perchè da sola essa basterebbe a schiacciare l'Austria, dimenticando che la Germania interverrebbe immediatamente e si andrebbe alla guerra europea. Per la seconda ipotesi sta la mobilizzazione dell'Austria-Ungheria ai nostri confini, che non è un mistero per chicchessia. Comunque se la guerra fosse irrimediabile - e noi non lo crediamo - preferiremmo farla contro l'Austria e non accanto all'Austria. Riconosciamo inoltre che il momento per fare la guerra contro l'Austria non potrebbe essere più favorevole, per~ chè il vecchio impero degli Absburgo si troverebbe alle costole tanti moscheri11i - Montenegro, Serbia, Grecia, e sopratutto la Turehia - che non potrebbero essere mantenute a posto dalla sola Bulgaria e forse· dalla Rumenia. Perciò troviamo logico Scarfoglio, che in un vigoroso articolo turcofilo del Mattino (13 Dic.) consiglia l'Italia a riprendere la firma che appose in una cambialeusuraia-la vecchia Triplice-e scontarla con grande vantaggio nei grossi eventi, che maturano. Tartarin è logico e sa ciò che vuole; vuole la guerra: ieri la voleva contro la Francia ; oggi la vuole contro l'Austria. Ma guerra dev'essere! Sono altrettanto logici gli amici Barzilai e Mira belli, che propugnano atti e politica, che ci condurrebbero alla guerra e dichiarano che la guerra non è nelle loro intenzioni? + 4 ° Il presuppostoe le contraddizioni dei repubblicani. Roberto Mirabelli, uomo di grande, di eccezionale coltura storico-costituzionale, foderata di coraggio e di rettitudine, per necessità di studi, di temperamento e di aspirazioni è tra gl' ideologi. Annoverandolo tra gl'ideologi non intendiamo offenderlo, perche alla ideologia - contro lo sprezw zante avviso di Napoleone Bonaparte - assegniamo grande ed alta funzione politico-sociale. Poi, come repubblicani e ammiratori di Mazzini, di Garibaldi, di Cattaneo, di Mario, ci sentiamo ideologi anche noi. Pure l'amico Mirabelli ha avuto una punta d'ironia contro l'ideologia e in favore dello sperimentalismo politico. La cosa e innaturale; nessuna meraviglia, perciò, se egli ha fatto falsa strada affidandosi a presupposti, se non a pregiudizi, ideologici, che egli ha scambiato per dati sperimen tali, mentre l'esperienza politica gli dà torto. E' stato ideologo col suo pudore anti-russo, come accennammo. L'esperienza dovrebbe avergli insegnato che la repubblica più democraqca ha trovato forza e sicurezza nell' alleanza coli' Impero degli Czars. La logica induttiva dovrebbe insegnarli, che se l'Italia può arrischiarsi ad uscire dalla Triplice come egli desidera, ciò non potrà fare colla politica morgariana del fischietto; ma con una alleanza colla Russia, stretta e sincera ed anche colla Turchia, il cui passato nulla ha da invidiare ai governanti dello Knout. Nella utilità di questa alleanza ha ragione Scarfoglio. Altro e più fondamentale presupposto ideologico di Mirabelli, diviso anche, se non erriamo da un uomo ch'e materiato di buon senso, dal Seraceno della Vita. Dice il primo: « Il sogno dell' accordo « coll' Austria appartiene all' archeologia politica. « L'ebbe Cavallotti; ma questo il 10 Marzo 1880 « dichiarò che le sue speranze furono deluse. Ca- « vallotti considerava come un pericolograve e per- « rnanente l'occupazione della Bosnia e dell'Erzego- « vina, che ci faceva perdere l'influenza in Oriente « e riduceva l'Adriatico mare austriaco >>.( 7.{_agione 11 Dicembre). Ma l'occupazione, ch'era annessione di fatto, durò 28 anni dopo le parole di Cavrtllotti, e i pericoli non si videro; l'Italia invece ha visto enormemente

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