Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 20 - 31 ottobre 1908

dòlline fecondo di virile educazione e di p:i.trie e r.ivili virtù, il quale non è' ancora stato, se pnre lo sarà mai, insterilito dalla nuova civiltà nè sorpassato, per dirlo darwiniana.mente, dalla evoluzione dei tempi. Certo il combatterlo di proposito, o con improvvidi espedienti sminuirne l'efficacia , non è degno del le nazioni più -culte e specialmente della nostra ; agevolarne lo studio 11n po' più all'antica che colla farragine empirica della filologia moderna (della scolastica o pedantesca s' intende, non della veramente scientifica), è utilis~imo -consiglio che sarebbe già. tempo di seguire con senso pratico e sopra tutto col buon gusto de' vecchi umanisti, i quali del latino non pure avevano un alto sentimento estetico e una grande idealità artistica, ma tale un esercizio da comporre degnamtmte in questa bellissima favella di Cicerone e di Orazio: ma è male, troppo male, per gli effetti non buoni o del tutto inutili che ne deriverebbero, introdurlo nel corso preparatorio comune da cui si ramifichino, con accon~i e particolari programmi, il doppio liceo letterario (classico e semiclassico o moderno), l' instituto scientifico e la scuola normale. Di fatti , che mai saprebbe dil latino chi dopo soli tre anni o anche quattro, senz'avere avuto il tempo di assaggiarne o fiutarne le riposte bell,e_zzemolto più in là dell'esteriore tecnicismo delle forme, fosse poi costretto a lasciarlo su la porta dell'instituto scientifico o della scuola normale? qual utile pratico trarrà mai dal latino chi non potra continuare _gli studi dopo la scuola preparatoria nella quale, così circoscritta, esso non riuscirebbe di valido aiuto alla linaua italiana e tanto meno alla formazione del gu- n sto? Certo il latino può giovare moltissimo alla. per- _ fetta conoscenza e al buon uso della ·nostra I ingua la -quale ba così larghi e sostanziali contatti con quello, ma purcbè diventi, assai più che una rudimentale e disgregata struttura di voci o un reliq 11iario di formule , un compiuto e vivo organismo di pensiero, di stile, di arte. E avrà il giovine in detta scuola potuto avere il tempo necessario per intendere appieno e in ogni sua parte siffatto organismo? potrà egli riceverne durevoli effetti se gli converrà troncarne a mezzo lo studio dopo essere appena riuscito a capire il senso letterale dei più facili testi ? Meglio allora, come saviamente avvertiva il d'Ancona, lasciar le cose come stanno, riserbando il latino al vecchio ginnasio e al vecchio liceo fino a che non venisse fuori un ben ma• turato disegno di compiuta e razionale riforma. ♦ A me pare che nella · scuola unica (se mai la s1 volesse come corso intermedio di rassodamento tra la -scuola elementare e gli speciali instituti secondari) il giovine deva· ricever solo un sentore della cultnra geuerale, di mo:fo che egli possa aver tempo e modo di eleggere poi quello degli speciali instituti seconda.rii, a cui lo chiamino le facoltà ben avviate e predisposte e le particolari attitudini. A me pare che cinque o sei buoni e nutriti anni di latino in uno dei due licei (classico e moderno) con metodi assai migliori e tali che facilitino per più libero o men faticoso cammino lo studio e il gusto dei classici, siano più che sufficienti all'alunno che nel corso comune avrà esercitate e addestrate le facoltà in modo che gli rendano a~sai più franco e spedito l'apprendimento delle lingue morte. A me pare infine che la scuola. preparatoria, con lo studio della lingua francese invece della latina, deva mirare sopra tutto a disciplinar le potenze psichiche dell;alunno per isveltirne la mente ras3odando o ravviando quello che di confuso o d'informe vi ha la~eiato il contatto della prima istruzione, per indirizzarlo a distinti e men facili studi o per dargli almeno il primo succhio della cultura generale e civile di cui possa contentarsi SA si volga sùbito dopo alle più usuali o éomuni funzioni della vita pratica, in nna più bassa: o più umile sfera della società. Ma è bene intendersi: il latino ch'è gloria di tutta la nostra civiltà e chevanta cosi larghe e magnifiche tradizioni , il latino anzi che bandito o sentenziato al museo dev'essere più altame~te e più vitalmente rintegrato e rinvigorito nella scnola classica , la quale soltanto è la naturale palestra di quell'alto umanesimo che infoso di~ spirit6 moderno dovrà senza dt.tbbio, nella perfetta armonia del pensiero colla forma e nella fedele congiunzione dell'antico col nuovo, rigenerare e rinnovare la letteratura nazionale, perchè i posteri non ricevano come eredità i parti informi di q11alche citaredo della poesia o di qualche vfrtuoso deila prosa contemporanea, ma. insig·ni esempi di bellezza destinati a perpetuarne il retaggio. ♦ A ragione il Carducci, che sopra le vane glorificazioni del presente dovremmo più sinceramente e più profondamente venerare stndiandone a lungo le opere immortali; a ragione il Cardncci, ripeto, in una sua e loquenti,-sima prosa sul e Rinnovamento della letteratura in Italia ,, , dopo aver accennato alla vergogna e al ludibrio che e oggi in Italia le famiglie lamentino l'insegna- « mento classico quasi impedimento alla rapida e pratica « instituzione dei figliuoli ~, rivolgendosi ai giovani soggiungeva : e Quanto a Ile lettere poi, solo una cultura e filologica superiore può renderci il concetto e !"uso « di esse in generale e il vero intendimento in par- « ticolare della nostra letteratura; può renderci il con- « cetto signorile dell'antica e immortale. arte classica, « co 'l cui instrumento i nostri avi, liberata l'Europa. « dalla mistica e dalla scolastica, la informarono e rinnovarono,, (1) Tali parole, se per una parte sembrano un mon;to severo per coloro che sdegnano l'insegnamento classico di cui è cosi gran parte il latino, non vogliono d'altra parte indicare che proprio nelle scuole preparatorie minori si possa cominciar lo studio di qnesta cultura filologicr&superiore atta a renderci il concetto signorile dell'antica e _immortale arte classica. È quindi strano quello che a.lcuni credono o per boria di reazioue s'infing-f')n0 di credere, che cioè l'età fanciullesca sia la più adatta a ricevere il primo insegnamento del latino, come quella ch'ha più fresca e più agevole la memoria. : la quale è più fresca e piiÌ agevole davvero, ma è anche meccanica, rigida, smorta, e perciò assai .men disposta a. intendere illseQso riposto e il nesso logico delle forme. Ora un fanciulletto (1) Prose: Bologna, Zanichelli, 1903; pagine 763-64.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==