R I VI S T A P O P O L AR E 635 lati del -Recanatese, di conforto e di pietà umana in cui Egli ha saputo trasfigurar I' amarezza del!' esistenza e le lagrime delle cose; vi ho letto il giudizio piu equanime e più sensato eh' io abbia sentito finora , su quel romanzo di « Una Donna , che ha fatto a Sibilla Aleramo, da un giorno all'altro, tra esaltazioni e vituperl, tra discussioni e ditirambi, tra sarcasmi ed incensamenti, una fama così clamorosa e cosmo· polita; vi ho provata una parte almeno di quella sua irrecon • ciliabile antipatia per Gabriele D' Annunzio, mirabile facitore di versi e cesellatore di prose, ma deplorevole glorificatore di « birbe truccate da genf e da eroi •; vi ho parlato (gli articoli del Tartarini sono originati in massima parte da pubblicazioni contemporanee di singolare importanza) col Trezza, col Graf, col Pascoli, con quell' amenissimo originale di Remigio Zena, col Bertacchi, col Pastonchi, col De Bosis, col trascendentale Arnaldo Cervesato, con la delusa Ada Negri , con I' egoarca Morasso, con Guglielmo Ferrere storico nuovo, e veramente latino, di Roma, con I' esoterico Sar Peladan ; vi ho seguito Achille Loria nel suo magistrale discorso sopra l'attuale crisi scientifica, crisi d'evoluzione, non certo di fallimento, e vi ho a lungo fantasticato, ripensando a « La conquista della forza 11 di frane. Sav. Nitti, sulla rivoluzione industriale che l'acqua impetuosa e scrosciante dei nostri fiumi e delle nostre cascate, trasfigurata in meravigliose energie elettriche , va rapidamente compiendo in Italia, dove le ninfe e le najadi pajon risuscitare dal sonno mlllenario e riviver benefiche e belle tra noi; vi ho meditato e discusso col Brada , col Mosso , col Fusco , sulla donna nuova, sul!' emancipazione economica femminile, sul divorzio, sull'amor libero, su tutta I' intricata e vessata questione sessuale, che , secondo me, o riceverà un giorno una soluzione radicaEssima, o si farà sempre peggio aggrovigliata, invelenita ed odiosa ; e vi ho infine meditato il grosso problema attuale della riforma della scuola media, della sua unità iniziale o del suo immediato biforcamento, del classicismo e del praticismo in contrasto nelle diverse tendenze, delle poche ma approfondite materie in lotta con l'esigenza moderna della vita vasta e del pensiero enciclopedico, magari a costo di rimanere un poco, o anehe un bel poco , superficiali su tutto: e quasi sempre ed in ogni cosa mi sono trovato d' accordo col Tartarini : il quale possiede ai miei occhi il pregio supremo del critico e del pubblicista: quello di non essere mai unilaterale, dogmatico , esclusivista : di avere gli occhi e le orecchie aperti a tutti i cenni ed a tutte le voci della realtà, ed il cuore a tutte le aspirazioni degli uomini , e la mente a tutti gl' ideali dell'avvenire. La STORIADELL'ARTEdi Giulio Natali e d' Eugenio Vltelll segue un cammino veramente trionfale: in cinque anni soli è arrivata alla terza edizione, ed è andata continuamente ere scendo, come nel favore, che può ben dirsi entusiasta, del pubblico, così nell'estensione della materia trattata e nell'abbondanza delle opere raffigurate nelle eloquenti incisioni. Io ho già altra volta lodata, come ben meritava, quest' opera, pure notandone qualche deficienza o qualche sproporzione: ed ora, a proposito del primo volume dell'edizione nuovissima, non ho che a ripetere a un dipresso le medesime cose: il libro non ha nulla della secchezza e della pedanteria scolastica: l'arte vive in esso di vita naturale e rigogliosa, nel proprio ambiente, nutrendosi di tutti i succhi della terra da cui pullula, cresce, fiorisce, espandendo i suoi rami nell'atmosfera climatica, geografica, biologica, etnica, morale, intellettuale, sociale, economica, religiosa, da cui respira l'ossigeno vitale, da cui assorbe la luce e la forza motrice delle sue energie meravigliose: ossia, uscendo di metafora, il Natali, al quale si deve la parte espositiva e letteraria dell'opera, non ha isolato artificialmente il fenemeno artistico da tutta la trama degli altri fenomeni storici ai quali esso intimamente contesto; e dai quali soltanto esso riceve quella giustificazione e quella interpretazione, che invano si cercano tra gli arzigogoli metafisici e tra gli enfatici elogi retorici; e ne è risultato non già un repertorio pesante di dati, come tanti altri, particolarmente tedeschi, ma un lavoro d' impronta schiettamente italiana, e di gusto arditamente personale, e quindi colorito, nervo:;o, animato. Vogliamo far qualche appunto? Uno, lievissimo, lo farei allo stile, che eccede qua e là in finezza ed in eleganza, così da apparire talvolta un pò ricercato e preziosetto, nella scelta delle parole, nella grafia non comune , nella punteggiatura speciale; un altro, più serio, riguarda la. materia stessa, cd è ancora quello che ho fatto alla prima edizione: cioè che unopera intitolata « Storia del!' arte », tout court, senz' alcuna specificazione nè restrizione, può, legittimamente, fare un posto più largo all'arte del paese per cui fu scritta, ma non può ridurre, come qui si fa a due o tre pagine , a due o tre incisioni, e magari a una sola, o sopprimere addirittura, la esposizione delle manifestazioni del gusto di popoli come l'assiro, il caldeo, il giudeo, il fenicio, il persiano, I' indiano, il cinese, il giapponese, il messicano, il peruviano, e così via, anche quando sia riconosciuta la scarsa o nessuna influenza da esse esercitata sull'arte nostra. Ma io penso che ciò sia dipeso soltanto da difficoltà tecniche e quasi materiali, non impossibili, del resto, a superarsi in avvenire: sicchè concludo con l'augurio di una quarta e di molte altre ulteriori edizioni, in cui le meraviglie dell'estremo oriente antico e moderno, e quelle del l' oriente più prossimo nello spazio e più remote nel tempo, e quelle ancora del continente nuovo precolombiano, ci siano con sufficiente larghezza esposte e confrontate con quelle più note dell'Egitto e dell'Ellade, di Roma e di Bisanzio, di Pisa e di Firenze, di Siena e di Orvieto, di Venezia e di Palermo. 1$ E, già che fiamo alla storia dell' arte, restiamoci un altro pochino, per annunziar la seconda edizione, illustrata da trecentoventisette fototipie, della monografia di Carlo Romussl (Milan~, Sonzogno) in cui IL DUOMO DI MILANOè descritto in ogni suo minimo particolare e la sua storia è narrata in ogni suo momento : il racconto comincia infatti dall' origine stessa di Milano e del suo nome prima schiettamente gallico, Mittaland, poi mezzo latino, Mediolanum, poi romanico, e infine schiettamente italiano; comincia dal prinw tempo drnidico sorto su quella grassa pianura, sostituito poi da un altro, romano, dedicato a Minerva, poi, da un terzo, già intitolato alla Vergine, infine da questo, decisamente ogivale, che in sul finire del secolo decimoquarto cominciò ad erigerci alto nel cielo, a levare la selva delle colonne e degli archi acuti su nello spazio, a frastagliare l' azzurro di candide guglie e d'aerei trafori di marmo rosato. E continua, raccontando, documentando, discutendo, vagliando dati, opinioni, controversie, assodando capisaldi, analizzando, confrontando, coordinando tutta l'infinita congerie di ciò che sì sa, e di ciò che si argo• menta sull'intricata materia, dalla cava di Candoglia che per secoli e secoli diede i gran blocchi alla nuova montagna d'arte e di fede sorgente lontana da lei, agli arazzi preziosi che furono vanto e ornamento della sagrestia e che l' incuria e la cupidigia degli uomini lasciaJono in molta parte distruggere o trafugare; dalle vicende della facciata, dove si sposan le ogive e i pinnacoli gotici agli architravi e ai frontoni neoclassici , agli organi e ai cori da cui la musica sacra si espande per le navate piene di mistiche ombre e di pallide iridescente fil· tranti per le vetriere istoriate; dalle novelle porte di bronzo , che la colta fantasia del Pogliaghi plasmò ben degne del secolar monumento, al tesoro meraviglioso serbato nella sa-
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