Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 23 - 15 dicembre 1908

RIVISTA POPOLARE 633 titi storici. Questi, nella gara per soppraffarsi reciprocamente e per avere dal proprio lato il massimo numero di voti sono portati a non scontentare gli esercì ti dei pubblici impiegati, anzi ad ingraziarseli ed il miglioramento delle loro condizioni, per quanto momentaneo, ha per effetto di spingere altri strati a chiedere altre estensioni dell'attività commerciale ed industriale dei municipii. Il pubblico tende cosi ad essere sempre più governato da coloro che son pagati per servirlo ed anzitutto ser• vono invece sè medesimi. Le considerazioni dei tecnici o dei prudenti sono sempre più sopraffatte da quelle dì opportunismo elettorale. Nessuno può dire che in Inghilterra si sia fatta molta strada in questa direzione; ma nessuno può negar che se ne faccia e giudicar superfluo il volgere il pensiero all'avvenire. Sia eh.e le imprese municipali avvantaggino o danneggino le masse nella loro totalità, certo si è che per questa via il controllo del pubblico sui suoi funzionari si trasforma in autocrazia dei funzionari sul pubblico e la moralità politica non può non soffrire da questa trasformazione. Se poi si aggiunge il pericolo degli scioperi, che in una città come Londra possano condurre a conseguenze di gravi pericoli per persone e cose, l'urgenza di risolvere il problema della condizione giuridica dei funzionari e dei lavoratori pubblici non può più essere negata. Chi però ci ha seguito fin qui può già vedere in quale direzione è probabile che si debbano compiere i primi passi. L'idea del privare del diritto di voto questi eserciti non è neanche da discutersi : é utopistica ed ingiusta. La sola soluzione possibile è quella di fare dei collegi speciali di funzionari e lavoratori pubblici con un numero di candidati proporzionale al numero di elettori stipendiati dallo Stato o dai municipii, ed elegibili da questi elettori soltanto ed in giorni ed epoche dell'anno distinti da quello delle elezioni generali. Nel medesimo frattempo dovrebbero estendersi ai lavoratori pubblici le norme che vietano agli impiegati di far parte di organizzazioni di partito o di parlare in pubblico per questo o quel candidato o di scioperare. Sebbene in guisa diversa e diverso grado essi sono non meno necessari dell'esercito, della flotta e della polizia alla vita pubblica e non può quindi non essere applicabile anche ad essi il criterio che consegue dalla necessità assoluta di continuità di queste funzioni. La differenza specifica è riflessa nel fatto che essi devono poter votare, sebbene in condizloni diverse dalla massa dei cittadini che non dipendono dallo Stato per la loro entrata. Lungi dall'essere l'aumento nel numero dei pubblici funziona-ri pericoloso solo nel senso - preveduto dallo Stuart Mill - di essere una minaccia ed una oppressione dall'alto alla libertà dei cittadini, esso è anche un pericolo nel senso che pone ì germi della disorganizzazione della vita pubblica nel cuore stesso degli organi di questa; sotto questo riguardo la burocrazia di uno stato democratico presenta meno garenzie di quelle di Stati diversamente governati precisamente perchè i meccanismi più complessi sono i più delicati ed instabili. ANGELO CRESPI BIBLIOGRAFIA PcRTER: The Dangers of Municipal Trading. LEONARD DARvrn: Mumcipal trading. LORD AvEBURY: National and Municipal trading. EATON: Civil Service in Great Britain. CouRTNEY: The working constitution of the United Kingdom. A. LAURENCE LowELL: The Government of England cap. VII. XL. Una naufraga della vita - li tessuto di finzioni - Currenti calamo - La storia dell 'arte-11 duomo di Milaoo-SardegnaUn poeta. ~ Donna Paola >l, I' india volata cronista, nel t< Caffaro », di tutte le diavolerie femminili di questo sessualissimo ventesimo secolo, scrisse nella rivista che ne porta il fatidico titolo, • Il Ventesimo II un geniale articolo, iniitolato « Il prototipo ll, con cui preveniva ed anticipava tutto il meglio ed il meno banale ch'io potrei ora dire intorno a UNA NAUFRAGA DELLA VITA, di Luigi di San Giusto (Torino, Soc. Tipogr. Editr. Nazion.): la naufraga è quella Rosina Sonetti, che da poco è uscita dal carcere e dal manicomio, a cui l'avevan condotta il tt delitto-labirinto » e il II processo-enigma » Murri Bonmartini, graziata essa pure, prima che dai pubblici poteri, dalla pubblica opinione: perchè è un fatto, che essa, la ragazza perduta, la ganza dell'assassino, è ancora, come apparve sempre fin da principio, la figura più chiara, più schietta, più dritta, ed anche ( perchè no?) me.io volgare e meno ignobile, fra tutti i titolati , i laureati, i qualificati , che direttamente o indirettamente si trovarono coinvolti nel turpe e tenebroso affare. Il prototipo? Sicuro : il prototipo della donna : della donna qual' essa è stata sempre finora, e quale i più la vorrebbero ancora a perpetuità; della donna appassionata e folle, passiva e suggestiva , isterica e devota , complice e cieca. E il libro della San Giusto (tutto sanno che questo Luigi è una Luigia o per lo meno una Luisa) è una specie d' estratto Liebig di tutta l'essenza non solamente della sciagurata Rosina , ma dell' intero suo sesso , passato, presente , e forse anche , per un bel pezzo ancora , futuro : in quelle pagine t< eh:: fanno ribrezzo e pietà •, ci son tutti gl' ingredi.nti del misterioso e caotico intruglio femminile , ond' emanano insieme fetori e profumi, balsami e miasmi: la superstizione ed il beghinismo vi tengo.10 il luogo della fede e del culto; il pudore morboso ribelle ali' indagine medica vi si contrappone alla frenesia lasciva con cui sfianca e intontisce l'amante; ia vanità immemore e delirante le si acuisce nei sensi e nell' anima sin tra le squallide mura del reclusorio, ed intanto non c'è sagrifizio, non e' è avvilimento, non e' è abbrutimento a cui non sia pronta pel suo vivente foticcio, per l'uomo al quale non solo non deve nulla , ma che fu ed è causa precipua e cosciente di tutti i suoi ~uai; assillata da mille gelosie, da mille invidie, da mille rancori, da mille brame , puerile e tragica , goffa e profonda, meschina e sublime, supina e irrequieta , costei (è donna Paola, che parla) « è la più genuina forma feminile uscita dalle viscere della terra e rimasta inalterata a traversa gli sconvolgimenti del temro e delle civiltà ii, è l'essere quale vorrebbero serbare immutato gli antifemministi : « la cagna da caccia , da guardia , da mostra , da sollazzo ; la creatura inferiore, priva di sentimenti e ricca d'istinti, da sfruttare in proprio pro' ed in ogni genere di complicità ». Non si potrebbe Jir meglio di così: e i pensieri e le parole di Donna Paola, letti prima del libro, mi tornavano in mente e sulle labbra ad ogni pagina che ne tagliavo e che ne leg • gevo: raccolti, e quasi stenografati nei lunghi colloqui del carcere, questi sfoghi, queste confessioni , queste confidenze, questi aneliti della sciagurata han tutto il rilievo , tutta la vita , tutta la forza comunicativa e dimostrativa della stessa realtà veduta co' propri occhi e toccata con le proprie mani; e al tempo istesso tutto il fascino, tutto il mistero , tutta la trascenden;;a d' una tragedia eschilea, o d'un dramma shakspeariano, o d'un romanzo di Dostojewski; una farra?gine di dati incongrui, di parole sconnesse , d' idee evanescenti ; una catena di moti impulsivi, di visioni criminali, di allucinazioni terrificanti; un groviglio d'idee ossessive, di incubi atroci, di

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