Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 20 - 31 ottobre 1908

- .. RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Oiretto1·•~: Prof. NAPOLEONlt OOLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in ~orna il 15 e il 30 d'ogni mese lt,alia: anno lire H; semestre lire 3,50 - ~Jstero: anno lire 8; semestre lire 4:,50 Un numero separato Cent. 30 l\mministrazione: Co1·so Vitt01·io Emnnuele, n.0 115 - NAPOLI Anno XlV-Nnm. 20 ABBONAMENTO POSTALE ltoma~ 31 Ottobre 1H08 _ .,J# ~ Facciamo vivissima preghiera a tutti gli abbonati che non ancora hanno pàg'ato··1•1'~• bonamento , di volerlo fare colla massima Dott. Napoleone Colajanni, Napoli. - ·" ..... sollecitudine. Dirigere , lettere e vaglia al SOMMARIO: Gli avvenimenti e gli uomln1: N. Colajannl: Ringraziamenti - Noi: Gl'ìmprevisti della politica coloniale - Si teme l' abbondanza ... del grano - L' ultima malevole esplosione dell' imperiale Tartarin - Ctericalismo bancario all'estero - La crisi cotoniera nel Lancshire - La corsa alla Presidenza agli Stati Uniti - Gli ultimi due Congressi di R0ma - Per mancanza dì ·spazio. - La Rivista: Saggi di civiltà coloniale e di giustizia italiana - A.A.: Se l'on, T1ttoni fosse ... - Dott. Napoleone Colajanni : Quanto spende l'lnghilterra per l'istruzione elementare - Avv. Odoardo Squillace: Il Banco di Napoli e gli emig,·ati ~ Avv. E. F. Ansaldi: Affrancazioni e usi civici - Pref. Giuseppe Checchia: Il latino nelle scuole ( Abolizione o rinnovazione?) - MarioPilo: Stelloncini letterari - Dal Bollettino dell'Ufficio dd lavo.-o - IUvlsta delle Jttvtst;e: L'Italia e la politica internazionale (L'Economista) - Il materialismo storico (Rivista di Scienre) - Le qualità militari del popolo italiano (Rassegna e, ntemporanea) - I discoli (Rivista Pedagogica) - Quale sarà l'avvenire della Turchia (Fortnightly Review) - Un grande progetto di emigrazione (Nineteenth Century and after) - La legge su i poveri in !svizzera (Contemporary Review). - .Recensioni. GLI fl:VVENIFlENTI e GLI UOMINI Sento il dovere di rivolgere vivissin1i ringraziamenti ai giornali di ogni partito, che annunziarono con parole benevoli per n1e l'assunzione della l)irezione del giornale repubblicano La Ragione. Agli an1ici politici ed alle associazioni di Milano, di Genova, di Firenze, di Livorno, di Pesaro ecc. e sopratutto della generosa Romagna, agli attuali valorosi redattori del giornale, ai colleghi Chiesa, Barzilai, Battelli, Taroni, e sopratutto al caro Gino Vendemini, che vollero incoraggiarn1i in tutti i modi ad assumern1i la responsabilità della direzione del giornale repubblicano devo due parole non solo di -ringraziamento vivissimo, ma anche di spiegazione pel mio rifiuto. Chiamato dal Consiglio di amm1n1strazione del giornale in Roma non esitai ad accorrervi nella speranza di potere aderire allo invito per me tanto lusinghiero degli, an1ici politici e consacrare all'organo del partito repubblicano ciò che n1i rimane di energia fisica , intellettuale e morale. Ma lo esan1e delle condizioni attuali del servizio telefonico e qualche altra secondaria circostanza mi dettero la convinzione assoluta , che da Napoli, mia dimora abituale, dove sono trattenuto dallo insegnamento, non avrei potuto convenientemente dirigere il giornale nel n1odo in cui avrei voluto e per farlo utile e degno del partito repubblicano. D' onde il mio rifiuto , che a me più che agli altri è riuscito oltremodo penoso. NAPOLEONE CotAJANNI ♦ Gl' Imprevisti della politica coloniale. -- Nel Benadir c'è stato un altro scontro, che dalla descrizione datane dal corrispondente Bonacci del C01·- • riere della Sera deve giudicarsi drammatico e pericoloso abbastanza. Dev' essere stata nna specie di vittoria di Lissa ... perchè non riuscimmo ad impadronirci dei fucili dei Madhisti. Questo affare dei fucili conferma le notizie, che il signor Ottorino Rosa ha inviato alla Pi·ovincia di Brescia e di cui i nostri governanti non hanno tenuto conto alc11no, quantunque i dett~gli che si da.vano nel giornale bresciano aves8ero tutti i caratteri dell'attendibilità. Ai pericoli intrinseci della colonia la sapienza governativa ha voluto aggiungere q11elli derivanti dalla propria imprevidenza. Infatti in unico colpo ha richiamato dal Benadir 1 l Governatore della Colonia Carletti e il comandante in capo delle forze 111:litari Maggiore Di Giorgio. Il grave provvedimento venne determinato dai dissidi tra le due autorità, la ci vi le e la militare che, come sempre, non ebbero asi;e~nati poteri chiari, precisi e distinti. Da qual parl,e Atia i1 torto non si sa. Ma tra i due litiganti questa volta è sicuro che il torto è dalla parte del governc>, che vuol fare della politica c0loniale , e attiva, con poche forze, senza criteri diretti vi e senza

534 RIVISTA POPOLARE conoscenza dei luoghi, delle circostanze e dei nemici, che vorrebbe debellare. E che Dio ce la mandi buona I ♦ SI teme l'abbondanza ...... del· grano. - Persona che s' intende di agricoltura e di commercio, di mente acutissima, ci manda un biglietto del seguente tenore: « No'fl, si tema che abbia a mancare il grano; si deve piuttosto tfmere che ce ne abbia ad essere di troppo e che agli alti p1·ezzi estivi rispondano quelli bassi invernali. > NelJa Gazzetta del Popolo di Torino (13 ottobre) il signor Sebastiano Lissone manifesta lo stesso timore in base all'aumento considerevole della. produzione dol grano ne1la Repubblica Argentina che sarebbe stata in questo anno di 5,238,000 tonnellate contro 4,244,000 nel 1907; sicchè egli preannum.ia arrivi e ribassi prossimi e spezza una lancia. in favore del da.zio considerando , giusta.mente , la cerealicoltura. come la spina dorsale dell'agricoltura. Nel nun1ero del 30 Settembre abbiamo avvertito che nel)' Argentina e' è stato un eccellente raccolto; ma sinora coLtro le previsioni stanno i fatti. I fatti dicono che da tren'tanni in quà non si ebbero mai i prezzi elevatissimi attuali e che dal raccolto ad oggi c' è stato un creAcendo continuo. Verranno considerevoli i ribassi nell'inverno? Tanto meglio: con un semplice Decreto reale se oggi venisse sospeso sì ri1-1tabilirà il dazio nella misura necessaria. La sospensione è tanto più indicata oggi in quanto un grande produttore pugliese ci diceva che egli non si sapeva spiegare gli altissimi prezzi attuali. Li attribuiva ad un trust costituitosi tacitamente senza accordi formali. E contro il t1·ust e contro l'ingordigia dei grandi possessori del grano non c' è che un' arma: la sosp{lnsione del dazio. ♦ L' ultima malevole esplosione dell' imperlale Tariarln. - I governanti austro-ungarici h8nno messo a repentaglio la pace europea coll'annessione definitiva all'impero della Bosnia Erzegovina; il fedele alleato della Sprea ha cercato invece, con uno dei suoi soliti balordi discorsi-interviste di rompere la buona armonia che si è stabilita tra l'Inghilterra, la Francia e la Russia, denunziando alla prima i tentativi veri o reali delle altre due di suscitarle imbarazzi diplomatici o anche militari durante la guerra contro le Repubbliche Sud-africane. Il successo non poteva essere più miserevole. La stampa inglese, francese e russa ha accolta questa rivelazione dei segreti di pulcinella con disgusto o colla più schietta ilarità C'era bisogno delle denunzie di Guglielmo 2° perchè si sapesse in Inghilterra; che in Francia e in Russia sino a pochi anni or sono c' era desiderio grande d' infliggerle una lezione? Chi ha dimenticato, ad esempio , l' episodio di Fashoda.? La denunzia del Tartarin germanico, q11indi è servita soltanto a dimostrare che egli è assai preoccupato della costitnzione dBlla nuova triplice; ma non è ri11scito a convincere un èane al di là della Manica sulla realtà del suo anglo- filismo. Questo successo negativo fa il paio con '}nello della sua famosa calata a Tangeri , che condusse alla Conferenza di Algesiras. Noi temiamo forte, però, che Guglielmo 2° tanto chiacchiererà che un brutto giorno riuscirà a provocare la guera.. Delizie del regime monarchico-imperialista! ,♦ Clericalismo bancario ali' estero. - Sappiamo tutti q11ale e C!uauta infiqenza. i clericali esercitino nel Veneto, nella Lombardia, in Sicilia ecc. per mezzo deIle Casse rnrali , che sono istituti economici settari e confessionali; ma. i clericali non si contentano di queste piccole banche, che rappresentano, per cosi dire, i vasi capillari nel loro sistema circolatorio ; essi hanno pure un grande istituto, il Banco di Roma, che si occupa degli affari grossi. E il Erineo di Roma non si limita a fare operazioni in Italia, ma è andato a stabilire le sne succursali ali' estero, specialmente in Egitto e in Tripolitania, dove l'Rzione clericale trova addentellati ten11ci nelle scuole, nelle tradizioni ecc. A nessuno può cadere in mente dì porre ostacoli ai clericali , che fanno opE;1razionibancarie; l' iniziativa del Banco di Roma anzi riusci gradita agli Italiani di ogni gradazione politica, perchè tutti si avvantaggiano di queste istit11zioni di credito. Essi, pero, ci tengono al rispetto del sentimento nazionale. Perciò in Alessandria di Egitto-dove è vivo il patriottismo della nostra colonia, come più volte abbiamo avuto occasione di constatare - gl' Italiani sono rimasti scan · dalizzati pel fatto che la s11ccursale del Banco di Roma sia stato il solo istituto italiano, che non abbia issato la bandiera nazionale per la ftit1ta del XX Settembre. Lo ha rilevato opportunamente in due numeri di seguito L' Unione della democrazia di Alessandria. Liberissimo il Banco di Roma di mettere in mostr·a il suo clericalismo; ma questa sua osteutazione, però, dovrebbe indurre il governo italiano a non accordargli favori e protezione alct1na. Li chieda e se li faccia accordare dal Papa .... [n vece il nostro governo non si lascia sfuggire occasione di accarez7,are e di favorire gli aperti nemici dello Stato. Ma se il Banco di Roma fa buoni affari economici e religiosi , non potrebbe la Banca d'Italia fare altrettanto, istituendo in Egitto succursali che prosperino come quelle dell'Argentina? ♦ La crisi cotoniera nel Lancshlre. -Dunque ai 4 milioni di disoccupati, che creano, ora, il terribile problema della politica interna inglese , si vanno via via aggi11ngendo le migliaia e le centinaia di migliaia che la serrata di padroni cot,onieri del Lancshire butta snl lastrico : si calcola che a metà Novembre saranno senza lavoro circa un milione e duecento mila operai! Tessitori, tintori, imbiancatori, e per riflesso meccanici, ferrovieri, caricatori, carrettieri e poi anche tutti quelli che per ragioni di vita e di interessi hanno rapporti con una tanta grande massa di lavoratori. Gli operai serrati avevano dimandato ai padroni, la riapertura delle fabbriche con la clausola della discussione delle relative richieste e pretese ali' anno prossimo. I proprietari hanno rifiutato I La storia della serrata è, ormai, anche troppo nota. In un periodo di eccezionale prosperità di lavoro, e di guadagno per gli industriali , gli operai chiesero che fosse loro aumentato il salario; essi questo ottenuare col patto però , che se le buone condizioni del lavoro non si fossero mantenute i salari sarebbero stati riportati al loro primo valore. Clausola che gli operai avevano accettata sottoponendola alla condizione di esserne avvertiti due mesi prima. Una crisi, non grave, ma assai importante, è avvenuta ora nel1' industria cotoniera in seguito alle operazioni del Trust del cotone americano, e gli industriali hanno proposto il ritorno dei salari al tasso antico. Sennonchè in vece di mettere in vigore questa loro decisione al 15 di Novembre, come sarebbe stato doveroso secondo i patti, hanno preteso metterlo in vigore subito. Naturalmente, gli operai si rifiutarono di accettare la immediata diminuizione richiamandosi ai patti convenuti : ed i proprietari dichiararono la ser1·ata prot~- stando contro la pretesa indisciplinatezza dei loro operai. La verità vera , il retroscena della se1·rata , è - che i magazzini delle fabbriche rigurgitano di prodotti invenduti. Opportuno dunque arrestare la produzione

R I VI S T A P O P O L A R E 535 durante un periodo di tempo. Ma per non apparire, quali in realtà sono, ferocemente egoisti, i proprietarii banno messo in campo la riduzione dei salari. Gli operai proponendo di rientrare nelle officine, accettando ora. la riduzione, col patto però di ridiscuterla all'anno nuovo, non hanno ceduto R-lla fame, ma bensi a considerazioni di saggezza e di prudenza. Le perdite tanto dei capitalisti che dei lavorarori sono enormi. Sommate insieme paghe di operai e profitti di induskiali sommano a oltre 5 milioni di franchi al giorno per i soli 250,000 operai, e per gli industriali direttamente interf,ssati nella serratR. Intanto la Federazione dei tessitori possiede 500,000 sterline, quella dei cardatori 350,000. Ogni operaio rir.eve circa 15 lire la settimana dalla Federazione e 7,50 dalla Federazione Generale delle Trades Unions. • Essi non sono dunque alla fame , ma considerano assurdo lo sperpero dei capitali delle loro associazioni. Di qui le proposte di pace. Ma, hanno fatto i conti senza l' egoi:iìmo dei proprietarii i quali pensano cbe l'inazione delle fabbriche faciliterà lo smercio del prodotto immobile, ora, nei magazzini. E il problema diventa pericoloso, poicbè già grandissimo, enorme addirittura, è il numero dei disoccupati, e non c'era proprio bisogno che l'egoismo dei capitalisti li accrescesse. Il governo si trova ora di fronte a due gravi questioni, e tutte e d!le apparentemente insolubili; Pna i «disoccupati» in tutta l'Inghilterra: la seconda qnesta colossale serrata, che rischia di bnttare in piazza, come ha buttati sul lastrico tutti i lavoratori di una delle più fiere e battagliere regioni dell'Inghilterra: il Lancshire. E questo mentre Victor Grayson, il giovine deputato operaio, si fa espellere dal Parlamento per gridare i diritti dei disoccupati , e Ben Tillet li consiglia a saccheggiare le botteghe di fornaio q nando essi avranno fame. Seria e terribile questione, ora che l'inverno viene, erudissimo, e il lavoro manca dovun- ~ue, ed i municir,i ed il governo si trovano impotenti a procurarne ! ♦ La OOl'Saalla Presidenza agli Stati Uniti. Dopo la violenta entrata di Hearst, il famoso creatore proprietario e direttore di giornali Jingoiati americani, in campo le azioni di Taft sono molto ribassate. Roosewelt che aveva sempre dichiarato ( e forse con. non molto torto) essere lo Hearst un malfattore ; ha ora dovut? convenire che nelle accuse ai senatori repubblicani lo Hearst è stato inspirato dal bene della causa pubblica. ·Naturalmente questo ba giovato enormemente a Bryan, il solo avversario serio di Taft , colni che impersona il movimento popolare anti-plutocratico, e anti-trustista. Poichè, malgrado le dichiarazioni Rooseweltiane, le belle frasi roboanti, le tirate morali, e le chiacchiere oneste, il partito Repubblicano, in America , è legato mani e piedi ai magnati della Borsa e dei Trusts (1). Questi grandi capitani (o per dir meglio filibustieri) della finanza e della industria si sono risi, fin'ora, delle mnlte inflitte alle loro compagnie; hanno avuto alta mano nel governo, e più d' un ministro, e più di un padre di ambasciatore. americano è legato a loro da interessi e da complicità. E' naturale che i difensori, e gli interessati dei e nei trusts sieno tutti per Taft contro Bryan, il quale ba dichiarato francaniente che la legge americana attuale è insufficiente contro i Trusts, che l'amministrazione è corrotta e che bisogna. rinnovare tutto dalle fondamenta , se il governo americano vorrà , una volta finalmente , aver ( 1) Crediamo che in Iialia solo la Rivista Popolare abbia ricordato che le tirate moraliste dì Roosevelt sono a base di menzogna e d'ipocrisia. A lui non potevano . essere ignote le sfacciate corruzioni della sua ultima elezione, al 'a quale contribuirono anche gl' Italiani coi denari loro rubati dalla Mutuai Reserve .... ragione della potenza che ora lo asservisce alle sue ignobili ed egoistiche volont:\. Naturalmente le maggiori probabilità per Taft sono nei grnndi centri finanziarii ed industriali dove governo e trusts sono onnipossenti e dispongono di funzionarii e di operai obhligati a votare come vogliono essi, a New York, a Chicago, a Filadelfia, a Boston etc.; nei centri agricoli, ed in tutti gli Stati del Pacifico le probabilità sono per Bryan. La settimana prossima il telegrafo porterà il risultato delle elezioni al Congresso; sapremo allora se i Trusts riusciranno vincitori con Taft, o se la legislazione americana vedrà aprirsi una nuova era di riforme con la elezione di Bryan che, dai partigiani dei Trusts, è chiamato anarchico e rivol11zionario, quando non assolutamente nemico della indipendenza della libertà degli Stati Uniti. ♦ Gli ultimi due Congressi di Roma. - Settembre e Ottobre sono i mesi sacri ai Congressi; e ce ne sono stati parecchi all'estero e in Italia. Ultimi in ordine di data, ma tra i primi per importanza sono stati qnelli della previdenza sociale e degli Italiani all'estero. Di alcuni temi intt,ressantissimi nei medesimi tra ttati la Rivista se ne intratterrà in articoli speciali. Tutto ciò che an iiamo pubblicando sull'emigrazione, del resto, ha stretta attinenza col secondo Congresso. ♦ Per mancanza di spazio siamo costt-etti a rinviare al N.0 prossimo il discorso pronunziato dal Dott. Umberto Brunelli inaugurando il congresso dell'associazione dei Medici condotti tenutosi in Palermo nella quindicina scorsa.. NOI Saggi di civilta coloniale e di giustizia italiana Vico Mantegazza, che si occupa con predilezione e con competenza di politica estera e coloniale a tendenze imperialiste , che noi conda.noia ù10, ha pubblicato un libro (1), cui in Italia non si è accordata tutta l'attenzione, che merita. In tale libro non solo sono descnzioni geografiche o storiche esattissime delle varie spedizioni e degli avvenimenti del Benadir ,. ma vi sono pure documenti interessanti, giuste osservazioni e critiche acute su tutta la politica coloniale nostra nella Somalia e nella Eritrea, quantunque il titolo del libro non facesse attendere che dell'ultima anche dovesse occuparsi. E ci piace in proposito di trascrivere un brano della conclusione finale, in cui si occupa della conclusione dell'ultimo trattato con Menelik che dice: << La situazione, ripeto, non è grave. Ma è difficile e delicata, anche adesso, dopo l'accordo con Menelik, poichè la questione non è definiti vamen te risoluta, e ci vorrà del tempo prima che lo sia con la delimitazione dei confini. Ben in teso se Menelik la vuole veramente ... Poichè potrebbe anche darsi che, adesso, appena avrà intascati i milioni preferisse rimandarla , sperando che a tempo e luogo, un altro incidente possa fornirgli l' occasione di spillare ancora del denaro da questo Stato italiano (1) Nel Benadir - Milano. Fratelli Treves, 1908 (con molte illustrazioni).

536 RIVISTA POPOLARE che deve essere ormai abituato a considerare un po' come il suo banchiere ! E' difficile per quello ..-- c:he riguarda le relazioni nostre con Mcnelik come lo è per le questioni relative ai Bimal ed al Mul• Jah. A parte le esagerazioni degli allarmisti , è un fatto che una deile maggiori difficoltà, la più grave forse, è quella di mantenersi nei limiti del piano di azione stabilito e di resistere alle circostanze che potrebbero trascintlrci più oltre » (pag. 355 e 356). Noi che siamo avversari della politica coloniale abbiamo manitestato gli stessi dubbi sulla sincerità di Menelik ed abbiamo messo sull'avviso gli italiani sùlla parte che in essa rappresenta sempre lo imprevvisto, precorrendo il giudizio del Mantegazza ... Dell' imprevisto nelle colonie si è avuto un saggio recentissimo coll' ultimo attacco dei Madhisti contro i nostri soldati nel Benadir. E chi sa quanti altri ne avremo I Quest'ultimo incidente nel Benader, intanto, ed un trafiletto che abbiamo letto nel Secolò di Milano (n° 15246) rende di attualità vera il libro del Man• tegazza e c' induce a ritornare su di un saggio della civiltà coloniale, che gli Italiani hanno con molta leggerezza dimenticato. Nel trafiletto si legge: ccin « questi ultimi mesi il Governo darà la medaglia « al valore al tenente Badolo, che comandò la spe• « dizione per l'occupazione. La proposta della me- « daglia era stata fatta nel 1902 ; ma i ministri del « tempo non credettero di darvi seguito ». Se questa medaglia è stata realmente accordata oggi si è commessa una infamia che ricadrà piena ed intera sui ministri responsabili. Che sarebbe una infamia lo dimostreremo rifacendo il processo Bado lo , che servirà a prova re a quale abiezione discese la magistratura giudicante per assolverlo e di che sorta sia la civiltà coloniale. + Chi fu l'accusatore del tenente Badolo? e quali le accuse? L' accusatore fu un alto funzionzrio dello Stato, il Mercatelli ex governatote del Benadir ed oggi Console generale del Regno d'Italia. Le accuse furono esposte nel Rapporto N.0 54 del 12 febbraio 1904 inviate dal R. Console d' Italia a Zanzibar a S. E. il Ministro degli affari- esteri (accompagnato da 19 alligati) e sono cosi formulate in tale Rapporto riservato : « Il periodo dell' interregno Badolo va dal « maggio 1901 fino all'aprile 1902 ed è il peggiore « che la- Colonia abbia sperimentato ». (< Esso rimane caratterizzato dalle orgie continue « cui il personale di Mogadisico , nell' esempio del « suo capo, si abbandonava ; dalla intrusione di donne << indigene di malaffare ne_llecose della amministra- « zione ; dalla soppressione violenta di persone nelle << carceri senza processo alcuno. L' E. V. ne potrà « avere una qualche idea della lettura dei documenti « allega ti a guesto mio rapporto ». (< Nessun progresso è da segnalare durante questi « ~esi per la Colonia; lo stato d'incertezza e di « ,ltte5:· in ctii il Badolo •.,;veva ed il tempo dato « alle buzzo 1glie e ~ gl • a spiegano il marasma « amministrativo e politic,ì che tutto prende e (( tutti )\ « Se '.e so. pres~ioni eseguite su larga scala dicerettan. ~nte con la corda e con il bastone, e inccdirettamente con la fame gettano nel paese 110 « terrore vago e ringhioso ; la gente si allontana ccdal governo per non essere quando che sia soccspettata o compromessa o fatta sparire; a Merca « molte persone delle più agiate si rifugiano allo << interri o nei villaggi Bimal e vi riesce cosi a rin• ccsaldare tra gente della città e <lell' interno un v_in• << colo di solidarietà che avevano trovato spezzato « e nel quale dovevano, con ogni studio, evitare il, << rinnovamento ». ccMa di tanto danno non si accorgevano i fun- « zionari coloniali e quando il Vali entra da loro « per annunciare la morte di qualcuno di quei di• ccsgraziati che h·a in custodia, essi ricevono la no- « tizia ridendo ed il Mazzucchelli scrive alla so• « rella come della cosa più naturale del mondo: « giorni sono un altro Somalo tentava introdurre in « città il tradizionale pugnale ; arrestato venne, come « già fu per ili altri e come si farà sempre, fusttlato « con 5 o colpi di curbasch e poi messo in garesa (pri- « gione) di dove non sortirà se nòn per esseresotterrato ». + Non spigoliamo oltre nel Rapporto e negli allegati istruttivi e precisi e constatiamo· che nel pro• cesso svoltosi ali' Asmara il tenente Badolo venne assolto. Perchè l' accusato venne deferito al tribunale di Asmara? Mantegazza risponde: « In fondo il pro- « cesso avrebbe dovuto svolgersi a Genova, secon- << do la giurisdizione consolare. Ma il Governo « preferi farlo all'Asmara; assai probabilmente anche << perchè avesse meno eco ; tanto piùche, da principio, ccsi susurrava di rivelazioni che, forzatamente, s1reb- « bero venute fuori; e nelle quali la insipienza del ccMinistero e dell'Ufficio Coloniale sarebbe apparsa ccancora più evidente. Certo fece tutto il possibile « per mandare le cose per le lunghe; in modo, che il << processo potè svolgersi , realmente, senza destare cc quell' interesse vivo che avrebbe certamenté su- «. scitato , qualora fosse stato fatto qualche mese ccdopo la emozionante discussione della Camera. « Il tenente Badolo è stato assolto dal tribunale ccdell' Asmara e il Ministero degli Esteri a guisa ccdi riparazione, lo ha nominato poco dopo nostro cc console al Congo. Dopo un'assoluzione, e tanto « più con questa nuova prova di fiducia data al « cav. Badolo dal Ministero degli Esteri, a nessuno « è più lecito discutere intorno alle accuse che « hanno dato origine alle violente polemiche di ccanni sono, e al processo dell'Asmara » (pag. 94). La nomina dtl Badolo a R. Console al CongoProprio al Congo! Non sembra la scelta della sede una feroce ironia del Ministro degli esteri? - suggerisce al Mantegazza queste considerazioni, che facciamo nostre: « Ma, una osservazione che non riguarda più ccla persona, nasce spontanea. Quella cioè-che se il « Badolo è stato proclamato innocente, il console « Mercatelli nel suo rapporto , che è stata la base ccsulla quale si è imperniata l'azione contro di lui, « lo ha calunniato : come naturalmente asseriva il « Badolo, quando , forte del verdetto dell'Asmara,· ccvoleva far causa alla Società per la divulgazione t< di quelle accuse. Il Ministero degli Esteri , che ccsapeva come la Società per difendersi, avrebbe ccpubblicato il rapporto Mercatelli del quale , in « altra epoca, lasciò prendere copia nel suo ufficio << alla Società, è stato lietissimo come di un sue-

RIVISTA POPOLARE 53'/ « cesso suo, quando la vertenza fra la Società e il « cav. Badolo fu composta con una transazione. Il « Ministero avrebbe fatto una figura ben triste , e • « sarebbe certamente stato obbligato a prendere (< qualche misura, quando, da un documento, fos- (< sero state rese pubbliche le atroci accuse lanciate « da un console contro un altro console, e delle <( quali il tribunale non ritenne quest' ultimo re- « sponsabile. Cosi , come al solito , tutto è stato « messo in tacere. Sono rimasti entrambi consoli di « S. M. il Re d'Italia » (pag. 95). Il dilemma è .chiaro e inesorabile: o il Mercatelli fu un volgare diflamatore , la cui diffamazione pel posto che occupa andava severamente punita; o il Badolo era ed è un vero brigante che doveva essere cacciato in galera. Invece il possibile diffamatore o il possibile brigante rappresentono entrambi all'estero il Regno d'Italia ..... Forse per confermare ciò che, discutendosi dell' affare Badolo , disse alla Camera il Ministro della Marina: la verità nelle colonie non esiste ? Pure noi la ricercheremo nella Colonia , e la nostra ricerca faremo non per afferrarci securamente ad uno delle corna del dilemma , non per provocare la punizione del difiamatore o del brigante; ma per fare il processo ai giudid, che giudicarono nel Tribunale dell' Asmara e per dimostrare, come il soggiorno nelle Colonie possa produrre la obbliterazione completa del senso giuridico e morale in chi ha il dovere di esercitarlo. precipuamente. Per la dimostrazione ci serviremo di un documento ufficiale, che per fortuna possediamo: della Requisitoria del Procuratore del Re presso il Tribunale d' Ap >ellodella Colonia Eritrea nel processo a carico di '13adoloCav. Igino fu Natale (1). + lodi e le precede□ ti c,mstatazioni ad un certo punto conchiude sbalorditivamente: « ognun vede come (< tutto questo sia poco meno che niente, certo tr1_"ppo « poco, per potere attribuire responsabilità penale (< in qualsiasi reato, sia anche il più- lieve ». Non si trattava, come sappiamo dalle accuse di Mercatelli , di reati lievi : ma di soppressioni -- che in Europa si chiamano tout court, assassini - e di altri gravissimi reati. L' esistenza di questi reati non viene messa in dubbio dalla requisitoria; tutta l' arte sopraffina del suo autore si esercita nello assegnare le responsabilità, anzi nel fare scomparire i responsabili con un meraviglioso· giuoco di bussolotti e nel determinare le intenzioni dei responsabili, quando la sua meravigliosa abilità non riesce a farli scomparire. Cosi ad esempio : c' era contestazione violenta tra il comm. Dulio, che non appare uno stinco di santo neppur lui, e il Badol0 su chi riversare la responsabilità della soppressione - cosi chiama sempre la requisitoria ... coloniale l'omicidio - di un certo Scerif Osman e il Procuratore del Re osserva : « Il Dulio contesta energicamente qnanto il Badolo (< afferma in propostto. E i iestimoni indigeni con- (< fermano prevalentemente l'assunto del Dulio ». Dunque responsabile il Badolo? Che! Non è responsabile perchè qualche altro testimone indigeno mostra della incertezza o delle con traddizionl. Allora responsabile il Dulio ? !vfanco per sogno ! Scerif Osman sarà stato responsabile di auto-soppressione. Dicasi lo stesso per ~erti Asceraf che morirononemmeno soppressi l - in carcere. A proposito di questi Asceraf non si può fare a meno di riportartare questo brano della requisitoria : « Ebbene gli « Ascerai furono tradotti a Mogadiscio nel 1901 ; « vi giunsero il 7 luglio di tale anno; essendo par- « titi il 4 dello stesso mese. Sicchè ove si volesse La reqms1toria fa la storia del processo Badolo « questo skuro dato di fatto coordinare con la di• e ò. esamina le basi dell' accusa : « Si erano ani- « chiarazione di Salem Meruasi Ahmed- un amico << mati, dice, ed andavano sempre più aumentandosi <( di Badolo -, se ne dovrebbe dedurre che gli « vivaci dibattiti nella stampa italiana , nel Parla- <( Asceraf morirono al tempo di Dulio, prima cioè « mento, nella pubblica opinione, nel paese allorchè « che questi partisse per l'Italia nel luglio 1901. « questo processo sorse. E sorse in base a set~e <( Si potrebbe obbiettare che il Salem, per volere « rappàrti che il suindicato Console Generale (Mer- (< troppo provare, prova nulla, perchè egli fa risalire <( catelli) inviò al Governo della Metropoli , sui « la morte di tutti gli Asceraf ad epoca anteriore (< fatti occorsi nelle diverse residenze del Benadir. <( alla reggenza di Badolo, mentre lo stesso '13adolo si <( Tali rapporti, ampi d'indagint su· uomini e cose, si « limita al solo Scerif Osman e ad un figlio di Sce- (< fondano principalmente su- deposizioni testimoniali, <( rif Osman ». « raccolte dallo stesso console e che ne costituiscono Dunque, per confessione dello stesso Badolo e « appositi allegati ». contro tutti i testimoni a sua difesa, della soppres- « Gli elementi di accusa , che dettero moto al- sione di qualcuno degli Asceraf egli era responsabife; « l' opera investigatrice furono desunti da ampie le altre soppressioni-non si sa bene se 11 o 13...- « fonti di esame e d'inchieste, su ogni ramo di am- vanno sulla coscienza di Dulio l « ministrazione Benadirense, fonti che saranno man Seguitiamo ancora un poco i ragionamenti del (< mano citate, varie di limiti di entità e di scopi; rappresentante della legge..... nelie colonie .. •Sulle « ma ognuna rivolta a portare nella vita coloniale medesime soppressioni degli Asceraf egli continua: . « lume di giustizia e bontà di provvedimenti ripa- « Invero la sua prima dichiarazione - quella d1 (( ratori ». • « Salem- è modificata innanzi al Giudice Istruttore, In più parti nella requisitoria si accenna con « nel senso che gli pare essere la morte di Sceri-f onore e con fiducia alla missione Chiesi-Travelli <( Osman avvenuta al tempo di Dulio. Ed anche nel Benadir, che ass?dò la realtà di quasi tu;te le « un testimone italiano metté' la sua nota diaccuse formulate da Mercatelli. « scordante in così gran punto del processo ; è lo Parrebbe da queste premes~e che fede dovesse (< Zanotti _ un' ·amico di Badolo - il q~ 1e cateaccordarsi alle prove direttamente raccolte dal Mer- • << goricamente asserisce che due de·gli arrestati a catelli. Ma il procuratore del Re rimangiando le (< Merca morirono pri- de la par e za del gover- « natore (Dulio) ». <( Il dubbio che ne d ,i.a ., tol • entC' (1) Il Procuratore del Re era un certo Raineri Falcone.

538 RIVISTA POPOLARE « lora la circostanza addotta dal signor Zanotti e « dai Salem, e, dal Bado lo sostenuta ad oltranza , « che uno degli impiccati (sia pure uno soltanto) « morisse prim:1 che fosse incominciato il periodo « della reggenza - Badolo- sarebbe logico e giusto « dedurne che se per nna soppressione il Vali-il « carceriere boia - non agì per ordine superiore , << presumibilmenteancheper le altre operòdi sua iniziativa )). Questa logica ignobilmente contorta mira a stabili re che almeno uno degli Asceraf fu assassinato - cioè soppresso, secondo la giustizia colonia• le •- sotto Dulio. E gli altri dieci?· Indubbiamente furono soppressi sotto Badolo. Rei 1::ntrambi? No. Con un salto acrobatico che dalle aule sacre alla giustizia dovrebbe far ricadere il magistrato che lo fece in un circo equestre, in cui funzionano soppressori, non si sa come viene assolto Dulio perchè il Vali non agì per ordine su• periore, senza che si faccia sapere da che argomenta a tale induzione; e viene assolto Badolo per gli altri dieci soppressi, perchè il Vali presumibilmente oper6di sua iniziativa... E dicano ora i magistrati italiani - e ce ne sono dotti onesti o che almeno serbano un minimo di pudore - se mai in I tali a si osò adoperare tale logica per riuscire all'assoluzione di un reo ; se ci sarebbe un reo solo che potrebbe essere condannato con rappresentanti della legge come quello, che funzionò dinanzi al tribunale di Asmara. Ma questo ignobile cialtrone magistrato non si arrestò qui e volle dare un'ultima prova della sua logica quando a proposito di altri due somali soppressi, in vista delle contraddizioni tra .i testimoni e delle incertezze delle testimonianze conchiu Je che essi sono due esseri astratti, dei qual i non risulta alcuna identificazionee denomiuazione. + Si è accennato ad un Vali, che sopprimeva di sua iniziativ,1. Era il Vali Soliman, che risulta essere un mostro. Il Procuratore del Re lo dice anche ubbriacone ed infiora la sua requisitoria di preziosità lombrosiane apprendendoci che financo le formiche diventano feroci allorchè sono nbbriacate e che la tossina specifica della delinquenza è l'alcool, ... Chi fosse il Vali Soliman si può argomentare da questo brano della requisitoria : « Si è puranco ri- « ferito chè per un detenuto somalo, indisciplinato « e che metteva a rumore la garesa , con i suoi « gridi il Comrn.Dulia ordinassedi tenerlosospesoper « le· ascellee così sarebbestato un po' cheto; ma Vali « Soliman pensò che vi fosse rimediopiù spiccioe « radicale e senz.a' ltro lo strangolo. Lo stesso Va lì « avrebbero riferito un tale fatto. L'Ingegnere Sala « lo attesta >). Ma il Procuratore del Re - sempre scrupoloso - dice che per tutti questi fatti siamo fuara della indagine e della prova giudiziaria. Al più gli appioppa - oltrè la soppressione degli undici o·tredici Asceraf - il reato di falsità, pel qua-le le XII Tavole commin,1vano la deiezione(?) dalla Rupe Tarpea. . Del Val ì Soliman, infine, dire che aveva l'anima nefanda, biecae truceove alla ferocia della tigre si acc?PP_iLa.a viltà della jena. I particolari delle soppres• siont riportate nella Requisitoria fanno rabbrividire Ebbene in questo stinco di sante Dolio prima e Badolo dopo riposero la più cieca e illimitata fiducia. « In effetti, dice la requisitoria, tutto era cieco « nbbandono nelle mani del Vali Soliman. Le visite « dei superiori non avvenivano quasi mai, si fidava cc in lui, sempre incondizionatamente. Abitudine de- « plorevole oltre ogni dire, ma da tempo invalsa ». Un sig. Cav. Cappello, tenero del Badolo trova una scusa alla fiducia in quel mostro nelle gravi preoccupazioni del reggente ..... Ma in colonia c' era niente da fare oltre il bere e il godersi le negre odalische- Il Procuratore del Re, buono e servizievole per gli accusati eleva a teoria l' accenno del Cappello e dice: « Nella specie, si può anche e « si deve rammentare, come i funzionarii delb cc Società del Benadir vivessero nel· cosidetto Stato « di distrazione, ovvero di predominio di una idea « cosi intensa ed ingombrante da togliere alle menti « loro di volgersi altrove e di dedicarsi ad altro cc pensiero e molto meno a quello che si riferisce « all'azienda carceraria. Questo fenomeno di distra- « zione e di assorbimento di una o di alcune idee, è cc dagli studiosi considerato come una ragione discri- « minatrice della colpa !. . >) Tutte queste igoomino~e ·scusanti e discriminàtrici inventate dal rappresentante della legge cadono di fronte alle testimonianze del Monti, del Carcoforo, del Bianchi , del Marchini , del Perducchi - tutti italiani ! - che attestano non la distrazione, ma la consapevolezza e la responsabilità del Badolo ; testimonianze, che con ogni cura e contro tutto ciò che i Procuratori del Re fanno sempre iri Italia p~i rei che uccidono, l'accusatore di Asmara cerca infirmare e considera come incongruenzeripugnantialla logica ed alla verità. Singolarissima la sfacciataggine criminosa del Procuratore del Re nel!' infirmare la testimonianza di Enrico Perducchi. Sentite! « Enrico Perducchi riferì « al Console Generale d'Italia a Zanzibar avergli il cc Badolo enunciato questo pensiero : che le persone cc pernicioseera facile f arie sparire quando si aveva cc comelui un Aghida intelligente - quella buon,1 lana cc del Vali Soli man - che si dimenticavadi dar loro « da mangiare quando erano in carcere >). L'accusa sulla consapevolezza o responsabilità del Badolo è categorica. Ma il pubblico accusatore come un toro infuriato, cioè bestialmente, corre alla difesa. cc Senza soflermarsi a dilucidare il senso, l'in• cc tento e la portata di tali parole , e il momento cc e le contingenze in cui furono proferite, osser- « viamo che tl Perducchinon le ha confermateinnan- « zì al Magistrato,il qualenon lo potè fare assumere cc ignorandosidove egli risiedess.e... ; e che in ogni cc caso quelle sue dichiarazioni, assunte in sede am- « ministrativa, non hanno pel loro contenutomorale cc e razionale , tale valore da far rnutare il nostro « convincimento, tanto più che esse sono inquinate e~ di massima sospezione, vome ei11erge da tante « parti del processo >). Tutta la bestiale scelleratezza di questa argomentazione per infirmare una testimonianza , che collima con tante altre, viene subito messa a nudo quando si saprà che il Perd ucchi era ed è un funzionario dello Stato. Il Procuratore del Re infirma la sua testimonianza perchè il Perducchi quella amministrativa non ha potuto confermarla in Tribunale ; e non la conferma perchè non fu chiamato

RIVISTA POPOLARE 539 a farlo da chi ne aveva il preciso dovere ..... Similmente il Falcone trovava da non incolpare il Bado lo perchè mancavano << le indé1gini <li medicina legale « che sono indispensabili in temél di omicidio »; indagini che non si fecero e non si potevano fare dopo quattro anni ! Rileviamo, infine, che per le soppressioni degli Asceraf e' era un motivo , che doveva avere prèsa piu sull'animo del governatore Dulio e del reggente Bado lo anzichè su quella del Vali Soli man, eh' era _un miserabile loro agente. Dice infatti la requisitoria : e< La famiglia degli Asceraf era un grande e « perenne pericolo, che non poteva non tenere prec< occupato l' animo del preposto al carcere , e del e< responsabile dei detenuti, ossia del Vali. Le loro « relazioni di casato, la rinomanza della stirpe, l'auc< reola di loro nobiltà ril.°:ollegantesi a quella del e< Profeta dell'Islam, il fervore dei parenti, dei sec< guaci, dei clienti, e quello stesso fanatismo di e< razza e di religione, onde molti vedevano in essi « c01i1e un vessillo di protesta e di redenzione, con- « tro gl' infedeli e gl' invasori, erano giganteschi « stimoli a qualche possibile agguato contro la si- « curezza della garesa. 1Troppe premure s'erano ten- « tate da ogni parte, troppe supplicazioni e solleci- « razioni erano pervenute al governo, perchè que- « sto non in ti masse energil.°:amente al Vali di ba- << dare a che la sorveglianza per quei detenuti poli- << tici fosse pari all'interesse che suscitav,rno >>. In questo brano , che ci rivela essere stati gli Asceraf dei detenuti politici rispettabilissimi e non dei volgari malfattori, sta la spiegazione della loro crudele soppressione". ll governatore o il Reggente, Dulio o Badolo, per motivo politico avrebbero ordinato il reato. E con questo movente un magistrato onesto e intelligente, senza disonorare sè stesso e la toga, avrebbe potuto aflamare il delitto e indicarne la circostanza attenuante. + Rinunziamo - de mintmts non curat pretor - ad intrattenerci delle teorie politico-giuridiche che il Procuratore del Re di Asmara enunzia sulla schiavitù nel Benadir e sulla violazione del Trattato di Bruxelles imputata ai nostri funzionari e sull'uso che il Badolo faceva delle schiave , trasformandole in concubine; rinunziamo a stigmatizzare il rappresentante ddla legge che proclama doverosa l'indulgenza per chi errò; e ci limitiamo - dolenti che lo spazio non ci consente di pubblicare le ultime due pagine della requisitoria - di accennare alla mostruosa contraddizione tra la premessa della parte finale e la conclusione. Da uu lato constata: che dai molti volumi del processo scaturiscono fatti, contro i quali il sentimento civile e la coscienza etica pare (?) insorgano a protestare con voce di rammarico e con imponenza di monito; che ·un governo coloniale mirante ad alti fini e i s_uoirappresentanti devono dare eostante e scrupoloso esempio di correttezza personale e di onestà di condotta - e conviene che i minori (?) impiegati della Società del Benadir tali esempi non dettero ; che il funzionario coloniale dovrebbe avere sempre scolpito nell' animo la massima Kantiana : opera in guisa che la tua azione possa essere presa di norma in tutti i tempi e in tutti i luoghi ; e che chi osservò tale massima e fu onestissimo anche in Africa e dovrebbe servire come esempio al funzionario coloniale si chiamò Gordon. D,tll' altro conchiude per dare l'assoluzione al Badolo. Forse perchè venne dimostrata la infondatezza delle accuse? Ah ! no. Il pensiero recondito, l'idea direttiva e ispiratrice della requisitoria sta nelle ultime sue parole : è carità di patria esprimere il voto che sul passato si ripieghi invocata e benedetta l' ala della oblivione..... + 1\i1anon c' è nulla da lodare nella Requisitoria a difesa del tenente ·Badolo del Procuratore del Re Raineri Falcone? Sì, e' è da lodare la descrizione esatta del. regime della colonia del Benadir, che si distingueva per la mancanza assoluta della vigilanza e del controllo dei superiori; per la sfrenata anarchia amministrativa e carceraria; « per un programma economico, · e< un sistema disciplinare o regime di governo e di << amministrazione, erroneamente concepito, ed espii- « cantesi in guisa, da non rispondere, vuoi a fini « umani e morali, vuoi ad esigenze di cose , che << saranno censurabili, ma non penalmente persegui- « bili ... Dalla mancanza appunto di prescrizioni legali, « ogni funzionario poteva essere ed era infatti, tratto « ad un' azione informe e caotica .... Ogni reside:1te « poteva dire di sè e per sè: « la legge sono io >>. E va data al Procuratore del Ke, che riconosl.°:e che in quanto al capo d'imputazione riguardante i detenuti morti per fame - u110 dei meui economici perriuscire alla soppressione.... - « tutti coloro che eser- « citarono nel Benadir funzioni di Governatori di Re- « sidenti, do·vrebbero rispondere dei deplorati eccessi >>•. E così è; ed è questa la sola verità che ci apprende il rappresentante Jella legge nel processo Ba.dolo. Noi assurgiamo ad una piu ampia generalizzazione e in noine della storia ripetiamo dò d1' è legge per così dire della politica coloniale, a cui si è Sùttratto - sia detto a suo onore - il Martini, tra gli Italiani, il Gordon tra gli inglesi - e i precedenti buoni ci tanno augurare che si sottrarranno anche il Mé1ggiore Di Giorgio e il governatore attuale del Benadir, Cadetti. La conquista coloniale non è che un brigantaggio collettivo; i singvli, presi ndl' ingranaggio, anche se inizialmente buoni, finiscono (,Ol1' agire da briga ote ( 1 ). E perchè il briga otaggio è collettivo e le responsabilita fondamentali risiedono più in alto tutto j grandi delitti coloniali - da quelli di Cortez e Pizzarro a quelli di lord Cl ive e di Warren Hastings, agli altri più recenti dd Pelissier in Algeria, a quelli contemporanei del Congo belga e francese, dei tedeschi in Africa, di Livraghi, di Badolo e di cento altri - sono rinusti inipuniti. Perciò ci associamo interamente a questo giudizio: « I casi di criminalità coloniali sono il risuirnto « fatale della maniera di essere e di vivere Jc:i co- « loniali. Dal giorno in cui essi entrano in questa (< carriera sino al giorno in cui vi muoiono , cause « multiple e incessanti li trascinano a poco a poco ~ e< sulla china lubrica degli abusi, dei dditti e dei « crimini. Secondo il loro temperamento, sel.°:un- « do il loro valore iniziale essi resistono più o « meno lungo tempo ; arrivano qualche volta ad << arrestarsi in uno dei tre stadi della caJuta. Ma ( 1) Si vegga in proposito : La Politica coloniale di N. Co~ lajann\ (2a Ed. Presso la Rivista. Popolare, L. 3,00. Per gll abbonati L. 1, 70).

540 RIVISTA POPOLARE « la lotu1 è ineguale, per sostenerla occorrono spi- « r. ti superiori; i desideri, le passioni, le sofferenze, « le1 assidui ta arrivano a creare attorno ai coloniali « un' atmosfera tutta speciale, nella quale le parole, e<le idee perdono il loro valore e il loro senso eu- « ropeo - atmosfera che ii circonda , li serra , li « oscura e fa schiudere insensibilmente in loro la « mania progressiva, incosciente e irresistibile verso « la criminalità, che noi non esitiamo a denomiC\ nare : il criminalismocoloniale » ( 1). La Rivista (1) Dr. Barot-Ferlière: Criminalismo coloniale (Nella Revue socialiste, ottobre I 907). Se 1'on. Tittoni fosse ... Se l 'on. Tittoni fosse..... ciò che non è l'Italia. , m questo momento, potrebbe essere l'arbitro della. situazione, e, poi logica conseguenza, potrebbe trarre dalla situazione nei Balcani, i migliori vantaggi per se. Ma l'onorevole Tittoni non è..... quello che non è, anzi per spirito di sacrificio, ingenuità e solidarietà egli è degno di. essere il più puro, dieinteressato e pretto socialista di questo mondo. La politica è fatta di furberia. e di egoismo ; di egoismo specialmente, brutale e spietato. Ma D' Aherenthal a. Desio portò- dolcemente a spasso i'on. Tittoni: gli parlò di tutto, lo interrogò (e Tittoni buon uomo! rispose) su tutto ; ma non gli disse, e questo era, per Tittoni, l'interessante a sapersi , non gli disse che l'Austria stava. per pigliarsi la Bosnia e l' Erzegovina. Eppure , se Tittoni fosse stato ..... ciò che non è, avrebbe dovuto aver sentore della. faccenda. La cosa ba origine da parecchio tempo indietro, da quando l'Austria prescrisse l'uso della lingua tedesca nelle scuole Bosniache ed Erzegovesi, e· si diede energicamente ad ostacolare le prati che della confessione ortodossa nelle chiese delle due provincie , ed arrestò anche più aspramente tutto ciò che era caro all' elemento maomettano. Se !'On. Tittoni ed i suoi collaboratori fossero ..... ciò che non sono , si sarebbero fino da allora accorti delle mire dell' Austria e avrebbero preso (se fossero capaci di tanto) fino da allora le loro misure. L'On. Tittoni con una .... diciamo ingenuità per non dir peggio .... con una ingenuità unica si è immaginato che qualche vantaggio all'Italia avrebbe dovuto derivare dalla famosa annessione. Ma si è immaginato che quei vantaggi le sarebbero ricouosciuti dall'Austria, per spirito di. amicizia, di giustizia., di lealtà, come se giusti.zia, amicizia e lealtà fossero possibili in politira , ed !;a parlato di compensi ..... cose di pazzi I direbbe uo nostro caro amico. Compensi? Quali? Se .... non se ne trovano per la Turchia, la quale è, attualmente, la più danneggiata di tutti sulla. faccenda: compensi ? Via, l' On. Tittoni crede gli Italiani molto più stupidi di ciò che sono in realtà. Egli si è fatto giocare : e non tanto per la. furberia del d' Aherental quanto per la propria insipienza. Si capisce eh' egli abbia parlato di compensi: egli ha avuto, ora, la viione netta della situazione. Ha capito che l'Italia potrebbe , dovrebbe guadagnare qualche cosa di positivo in questa faccenda: disgraziatamente lo ha capito tl'oppo tardi, e i compensi rimarranno parole; parole che i.I vento disperde , che il vento ha disperse come il sonno disperde i fumi dei vini. generosi il ceutellinamento dei quali precedette il discorso dell'On. Tittoni, ministro degli affari esteri, Italiano. Le potenze , ora, tirano ai loro interessi. A quegli in ttressi a.i q nali hanno da lungo tempo badato, e pei quali da lungo tempo lavorarono nella loro politica d'Oriente. L'Inghilterra è riuscita a mandare a monte le trattative dirette fra A11stria e Turchia; e la Rnssia fomenta. con tutte le sue possibilità l'agitazione ant'- austriaca. in Serbia ed in Montenegro. E, di questo si può, anche, essere certi, la Conferenza, se pure si riunirà, non recherà alcun pratico vantaggio all'Italia.. La qua.le (grazie sempre all'On. Tittoni che non è .... ciò che dovrebbe essere) uscirà da tutta la faccenda. come Carlo Gianni dalla fiera: dopo aver fatto le spese agli amici, ba1'0n j .... E avrebbe potuto avere una tanta bella occasione di pigliarsi, o ripigliarsi, qualche cosa di suo 1 Non intendiamo parla.re di Trieste : quello è nodo che verrà al pettine più tardi .... quantunque gli omenoni Italiani abbiano la. infelice tendenza a non pensarci ; ma vi sono privilegi su le ferrovie Orientali, sn i Sangiaccati, lungo le Corte Dalmate che l' Italia. avrebbe potuto ottenere vendendo a prezzo di quelli il suo appoggio ali' Austria : appoggio che, del resto, ora, l'Italia. deve dare per nulla. Ci sono anche lembi di territorio al nord d' Italia , che non interessano l' Austria tanto quanto il possesso della Bosnia e della Erzegovina, e che l' Italia. avrebbe potuto reclamare come paga1uento del suo valido appoggio. A nulla. di ciò ha pensato l' onesto Ti ttoni: troppo onesto per . essere ..... ciò che non è, e per conseguenza. incapace ad essere per l'Italia., un ministro degli Esteri. E la situazione nei Balcani, è tutt'aitro che chiara. Fallite le trattative fra Bulgaria e Turchia : rotte le trattati ve dirette fra Austria. e Turchia , lo svolgimento della crisi diventa laborioso non solo; ma. anche pericoloso. Ora quale è la politica dell'Italia.? Una politica. remissiva , quasi di aspettativa : quella del Lazzaro che aspetta la briciola. dell'Epulone ..... - l' Epulone vorrà dargliela - con la speranza di un lembo di paradiso: ma il proverbio dice con ragione che per i.... Carlo Gianni non c'è paradiso. Il curioso poi è questo che data la situazione geografica, ed anche la forza militare dell'Italia. (la quale è, cheche si dica) degna di considerazione o di rispetto l' Italia potrebbe pesa.re assai su la bilancia dei Balcani. Ma sarebbe necessario un tutt' altro uomo che l'onesto Tittoni. L' Itslia potrebbe chiedere appunto que' vantaggi de' quali parliamo più sopra: dichiarare il suo desiderio di que' lembi di territorio, avanzare le sue pretese- di concessioni su le coste Dalmate : potrebbe mercanteggiare alla Turchia l'appoggio, mercanteggiare all'Austria l'acquiescenza, fare una leale politica di interessi egoistica , la sola che sia. politica. valevole e rispettabile oggi e sempre; e forse il con -

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