Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 22 - 30 novembre 1908

R I VI S T A P O P O L A R E 595 glese; mentre le colonie tutte reclamano trattamento di favore dalla madre patria, ed il Oanadà si avvia con le sue tariffe protezioniste a chiudere i snoi sbocchi al commercio Europeo, non escluso l' Inglese, Sir Eduard Grey il minit:itro degli esteri inglese, scioglie un inno ottimista alla si tuazioue politica internazionale. Il discorso che il Grey ha pronunziato a Scarborough è stato un appendice al discorso di Asquith al Guildbal; tanto il presidente del consiglio, quanto il ministro degli esteri hanno tutti e due intonato la medesima solfa e tutto sembra andare per il meglio nel migliore dei mondi possibili>. Naturalmente non ha nascosto che difficoltà ci sono, e pericoli anche; ma ha chiaramente fatto vibrare la speranza che tutto si accomoderà pacificamente e con sodisfazione di tutti. E questo è per la galleria : ciò che in realtà si pensa dalla nazione e dal governo, e si prepara e non si dice è un po' diverso. Alcuni giorni fa alla Camera dei Pari, Lord Roberts pronunciò un discorso reso anche più signiticativo dalla risposta cbe in nome del governo lia fat~o Lord Orowe. Lord Roberts accennando alle possibilità di una io. vasione dell'Inghilterra da parte di un'esercito nemico, chiese che si pensasse alla stabilità di un forte e:;ercito permanente. Questa questione dell' esercito permanente, e della coscrizione obbligatoria è da lungo tempo intavolata in Inghilterra. Lord Orowe rispose che queste sollevate da Lord Roberts sono di quelle tali questioni che discntere in pubblico non conviene : ma che, in ogni modo, il governo sa quali sono i suoi doveri e che il paese non potrebbe mai essere colto alla sprovvista; nè trovato indifeso o in~ufficientemente difeso. Ohi osserva da vicino l'opera delllAm~iragliato inglese e del Ministro della guerra sa. che entrambe le organizzazioni procedono febbrilmente a mantenere in pratica il principio: si vis pacem pa1·a bellum. E questo malgrado tutte le difficoltà che la terribile situazione dei disoccupati e lo avvicinarsi dell'inverno creava al gaverno. Politica estera ed interna di forza e di preparazione: da un lato di armi e di armati ; di mezzi e di denari; dall'altro di provvedimenti destinati a lenire i danni gravi della c1·isi industriale, . che procede spietata, ed i mali della disoccupazione, che mettono in pericolo la pace interna. Opera dunque e politica di pace - e t~le l'hanno dichiarata entran1bi il Grey e lo Asquith nei loro discorsi - ma anche politica astuta che non si farebbe pigliare alla sprovvista quando si dovesse trattare del diretto interesse del paese. ♦ La finanza tedesoa. - Alle bollenti dichiarazioni del Kaiser non poteva capitare una doccia più gelida della esposizione del progetto finanziario fatto dal Principe di Bulow. Altro che guerra, e armati ed eroismi e voli lirici nel cielo delle fantasmagorie, bellicose. 125 milioni di deficit per ora e la previsione di deficit più grossi per l'avvenire! Dopo ciò l'imperatore può ben sostituire all'elmo sormontato dall'aquila, un caldo. berretto da notte con una pacifica nappettina azzurra: eroismi guerrieri senza q1,1attrini, al giorno d'oggi, non se ne fanno; ed hanno un significato assai buffo, o fanno una impressione diversa dalla voluta, le dichiarazioni del ministro della guerra, che l'esercito è pronto e per due anni non ba bisogno di niente ; nè di armi, nè di munizioni neppur del minimo bottone, e che la marina è - se Dio vuole - messa a posto - in fatto di quattrini - fino al 1910. La faccenda grave è la falla nel bilancio generale di quei 125 milioni che il popolo tedesco è invitato a sborsare con quanto suo gusto lo possono pensare tutti gli Italiani, che di tasl:!e sanno qualche cosa anche loro. Questa è probabilmente la ragione prima e princi pale - se non l'unica - della remissività di Guglielmo II alla levata dì scudi del Reichstag e alla lavata di capo cÌ:le pnbblieamente gli ha fatto il suo cancelliere. :B;dè que::ita la ragione del pacifismo del la politica t,,edesca. Unii. guerra senza quattrini, cioè disperata, cioè col sacrificio grande e doioro~o della minima ricchezza nazionale si fa per direndere il paese, quando dignità, orgoglio, patriottismo, di tutti gli abitanti sono intesi alla difr8a della libertà : la guerra dell'Imperatore Guglielmo (queìla sognata da lui) dovendo essere guerra di aggressione e di conquista senza quattrini non si fa, e le dichiarazioni di Bùlow al Reichsta,q sono la più chiara dimostrazione della chiacchierofilia di Guglielmo. Intanto il popolo dovrà pagare nuove e più grd.vi tasse. Il popolo tedesco - che è in fondo il popolo più pacifista di que8to mondo - il popolo tedesco sconta ora le velleità imperiali - e vane - della gra.nde flotta, della grande armata, della rivalità con l'Inghilterra in fatto di armamenti. E pagherà. Ma sarebbe opportuno che dal popolo venisse l 'ammonimento all'Imperatore ed al suo governo che questa politica che consi8te nel buttare a piene mani e pazzamente la ricchezza della nazione, in quella botte delle Dana.idi che sono gli armamenti militari è, oltre che pericolosa, economicameute rovinosa ed inadatta a raggiungere lo scopo, visto che si fanno sforzi immani in previsione di una guerra, che - se caso fosse - proprio per quelli sfH'zi non si potrebbe fare. NOI' + Per Trieste e per gl' Irredenti.- L'articolo della Rivista pupola1·e del 15 ottobre (L'ìmbrogì10 bal• canico e il fallimento della polit ·ca di T'ittoni) fece comodo al deputato socialista P1 ttoni di Trieste, clie ne riprodmise alcuni brani - proprio i soli , che gli facevano comodo - nel giornale Il Divoratore. Bastò ciò per dare ai nervi ai rei->1bblicani dell'Emancipazione della dtes::1aTrieste, che col deµutato socialista si trovan) spesso in aspra poletuica, e senza leggere tutto l'articolo e senza tener conto delle non poche discussioni che ho sostenuto dal 1894 in poi sull'irredentismo e cogli irredeutisti - tra I quali aU1ici carissimi come Cavallotti, Imbriani, Ricciottì Garibaldi, Barzilai -, dalle quali spiccia netto il mio pensiero e la mia direttiva in fatto di politica estera - direttiva che può essere errata come tutte le cose umane, ma che è un prodotto organieo di tutta una serie di considerazioni e d'indagini tratte dalla politica democratica , dalla geografia. dall'etnologia e dalla storia -; senza tener conto di tutto ciò, ripeto, quei bravi giovani deli'Emancipazione mi gab~llarono per u.11ne~ico degli. irre i enti, per un austrrncante, che d11nP.11t1cea tradisce le aspirazioni e le tradizioui del partito repubblicano. Non rispos , non per didprezzo, verso gli scrittori repubblicani di 'l'rieste, ma perchè nel IBomento attuale men tra il direttore del l' Emancipazwne è in carceJe ,' mi parve cosa crndele e ingenerosa polemizzare con loM>. Per me ha risposto l'amico Felice Albani - il mazziniano intransigente di vecchio stawpo - nella Terza Italia richiamando gli 8Crittori Triestini a più chiara visione delle cose ed a più equo apprezzamento di ciò che scrivo. A lui i più vivi ringraiiamenti ; agli scrittori dell'Emancipazione, che dichiararono di n?n potermi rispondere come avrebbero voluto, perchè d giornale, se lo avessero fatto , sarebbA stato sequestrato dico che la Rivista è a loro d ispoi:!izione e che neìla mia Rivista son.o liberissimi d1 giudicarmi e criticarmi colla più sconfinata libertè. N, C.

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