Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 22 - 30 novembre 1908

l{lVlSTA POPOLARE verso la fine. Un urlo dall'estrema suscita un' applauso da vari altri banchi. Poi, deputati delle più diverse parti si affollano a complimentare l'oratore, a cui nessuno ne vuole, perchè si ritiene che non creda a quello che dice. E , infatti, quando non vota a favore del Ministero, si astiene. Luzzatti Vecchio parlamentare, è anche un pozzodi scienza. Non bastandogli di passare come un'autorità in materia di finanza, nella cui cucina ha sempre avute le man1 da oltre trenta anni a questa parte, fa punte ed escursioni nei campi più diversi, e in ultimo si è messo a civettare perfino con la theosofia. Gli piace il banco ministeriale verso il quale i suoi sguardi e i suoi sforzi fiottano con l'atto dell'onda che carezza la riva; ma anche più gli piacciono il plauso e la lode da ogni parte, in ogni occasione, per tutte le cose. E questa sua laudum immensa cupido trema e si ripercuote vi:-ibilmente in ognuno dei suoi discorsi. Quando dal suo seggio di deputato, o dal baneo ministeriale finalmente conquistato, prende la parola e libera l'onda dei suoi periodi sonori rotondi ciceroniani, accompagna il suo discorso con una ritmica scossa del pappafico e con un ritmo alzare e abbassare degli omeri in cadenza, in modo che par di vedere e senti re un periodico batter di remi nell'acqua e qualche cosa che chiami l'applauso come un necessario complemento del ritmico. E quando gli applausi vengono - applausi di gente che vuol fare un uomo felice - gli occhi sfavillano e la voce sale di un tono, perchè arrivi più forte e più grata al propriò' orecchio. Poi si rilegge compiaciut<> ne' dattilogrammi; e, quando non vi trova notate troppe approvazioni, dicono che se le disputi con gli stenografi e i revisori, 1 quali un'altra volta baderanno bene a non lesinare le strette di mano, le congratular_ioni , gli applausi, i segni d' attenr_ione. Giustino Fortunato Discorso meditato, preparato, studiato, limato i! suo: dic:ono che uno gli sia costato più di sei mesi di lavoro. Ed è veramente un bel discorso. Per non essere costretto a turbarne l'euritmia e non romperne la continuità col mosaico e le ineguaglianze delle piccole e improvvise confutazioni, egli s'iscrive -sempre per il primo, e apre solennemente , a terreno vergine, la disussione. La intonazione di _timbro chiaro e sicuro, il gesto corretto sono stati accuratamente studiati; e il discorso è una bella e anche sincera e coraggiosa trattazione dell'argomei:ito: lo stile è elegante, l'andamento 1isi~volto, la frase vivace, e v'è un'intenzionale aria di franchezza che tuttavia si mantiene sempre sulle generali .. I deputati accorrono, perchè il discorso é annunziato da lunga pezza, e l'oratore è simpatico e lo si ascolta volentieri. Difatti il discorso è seguito ed : pplaudito: e tutti, dall'uno all' alt~o estremo della Camera, vanno a congratularsi non senza qualche abbraccio: poi la grandissima maggioranza vota in senso opposto a quello che essa ha applaudito. Anche per l'oratore sembra che la sua orazione sia stata un esame di coscienza e un parto letterario; non ne vuole a chi, in buona o in malafede, vota ed opera in senso contrario; •non s'affatica nemmeno a lottare, a contendere per far trionfare la sua opinione; non vorrebbe nemmeno andare al potere per tradurla in atto .. 11 discorso può e dev'essere una direttiva del!' azione, un principio e una forma d'azione; per lui sembra invece una via per cui esula l'azione. Ed è anche -perciò, o sopratutto per ciò - oltre che per l' innegabile venustà del discorso - che viene generalmente applaudito. Pellegrini Ma avevamo dimenticato uno. Chi è quella figura triste e un po' curva, che vagola per Montecitorio, schivando quasi la compagnia che pure lo cerca : quella figura, diversa dalle altre anche nelle forme esterne del vestire ? Rigidamente, inappuntabilmente vestito di nergo· in abito chiuso, con lo staio lucido e che prolun a la magra figura, raccolto e pensoso, si direbbe che cerchi la solitudine per esser meglio con sè so 1o e per rendersi più estraneo all'ambiente. Ma, se parla alla Camera, tutti i colleghi si agg!'uppano, gli si affollano intorno per udirlo, e poco arriva lontano di quel che dice, solo si vede una strana mimica e si odono scoppi mal frenati o addirittura clamarosi di risa. Egli parla a sbalzi, ora con voce sommessa che pare un soffio, ora con acuti che sem brnno venire da remote profondità, accompagnando le parole con gesti che sottolineano come punti ammirativi o le completano come abbozzi di figure, andando fuori di ogni via battuta , facendo sprizzare il comico nella maniera più inattesa dalle· situazioni più comuni o più serie, spargendo a piene mani un humour di buona lega, dove balenano sorrisi imperlati di lagrime. Ora incluso ora escluso dalla Camera, secondo dettano il capriccio degli elettori o le esigenze degli affari, egli ne è una delle apparizioni intermettenti, sparenti, ma inJimenticabili. Dopo di lui resteranno il sarcasmo, lo scherzo grossolano , il riso grasso , il lazzo ma non vi sarà più il suo umorismo. E forse in quella sua ironia piena d'indulgenza, in quel riso che ha eco di pianti era insieme, la satira e la filosofia dell'ambi ente. La maggioranza Queste poche diecine di tipi, che, in parte rinnovandosi, si perpetuano con gli stessi nomi o con nomi diversi nelle varie legislature, tengono tutto il palcoscenico di Montecitorio; e vengono di volta in volta alla ribalta con la mutata giornèa di ministri, di oppositori, dì ministeriali e di antiministeriali, avvicendandosi e mettendo la nota di una distinzione personale nella massa de' personaggi che non parlano e che, nel loro insieme, costituiscono un elemento non meno interessante, perchè per loro e con loro si risolve nell'atto dehnitivo del voto tutta la schermaglia e la scenografia parlamentare. Questa massa, i cui elementi, ignoti o malnoti al grande pubblico, si fondono e si perdono come in un grande anonimo, costituisce quello che è nelle battaglie la falange compatta dellà fanteria, la quale determina nella sua fase decisiva l'azione. Ma perchè non parlano? Si ritiene generalmente che non parlino per causa di ignoranza. In verità, se l'ignoranza vi entra taivolta per qualche cosa, le ragioni di questa taciturnità sono più varie e complesse. Nou di rado si sente attribuire a tutta questa plebe parlamentare l'ignoranza più supina; e ha fatto fortuna anche, talvolta. l'epiteto di par/amen-· tum indoctum. Ma sopra tutto tacciono per il senso, anche inconsapevole, che la loro vera funzione si compie • senza e fuori di ogni azione oratoria, e che sono l'espressione di tutto quel groviglio di aspirazioni, d'interessi, d'intrighi, di tramestii, di intese di corridoi e d'anticamere, che, attraversando Montecitorio, e in complici silenzi, s'intreccia, si spiega ed opera da' loro collegi a' ministeri. Così la maggioranr_a, come viene chiamata ed ama esrn stessa chiamarsi, ctiviene, indipendentemente da ogni finalità politica superiore, fine a se

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