KlVlSTA POPOLA.l{E 601 corsi s1 può immaginare cosa siano quelli che preparano agli esam: universitari. Ricordo, infine, che è sorta nelle Università una nuova e i::,retenziosa categoria: quella dei laureandi. Parecchi studenti si riserbano per ultimo i quattro o sci esami nelle macerie che riescono loro più ostiche e a dato momento invece di rispondere alle domande della commissione esaminatrice presentano la tessera d' inscrizione al quarto anno, che dovrebbe servir loro di comodissimo lascia passare per essere approvati senza aver visto il dorso di un libro che tratta della materia, senza avere ascoltato mai una lezione sulla medesima. La commissione deve jmpietosirsi pel poverJ laureando che passerebbe al quinto anno se venisse bocciato e magari deve dargli un 27 o un 30 di cui ha bisogno per arrorondare la media ed ottenere l'esenzione delle tasse .... + Non affronterò la discussione dei n~ezzi onde ovviare al fallimento degli ~studi universitari, che prepara c.: ~piega il fallimento dei concorsi: all'uopo più che un articolo occorre un libro. Non posso, però, porre termine a queste malinconìche riflessioni senza dire una parola sulla condotta dei parenti degli studenti. Sono i parenti i maggiori responsabili del fallimento degli studi e dei concorsi. Essi prendono parte quasi sempre pei l0ro figli che non studiano contro i professori che degli studi fatti vorrebbero qualche prova; essi non sorvegliano i figli e i congiunti, che frequentano le Università; essi sorridono o si compiacciono delle loro scappatelle o delle loro ribalderie anzichè r,unirle; essi mettono in moto mezzo mondo per procura.re l'approvazione a chi non la merita per mezzo delle raccomandazioni; essi, infine premono sui deputati e sui senatori, che alla loro volta premono sul ministro, per fare riaprire l' Università almeno pel tempo necessario per fare gli esami, quando i disordini ne provocarono la chiusura I Essi credono, colla loro debolezza e colla loro complicità di fare il bene dei loro cari e invece ne preparano l'insuccesso doloroso. Studenti e loro parenti dovrebbero convincersi che con una laurea, bene o male acquistata, sì può liberamente esercitare, anche con successo, la professione. Ma la laurea male aquistata conduce nel 99 °/o dei casi al fiasco nel concorso. Ora il numero di coloro che si consacrano alle cos~dette professioni liberali specialmente nel mezzog10rno e in Sicilia, come risulta dalle cifre date, è enorme e cresce. Per tutti non e' è posto nella lotta dello esercizio libero della professione e molti devono chiedere i mezzi di sussistenza all'impiego dello Stato. Ali' impiego non si perviene che col concorso; e nel concorso si fallisce quando la laurea r:ion rappresenta che un pezzo di cartapecora, che e costata un dato numero di migliaia di lire, ma che non ha procurato un minimum di cultura per riuscire tra le centinaia di concorrenti. Dott. NAPOLEONE CoLAJANNI lii. Tutto il mondo è paese « Carissimo amico, <e Ho letto con grande interesse i due articoli tuoi sul tema doloroso « dai concotsi agli esami universitari ». Poichè è tema doloroso non posso dirti che fui contento di vedere divisa da te l'opinione che io apertamente manifestai nella mia relazione sul recente concorso giudiziario, circa la deficienza di coltura nella maggioranza dei giovani laureati in giurisprudenza. Ma la tua approvazione, dettata dall'esperienza e dalla coscienziosa serenità che suole essere indivisìbile dai tuoi giudizi, mi confortò. D'altronde, anche in me aveva parlato l' esperienza di antico insegnante; e la mia relazione era stata preventivamente comu 1icata ai miei colleghi commissari, fra i quali erano pure autorevoli e benemeriti insegnanti; essi unanimi l'avevano approvata. « E chi di noi, che abbiamo consumato tanto tempo prezioso nell'ingrata fatica degli esami universitari, potrebbe disconoscere la verità amara che questi non solo mancano di ogni requisito per costituire una garanzia di coltura, ma sono pur tropppo una etichetta ingannatrice nella maggior parte dei casi? Tu dici ben issi mo che questa verità si manifesta più sensibilmente a Napoli, per cagione della folla enornie di studenti che fanno ressa attorno alla commissioni esaminatrici per strappare promozioni e diplomi. ccRammento anch'io, - è storia di ieri, - che allct mia cattedra, come alle altre più frequentate, convenivano, nei periodi di maggiore assiduità forse duecento o trecento uditori, quali per ascoltare davvero, quali anche per passare il tempo; ma sulla lista degli esami erano iscritti ottocento e più scolari, di cui evidentemente il numero maggiore non veniva 9.11'Università che i giorni deli esami. Rammento anch'io le scene d' impietosimento con cui non pochi di costoro, vedendosi a mal partito , interrompevano l'esame divagando in narrazioni sui guai di famiglia, sull'imminenza della laurea, sulla necessita di ottenere la dispensa dalle tasse, per cavare il migliore o il meno peggiore punto alla temuta austerità dell'esaminatore. E gli esami di laurea? Quan~e volte abbiamo avuta la certezza morale perfetta che lavorucci al disotto della me~ diocrità non erano frutto della mente del laureando; ma nella mancanza di prove abbiamo dovuto .. •. laureare I Non furono rari però i casi in cui scopri nmo il plagio inverecondo e giustizia fu fattà, almeno per il momento. << Tuttavia non c'è da rimproverare all'Università di Napoli niente che altrove non avvenga egualmente. Là le proporzioni del male sono aumentate dal numero, perchè la percentuale dei giovani svogliati o deboli è sempre maggiore di quella dei buoni e degli ottimi. Ma i miei ricordi di Pisa, dove passai il più lungo periodo della vita di professore, non sono sostanzialmente diversi. Potrei narrarti aneddoti non meno tipici di quelli che accenni nel tuo secondo articolo, per dimostrarti che tutto il mondo é paese. Ti dirò di più: quando a Pisa eravamo troppo severi, i giovani andavano a sanarsi le ferite delle nostre bocciature in altre Università, che non erano quella di Napoli. E qualche volta si prendevano il gusto di farci sapère che, a nostro dispetto, come scioccamente pensà- ·,ano, erano riusciti gloriosi a superare esami ·e conquistare lamee in questa o in quell'altra facoltà. « E davvero, malgrado la fama, non regnava neppure a Pisa quella giusta severità negli esami che sarebbe puramente doverosa se gli insegnanti. dovessero far conoscere ai giovani, alle loro famiglie, alla nazione, la misura esatta della coltura e delle attitudini di ciascuno studente. Basterà dirti questo: nei primissimi tempi in cui partecipavo, con colleghi illustri e venerati , alle sessioni degli esami di laurea, io esponevo riguardosamente la mia meraviglia perché talvolta il diploma dottorale fosse conceduto a chi evidentemente non lo meritava. E allora mi rispondeva il Carrara: Se non diamo " questi la laurea, chi va a fare il pretore ? « Questa reminiscenza, a proposito del tema a dai concorsi agli esami universitari », calza a puntino.
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