Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 22 - 30 novembre 1908

RIVISTA POPOLARE 593 lio, o dell'acciaio - i corruttori del diritto umano che vuole gli uomini poveri si ma leali, m,-t coerenti, ma onesti. Codesta starn pa americana che pareva avesse fatta larga breccia in Europa, si trova sola in questo affare nel quale la lealtà umana era messa a prova. Brava la stampa della barbm·a vecchia Europa! Per una volta tanto ha ricompensato, con un solo bell'atto, molti giorni ed anni di porcherie grosse e piccine, e si è dimostrato superiore di molto, per mente e cuore, di quella stampa che è, ormai la predominante in America: la ignobile stampa gialla. • Le elezioni In Turchia ed I pericoli per 1 Musulmani. - E' più che positivo ehe i Giovani Turchi compiendo la loro rapida e pacifica rivoluzione non previdero, neppur lontanamente, il ginepraio terribile nel quale hanno cacciato il loro pae::ie. Naturalmente tutte le nostre simpatie sono per loro; essi hanno cercato di mettere, e cercano di ma.ntflne1·Ail loro paese a livello di tutti gli altri popoli civili. Hanno voldo offrirgli lo stru111ento di grandi pr0gressi foturi, di pacifico sviluppo, e di grariuale aumento di volere e di potenza nel concerto dei popoli europei. Ma disgraziatamente essi non avevano messo in calcolo, le passioni ladre di qualche potenza Europea, quelle religiose delrn popolazioni non Maomettane della TurchiP. Europea. Se del ~enno di poi non fosser piene le fosse, si potrE\bbe dire che aveva ben ragione Maometto II, quando dopo la presa di Costantinopoli dichiarava che, per il bene dei Turchi, cristiani e greci dovevano essere massacrati. Il fatto è che oggi, e da lungo tempo i cristiani sono la maggioranza nella Turchia Europea: Cristiani greci e s1avi. I turchi si sono accorti immediatamente del pericolo che minaccia il loro potere in Europa. E, per loro, è un pericolo serio e grave. Finchè tutte le popolazioni che compongono l'Impero Ottomano erano soggette al Sultano~ solo ed assoluto signore, che comandava agli eserciti, ed ai credenti, in nome di Allah prima e poi della sua buona spada, i cristiani, greci e non greci, non potettero che subire il vincitore, it più che quadrisecolare padrone: dovettero subirne la legge, e le pratiche della loro religione furono soltanto concesse grazie alla tolleranza di alcuni Sultani. E cosi durò, e forse chi sa quanto ancora, per la sua forza d' inerzia, il potere Maomettano avrebbe durato se i Giovani Turchi, non aveesero voluto ed imposto la Costituzione. La Costituzione sostituisce all'autorità del Sultano, al diritto del Sultano per Allah e la sua buona spada, l'autorità ed il diritto del popolo. Ma il diritto del popolo, oggi non può affermarsi che per le maggioranze, e la maggioranza della popolazione della Turchia Europea è, ii;i alcune regioni, assolutamente cristiana. Questo è per i Turchi il pericolo grave. Essi vedouo fuggire il potere dalle mani dei maomettani e cadere in qùelle dei cristiani E non è questione di religione sol tanto, intendiamoci : ma di razza. anche. Se non fosse che affare di religione, la faccenda potrebbe tutt'al più, con l'andare del tempo, accomodarsi con la sconsacrazione, e la riconsacrazione di una qualche moschea o di una qualche chiesa: ma è che la religione rappresenta due popoli diversi, due diverse schiatte, una delle quali, la minore che fino ad ieri fu la dominante , sta per essere e proprio per opera sua, ed in nome della civiltà soppiantata dall'altra. Naturalmente, i Giovani Turchi dopo indette le elezioni aono corsi al riposo. Di qui i brogli elettorali, le violenze e le sopraffazioni contro i cristiani, le proteste degli elettori che vedono fuggirsi dalle mani, lo sperato premio. Le dimostrazioni greche e cristiane di dopo le elezioni devono avere aperto gli occhi ai Giovani Turchi e già più d'uno di essi - e dei notabili specialmentedichiara che la Costituzione fu, forse, un bene, ma le eli•zioni furono cerhmente un atto prematuro. 81-nollche a tale situazione quale rimedio? I Giovani Tdrchi hanno garantito - nè poterono fare altrimenti - la libertà a tutte le confebsiooi diverse dalla maomettana: possono orn essi - dopo la proclamazione della liberti\ - atteggiarsi a persecutori? Indubbiamente no. Ciò che è accaduto è uno dei tanti fenomeni che .iCceunano la fine del I' Impero Turco in Europa. Non è certamente oggi , nè in un prossimo domani che accadrà; ma quel governo e quel popolo che pigliassero, fin da oggi, le loro misure -per assere parati a codesto evento, e fino da oggi, sia pure senza scontarlo, Jo 111ettesseronei loro calcoli più certi farebbero opera di saggi, Che ne pensano i valentuomini dei compensi 1 + Quello che bolle nella pentola Balca nica - Una laconica telogra.f:ica notizia ha messo un punto nero di più nella questione dei Balcani: è il richiamo dell'Ambasciatore Austro Ungarico da Costantinopoli. Segno che le trattati ve dirette fra Austria e 'I'urchia. non vanno innanzi bene. Questa è cosa che - del resto - si poteva facilmente preve!iere. Ora torna a galla l'idea deIJa Confereu za ; ma noi avernmo occasione di osservare altra volta che la Conferenza nè si farà, nè d'altra parte, è bene che si faccia. Niente di peggio potrebbe realizzarsi che la Conferenza ave:ise un risultato negativo (ed è più che certo che lo avrebbe) poichè allora Ri vedrebbe subito che non rim1ne altra via di s lur,ione al problema. che il diritto del più forte, la guerra. A q t1esta forse, si arriverà , si dovrà arrivare, ma in ogni ca".loquanto più tardi sarà sMà tanto meglio (anche per noi date le nostre condizioni) e guadagnar tempo, molto tempo, è sempre offrire al problema un qualunque modo di accomodarsi alla meglio, pacificameute - alm;,no per ora. Certo la qnestione Balcanica è lungi da ei;sere tale che una breve e pacifica intesa. po.ssa aggiustarla. Prima di tutto vi i;ono gelosie di potenze ehe vi 8i oppongono, eppoi legittimi e.grandi inttire.➔ ,,,i cho la vietfl.no. Scrivendo al Direttore della Rif'urma nel 1878 Crispi diceva e lo diceva appunto a proposito dell'annessione della Bosnia ed Erzegovina eui si eredeva, l' Au.stria volesse procedere allora: « Appena il Governo Italiano dubitò delle pratiche di Vienna prote::itò cou Loudra e Berlino, dichiarando che nelle condizioni topografiche del Reguo, non potevano permettere che l'Austria divenisse potenLe dall'altro lato dell'Adriatico. A Londra e Berlino non seppero darci torto e ci dissero: P,·en detevi l'Albania. Avendo noi rispo3to che non ::nq;e,""ùlo che farcene, a Londra ci ridposero: C' est to:1jo1....r. L.n gage e altrove « dovevamo rispondere cbe, .,11,0 ~l:1'1pacificazione dell'Oriente, avremmo oceupato l L\ll 'la d'oude usciremmo quando i Russi sgambetLerd 10 la Bulgaria, e gli Aui:;triaci la Boi;nia e l'Erzegovi11~ •. Crispì aveva fino da allora la visione chiara del do e tendeva l'Austria, è chiara l'aveva altresì i I Mena.brea; ma dopo? Oh ! dopo il ministro degli esteri d'Italia si è contentato, e quando il momento critico è venuto di parlare dì compensi che nessuno gli aveva pro111esdo, dei quali nessuno gli aveva parlato, che non 3:ve\"a da avere o da esigere da nessuno, e che non esistevano altro che nelle fantasmagorie del sno romanzesco - per non dir peggio, - cervello. In tanto nei Balcani la matassa s'imbroglia :sempre di più. La Serbia, che ha dimenticato le batoste di Slivi.::iitza , si n10stra insoffribile di ùttesa, la Turchia arma con rapidità febbrile; F Austria fa al trettanto. Quale il risultato di tutto ciò ? Certa,11ente non un accomodamento che sodisfaccia tutti in modo da poter dire che - salvo casi imprevedibili - la questiona è ormai risoluta. La Ru:ssia ha t 1tto l'interesse a caldeggiare gli affari ed i progressi delle popola-iioni

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