Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 23 - 15 dicembre 1908

626 RIVISTA POPOLARE E che colpa abbiamo noi repubblicani se oggi dob• biamo temere e diffidare dell'alleata? Se oggi siamo indifesi verso l'Austria? Non furono i monarchici tutti - ad eccezione, forse, del gruppo lombardo - a volere quell'Alleanza? Non furono i monarchici, che tutte le difese le organizzarono contro la Francia e trascurarono per ventisette anni il confine orien• tale? Essi sono i colpevoli e su di loro pesano tutte le responsabilità. Non cancellan le prime, non si sgravano delle seconde con un mea culpa, che non sa essere fiero siuo in ultimo e sino alla sincerità virile e rigeneratrice. Lo insegna il caso Partis. La democrazia , che sino al 1901 fece argine alla libidine di guerra contro la Francia ; deve fare argine alla stessa libidine di guerra, che fa accendere di furore bellicosamente patriottico anche gli eunuchi e i cortigiani sabaudi, che gridano oggi pazzamente, criminosamente a ViennaI come per venti anni hanno gridato a Parigi! Parve inevitabile la guerra colla Francia per venti anni ; e non venne. Pare inevitabile oggi coli' Austria e dobbiamo augurarci che non venga I + I repubblicani, o meglio Barzilai e la sezione repubblicana di Roma, in nome del patriottismo, pur dichiarando di non volere la guerra, ad essa si vogliono preparare. Perciò non ·negano i milioni occorrenti per le spese militari. Lo dichiarò il deputato . del V Collegio di Roma nella chiusa del suo discorso; ma crediamo, che non tutti i repubblicani della Camera e del paese consentano. La guerra, come abbiamo avvertito, certamente sarebbe assai probabile e assai prossima, colla politica estera chè essi voglionc, iniziare. Sono logici, quindi, non lesinando i milioni , dichiarandosi disposti a concederli immediatamente. Non ci sembra affatto logico l' on. Mirabelli , che il mutamento nella politica vuole - mutame-nto che alla guerra condurrebbe; - ma in quanto a concessione di mezzi per condurla innanzi, se non andiamo errati nella interpretazione del suo pensiero, si mostra alquanto stitico. Li nega esplicitamente un altro repubblicano: il deputato Gaudenzi. Roberto Mirabelli in un eccellente articolo, (Ragione 13 dicembre) espone le sue preferenze per la organizzazione elvetica, che ci darebbe la spesa utile, cioè il minimo della spesa - mai al disotto del!'attuale: lo ricordi l' amiéo nostro, lo ricordino il Chiesa e tanti altri che ci hanno contraddetto - col massimo del risultato militare. E noi sottoscriviamo a quattro 11.lani. Ci associamo del pari incondizionatamente al voto che egli fa, alla preghiera calorosa, che rivolge alla Commissione d' inchiesta di studiare il problema fondamentale della civiltà e della democraziacontemporanea, quello cioè della trasformazione dell'ordinamento militare. ( l) Ma è evidente che tale trasformazione non si può fare nè in un anno, nè in due; non si può fare quasi in vista del . (1) ~entre c?rreg-giam_o_ le bozze di stampa leggiamo nei g1ornah la relazione definitiva ddla Commissione d'inchiesta ... I:a proposto una g,·ande riforma ... Ha proposto la soppressione d1 quattro reggimenti di bersaglieri, e la sostituzione di quattro reggimenti dt fanteria; più la spesa ordinaria di altri 2 I milioni all'anno. Ci saranno minchioni che cre:ieranno che con questa riforma e con questa spesa l'Italia possa dormire tra due guanciali, sicura della forza del proprio esercito? nemico o di una guerra prossima. Nulla di più pericoloso: rassomiglierebbe ad un mutamento di fronte sotto il fuoco del nemico. La trasformazione si dovrebbe iniziare al più presto, oggi piuttosto che domani; ma non si può consigliare una politica estera , cne imporrebbe di ritardare tale trasformazione o la renderebbe terribilmente pericolosa. Vero è che Scharnhost iniziò dopo Jena, la trasformazione dell'esercito prussiano mentre i soldati di Napoleone 1 ° calpestavano il suolo della Germania; ma nessuno vorrà dire che l'esito incerto della battaglia di Lipsia si debba ascrivere a quella iniziata trasformazione. Enorme la diversità delle condizioni della guerra di allora con quelle odierne, per quanto il fattore uomo e la forza morale rimangono sempre poderosissimi coefficienti di vittoria; nè si dimenticherà che q □ella battaglia non a caso fu chiamata la battaglia dei popoli e che fu combattuta contro un esercito stremato dalla disastrosa campagna de Russia. • 5° Perchi siamo contrari alla guerra. Lo abbiamo detto qui molte volte e non è inutile ripeterlo. Avversiamo la guerra ~on per sentimentalismo morboso, ma per motivi, che crediamo perentori per tutti ~ assolutamente decisivi pel nostro paese. Eccoli brevementi riassunti : 1 ° Le ripercussioni economiche di una guerra sono al giorno d'oggi terribili per tutti: pei ricchi e pei poveri. E l'Italia subirebbe le conseguenze dei popoli ricchi in quanto è in un momento di ascensione, che ha suscitato in tutti gli appetiti e i bisogni dei ricchi ; subirebbe quelle dei popoli poveri, perchè alla guerra dovrebbe consacrare gran parte delle risorse, assottigliando tutte le sorgenti di vita delle sue. attività industriali, commerciali ed agricole. Quali le ripercussioni economiche di una guerra moderna, i lettori potranno ,rilevarlo dall' articolo del Louis nel Mercure de France, che abbiamo riportato nel numero scorso della 'Rjvista. Meglio ancora lo apprenderanno dalla lettura del libro memorabile di de Block sulla Guerra futura. Esse non potranno che favorire il trionfo , per quanto passaggero, sempre spaventoso, dell' anarchismo. 2° Accettando l'ipotesi più ottimista, quella della vittoria per le nostre armi, nessuno oserebbe sperare che da una grande guerra europea venisse fuori la cessazione della pace armata. Per poterlo sperare si dovrebbe ammettere che una guerra di sterminio riducesse all'impotenza l' Austria - Ungheria e la Germania. Ebbene la guerra franco-tedesca del 1870-71 che fu la guerra più fortunata che sinora si sia combattuta per uno dei due combattenti, per la Germania, non condusse che all'aumento vertiginoso delle spese militari pei vinti e pei vincitori e ad un peggioramento della pace armata . 3° Una guerra europea oggi vorrebbe dire: non più strade, non più bonifiche, non più rimboschimenti, non più scuole-almeno per venti anni! E qui ci arrestiamo per manterci sul terreno rigorosamente positivo colla esclusione di ogni osservazione d'indole morale e sentimentale. l

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