634 RIVISTA POPOLARE furori sadici, atrocità compiute da bambocci , complicità assunte da incoscienti , martirì sostenuti da abulici , orrori ed infamie presenziati da anestesici morali, che avrebbero potuto impedirli con una parola, e che non l'hanno detta .... Quando ho chiuso il libro, era ora d' uscire; ma io avevo ancora negli occhi e nell' anima una visione di follia e di sangue; e il primo istinto è stato di mettermi in tasca , a buon conto, la rivoltella , e d' uscire stringendo in pugno un bastone animato; e mi c1è voluto un piccolo sforzo mentale, per infilar l'uscio portando meco soltanto la chiave e l' ombrello, come il giorno innanzi. Malgrado il cognome così tenebroso , Giuseppe Mezzanotte è uno dei più chiari scrittori..... del Mezzogiorno : è forse poco conosciuto , e certo lo è molto meno di quello che il suo ingegno e la sua coltura gli meriterebbero; e ciò perchè le vicende della vita , dopo una brillante giovinezza trascorsa nel vivo giornalismo napoletano , lo hanno bloccato in un piccolo centro e costretto a far controvoglia e controgenio il mestiere, tra burocratico e pedantesco, del professore ufficiale; e tuttavia, ha oggi al suo attivo, senz' essere vecchio, una dozzina di volumi stampati , e forse altrettanti , o pronti , o quasi, per esserlo quando che sia. Io ero giovanissimo ancora, e poco maggiore doveva esser lui, quando lessi il suo pt imo romanzo, edito dal Sommaruga, 11 Checchina Vetromile , ; e m'impressionò tanto, e tanto mi piacque, che da quell'anno, I' ottantaquattro , se non erro , nulla più della sua penna mi sono lasciato sfuggire : non , La tragedia di Senàrica », piccante stilizzazione di vita familiare e politica paesana ; non « La sètta degli Spettri , , mirabile rievocazione storica del periodo delle prime cospirazioni liberali del nostro secolo contro i Borboni; non , Colonne di prosa , , svariata antologia di scritti d'ogni specie, documento tipico della versatilità dell'ingegno del Mezzanotte; e non le conferenze {magnifica quella su 1< La lettura , ), nè le novelle-nè i versi , i quali ultimi (Io dico con la medesima sincerità), sono, tranne pochi, molto inferiori alle prose. Queste, infatti, sono invero assolutamente fuor del comune: hanno quel marchio che distingue lo scrittore di razza da quello di mestiere, I' artista di vocazione dal dilettante occasionale; sono di lui e di nessun altro; sono un riflesso immediato dei nervi , delle fibre , del sangue , del temperamento, del carattere, di quell'unico e inconfondibile individuo; hanno la sua comp!e~sione, i suoi lineamenti , il suo profilo, il suo sesso, la sua età, la sua andatura, il suo gesto, la sua voce. Per questo , tutto ciò che scrive Giuseppe Mezzanotte mi piace; e più la prosa, dicevo, perchè in essa, non irnpastojato dai vincoli del ritmo e dalle suggezioni della rima, egli è più sè medesimo, si muove più a suo agio, parla più vero , più schietto, più reciso. li confronto tra prosa e verso , mi suggerisce d' altronde anche un' altra osservazione : che la forma del verso , più letteraria, più soggetta alle tradizioni retoriche ed alle imposizioni scolastiche , più subordinata agli esemplari classici e storici, presenta in lui meno salienti, e perciò meno significativi e simpatici, anche i caratteri e le fattezze regionali, abruzzesi , che dànno invece ai suoi scritti di prosa quel sapore particolarissimo , sapore quasi direi di clima e di paesaggio, un po' aspro, un po' sottile, un po' selvatico, un po' prezioso, un po' arcaico, un po' reciso, come, qui, le linee dei monti e le fisionomie degli abitanti, che ne forma forse la maggiore e migliore attrattiva. Il nuovo romanzo, IL TESSUTO DI FINZIONI (Torino s. T. E. N.) è scritto in persona prima : e rappresenta le impressioni , le memorie, i casi, i pensieri, l' anima di due giovani fratelli, che, 1balzati per ragion di studi da questi ardui monti alle dolci pendici e alle molli marine partenopee, vi spiegano tutte le nativi attitudini e tutti gl 'irrequieti elateri dei loro diversi e quasi opposti caratteri , al nuovo cimento della più vasta ed intensa vita nella metropoli meridionale. [I romanzo è dunque essenzialmente psicologico , e basato sul doppio contrasto morale fra i due fratelli , uno scettico ed elegante, nostalgico e abulico, l'altro fidenle ed ardente, libero e rude, e, parallelamente, fra la graziosa fanciulla amata da entrambi, schietta, sincera, sempli~e, gaja, e la famiglia di lei, schiava di tutte le fisime , di tutti i dogmi , di tutti i vincoli d' una educazione tradizionale e convenzionale ass:milata e sistematizzata in essa da secoli. Di qui , si capisce, tutta la trama, il groviglio, il dedalo delle menzogne dette , recitate, vissute, fino allo ;ciog'imento finale, consolante ( menomele, tra tanti romanzi amari , tragici , deprimenti), pel quale si uniscono nella verità e nella felicità i due più geniali fra i personaggi, quelli che han saputo trovar finalmente la via di questa, scortati, come i Magi dalla cometa fatidica, dalla serena luce di quella. Ecco un libro, dunque, che potrebbe, anzi quasi dovrebbe, secondo i cànoni e le costumanze di certa letteratura , fregiarsi di lunghe pagine di descrizione e d'interi capitoli d'analisi introspettiva : e che non presenta , invece , nessuno di questi cunei eterogenei nell'opera narrativa; ma in cui, invece, non c' è pagina che non dia un nuovo rilievo ad una figura od un nuovo tòcco ad un ambiente, non c' è capitolo che non penetri, per diverse vie , con nuovi sottili raggi d' intuizione, più a fondo in un carattere, più addentro in uno stato di coscienza. Mi pia~e, stavolta, procedere saltuariamente, e non coordinare, come altre , logicamente le mie letture : pi:r il lettore, come me, d'ogni sorta di libri (quasi nessuna materia, quasi nes1un genere m'è indifferente, purchè ci aia lo stile, e perciò I' uomo ..... o la donna), è più igienico, più dilettevole , più riposante. Sicchè passo , ora , da un roma1.zo ad un libro quasi enciclopedico , frammentario nella materia ma unitario nello spirito , scritto CuRRENTI CALAMO in momenti diversi e sotto le pid svariate inspirazioni di letteratura e di scienza, d'arte e di vita, da Armando Tartarini ( Roma, editrice « La Vita Letteraria »): il nome dell'autore, come la dedica a Claudio Treves, dicono già da soli che si tratta di qualche cosa non solamente di diverso, ma di opposto, dal fiero libro reazionario con cui cominciavo gli « Stelloncini » passati , quantunque l'autore di questo lo qualifichi di << vagabondaggi ,, come di • scorribande , qualificasse il proprio I' incognito polemista palermitano. 11Tartarini, infatti , sembra scorgere il mondo, che anch'egli trascorre di fuga come in motocicletta, in tante volate che furono prima vivaci e immediati articoli di giornale , attraverso ben altre lenti, ottimiste , od almeno melh riste , che non fossero quelle dello « Spregiudicato , isolano, decisamente affumicate e pessimiste : socialista , od almeno socialistoide, democratico, certo, e popolare, il Tartarini (nostro sporadico ma simpatico e desi .lerato collaboratore nella , Rivista ») crede fermamente in un avvenire morale, politico, economico, intellettuale, migliore, più giusto, più fraterno: e di questa sua fede tutti questi brevi e succosi scritti sono compenetrati, e da essa tutti sono connessi ed unificati. Io li ho Ìetti (per parecchi dovrei anzi dire riletti) non so - lamente con viva dilettazione estetica per lo stile brioso e piccante e per la convinzione calda e sincera che lo suggerisce, ma anche con una compiacenza quasi emotiva, perchè vi ho rivissuta buona parte della mia vita mentale di questi primi anni del secolo nuovo e degli ultimi del vecchio: vi ho trovato, a proposito del centenario leopardiano, lo stesso sentimento mio di elevazione spirituale emergente dai canti deao-
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