Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 23 - 15 dicembre 1908

RIVISTA POPOLARE 01 Poli ti ca, Lettere e Scienze Sociali IHrettore: Prof. NA.POJJEONECOLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese H,alia: :11Jno lire H; semestre lire 3,50 - Estero : anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. ao l\mministrazione: C01·so Vittorio Emanuele, n.0 115 - NAPOLI A11110 XIV - Num. 23 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 15 Dicembre H)08 A gli amici e abbonati della Rivista La Rivista Popolare col I 909 entra nel suo quindicesimoanno di vita. La sua azione beneficanella vita pubblicaitaliana oramai é riconosci1ttadagli amicipolitici e dagli avversari e non e' e bisognoche la mettiamo in evidenzanoi. Essa e stimata da tutti per la sinceritadei suoi giudizi, per la sua imparzialità,pel coraggiocon cui affronta le quistioni piu scabrosesenza preoccupars-mi enomamentese incontrerail plauso-o la riprovazione dei lettori. La stima grandedal pubblicoviene alla Rivista Popolare precisamenteperche essa pos~iedele qualtta, che mancanopiu ordinariarnenteagli Italiani; perchéla Rivista Popolare e la nemicairreconciliabildeellaipocrisia,dellamenzogna,dellarettorica,dellacodardia; perche essa cornpie opera altamente educativae mira sopratuttoa quella formazione del carattere, eh' e nella boccadi tutti, ma che i piu dimenticanoa fatti. Essa ha saputo seguiregli avvenimenti contemporanepi iu importanti, sen~atrascurarele discussionid'indole generalee teoriche;essa a' suoi amici e lettorisi sforza di darequella coltura veramentemoderna ed utile, che inspirandosirigorosamenteal metodopositivo , r~fuggedagli apriorismi e dalla metafisicae si affida ai fatti , alla documentazione, da cui fa scaturire le induzioni, le conclusioni,le convinz_ioniC. on ciò essa compie l'operapiu indispensabileper gli Italiani in generee pei democratici n particolare - dai radicali,ai repubbticania, i socialisti - che di cultura positivaniagRiormentdeifettano.Ed a quest'operanonsolomiranolealtre rubriche della Rivista, rna provvedespecialmentela sua Rivista delle Riviste, nella q,ualeviene riprodottociò che di meglio, di piu serio, di piu positivo pubblicanole riviste italiane e straniere e sopratuttoquelle inilesi e nord-americane. Della eccellenzadella sceltase ne ha la prova nel fatto che moltissimi giornali quotidiani saccheggianoletteralmentela sua rivista delle riviste. Nulla ha da innovare nel suo programmala Rivista popolareche curera sempre tutto ciò che pu6 riusciredi giovamentoall'Italia, alla democrazia-socialea,llapropagandarepubblicana; pro,messenuove non fa e non sente il bisognodi fare. Fa conosceresoltanto aili amici nuovi ed agli antichi, ehe essa nel 1909 consacreranon pochepagine alla demografia, scien~avergognosamentetrascuratain Italia e che e assolutamentiendispensabilpeerintenderei piu importanti problemipolitico-socialie spiegaremolti fenomenichepossonosorprendercevlorochela ignorano. La Rivista Popolare , che non ha avuto mecenatigenerosi, che nulla ha chiestoagli amici politici , i quali spessol' hanno frodata dell' abbonamento , non ha mez~i pecuniariper fare la rèclame moderna,che pure e la sola che assicurail successo;essanon la ricevenemmeno dai vari giornali settimanalidel partito repubblicano. Ma per la sua diffusione essa conta esclusivamente sulla cooperazione di coloro che la conoscono e l' apprezzano altamente. Gli amici, adunque, ci procurinonuovi abbonati, e buoni indirizzi di Clubs, di Casini, di Associazioni ecc. A loro sare1nogratissimi;ed essi favorendola diffusionedella Rivista siamo sicuri, chefaranno operabuona e favoriranno, lo ripetiamo , quella educazionesana e positiva, che in Italia manca.

618 RIVISTA POPOLARE SOMMARIO: GII avvenimenti e glt nomini: Noi: Per l'Università Italiana a Trieste - Ancora un caso militare ! - Spese militari e imposte ... in Germania - La pena di morte in Francia - I due pesi e due le misure del Vaticano - La sincerità del governo russo - Per la indipendenza dei medici condotti - La questione della Camera dei Lordi in Inghilterra - La Rivista: La politica estera dell'Italia - Dott. NapoleoneColajanni : Dalla mafia alla teppa (A certi ignoranti di malafèdi;) - Un Croato: L'Annessione della Bosnia-Erzegovina - AngeloCrespi : La condizione giuridica dei pubblici funzionari e dei lavoratori in Inghilterra - Mario Plio: Stelloncini letterarii - IUvista delle ltlvlste: William Booth (lnternationale Wochtnschrift) - La situazione in Cina (L' Economiste Europèen) - Il sinclacalismo (Revue èco - nomique internat·onale) - L'esercito si dissecca (Neue Revue) - L'Austria potenza Slava (The Nation) - Note su i Bal• cani (English Review) - Sacro tedesco fmpero (M1.1 1r occo) - Il rincaro delle pigioni (Nuova Antologia) - f disturbi cerebrali dei Kaiser (John Bull). GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI Per l'Università Italiana a Trieste. - Pare dunque che il governo Austriaco abbia finalmente capito che non è più possibile menar il can per l' aja a proposito della Uniyersità Italiana. I fatti di Vienna, e più ancora lo scoppio d'indignazione da que' fatti sollevato in Italia hanno servito ad obbligare il governo I. R. ad una soluzione. Ma non pare che la soluzione sarà quella desiderata dagli Italiani che non è, in fondo, altro che un atto di giustizia. Infatti non sembra sicuro che l'Università Italiana sarà aperta a Trieste. Naturalmente l'elemento slavo osteggia la concessione della Università, e malgrado iJ disconm favorevole del deputato Stoelzel, anche l' elemento tedesco lo vede di mal occhio ; ma il governo dovrebbe persuadersi che l'Università Italiana non può essere aperta altro che in territorio italiano e dove ha condizioni di vitalità. L' elemento sloveno, a capo del qnale sta quel deputato Rybar, c~i più che l'interesse del paese premea la facile popolarità, cerca con le agitazioni e le provocazioni, non ultima la passeggiata degli Slavi il 6 p. µ. in Trieste e che degenerò in tumulti; di dimostrare che l' Università Italiana sarebbe un focolare di disordini: ma il governo deve pensare che i diHordini sono, oggi , provocati appunto dallo stato anormale delle cose. Costretti a vivere e studiare in un ambiente al quale essi si sentono estranei, in mezzo a gente che non li ama-poichè la situazione dell' Impero austriaco è proprio q110sta, di essere formato da popoli che mutualmente si odiano - ottenendo quasi per carità da estranei ciò eh' essi sentono essere loro indiscutibile diritto, gli stndenti di nazionalità italiana, non possono a meno di rispondere alle provocazioni, e di provocare a loro volta e giustamente i disordini quale inevitabile rappresaglia contro i loro avversari. Tanto più che meutre il governo ha concesso Scuole di studi su peri ori e Università alle al tre nazionalità dell' Impero, agli Italiani non ha concesso nulla. La prova la fornisce in un' articolo della « Unive1·- sità Italiana > il Pr()f, L. Pullé. E superfluo annoverare le nuwerose ìstitnzioni di Vienna e per i tedeschi. Ricordiamo invece quelle dei centri secondari. Stiria. - Gratz: I. R. Università, completa nelle quattro Facoltà; I R. Istituti universitari , N. 46; I. R. Biblioteca universitaria; I. R. Politecnico; I. R. Musei N, 7; I. R. Archivio ; I. R. Società di storia stiriana.--Leoben: Scuola Imperiale e Regia (montanistica) superio•·e; Biblioteca. Salzburg. - I. R. Facoltà teologica; I. R. Biblioteca; Archivio; Museo. Ca1·i11z,a.- Kla.genfurth: Studieu-Bihliothok, K. K. Museum Rudolfinum , sezioni : I. storico-archeologica; II. di storia naturale. Tirolo. - lnnspruclc: I. R. Università con quattro Facoltà e 49 Istituti scientifici; Biblioteca; Archivio; Museo. ungheria.-Budapest: Ripetesi Università completa e numerose altre istituzioni , come a Vienna. - Altenburg : R. Accademia agrario-industriale e vete-• rinaria. - Debreczen: Sct1ola superiore evang. riform., sezioni : teologia, giurisprudenza, filosofia. - Epe1:jes : Accademia evang. teologica e di giurisprudenza. - Grosswarden: R. Accademia di giurisprndenza.-Kaschau: R. Accademia di giurisprudenza; R. Accademia di agraria. - Keszthely: R. Accademia agricola-industriale.-P1·essbm·g: R. Accademia di' giurisprudenza. Schemnitz: R. Scuola superiore mineraria e forestale. Transilvania (magiara).-Kolozvar: I. R. Università con quattro Facoltà e con 27 Istituti ; R. Accademia magiara di economia industriale e agraria ; Nazionai Museo transilvano, con annessa Accademia: I. sezione storico-filosofica, II. sezione di scienze , III. sezione di medicina, IV. sezione di giurisprudenza e sociologia.. Tr,insilvania (tedesca).- Hermannstadt: Archivio: Museo; Società di scienze storiche; Società di scienza naturali. Boemia. - Praga: Università. tedesca ; Università. czeka; Politecnico czeko; Società di scienze; Accademia delle scienze; Biblioteche; Archivi; Musei di Stato. Moravia. - Brunn: Politecnico tedesco; Politecnico boemo.-Olmutz: I. R. Facoltà teologica; I. R. StudienBibliothek. • Galizia.-Cracovia: Jagiellonski Uniwersytet quattro Facoltà con 51 Istituti; I. R. Accademia Imperiale delle scienze; I. R. Accademia di belle arti; Biblioteca; Archivio; Musei di Staio; Società. di storia patria. - Lemberg: Università Imperiale e Regia con le quattro Facoltà e 41 Istituti ; I. R. Politecnico ; Accademia agraria; Istituto nazionale Ossolinsky; Biblioteca; Archivio; Mnsei di Stato; Società scientifica pol.; Scuola superiore di veterinaria. Bukowina. - Czernowitz: Università Imperiale e Regia con tre Facoltà ; Istituti uni versi tari N. 20; Biblioteca; Museo. Croazia.-Agram : R. Università con tre Facnltà. e 7 Istituti; Biblioteca ; Archivio; Museo ; Società di storia naturale; R. Osservatorio metereologico. Bosnia.-Serajevo: R. Biblioteca ; Museo; Osservatorio di r.netereologia. Ed ecco poi gli Italiani : Trieste: Non ha alcun Ist.ituto superiore dello Stato: (la Scuola superiore di commercio è di fondazione privata Revoltella 1877); la Biblioteca è della città. Pola: Nulla. Trento: Nulla. Go1·izia: Una I. R. Biblioteca di studi ( StudienB1bliothek) con un professore ginnasiale per custode. Zara: Nulla. Ragusa: Nulla. Come si vede se gli Italiani si agitano, protestano, e si rivoltano contro una cosi patente ingiustizia non hanno torto. Si dice che il governo oscilli fra Vienna e Trieste per l'Università Italiana, come i due soli posti probabili. Gli ultimi avvenimenti hanno provato che Vienna è impossibile ; vi si ,oppone anche il municipio clericale rimane dunque la sola Trieste: e dopo tante promesse e tanto tempo nonsarà che giustizia. Noi siamo sicuri che se giustizia fosse fatta un gran passo si darebbe verso la conciliazione tra Italiani , Tedeschi e Slavi. Colla uguaglianza. di trattamento in

I RIVISTA POPOLARE 619 tutto e µertutto, poi, si riaffermerebbero i sentiment i d' italiimità degli ù-redenti e questi gradatamente si avvicinerebbero a quella condizione nelle quale si tro - vano gli Italiani della Svizzera. Ma pur troppo te - miamo, che le nostre speranze saranno deluse! + Ancora un "caso,, ...militare! - Il penultimo - in quanto all'ultimo. ci sarà Aempre il tempo a d indicarlo - caso che dimostra la sapienza e la giustizia che governano il Ministero della Guerra è quell o Mangiagalli. Si sa che il Mangiagalli fo messo in disponibilità come il generale Rogier per l'affare dell'Artiglieria, i n seguito al parere emess0 dalla Commissione d'inchiesta , che credette di avere assodato del1e gravi loro respon - sahilità. Il generale Rogier protestò subito; il general e Mangi aga 11i ha tardato a protestare, ma ha protestato cen un volume di 254 pagine (1) E' riuscito il generale MangiRgalli a dimostrare che egli sia stato punito ingiustamente? Non vi è riuscito intel'amente; ma egli, però, ha dato la prova della leggerezza , della incoscienza co n cui si precede al Ministero della Guerra; dove il Ministro Casaoa e il sottoministro Segato mostraron o piena fiducia nell'ex Ispettore dell'Artiglieria. Il Ministro della Guerra ha dato delle smentite in tono tragico al MangiRgalli ; ma questi ha replicato e tra l'uno che afferma e l'altro che nega, chi pare ch e abhia mentito FlÌa il MiniHtro della Guerra. Tra i du e lit.iganti il terzo, il generale Segato. ha avuto la peggio : è stato costretto a dare le dimissioni. E doveva esser e costretto a darle percl>è ad un sotto ministro, per quan - to generale, non dcv' essere lecito mai di subordinare gl'interessi supremi del paese al cameratismo. Il Mangiagalli si è me&so dalla parte buona invocando lui d i essere sottoposto ad un Consiglio di disciplina ; pro v vedimento che avrebbe dovuto essere provocato dal Ministro della Guerra. E cosi il caso Mangiagalli va ad arricchire la serie dei casi ... milita1·i, alcuni dei quali terminano in guisa da costringere i Ministeri relativi a confessare i pr opri torti. Così nel caso Ranzi l'avvocatura erariale ha inoitra.to ricorso per la revisione della decisione del Consiglio di Stato - 4a sezion\'3-; pel caso Conti si è messo in ritiro l'ottimo maggiore macchinista , ma lo si è nominato in pari tempo cavaliere mauriziano a dimostrazione che la ragione sta dalla parte sua. I n questo modo il maggiore Conti, che ha ragione se n e va dalla Marina; il Comandante Cagni, che ha pro - vocR.to il ritiro del primo, rest,a al suo posto ... perch è ha torto. Ma il Comandante Cagni ha un merito raro : è il éompagno e l'amico del Duca degli Abruzzi.. .. Anche Persano era al' amico di Re Vittorio Emanuele 2°! + Spese milttari e Imposte ... in Germania. La follia militaresca progredisce in modo spaventevole ; e progrediscono pari passu le imposte, i debiti e le spese militari. Il rapporto causale qui è fuori discussione . C'è una nazione che in circa quarant'anni di pace aveva visto sviluppare prodigiosamente le industrie , i commerci e la ricchezza pubblica. Tale benefico ri - sultato era dovuto alla politica ferrovia.ria, alla politic a doganale, alla politica scolastico-tecnica; si era ottenuto ai danni dell'Inghilterra in massima parte quantunque questa fosse pad1·ona dei mari e padrona di un impero coloniale chAconta 350 milioni d'abitanti-quasi quanto l~~nropa -e 29,547,132 chilometri quadrati di superf101e- cioè tre volte la superficie dell'Europa. Er a ( 1) / miei due anr1i di Ispettorato Generale e la quistion e dell'al'tiglieri.l campale. Mortara 1908. chiaro, adnnque, come lR luce del sole, che non c' e ra bisogno di possedere nè l'Impero coloniale, nè il dominio del mare per ottenere l'incremento della ricchezz a pubblica e privata! Ma diversamente la pensò il criminoso Tartarin che è padrone dell'Impero e si fissò in mente di vole re superare l'Inghilterra nella potenza navale come n el 1870-71 aveva superata la Francia nella terrestre. D'onde la politica navale della Germania e l'incremento delle spese militari. Le risorse finanziarie dell'Impero non bastarono a fronteggiare le spese; l'ordinamento finanziario foudato sulle entrate doganali e sui confributi matiicolari non era adatto a fronteggiarle. Perciò aumentarono i debiti; ma nemmeno i debiti bastarono e si feee avan ti lo spettro del deficit .... Si vuol sapere qual' è il deficit tecl~sco? (1). L'Impero dal 1900 al 1908 ha accumulato due miliardi di deficit; e questo nel solo anno 1908 sarebbe di 500 milioni! Cosi non poteva durare ; e i governanti tedeschi, che vogliono continuare nelle spesA militari hanno pre so l'eroica risoluzione d1 presentare il conto salato ai con - tribuenti di 500 milioni di marchi di nnove imposte - cioè di 625 milioni di lire italiane che dovrebbero essere dat~ dai seguenti cespiti : 125 milioni dal mon opolio della compra e vendita dell'alcool; 125 milio ni della fabbricazione della birra ; 25 milioni dai vini in bottiglia ; 96 milioni 250 mila da nuova • uposta s ui tabacchi ; 62.500,000 dal gaz e dalla torza elettrica ; 41.250,000 da un'imposta sugli annunzi dei giornal i; 115,000,000 delle successioni al di.:1opradi 25,000 lire; e infine 35 milioni da altri cont?-ibuti mat1icolari. Si sa che von Bttlow per fare accettare q nesto programma di nuove imposte raccomandò la trasfor - mazione dei pubblici costumi e dei privati, perchè la prosperità rese in Germania tntti spenderecci i privat i e i corpi locali. A tutti egli raccomandò la modera - zione, la parsimonia, il risparmio - come in Francia, Sarà ascoltato? Certo i buoni costumi non brilleranno per opera dei Cavalieri della Tavola rotonda, che tanta protezione trovarono alla Corte imperiale ... Ma il Leroy Beauliue fa un paragone tra la Finanza della Germania e quella della Francia per dimostrar e - c vi riesce - che la capacità contributiva della p rima attualmente è superiore perchè non tutta vi si è esplicata la pressione tributaria, eh' è massima in Fran - cia. E la sua induzione si attaglia all'Italia dove la presssione è maggiore. Di più saviamente osserva che la Germania e gli Stati particolari se pagano all' anno 828 milioni per interessi del debito pubblico e per ammortamento, hann o redditi -patrimoniali - ferrovie, miniere, foreste - p er 808 che compensano e superano: le sole ferrovie nel 1906 dettero 893 milioni di lire: mentre la Francia per pagare i suoi 1.200 milioni di interessi del debito pubblico ha appena una trentina di milioni di lire di entrate patrimoniali. Più fortnnata l' Italia che p er pagare i suoi 490 milioni d'interessi ha i suoi 43 milioni delle ferrovie, che costano sei miliardi I Ma quanto è più povera l'Italia che ba 65 miliardi mentre in Francia col metodo De Foville e Renza ag - ginngere alle successioni e donazioni il 2t, ¾ arriva, secondo lo stesso Leroy Beaulieu ( Econ. francaise, 5 Dicembre) a 225 miliardi e 750 milioni ! Intanto anche noi vogliamo imitare la Francia che ha una ricchezza più che tripla della noHtra e la Ge rmania che ha una pressione tributa.1ia eh' è forse la quarta parte della nostra .... a.oche, noi voglia·,10 spen - dere il nostro iniliardo per la guerra e per la marina .... (1) Togliamo queste cifre da ui:i arlicolo di Paul Lero y-Beaulien (Fina11ce pubblique. Allemagne et France) nell'Eco nom. frauçaise del 28 Nov. I dati del nostro precedente stelloncino contengono un errore di stampa.

620 RIVISTA POPOLARE A quando l'onesto ministro del tesoro ohe ci domanderà 500 milioni di nuove imposte? + Quando è accaduto che taluno ha detto eh~ l'attuale politica Vaticana è più retrogada. e oscurantista anch~ di quella di Pio IX dopo il 70 , è sembrat? c~e c~1 cosi affermava esagerasse s. piacere. In verità i f~tti, e l'aspra persecuzione ai moder~isti so~o là ~er d imo- La pena di morte in Fra~oia. - Dunque in strare la verità dell'asserto. E mdubb10 che d moderFrancia, sarà mantenuta la pena_di mor~e. Qult-ntio essa nismo sia incompatibile con le t eorie e i dogmi della fu non abolita , ma. sospesa noi plaudimmo . a_l pass~ Chiesa cattolica· già altre volte a bbiamo 03servato che fatto dalla nazione sorella su la vi~ dell~ civi_ltà, ci 1- 1 li'bero esame 'non è e non può essere tollerato dalla t t b e nt1ment1 meno' • ' • • 'fi t, duole ora di dover cons a are e e 1 8 . Chiesa ma ciò non autorizza affatto, nè _glllst1 ca ~ nobili banno trionfato alh. Camera F_rancese, su tutti __ persec~zione aspra che il Vatica no pratica contr,o 1 i sentimenti di umani -1. oi,.hè la d1scuss1one su la modernisti. Abbiamo altresi notato, a. suo tempo, 1 at: pena di morte non è stata elevata. . ~ teggiamento fiero di Pio X a proposito della legge di Pochi - specialmente J au~-è~ e l'. abate Lemire .- ·/ se ara.zione in Francia, pure affermando eh~. codest~ banno parlato in nome del diritto o m. n~me della ~m- lepo-e non poteva danneo-giare la Chiesa, e gh rnteress1 stizia; ma i_piùsi sooo ispira~ a conce_tt1 di opportumtà. m~~li dei fedeli altro ;he nel caso di una resis_ten~a Concetti che possono mutare domam' che certamente intransigente da parte del Vaticano, o di un desiderio muteranno con l'andare del t~m_po, perchè muteranno di sopraffazione da parte del Governo del~a Repu bi fatti che han loro da~p or1gme , mentre p~r lungo blica. Ora il Governo repubblicano , applicata.' con tempo ancora la legge ~1marrà tale quale oggi è stata criterii larghi e rispettosi della l·ibertà delle ~oscie~ze, affermata da.li' opportumsI?o _borghese del_~arla.'!11e.nt~ la legge si è mantenuta nei li miti della hberah~à; Francese. L'argomento prrnc1pale è questo. 1 dehtt1 d1 non cosi il Vaticano il quale ha assunto un attegg1a-: sangue a.umen_taoo. Bisoguerebb~ vedere se aumentano mento di guerra di~hiarata alla rep~bblica, e 1 no~ d1 - e non è sicuro che . a~1me_nt100- perchè ~ stato sola difesa. degli interessi dei fedeli. E _che l az•~ne sospeso l' uso ~ella. gmghottm~ ! o. se no? ymttosto Vaticana è opera politica ed anti-rep_u~~hcana (e gi ?-- aumentano grazie a. date _cond1z~om spf>c111hche nel stificherebbe per conseguenza, poss1b1h rappresaglie tempo po_ssonoI?utare, anzi camb1are. del tutto. E sem• da parte del governo) è dimo~trato dalla mcoerenza bra a ch1 spasR1onatamente osserva 11 fénomeno della delle due ultime decisioni Vaticane. delinquenza in Francia che proprio sia cosi. Non è il E' noto che il Vaticano miso il suo veto alla orgacaso di tener conto di atavismi e di ereditarismi e nizzazione ed al funzionamento delle associazioni cul- ?i alt_re p~ù o men~ romantich~ teori:: sta. ~n fatto che tuali che la legge francese prev edev_a a. sostegno ed 11delitto rn Francia aumenta m rag10ne d1retta e col amministrazione del patrimomo eccles1ast1co franc~se. disagio. dell~ popolazion_e, e con lo inte~sificarsi del!a Il Papa dichiarò che non potev_a tollerare intrusione popolazione 1n alcune città. Che forse l elemento cri- di laici in una istituzione esclusivamente sacerdotale. minale sia quello solo che emigra dalla c1tmpagna m1lla La. dichiarazione del Papa è, anche storicamente, fals~ cit_tà? Aff_a~to,m~ ~ella, c_ittà I~ vita. div:enta più dif- poichè nei primi secoli dell~ chiesa gli am1?inistra.to_n fic1le e gh rncentw1 al delitto più forti: d1 qui\ la. crea.- erano sacerdoti e laici insieme. Ma la Chiesa era ID zione delle band~ di apaches. . . quei lontani tempi una i:itituzione _veramente_ev~nge • . Con ~olo:e poi dobbiamo. notare eh~ nella d1i:1en~R1on~lica e pia, e non politica. come è d1ven~a.tad, po1. Ma i sostemton della pena d, morte s1 sono fatti forti ciò che dimostra la. odiosità del proced11nento a~t~ato delle affermazioni a hase di falso del GRrofalo - ri- dal Vaticano contro la Francia è la recente decisione messe in voga in Francia in nn libro del Lomhrosiano Vaticana che permette ai cattolici france~i. di_~osca Lacassagne - sull'aumento dell'omicidio in Italia. (1). di costituire l'associazione cultuale per l' amm1mstra: D'altra parte l1t legge in Francia non colpisce a.b- zione del patrimonio della loro chiesa a Mos~a . e di bas_t~nza facilmente i lenoni. Non è facile, neppure a.l!a eleggere, a scrutinio segreto il curato. La d1ff~renza pohz1a, provare cbe un lenone lo è, anche quando sia di trattamento_ e la. odiosità del metodo- è più che notorio che costui convive con una prostitnta. E ciò evidente. Nell'Impero dello Tsar le assoriazioni cui- permetta la formazione di speciali punti della delintua.li sono non solo permesse ma consigliate ; nell~ qne~za come la C_hapelle ? la Vil_lette a Parigi, e la Repubblica Francese, non solo sono p~oibite, ma chi Cro1x Rou~e a Lione, e 11 quartiere dfllla Moi:1settea. si attentasse ad organizarno è scomnmcato. E questa Man-iiglia. Riformare alcune leggi inibitorie bisogna, è una. questo si, spandere molta più edncazione, meglio pro- La seconda si rannoda a tutto quel sistema che teggere le ragazze, q11estooccorre. non più provvedere tende a far prevalere la io-noranza. nel clero e lo vuo_le a tagliare, sia. pnbblicamente sia nell'interno di una devoto e somaro. Una nota dell' Osse1·vatoreRomano, prigione, una o più teste poichè la pena di morte non che come ognun sa è l'organo del gesuitismo impe: ba .mai moraji~z~to n~ssuno, non ha mai imped~to ~n rante in Vaticano, proibisce ai professori ~attol_ic1 delitto. Qual _e ~I d_elrnquent~ che R.1mo!!'.lentod~ aQ"1re Francesi di insegna. e nelle scuole , e nel~e umvers 1tà pensa alla gb1gl10tt10a? Se c1 peosasse non a.g-1rebbe dello Stato. La.scia.mo da parte la quest10ne che co~ più: il fatto ~ che tutti ,pens_ano di_ falla J_ranca cos~ questa. proibizione i pi:ofessori_ cattolici sono mes~ 1 che la pena d1 morte e I mutile delitto soetale che s1 nella alterna.ti va O di d1sobbed1re al capo della _101o aggiungo al delitto individuale, il qua.le, qualche volta religione O di crepare di fame: questa è questw_ne almeno, ha qne.sto di buono che la vittiml\ è talora secondaria poichè un uomo deve sapere anche soffrire più spregevole del delinquente. per le sue idee; ma. la ~ogiustizia. ~rave ~ta nel _t1:at: + I due pesi e due misure del Vaticano.- Non è il cas,l di doverci sorprendere di una. incoerenza; la politica Vaticana non essendo fatta d'altro, e forse non sarebbe nepµure il caso di parlarne se questa incoerenza He,n fosse, in se stessa, un indice di tutto il sistema politico di Merry del Val e di Pio X. (1) Su questo argùmento ha pubblicato uno schiacciante articolo nel Secol.J, I' on. Colajanni. Lo riprodurremo altra volta allargato. tamento diverso fatto a1 professori ( tutti mode1m~ti questi) cattolici delle università e delle s_cuole~ustnache e Germaniche ai quali è concesso d1 cont•.n~are a servire lo stato. E questa anche è mossa poht1~a. _In Austria dovrà ben presto salire al tro!lo. il cle~1~ahssimo Francesco Ferdinando , e da lui 1 ges111t1.del Vaticano si illudono di ottenere una efficace azione contro l' unità d' Italia • in Germania essi sperano di riguadagnare con la politica ~ella ipocrisia, il terreno_ politico che fece loro perdere Bismarck _col Kultur_hamp/, di qui ltt. remissione verso le atroc1~à.. prussia~e ~n Polonia, e la tolleranza. per i modermst1 tedeschi ; 10

RIVISTA POPOLARI! 621 Francia dove ormai il Vaticano non ha piu nulla da sperare , politicamente , altro che dalla aperta lotta contro la repubblica, Papa Sarto si giova di menzogne e di violenze sperando guadagnare la partita : con quanta coerenza, e soprattutto carità cristiana ed evangelica, lasciamo giudicare a chi ha, sia pure minimo, il senso di giustizia nella coscienza. + La sincerità del governo russo ... - Sicuro, anche questa ci doveva toccare : dover lodare per la sua sincerità il governo dello Czar ! Vedano i lettori se abbiamo ragione di lodare. Da un ottimo articolo di Dumur sul governo russo dinanzi alla Douma (Coun·ie1· Européen del 25 nov.) rileviamc che il sig. Kokovtsceff, il ministro delle finanze dello Ozar, nel bilancio del 1909, come nei precedenti, ha allegato queste spese: sovvenzione al g1ornale Varchavski Dnevnik 10,000 rnbli; Anvvenzione al giornale Peterbowrgskaia Vedomosti 25,000 rubli; sovvenzione ad altri giornali (non nominati) 74,725 rubli· spese di sorvegliunza della stampa in Finlandia 10,00Ò rubli .... In Russia, perciò, si confessa che si sovvenziona - e non largamente - certa stampa; in Italia si sa che certi giornali prendono il doppio e il quadruplo della Peterbourgskaia Vedomesti, Ma guai a dirlo in pubblico ed a metterne in dubbio la indipenienza : ci si guadagnerebbe un anno di prigione come diffamatori ! • Per la Indipendenza del medici condotti. Ci pervenne tardi per essere pubblicata nei uumero scorso questa lettera. La pubb!ichiamo oggi per dovere di imparzialità e per sinpatia verso chi ce la scrisse: « Onorevole sig. Professore, e Poichè di mia iniziativa, quale vecchio abbonato alla Sua Rivista, ne azztt.rdai la proposta, spetta a me ringraziare la S. V. per la pubblicazione del discorso Brum~lli. e Il valoroso Presidente del!' Associazione nazionale dei medici condetti vorrà, spero, consentire eh' io da semplice gregario, a nome suo e della classe organizzata, renda altresì alla S. V. le dovute grazie per le benevoli parole eh' Ella ha avuto per lui e per noi tutti. « Dei nobili sentimenti della S. V. a favore dei medici condotti noi faremo tesoro. e Senza false modestie Le dico che , affidando alla Sua critica severa ed imparziale il contenuto psicologico di quel discorso (che in sè riassume tutto il significato morale del Congresso di Palermo) , la mia scelta non poteva essere più felice nè più opportuna, dato l' indirizzo schiettamente democratico • della Sua Rivista e l'alto fine educativo a base di sincerità politica e di propaganda scientifica a cui essa s'è dedicata fin dal suo nascere. e In proposito aggiungo, anzi, che se un augurio è da fare pel nostro bene, è appunto questo: che, cioè, i colleghi condotti leggan tutti il Suo pregiato giornale e traggan vantaggio dai Suoi ammaestramenti, perchè si formi in tutti quella coscienza salda ed invitta che conferisce insieme alla dignità propria un più caldo sentiruento di fraternità e di giustizia, ossia quel dovere di solidarietà. eh' è conditio sine qua non per la redenzione della classe. e Mi permetta però, onorevole Professore, che, in omaggio alla verità, io non condivida i suoi apprez- ~amenti sul medico condott.o di Sambuca; e poichè non mtendo usurpare spazio alla Sua Rivista, ho preferito indirizzare alla S. V. alcuni numeri del Medico Condotto di quest'anno, dai quali, se avrà. la pazienza di leggerli, vedrà scaturire tutta l' iliade e l'odissea dei medici condotti di quel celeberrimo Comune , che non è il solo a trovare il pelo nell' uovo pur di prendersi il gusto della persecuzione spessa volte sino al linciaggio. « Creda a me, chè ne so anch'io qualche cosa di vendette partigiane, e con me lo sanno (per limitarci alla Sicilia nostra) i colleg-hi Ca::itro di Novara Fatuzzo di Giarratana, Licciardello di Taormina Cocit~ di Giar• dini, Cucco di Castelbuono ed altri m~lti di cui non ricordo più i nomi. Ma, già, chi meglio di Lei conosce l'ambiente criminale dei nostri Comuni? A foria d'in. giustizie e di sopraffazioni si va fiuo alla demolizione completa. E veda, cosa strana 1 chi soffia nel fuoco· •contro il medico condotto è di solito il colleo-a che tende a soppiantarlo: ciò che è aucora più str~no anzi addì- . ' ri~tura mostruoso è questo, che il dott. Copecchi (colui che occupa il posto del Germini a Sambuca) era d.nch'egli ascritto all'Aqsociazione nazionale dei medici condotti e all'ordine dei sanitari della Provincia ! Ma il tradimento fraticida ha già avuto la lezione che si meritava. e Sia bazza a chi tocca; e ossequiala distintamente Devotissimo Dott. Piazza •. Lentini 25 novembre 1908. + La questione della Camera del Lordi In Inghllte:rra. - Sia tno dunque alla vigilia della grarde battaglia. La Camera dei Pari ha respinto in blocco la legge contro l'alcoolismo, alla quale il governo liberale maggiormente teneva; con le sue ostinate opposizioni ha obbligato il governo a lasciar cadere anche il progetto di legge su l'educazione. Il governo può dire al Paese, anzi lo ba detto lo Asqnith in un suo fiero discorso, « la Camera dei Pari è nemica al Paese perchè non permette libero esercizio del governo,.. Non bisogna dimentic11.re ehe i Comun• conqnidtarono il 1Jro diritto al governo del pae~e decapitando un Re, Carlo I, é ma-.::iacrandoue in tre battaglie la nobiltà: non bisogna dimenticare che esdi mantennero questo loro diritto con tutte le loro forze. e la loro energia avendo sempre dietro di se il concorde consenso della nazione ; nè sembrano disposti a cederlo oggi. La Camera dei Lords è composta in maggioranza di conservatori e dei peggiori condervatnri qua.li sono quelli legati per intere::itii ai proprietarii fon ii,uii, quando non sono ptoprietarii e::1::sitiessi, ai graudt fabbricanti di birra e distillatori di alcool , quando non sono vssi stessi fabbricanti e di::nillatori. Edsi h;i.nno frustrato , o re8e nulle con i loro emendamenti, tutte le proposte di riforma del1e le.gs;i operaie del governo liberale, in odio ai liberali; e::,1sihanno fatto abortire anche quelle leggi ehe il gov ..r.no libera!e aveva riprese dal governo cons 1 vatu•·-,; uono riudciti con la loro opera negativa a µaraliLzare ogni efficace azione del governo liberàle, e se non banno osato mettere intoppi alla politica estMa di Sir Edward Gray lo hanno fatto soltanto perché la politica estera del!' Inghilterra non data nè da Grey nè da Northcote ; ma è tradizione secolare del paese ed è identica siano al potere i liberali e i conservatori. Ora al governo liberale non rimane che una sola via da battere dopo la quale dovrà giungere all'appello al paese. Il governo liberale non può altro, ora, che proporre le modificazioni nella composizione della Camera dei Lords. Qneste modificazioni vengono, naturalmente, ad indebolire la sopravalenza dei conservatori nella Camera alta, ed è probabile che la Camera dei Lord::i la quale ha a sua volta preBentato un progetto di riforma, si rifiuti di accettare quella del governo e viceversa. E allora non rimarrà al tra via che quella di chiedere al paese quale è la sua opinione in proposito. Bisogna notare che l'opinione del paese non è facile

622 RlVISTA POPOLARE ad ottenere su questa quistione. V' è chi propende - sono però i meno - per I' abolizione pnra e semplice: v'è chi sostiene che si debba abolire del tutto il diritto ereditario; v'è chi sostiene la riduzione del numero dei Lords, e la elezione per alcuni e il mantenimento del diritto di eredità per gli altri. Quando si tratta delle grandi isti t11zioni costituzionali il popolo inglese è volentieri conservatore, e ·se i Lorda non si fossero rivelati - nella loro lotta contro il gabinetto liberale - animati da un tanto settario spirito conservatore , è più che probabile che la massa elettorale non sarebbe stHta incline- ad attentare in un modo qualsiasi alle loro prerogative, ma essi fanno troppo intravedere che etJsi non sono un potere equo, moderatore di intemperanze, e guardiano dei retti interessi del paese: hanno dimostrato con troppa virulenza di essere infeudati ad un partito politico - il conservatore - ed agli interessi di questo, perchè il popolo inglese non abbia sentito quale danno, e grave, rechi alla cosa pubblica, il loro atteggiamento. Ed il governo liberale avrà buon gioco contro di essi se saprà a sua volta essere non già lo strumento dei risentimenti, acerbi, del partito liberale contro di loro, ma bensl un organismo inteso al bene ad all'interesse pubblico, al disopra dei rispetti di classe e degli odii di parte. Conservare la giusta misurd. non è, certamente, facile: ma è soltanto a questo patto che il governo liberale - se dovrà chiamare il popolo a pronunziarsi su la questione - otterrà che il popolo , nei comizii elettorali, gli dia piena ragione. NOI La politicaestera dell'Italia (1° Le conf slnni di Tittoni. 2° Per un inutile viltà. 3° Le illusioni dtti socialisti. Politica autonoma e di alleanze.4° Il presuppostodella politica repubblicana.Le contradizionie le imprudenze dei repubblicani. 5° Perchè slamo contrari alla guerra. 6° Se guerra cl dovesseessere.....). 1 ° Le confessioni di Tittoni. Le discussioni nella Camera e nel paese sugli ultimi avvenimenti balcanici hanno avuto molta importanza formale e sostanziale. Dal lato formale possiamo rallegrarci : del successo oratorio - uno dei tanti e che costituiscono una bella serie - di Salvatore Barzilai : della critica severa, inesorabile di Sonnino alla politica di Titroni; del meraviglioso discorso di Fortis; meraviglioso per la sproporzione tra i mezzi semplici adoperati e il risultato colossale ottenuto e che va. spiegato col fatto che l' oratore si seppe fare interpetre nel momento opportuno del pensiero colw lettivo e disse colla forma calma e dignitosa , che si addice alla fierezza vera e non al verbalismo rettorico, ciò che tutti sentono. Il lato sostanziale ha una importanza diversa ed è dolorosa : ci fece assistere alla liquidazione di un ministro, anzi di un ministero, a molte incertezze , a molte contraddizioni, che certamente non aumenteranno la forza materiale e il prestigio morale della nazione. Il ministro fu liquidato irrimediabilmente: dalla meschinità della ditesa dell'on. Fusinato; dalla critica vigorosa di un amico del ministero - il quale potrà a giusto titolo ripetere; dagli amici mi guardi Iddio !.. -, dell' on. Fortis; dalla logica serrata del1' on. Sonnino; dai brillanti attacchi di Barzilai ; ma sopratutto dalle proprie confessioni. Che cosa può restare di un ministro degli esteri, che nulla ha ottenuto dall' alleato cui ha serbato fede, cui ha sacrificato tutto e che non lo ricambia con i compensi annunziati e che invece di accordargli compensi materiali o soddisfazioni morali , lo trascura, lo inganna e lo ferisce iu quei sentimenti nazionali a difesa dei quali egli deve stare ? Che cosa può restare di un ministro degli esteri, eh' è costretto a cominciare la propria difesa colla invocazione delle circostanze attenuanti, come fece l'on. Tittoni, che del discorso di Carate disse: « se « nella sostanza di quel discorso nulla v' ba che io « debba sconfessare, dal punto di vista dell' impres- « sione che doveva produrre nel pubblico ed alla quale « non pensai abbastanza, io vi riscontrai tre errori: « un errore di omissione , un errore di eccessiva « sincerità ed un errore di prospetti v·a ? >> Si potrebbe continuare l'elenco degli errori, negandone uno da lui ammesso; quello della sincerita. La quale non dev'essere stata mai soverchia se è vero il fatto grave denunciato da Vito Mantegazza in un articolo pubblicato nella rivista : L' Italia all'estero cioè: che ali' epoca del convegno di lschl tra Edoardo d'Inghilterra e l'imperatore d' Austria-Ungheria, l'Agenzia Stefani abbia fatto una edizione speciale per gl' Italiani per nascondere loro che non si era tenuto alcun conto dell'Italia negli accordi sulle cose balcaniche. L'on. Tittoni ebbe buon giuoco dimostrando che l'annessione della Bosnia e dell'Erzegovina non costituiva un nuovo pericolo per l' Italia o che per lo meno non era un fatto nuovo di cui egli era responsabile ; e dette le prove diplomatiche che l'occupazione non fu ritenuta mai come temporanea ,e che le potenze europee erano convinte del significato della medesima. E questo fu il nostro avviso .sin dal primo annunzio del colpo di testa di <l' Aerenthal. Ma egli non potè del pari dimostrare che l'Austria l'aveva trattato coi riguardi dovuti al rap- _presentante di un' alleata e che cercasse di evi tare fastidi tormentosi alla medesima : tormentosissimo -quello del trattamento inflitto quotidianamente agli ltaliani di oltre Isonzo; altamente deplorevole poi la leggerezza, l'incoscienza colla quale fece sperare -che l'Austria, finalmente, avrebbe concessa l'Università a Trieste. Epperò se si deplorò che l'on. Tittoni non abbia saputo imitare la patriottica abnegazione di Cairoli, maggiormente deve deplorarsi che egli sia rimasto nel ministero esautorato di fronte all'estero e per soli usi interni - come uomo di fiducia dei clericali - secondo l'arguto rilievo di Bissolati. ♦ 2° L'inutile viltd. Furono più degni di lode alcuni critici e sopratutto i possibili successori ? Passiamo sopra all'on. De Marinis; acconciandosi all'azione dell'Austria nei Balcani egli ha assottigliato lo strato di argento del suo imperialismo ,christophle, pur d'ingraziarsi l'on. Giolitti dal quale spera quandocchessia un portafoglio. Ma è doloroso il dover constatare che chi produsse la più .amara delusione tu ì'on. Fortis. Non è la prima volta che i nostri uomini politici ci fanno assistere ad un contrasto umiliante tra il discorso e il voto, tra il pensiero e l'azione: informino l'ultima discussione e l'ultimo voto sull'insegnamento religioso, per attenerci a casi recenti.

ìtìVISTA POPOLARE 623 Ma sul contrasto tra il voto e il discorso dell'on. Fortis non si può limitare a dirgli ciò che Barzilai gli ha rinfacciato nella 1{.agione; e cioè : che_di lui si possa dire ciò che i Giacobini dissero dei Girondini in occasione della condanna di Luigi XVI: O mirabili uomini come voi sapete parlare in un modo e votare in un altro I Q~.1esta volta non si tratta di una contraddizione ordinaria. Quanto più alto era stato il tono del discorso del giorno 3 Dicembre; quanto più profonda generale ed anche confortante era stata l'impressione destata in tutta Italia ; tanto maggiore, altissimo , era il dovere della coerenza. Perdò fu amarissima la delusione quando l'indomani Alessendro Fortis cercò attenuare l'impressione, quasi sconfessando la fierezza e l'espressione di italianità che si erano attribuite al suo discorso. A scusa di Fortis si osserva: che egli non voleva creare imbarazzi al ministero, nè aggravare la situazione internazionale. E allora egli doveva tacere o parlare altrimenti ed evitare la solenne e commovente manifestazione della Camera, delle Tribune, della stampa , del paese-sottolineata dalle congratulazioni dell' on. Giolitti. Il suo volle essere un monito non inutile per l'Austria. Lo si doveva lasciare intero e preciso. Si vide che il risultato oltrepassò forse l' intenzione dell'oratore, come siamo disposti a credere? Bene! Era questo il caso di ricordarsi di una delle solite frasi fatte : alea jacta est; o cosa fatta capo ha I Bisognava ricordarsene sopratutto per la inutilità della correzione, o della rettifica, che del resto perdeva ogni v:ilore ad opera della dichiarata rèstrizione mentale sulla motivazione del voto ... Si voleva tranquillare l'Austria colla rettifica? Ma questa certamente ha creduto nella sincerita delle manifestazioni del giorno 3 e non nella riflessa dichiarazione del giorno 4. La diflerenza dell' accoglienza doveva essere guida sicura anche per diplomatici meno accorti e meno sospettosi, che non siano quelli Austriaci. Può il Cancelliere d' Aerenthal per mezzo di un suo capo divisione, Iettel von Ellenach, aver manifestato la propria soddisfazione pel discorso di Tittoni; ma nemmeno il portinaio della Ballplatz crederà più dopo il discorso Fortis che l' Italia voglia rimanere nella Triplice. I più si associeranno allo sprezzante giudizio di Delcassè. Del resto al monito esplicito di Fortis ali'Austria è venuto quello tacito di von Bulow all'Italia. Al tempo della Conferenza di Algesiras l' I1nperatore di Germania telegrafò all'Imperatore d'Austria: t< Io mi compiaccio col brillante padrino di questo duello, che ho combattuto e gli dò promessa che, quando analoi;a situazione si presenti, il suo servizio sarà ricambiato. La situazione si ripresentò e la Germania per bocca del suo Cancelliere ha esplicitamente dichiarato in un primo discorso che nella quistione dei Balcani starà incrollabilmente dal lato dell'Austria. lo un secondo gravissimo discorso, in cui ha esposto al Reichstag i pericoli e le difficoltà della difesa militare della Germania, egli non solo ha riconfermato le precedenti dichiarazioni, ma le ha sottolineate riferendosi ad una sola alleata, l'Austria, su cui poteva contare. E l' Italia non fa parte della Triplice? Evidentemente non lo credono più nè a Vienna, nè a Berlino , non ostante le umili proteste di Fortis. Perciò la sua rettifica del 4 fu un inutile vilta - la peggiore delle vilta ! 3° Le illusioni e la politica autonoma dei socialisti. Se i voti dei socialisti e dei repubblicani a Montecitorio non bastano ad abbattere un ministero, però essi contano nel paese e nella formazione della pubblica opinione. Che cosa essi pensano sulla situazione presente e sulla politica estera dell'Italia? I socialisti, nella loro mania di gr.111Jezza, che fa anticipare loro i tempi e attribuire al proprio partito quella forza e quella preponderanza, che forse avranno nel futuro, nelle soluzioni delle controversie internazionali, per evitare la guerra tra l' Austria e l' Jtalia, hanno confidato sull'azione convergente per la pace dei socialisti italia:1i e <li quelli austro-ungarici. Così stabilirono solennemente i loro rappresentanti nel convegno di Trento. I socialisti italiani del Regno e irredenti presero sul serio l' impregno; gl' irredenti, con a capo il Pittoni, lo presero anzi tanto sul serio , da autorizzare l'accusa di austrofilismo soverchio , se non di essere agli ordini del Luogotenente imperiale di Trieste, come un sindacalista italiano gli rimproverò. Tennero l'impegno i sodali,ti austro-ungarici? All'indo111aoi della brutale aggressione di cui funrno vittime gli studenti italiani nell'Università di Vienna, Leonida Bissolati li richiamò alla reciprocità e all'osservanza dei patti. (I socialisti austriaci alla prova. Avanti del 2 5 Novembre) e il direttore dell' Avanti ha tentato di far credere che i cornpatni al di la dell'Isonzo li abbiamo mantenmi, facendosi forte delle dichiarazioni di Pittoni nelle delegazioni, di Pernestorfer, di Adler e di altri nel 1{.eichsrath. La verità è alquanto diversa. L'animo dei socialisti austriaci, se non di quelli irredenti di Trieste e dell'Istria, si è rivelato nel linguaggio vergognoso dell' .Arbeiter Zeitung -- l'organo ufficiale del socialismo austriaco - contro gli studenti italiani; si è rivelato nella ribellione contro la pretesa aflacciatasi nel Parlamento italiano e caldeggiata specialmente dall' Avanti, di considerare la quistione dell'Università italiana di competenza indi retta, se non diretta, della polica estera. Essi, perciò, hanno sinanco meritato i rimproveri di Bebel: rimproveri che saranno più acerbi dopo il salvataggio operato del Ministero, come Sè fossero uu gruppo di ascari italiani. Bissolati chiamò i socialisti austriaci alla prova; e la prova è fallita. Il fallimento gli è stato ricordato da Barzilai nella Ragione e gli era stato ricordatu da Colajanni nel Giornale di Sicilia alcuni giorni prima, allargandolo e,lrre i Cl>nfio1idell' AustriaUngheria. • Infatti se i sociali dell'Austria-Ungheria nella direttiva del programma generale sono condannati all'impotenza sino a tanto che tra loro sara preminente la quistione della nazionalità - non delle razze , come qualcuno dice: la razza tra ltaìiani, Slavi e Tedeschi è la stessa a Trieste e nell'Istria; la razza è la stessa tra Tedeschi e Czechi in Boemia ; ma sono diverse le nazionalità-; è più grave offesa al programma socialista quello dei socialisti inglesi come Hyndman, Blatchford ecc. che incoraggiano gli armamenti e l'imperialismo. Ma nelle linee generali noi ci troviamo più di accordo coi socialisti anzichè con molti dei no-

624 RIVISTA POPOLARE stri amici repubblicani; e l'accordo è facile a spiegarsi quando avremo ricordato che sono i socialisti italiani, che hanno accettato il nostro punto di vista sui rapporti tra il nostro paese e l' Imper0 austro-ungarico; punto di vista che mira al mantenimento della pace, sino a tanto, che la nostra esistenza non è minacciata. L' accordo cessa quando Bissolati (Avanti! 11 Dicembre) si fa a propugnare la cosidetta politica autonoma. Ah! questo poi no. Il motto: guai ai vinti! deve parafrarsi in quello: guai ai solil Se c'era uno ·Stato nel mondo che, con una flotta formidabile e colla sua cintura di argento, che la proteggono,poteva affidarsi allo splendid isolamento e alla politica autonoma, era l'Inghilterra. Ed essa si e affrettata ad uscirne stabilendo delle ententes colla Francia, colla Russia e con minori Stati, che equivalgono alle alleanze. Si parla della nuova Triplice anglo-russofrancese in contrapposto al la vecchia austro-tedesca italica come di un fatto fuori discussione. Noi crediamo assolutamente necessario stare col1' una o accedere all'altra Triplice, per farla divenire Quadruplice. Nè s'illuda il Mirabelli, in nome dell' idealismo democratico, che sente ripugnanza a stare in compagnia dello czarismo scellerato, di poter costituire una triplice della libertà senza il concorso della Russia. Se questo proponesse l'Italia avrebbe una ripulsa umiliante e pericolosa. Preferiamo lo Status quo, come il meno pericoloso e il meno dannoso. La vecchia Triplice per un democratico uon può rappresentare l'ideale, per le sue origini e pel modo provocatore come la intese Crispi. Ma come si sono andate svolgendo gli avvenimenti è doveroso oggi riconoscere che essa rappresenta il meno incerto - non diciamo il piu sicuro - presidio pel mantenimento della pace. L'uscita dell'Italia dalla vecchia Triplice significherebbe la guerra a breve scadenza. Dall'una parte si acqnisterebbe la sicurezza della vittoria e si vorrebbe sfruttare la situazione favorevole oggi anziche domani; dall' altra, data la formidabile organizzazione militare terrestre e la quasi invulnerabilita assoluta dal lato del mare - informi la guerra franco-alemanna e la inutile superiorità della flotta francese - per la paura del peggio e per impedire il consolidamento del nuovo aggruppamento si affretterebbero gli avvenimenti e con colpi rapidi e forse decisivi gli eserciti AustroUngarici e Tedeschi cercherebbero di fiaccare immediatamente l'Italia e la Francia, per volgersi dopo contro la Russia , e contro gli Stati minori dei Balcani. Della prima ipotesi si ha un accenno nei giornali inglesi. La Pall Mall Gazzette, a<l esempio,. rimprovera alla nuova Triplice - senza fare assegnamento sull'Italia - l'inerzia; perchè da sola essa basterebbe a schiacciare l'Austria, dimenticando che la Germania interverrebbe immediatamente e si andrebbe alla guerra europea. Per la seconda ipotesi sta la mobilizzazione dell'Austria-Ungheria ai nostri confini, che non è un mistero per chicchessia. Comunque se la guerra fosse irrimediabile - e noi non lo crediamo - preferiremmo farla contro l'Austria e non accanto all'Austria. Riconosciamo inoltre che il momento per fare la guerra contro l'Austria non potrebbe essere più favorevole, per~ chè il vecchio impero degli Absburgo si troverebbe alle costole tanti moscheri11i - Montenegro, Serbia, Grecia, e sopratutto la Turehia - che non potrebbero essere mantenute a posto dalla sola Bulgaria e forse· dalla Rumenia. Perciò troviamo logico Scarfoglio, che in un vigoroso articolo turcofilo del Mattino (13 Dic.) consiglia l'Italia a riprendere la firma che appose in una cambialeusuraia-la vecchia Triplice-e scontarla con grande vantaggio nei grossi eventi, che maturano. Tartarin è logico e sa ciò che vuole; vuole la guerra: ieri la voleva contro la Francia ; oggi la vuole contro l'Austria. Ma guerra dev'essere! Sono altrettanto logici gli amici Barzilai e Mira belli, che propugnano atti e politica, che ci condurrebbero alla guerra e dichiarano che la guerra non è nelle loro intenzioni? + 4 ° Il presuppostoe le contraddizioni dei repubblicani. Roberto Mirabelli, uomo di grande, di eccezionale coltura storico-costituzionale, foderata di coraggio e di rettitudine, per necessità di studi, di temperamento e di aspirazioni è tra gl' ideologi. Annoverandolo tra gl'ideologi non intendiamo offenderlo, perche alla ideologia - contro lo sprezw zante avviso di Napoleone Bonaparte - assegniamo grande ed alta funzione politico-sociale. Poi, come repubblicani e ammiratori di Mazzini, di Garibaldi, di Cattaneo, di Mario, ci sentiamo ideologi anche noi. Pure l'amico Mirabelli ha avuto una punta d'ironia contro l'ideologia e in favore dello sperimentalismo politico. La cosa e innaturale; nessuna meraviglia, perciò, se egli ha fatto falsa strada affidandosi a presupposti, se non a pregiudizi, ideologici, che egli ha scambiato per dati sperimen tali, mentre l'esperienza politica gli dà torto. E' stato ideologo col suo pudore anti-russo, come accennammo. L'esperienza dovrebbe avergli insegnato che la repubblica più democraqca ha trovato forza e sicurezza nell' alleanza coli' Impero degli Czars. La logica induttiva dovrebbe insegnarli, che se l'Italia può arrischiarsi ad uscire dalla Triplice come egli desidera, ciò non potrà fare colla politica morgariana del fischietto; ma con una alleanza colla Russia, stretta e sincera ed anche colla Turchia, il cui passato nulla ha da invidiare ai governanti dello Knout. Nella utilità di questa alleanza ha ragione Scarfoglio. Altro e più fondamentale presupposto ideologico di Mirabelli, diviso anche, se non erriamo da un uomo ch'e materiato di buon senso, dal Seraceno della Vita. Dice il primo: « Il sogno dell' accordo « coll' Austria appartiene all' archeologia politica. « L'ebbe Cavallotti; ma questo il 10 Marzo 1880 « dichiarò che le sue speranze furono deluse. Ca- « vallotti considerava come un pericolograve e per- « rnanente l'occupazione della Bosnia e dell'Erzego- « vina, che ci faceva perdere l'influenza in Oriente « e riduceva l'Adriatico mare austriaco >>.( 7.{_agione 11 Dicembre). Ma l'occupazione, ch'era annessione di fatto, durò 28 anni dopo le parole di Cavrtllotti, e i pericoli non si videro; l'Italia invece ha visto enormemente

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