ìtìVISTA POPOLARE 623 Ma sul contrasto tra il voto e il discorso dell'on. Fortis non si può limitare a dirgli ciò che Barzilai gli ha rinfacciato nella 1{.agione; e cioè : che_di lui si possa dire ciò che i Giacobini dissero dei Girondini in occasione della condanna di Luigi XVI: O mirabili uomini come voi sapete parlare in un modo e votare in un altro I Q~.1esta volta non si tratta di una contraddizione ordinaria. Quanto più alto era stato il tono del discorso del giorno 3 Dicembre; quanto più profonda generale ed anche confortante era stata l'impressione destata in tutta Italia ; tanto maggiore, altissimo , era il dovere della coerenza. Perdò fu amarissima la delusione quando l'indomani Alessendro Fortis cercò attenuare l'impressione, quasi sconfessando la fierezza e l'espressione di italianità che si erano attribuite al suo discorso. A scusa di Fortis si osserva: che egli non voleva creare imbarazzi al ministero, nè aggravare la situazione internazionale. E allora egli doveva tacere o parlare altrimenti ed evitare la solenne e commovente manifestazione della Camera, delle Tribune, della stampa , del paese-sottolineata dalle congratulazioni dell' on. Giolitti. Il suo volle essere un monito non inutile per l'Austria. Lo si doveva lasciare intero e preciso. Si vide che il risultato oltrepassò forse l' intenzione dell'oratore, come siamo disposti a credere? Bene! Era questo il caso di ricordarsi di una delle solite frasi fatte : alea jacta est; o cosa fatta capo ha I Bisognava ricordarsene sopratutto per la inutilità della correzione, o della rettifica, che del resto perdeva ogni v:ilore ad opera della dichiarata rèstrizione mentale sulla motivazione del voto ... Si voleva tranquillare l'Austria colla rettifica? Ma questa certamente ha creduto nella sincerita delle manifestazioni del giorno 3 e non nella riflessa dichiarazione del giorno 4. La diflerenza dell' accoglienza doveva essere guida sicura anche per diplomatici meno accorti e meno sospettosi, che non siano quelli Austriaci. Può il Cancelliere d' Aerenthal per mezzo di un suo capo divisione, Iettel von Ellenach, aver manifestato la propria soddisfazione pel discorso di Tittoni; ma nemmeno il portinaio della Ballplatz crederà più dopo il discorso Fortis che l' Italia voglia rimanere nella Triplice. I più si associeranno allo sprezzante giudizio di Delcassè. Del resto al monito esplicito di Fortis ali'Austria è venuto quello tacito di von Bulow all'Italia. Al tempo della Conferenza di Algesiras l' I1nperatore di Germania telegrafò all'Imperatore d'Austria: t< Io mi compiaccio col brillante padrino di questo duello, che ho combattuto e gli dò promessa che, quando analoi;a situazione si presenti, il suo servizio sarà ricambiato. La situazione si ripresentò e la Germania per bocca del suo Cancelliere ha esplicitamente dichiarato in un primo discorso che nella quistione dei Balcani starà incrollabilmente dal lato dell'Austria. lo un secondo gravissimo discorso, in cui ha esposto al Reichstag i pericoli e le difficoltà della difesa militare della Germania, egli non solo ha riconfermato le precedenti dichiarazioni, ma le ha sottolineate riferendosi ad una sola alleata, l'Austria, su cui poteva contare. E l' Italia non fa parte della Triplice? Evidentemente non lo credono più nè a Vienna, nè a Berlino , non ostante le umili proteste di Fortis. Perciò la sua rettifica del 4 fu un inutile vilta - la peggiore delle vilta ! 3° Le illusioni e la politica autonoma dei socialisti. Se i voti dei socialisti e dei repubblicani a Montecitorio non bastano ad abbattere un ministero, però essi contano nel paese e nella formazione della pubblica opinione. Che cosa essi pensano sulla situazione presente e sulla politica estera dell'Italia? I socialisti, nella loro mania di gr.111Jezza, che fa anticipare loro i tempi e attribuire al proprio partito quella forza e quella preponderanza, che forse avranno nel futuro, nelle soluzioni delle controversie internazionali, per evitare la guerra tra l' Austria e l' Jtalia, hanno confidato sull'azione convergente per la pace dei socialisti italia:1i e <li quelli austro-ungarici. Così stabilirono solennemente i loro rappresentanti nel convegno di Trento. I socialisti italiani del Regno e irredenti presero sul serio l' impregno; gl' irredenti, con a capo il Pittoni, lo presero anzi tanto sul serio , da autorizzare l'accusa di austrofilismo soverchio , se non di essere agli ordini del Luogotenente imperiale di Trieste, come un sindacalista italiano gli rimproverò. Tennero l'impegno i sodali,ti austro-ungarici? All'indo111aoi della brutale aggressione di cui funrno vittime gli studenti italiani nell'Università di Vienna, Leonida Bissolati li richiamò alla reciprocità e all'osservanza dei patti. (I socialisti austriaci alla prova. Avanti del 2 5 Novembre) e il direttore dell' Avanti ha tentato di far credere che i cornpatni al di la dell'Isonzo li abbiamo mantenmi, facendosi forte delle dichiarazioni di Pittoni nelle delegazioni, di Pernestorfer, di Adler e di altri nel 1{.eichsrath. La verità è alquanto diversa. L'animo dei socialisti austriaci, se non di quelli irredenti di Trieste e dell'Istria, si è rivelato nel linguaggio vergognoso dell' .Arbeiter Zeitung -- l'organo ufficiale del socialismo austriaco - contro gli studenti italiani; si è rivelato nella ribellione contro la pretesa aflacciatasi nel Parlamento italiano e caldeggiata specialmente dall' Avanti, di considerare la quistione dell'Università italiana di competenza indi retta, se non diretta, della polica estera. Essi, perciò, hanno sinanco meritato i rimproveri di Bebel: rimproveri che saranno più acerbi dopo il salvataggio operato del Ministero, come Sè fossero uu gruppo di ascari italiani. Bissolati chiamò i socialisti austriaci alla prova; e la prova è fallita. Il fallimento gli è stato ricordato da Barzilai nella Ragione e gli era stato ricordatu da Colajanni nel Giornale di Sicilia alcuni giorni prima, allargandolo e,lrre i Cl>nfio1idell' AustriaUngheria. • Infatti se i sociali dell'Austria-Ungheria nella direttiva del programma generale sono condannati all'impotenza sino a tanto che tra loro sara preminente la quistione della nazionalità - non delle razze , come qualcuno dice: la razza tra ltaìiani, Slavi e Tedeschi è la stessa a Trieste e nell'Istria; la razza è la stessa tra Tedeschi e Czechi in Boemia ; ma sono diverse le nazionalità-; è più grave offesa al programma socialista quello dei socialisti inglesi come Hyndman, Blatchford ecc. che incoraggiano gli armamenti e l'imperialismo. Ma nelle linee generali noi ci troviamo più di accordo coi socialisti anzichè con molti dei no-
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