Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 22 - 30 novembre 1908

514 RIVISTA POPOLARE sioni ». Questo proclama resterà memorabile nella storia della Prussia. Il mondo s'accorgerà, che sul suolo tedesco non Yive soltanto un gregge docile al volere del suo pastore; che i popoli germanici ncn hanno dimenticato , nel torpore delle dttè, l'orgoglio di liberi sudditi e che con proprio, splendido, criterio danno o tolgono la loro fiduda , e se la necessità ve li sospinge, osano indirizzare al capo della riù possente famiglia dell'impero. il grido che il Dio di Giobbe rivolse al selva~gio mare « fin qui può giungere lR. tua potenza e non oltre •. Il tempo oramai è passato in cui i nobili obbedivano ciecamente all'imperatore. Essi sentono che i loro casati andrebbero perduti , qualora restas~ero e.ncora lontani dal sentimento folla nazione; e sebbene av:issero rappresentanti nell'esercito e neila burocrazia i quali facilmente potrebbero essere colpiti dalla disgrazia imper;ale, parlano chiaramente con grande coraggio e saggezza. E Guglielmo li ha uditi? ha compreso la prof0nda agitazione del sentimento ropolare che li spinge? Coloro che circondavano I' imperatore avevano già da anni l' obbligo di parlargli con tale franchezza , di dirgli cosa si pensasse di lui, nei palagi dei principi alleati e nelle campagne e nelle città , nei casini e nelle fabbriche I In tal caso soltanto, il desiderio di tacere sul!' ac-:aduto avrebbe forse potuto essere esaudito ; ma nelle presenti condizioni ciò non può essere. Niente di positivo è stato an_ora conchiuso, e non si è sicuri che fra poche settimane l' antico male non torni a paralizzare le forze del popolo; e questo si deve evitare a qualunque· costo per il bene della nazione e anche per quello dell'imperatore. Il difensore. - Dalla molto discussa, e nQ.n a torto molto biasimata dichiarazione della Nordd. Allgem. Zeitung è noto che io mi sarei opposto alla pubblicazione del discorso di S. M. davanti agli ospiti britannici, qualora il manoscritto mi fosse stato sottoposto. Frasi la cui pubblicazione si poteva evitare perchè nocive ali' interesse dello stato non si possono appro • vare. Ed io non sarei tedesco se non deplorassi che tali frasi fossero state pronunziaL da vanti ai rappresentanti di una nazione straniera. L' imperatore, i cui interessi sono indissolubilmente uniti a quelli della nazi0ne , e che già solo per questa ragione non potrà mai volere cose dannose al suo sviluppo è un buon tedesco ed è così profondamente radicato nel patrio suolo da risentirne ogni più lieve scossa , fin nelle più sottili fibre del suo organismo. Questo non è una sem plice supposizione ma è incrollabile verità ; e lo dimostra il fatto che l'imperatore stesso giudica le proprie parole sfavorevoli agli affari dello stato e deplora di averle profferite. Di sua spontanea volontà egli mi ha incaricato di ~sprimere al popolo il suo rincrescimento. Ma credo che si possa esigere di più da un imperatore e re convinto della propria potenza; ma senza usure alcun riguardo debbo dichiarare che dopo quanto accadde l'imperatore non poteva farne di meno. Sarebbe assurdo di volere ancora ammettere ai nostri tempi I' in falli· bilità dei monarchi ; essi hanno tutte le debolezze e tutte le possibilità di sbagliare come gli altri uomini, e perciò non ho mai nascosto l'opinione che l'idea monarchica viene danneggiata sempre che il re rende troppo visibile la sua umana debolezza. Con i miei compaesani divido il vivo desiderio che I' incidente spiacevole non duri più a lungo. Con essi riconosco che il malcontento è diventato grande e turba gli animi mi gliori; e addo.lora specialmente il fatto, che il capo della nazione , in cui il popolo ha posto la più profonda fiducia , ha manifestato in presenza di estranei idee che resero ancora più difficile la nostra posizione, già anteriormente resa difficile da altri simili incidenti. Nutro la speranza che questo avvenimento basti a preservare la nazione e l' imperatore dalla ricaduta in si doloroso errore. A nessun costo però si dovrebbe insistere per ottenere un mutamento nella costituzione dell'impero. E anzi, invece di intaccarla di proposito dovremmo unirci dello sforzo per farne rivivere lo spirito. E questo spi . rito non vuole che la personale interpretazione di uno solo dia la direzione al movimento della nazione e decida della sorte di 60 milioni di tedeschi. Siccome dal!' art. 15 della costituzione dell'impero risulta che il cancelliere nominato dall'imperatore, è posto a custodia di questo spirito, egli dopo l'esperienza di queste ultirr e settimane non può tacere più a lungo che le parole dette e scritte dal capo dell' impero non legano la volontà della nazione, ma sono da considerarsi e da valutarsi unicamente C"me affermazioni individuali del primo tra i principi tedeschi. L'imperatore è chiamato per dovere e diritto a rappresentare la nazione , a stringere alleanze con potenze straniere , a riceverne gli inviati , a dichiarare la guerra ai nemici che ne molestano il territorio , a formare nuove leggi, pubblicarle e sorvegliarne l'esecuzione, a eleggere gli impiegati dello Stato e a licenziarli secondo il caso. Ma gli ordini e le disposizioni dell'imperatore che agisce in nome della nazione, non hanno nessun valore effettivo se non sono controfirmati dal cancelliere dello stato , il quale ne assume la responsabilità. Dove manca la controfirma del solo responsabile, manca anche l'effettivo diritto imperiale; in tal caso le espressioni del!' irresponsabile capo della nazione non sono da interpretarsi e da valutarsi differentemente della parola scritta o parlata di un personaggio qua 1sia i, reso interessante per il suo rango e la sua esperienza. E questo lo dico in modo speciale alla stampa straniera , che asserisce , che la nazione tedesca sia soggetta ad un solo prepotente volere. La nazione tedesca per il valore e il coraggio dimostrato nella guerra come nella pace si è guadagnato il diritto di foggiare da sè la propria sorte ; e tutto ciò che accadrà in Germania sarà deciso dal volere dei suoi sudditi e dei suoi principi. Il 14 novembre 1906 Bulow ha detto nel Reichstag « Un cancelliere conscio della propria responsabilità morale , si dimetterà dal suo ufficio, qualcra non gli riuscisse di impedire fatti i quali secondo il suo criterio potrebbero danneggiare seriamente e durevolmente il bene della na.~ione. Se fossero avvenuti tali fatti, non mi vedreste più a questo posto >>. Egli ha dunque sottoposto la valutazione dei danni al proprio cri terio, e non può ammettere , visto che occupa ancora il suo posto , che il bene della nazione sia stato compromesso in modo serio e durevole. Egli non ha negato l'effetto deplorevole dell'intervista imperiale, e ne riconosce (< grande » il danno, ma non tanto da non poterlo appianare con un poco di avvedutezza. A noi però basta l'asserzione, che per colpa dell'imperatore sia stato prodotto un II grande >> danno alla nazione te Jesca : e questo conformemente al criterio del cancelliere. Se mai un 'azione ha avuto l'aspetto di dover influenzare durevolmente il bene di una nazione , lo è quello affermato da Gugl'elmo stesso: è il modo con cui l'imperatore ha parlato dei suoi compaesani, delle sue azioni e intenzioni, dei segreti della diplomazia tedesca , davanti agli inglesi. Il cancelliere coscienlioso che in 11 anni di lavoro non è stato capace di evitare tale pericolo, e che ciò nonl·stante resta nel suo ufficio deve credere la catastrofe molto vicina, e deve essere pronto a vedere menomato piuttosto la fiducia nella sua coacienzio - sità, che il suo potere di controllo. Se Bulow 1< deve , dubitare che tutti i particolari del discorso imperiale siano resi esattamente dal « Daily Telegraph • deve anche dubitare che l'imperatore sia al caso di esaminare l'esattezza delle frasi attribuitegli. Guglielmo ha letto ed ha approvato il manoscritto inviatogli dal maggiore Stewart Wortley; ha dunque trovato giusto il resoconto delle sue parole. Il difensore di S. M. ci racconta che nè l'imperatore nè il suo comando in capo hanno mai escogitato e mandato in Inghilterra un dettagliato piano di guerra contro i Boeri. Ciò che fu spedito oltre il cimale non erano che aforiami, pensieri

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==