RIVISTA POPOLARE 605 stessa, studiosa del proprio equilibrio, preoccupata della propria conservazione, sacritìcando ogni interesse pubblico alla conservazione di questa superiorità numerica che vuol dire la permanenza al governo di quello, in cui essa s'impersona, e la mutua assicurazione e il vantaggio individuale di quelli che ne fanno parte. Nella gora stagnante di questa massa, uniforme e operante con la forza del numero, sembra che svanisca la personalità di ciascuno; ma ciascuno sente che è in questo color grigio, ove i caratteri individuali si smorzano e i tratti si confondono e le responsabilità sfumano, che sta la forza di tutti. E nulla tanto li irrita quanto la domanda d'appello nominale che li obbliga ad assumere la loro responsabilità personale, ad assumer~ per un momento una distinta figura politic.=-, a cessare di essere massa per ridiventare persone. Vi fu un tempo, anzi in cui l'appello nominale era perciò una ragione di preoccupazione ed anche di sgomento, innanzi a cui, meno protervi si squagliavano cercando di risolvere con la fuga il dilemma penoso; quando i più protervi, servendosi di un articolo del regolamento, in venti contro quindici, non domandavano lo scrutinio segreto. Ma, a poco a poco, specie col crescere dell'apatia pubblica, si adattano anche a questa prova del fuoco non più pericolosa e si sobbarcano all'inevitabile noia di dovere pronunziare il sì o il no, con la mossa istantanea delle rane che balzano fuori dell'acqua e poi si rituffano sperdendo la loro traccia nella mota del pantano. Il galateo parlamentare Frutto ed espressione di questo ambiente e di questa condizione di cose è il cosidetto galateo parlamentare. Esso, in lingua povera, rappreseì1ta la nozione dell'infìngimento legale. La verità, sì; ma in quanto si raggomitoli, si travesta, si sformi in tanti eufemismi, al punto di non essere più la verità; - la verità, sì; ma a patto che non sia ciò che la verità è e dev'essere, rude, aspra tagliente;- ecco che cosa è il cosidetto galateo parlamentare. E, così, per esso la men 1ogna diventa inesattena, truffa lo accorgimento, la baratteria irregolarità, e via discorrendo. Il discorso parlamentare ...Intanto, tutto quello che può o deve venire in luce di questo giuoco di combinazioni e di ripieghi, la forma visibile, che debbono assumere queste schermaglie e queste insidie per concretarsi spiegarsi e dissimularsi ; il modo come i diversi interessi devono colorirsi combattersi e accordarsi agli occhi del pubblico tutto questo è dato dal dibattito parlarne ntare, dall'uso che in esso si fa della parola, cioè dello strumento di guerra più duttile, più sottile, più insidioso. La parola è il modo di carpire il favore del pubblico e di richiamarne come di deviarne l'attenzione; e ancor più il modo di simulare e dissimulare, ferire e difendere. Tutto con la coscienza o la semicoscienza che quell'armeggio è, in fondo, come un cerimoniale e una rappresentazione. Tutti dicono, a interrogarli, di sapere che tutti i discorsi non muteranno una situazione, nè sposteranno un voto, e magari non caveranno un ragno dal buco. Eppure i discorsi si fanno; e con interesse in certi casi. Gl'ingenui possono qualche volta anche illudersi sul loro effetto immediato, mentre gli uomini di fede s'illudono o si confortano pensando che tutto finisce, nella forma in cui si manifesta, ma definitivamente nientt:. si perde; e anche i loro discorsi, per quanto sepolti sotto la grave mora degli atti parla men tari, possono essere, insieme a tutto il movimento di idee a cui si riannodano, un germe di coscienza a venire, un elemento comunque esiguo, di un mondo in continua formazione. Ma la grande maggioranza degli oratori parlamendari, consapevolmente o no, sente che si fa il discorso alla Camera come l'attore al teatro recita la sua parte: pcrchè il discorso fa parte della propria attività professionale; perchè hanno bisogno ciel successo e sperano l' applauso, perchè il discorso è una parte nella rappresentazione necessaria o utile o voluta per determinare o spiegare almeno 1a logica formale della commedia e il suo scioglimento, in apparenza meno naturale. La fabbrica delle leggi Si può pensare niente di più consapevole, di più voluto, di più organico di una legge? Eppure, a guardare la sua genesi, in Italia, tutti questi caratteri sembrano svanire a poco a poco, per far luogo a una formazione automatica o quasi, dove i coefficienti della legge rasentano l' accidentalità o sono in balia degli elementi più contingenti. Il sistema delle tre letture presenta, su quello del rinvio agli uffici, de' vantaggi, che, pur essendo formali, si risolvono in vantaggi sostanziali. Esso ha sull'altro il primo inestimabile vantaggio di quella pubblicità che è rimedio e forza di tante cose, e dovrebbe essere anche il correttivo il lievito e l'ausilio del sistema rappresentativo, specialmente se, come purtroppo non si verifica, concorresse a ciò in maniera idonea e seria una stampa indipendente e competente. L'effetto se ne vede in Gran Brettagna; veramente col concorso di altri coefficienti, propri di un popolo incivilito, economicamente progredito, politicamente educato. lvi, infatti, acc;ade di leggere per mesi, e qualche volta per anni, discusso ampiamente sui giornali, dibattuto ne' comizi un disegno di riforma, che così richiama il controllo e l'esame di tutto il paese. mettendone a contributo le energie l'intelligenza la cultura, risvegliando la coscienza dei vari ed opposti interessi. In tal modo, quali che possano essere i vizi intrinseci del sistema rappresentativo e la sua relativa inefficacia, il suo lato migliore è corretto e sviluppato, i difetti ne sono temperati; e, quando altro non riesca, si ha occasione a quella propaganda, a quella più diffusa cognizione di dati di fatti di rimedi di prospetti ve, di cui si giova in genere la vita pubblica, qualunque sia il punto di vista onàe la si guardi, purchè sia un punto di vista di progresso, di sincerità e di bene pubblico. Questo sistema delle tre letture, intanto, è stato ed è solo raramente praticato in Italia; e, fors'anche per colpa di fattori concorrenti, non ha fatto buona prova e non ha incoraggiato a praticarlo più spesso. I giornali, come sogliono, si compiac½uero di riportare soltanto i reali o voluto motti di spirito, gl'incidenti, i duelli verbali; il paese, facile alle stanchezze, se ne stancò anche più presto; e il disegno di legge, o passò nelle condizioni in cui sarebbe passato il primo giorno, prima di ogni discussione, o perì oppresso sotto quella grave mora di discorsi divenuti altrettanti elogi funebri, al punto che tutti furono felici di non sentirne parlare più. ETTORE CrccoTTI
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