RIVISTA POPOLARE 627 ♦ Se guerra ci dovesseessere..... Se la guerra fosse inevitabile bisognerebbe virilmente prepararcisi. I seicentoventicinquemilioni domandati da von Bi.ilow al Reicbstag germanico dicono ciò a cui si dovrebbe preparare l' Italia. In altra parte della Rivista è detto come sia diversa la potenzialità economica della Germania e dell'Italia e quanto sia minore in Germania la pressione tributaria, che in Italia ha raggiunto il massim.o. A quali sacrifizi bisognerebbe andare incontro, non domani ma oggi, lo dice il fatto che l'avanzo del bilancio in sede di assestamento è già ridotto a 3 miseri milioni , che potranno sperdersi per istrada, come si perderanno sicura men te i 5 milioni previsti pel 1909-910. E l' Italia ha già riaperto il gran libro del debito pubblico pei 150 milioni all' anno di titoli ferroviari. Noi non discuteremo quale sorte avranno le centinaia di milioni, che il popolo esausto affiderà ai vari Casana , Mangiagalli , Rogier e C.i ; noi non pretenderemo che finiscano le competizioni tra la Marina e l' Esercito, tra Bettolo e Perrucchetti, che ciascuno vuole per sè la parte piu grossa di milioni; e noi arriveremo ad ammettere che tutti avranno la parte di cui avranno bisogno e che tutti li spenderanno utilmente, opportunamente.... Possiamo essere piu ottimisti e più fiduciosi ? Ma virilita, sincerità, spirito di sacrifizio, coraggio, consapevolezza di ciò che si vuole, ci vuole in tutti. E sopratutto coloro che plaudirono alle parole vibranti di Alessandro Fortis dovrebbero dire ai loro elettori , ora che la convocazione dei Comizi è prossima : Contribuentipreparatevi a dare al Molochmilitare altri cinquecento,altri mille milioni I Continuare negli incrementi insufficienti delle spese e dei provvedimenti militari, come sinora si è fatto, è opera inutilmente criminosa. La via da battere con decisione , che in questo caso equivale ad onestà, si può desumere non dal solo citato esempio della Germania. Altro più eloq tente ce n' è. Il Giappone era uscito vittorioso dalla guerra contro la Cina del 1894 ; ma il suo buon diritto di nazione vittoriosa era stato ferito a morte dalla Russia. Il Giappone pensò alle riparazione; ci pensò virilmente. Il suo bilancio ordinario della guerra era nel 1891-92 di 12,656,741 di yeos, e fu portato a 37,271,373 nel 1904-905; quello della marina da 5,452,491 a 21,817,952. Ma la misura della preparazione ci viene data dalle spese straordinarie. Si sa quale parte rappresentò la marina. Ebbene per la marina il Giappone dal 1897-98 al 1904-ç05, ·cioè alla vigilia dello investimento di Porto Arthur, in sette anni , spese 518,146,142 di yen cioè un miliardo e trecentomilioni di lire italiane ! Questa spesa in sette anni e nella sola parte straordinaria è già enorme; ma sembrerà gigantesca quando si penserà che la ricchezza del Giappone è molto inferiore a quella dell'Italia; che salari e stipendi sono al più un terzo di quelli dell' Italia ; che il bilancio totale del Giappone nell' anno 1904-905 - l' anno dell' inizio della guerra - non era che di circa 655 milioni di lire : cioè la terza parta del bilancio nostro attuale. La spesa di un miliardo e trecentomilioni per la marina ud Giappone dal 1897-98 al 1904-905 perciò equivarrebbe ad una spesa di quattro miliardi dell' Italia nel settennio passato o nel prossimo. E il Giappone vinse! Volete la guerra o patrioti italiani, di buona o di mala fede? Abbiate il coraggio di prepararvi la nazione in modo di assicurarle la vittoria. E allora ben venga la guerra coll'Austria I La rivista Facciamo v1v1ss1ma preghiera ai pochi abbonati che non ancora hanno pagato l'abbonamento, di volerlo fare colla massima sollecitudine. Dallamafiaalla teppa (A certi ignoranti di Malafede) Il Giornaledi Sicilia ha iniziato una santa campagna contro la grave delinquenza che affligge e disonora l'isola bella. Ma tra i tanti articoli e stelloncini di cronaca presentò ai suoi numerosi lettori qualche dato di fatto e quakhe apprezzamento erroneo; tra i più erronei qualcheduno che poteva far sospettare a coloro che non sono conoscitori delle pubblicazioni statistiche, che l' imperversare della teppa in Milano e in Lombordia sia paragonabile all' imperversare della mafia in Sicilia e iil Palermo. Se, dal punto di vista psicologico e morale, come alcuni dicono e come, in una intervista coli' on. De Felice ha conformato il cav. Masi, maggiore dei carabinieri eh' è vissuto alcuni anni a Catania e che ora si trova a Milano, la teppa sia peggiere della mafia non saprei giudicare per la grande difficoltà della indagine. Ammesso, però, che cosi sia, si deve guardare sopra tutto alla manifestazic,ne quantitativa, dalla quale scaturisce il maggior o minore peri~olo sociale. Ora sotto questo asp~tto, pur troppo il triste primato - primato assoluto e non relativo, non solo in Italia, ma in tutta l'Europa -- spetta alla Sicilia. Di fronte alla desolante realtà, onde evitare deplorevoli illu:-,ioni e suscitare una salutare reazione in tutti gli strati soci:di, che possono e dovrebbero avere coscienza piena del male e dei rimedi, com'è mio costume da circa venticinque anni in quà, richiamai tutti alla osservazione della stessa realtà, convintissimo come sono, che i mali sociali, come quelli individuali e biologici non si possano efficacemente combattere se non punendoli crudamente a nudo - nè più nè meno come si fa dai chirurgi che vogliono efficacemente tratrnre una piaga torpida e sanguinosa. Perciò nello stesso Giornaledi Sicilia (11-12 Novembre) pubblicai un articolo - Il nostro dovere - che va a fare compagnia a molti altri analoghi, in cui posi il confronto tra la Lombardia e la Sicilia, tra Milano e Palermo in questi termini: « Pongo iu ordine decrescente gli omicidi denunziati per 100,000 abitanti nelle sette provincie della Sicilia e nelle otto della Lombardia nel quinquennio 1900-904-l'ultimo di cui posseggo i datie somministro con ciò al lettore gli elementi per giudicare se io ben mi apponga ».
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