Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 23 - 15 dicembre 1908

622 RlVISTA POPOLARE ad ottenere su questa quistione. V' è chi propende - sono però i meno - per I' abolizione pnra e semplice: v'è chi sostiene che si debba abolire del tutto il diritto ereditario; v'è chi sostiene la riduzione del numero dei Lords, e la elezione per alcuni e il mantenimento del diritto di eredità per gli altri. Quando si tratta delle grandi isti t11zioni costituzionali il popolo inglese è volentieri conservatore, e ·se i Lorda non si fossero rivelati - nella loro lotta contro il gabinetto liberale - animati da un tanto settario spirito conservatore , è più che probabile che la massa elettorale non sarebbe stHta incline- ad attentare in un modo qualsiasi alle loro prerogative, ma essi fanno troppo intravedere che etJsi non sono un potere equo, moderatore di intemperanze, e guardiano dei retti interessi del paese: hanno dimostrato con troppa virulenza di essere infeudati ad un partito politico - il conservatore - ed agli interessi di questo, perchè il popolo inglese non abbia sentito quale danno, e grave, rechi alla cosa pubblica, il loro atteggiamento. Ed il governo liberale avrà buon gioco contro di essi se saprà a sua volta essere non già lo strumento dei risentimenti, acerbi, del partito liberale contro di loro, ma bensl un organismo inteso al bene ad all'interesse pubblico, al disopra dei rispetti di classe e degli odii di parte. Conservare la giusta misurd. non è, certamente, facile: ma è soltanto a questo patto che il governo liberale - se dovrà chiamare il popolo a pronunziarsi su la questione - otterrà che il popolo , nei comizii elettorali, gli dia piena ragione. NOI La politicaestera dell'Italia (1° Le conf slnni di Tittoni. 2° Per un inutile viltà. 3° Le illusioni dtti socialisti. Politica autonoma e di alleanze.4° Il presuppostodella politica repubblicana.Le contradizionie le imprudenze dei repubblicani. 5° Perchè slamo contrari alla guerra. 6° Se guerra cl dovesseessere.....). 1 ° Le confessioni di Tittoni. Le discussioni nella Camera e nel paese sugli ultimi avvenimenti balcanici hanno avuto molta importanza formale e sostanziale. Dal lato formale possiamo rallegrarci : del successo oratorio - uno dei tanti e che costituiscono una bella serie - di Salvatore Barzilai : della critica severa, inesorabile di Sonnino alla politica di Titroni; del meraviglioso discorso di Fortis; meraviglioso per la sproporzione tra i mezzi semplici adoperati e il risultato colossale ottenuto e che va. spiegato col fatto che l' oratore si seppe fare interpetre nel momento opportuno del pensiero colw lettivo e disse colla forma calma e dignitosa , che si addice alla fierezza vera e non al verbalismo rettorico, ciò che tutti sentono. Il lato sostanziale ha una importanza diversa ed è dolorosa : ci fece assistere alla liquidazione di un ministro, anzi di un ministero, a molte incertezze , a molte contraddizioni, che certamente non aumenteranno la forza materiale e il prestigio morale della nazione. Il ministro fu liquidato irrimediabilmente: dalla meschinità della ditesa dell'on. Fusinato; dalla critica vigorosa di un amico del ministero - il quale potrà a giusto titolo ripetere; dagli amici mi guardi Iddio !.. -, dell' on. Fortis; dalla logica serrata del1' on. Sonnino; dai brillanti attacchi di Barzilai ; ma sopratutto dalle proprie confessioni. Che cosa può restare di un ministro degli esteri, che nulla ha ottenuto dall' alleato cui ha serbato fede, cui ha sacrificato tutto e che non lo ricambia con i compensi annunziati e che invece di accordargli compensi materiali o soddisfazioni morali , lo trascura, lo inganna e lo ferisce iu quei sentimenti nazionali a difesa dei quali egli deve stare ? Che cosa può restare di un ministro degli esteri, eh' è costretto a cominciare la propria difesa colla invocazione delle circostanze attenuanti, come fece l'on. Tittoni, che del discorso di Carate disse: « se « nella sostanza di quel discorso nulla v' ba che io « debba sconfessare, dal punto di vista dell' impres- « sione che doveva produrre nel pubblico ed alla quale « non pensai abbastanza, io vi riscontrai tre errori: « un errore di omissione , un errore di eccessiva « sincerità ed un errore di prospetti v·a ? >> Si potrebbe continuare l'elenco degli errori, negandone uno da lui ammesso; quello della sincerita. La quale non dev'essere stata mai soverchia se è vero il fatto grave denunciato da Vito Mantegazza in un articolo pubblicato nella rivista : L' Italia all'estero cioè: che ali' epoca del convegno di lschl tra Edoardo d'Inghilterra e l'imperatore d' Austria-Ungheria, l'Agenzia Stefani abbia fatto una edizione speciale per gl' Italiani per nascondere loro che non si era tenuto alcun conto dell'Italia negli accordi sulle cose balcaniche. L'on. Tittoni ebbe buon giuoco dimostrando che l'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina non costituiva un nuovo pericolo per l' Italia o che per lo meno non era un fatto nuovo di cui egli era responsabile ; e dette le prove diplomatiche che l'occupazione non fu ritenuta mai come temporanea ,e che le potenze europee erano convinte del significato della medesima. E questo fu il nostro avviso .sin dal primo annunzio del colpo di testa di <l' Aerenthal. Ma egli non potè del pari dimostrare che l'Austria l'aveva trattato coi riguardi dovuti al rap- _presentante di un' alleata e che cercasse di evi tare fastidi tormentosi alla medesima : tormentosissimo -quello del trattamento inflitto quotidianamente agli ltaliani di oltre Isonzo; altamente deplorevole poi la leggerezza, l'incoscienza colla quale fece sperare -che l'Austria, finalmente, avrebbe concessa l'Università a Trieste. Epperò se si deplorò che l'on. Tittoni non abbia saputo imitare la patriottica abnegazione di Cairoli, maggiormente deve deplorarsi che egli sia rimasto nel ministero esautorato di fronte all'estero e per soli usi interni - come uomo di fiducia dei clericali - secondo l'arguto rilievo di Bissolati. ♦ 2° L'inutile viltd. Furono più degni di lode alcuni critici e sopratutto i possibili successori ? Passiamo sopra all'on. De Marinis; acconciandosi all'azione dell'Austria nei Balcani egli ha assottigliato lo strato di argento del suo imperialismo ,christophle, pur d'ingraziarsi l'on. Giolitti dal quale spera quandocchessia un portafoglio. Ma è doloroso il dover constatare che chi produsse la più .amara delusione tu ì'on. Fortis. Non è la prima volta che i nostri uomini politici ci fanno assistere ad un contrasto umiliante tra il discorso e il voto, tra il pensiero e l'azione: informino l'ultima discussione e l'ultimo voto sull'insegnamento religioso, per attenerci a casi recenti.

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