RIVISTA POPOLARE 509 ~ quel trattato a noi riuscì infausto non perchè nt. uscimmo colle mani nette - ciò che poteva essere un titolo di onore, se non avessimo mostrato dei desideri di acquisti e di compensi tanto più inutili ed umilianti in quanto non furono soddisfatti - ; ma !JCrchè a Berlino si esplicò l'opera infernale di Bismarck nello inimicare Italia e Francia offrendo diabolicamente ad entrambi l'offa di Tunisi. E' il Trattato di Berlino che pesò e pesa sinistramente su tutta la nostra politica estera, perchè attraverso ali' occupazione di Tunisi e ai fatti di Marsiglia, spinse l'Italia alla Tf'iplice alleanr_a. La Triplice alleanr_a fu voluta da tutti i monarchici italiani; i quali lo guardarono come la salvezza dell'Italia, anche per 1~ avversioni che sentivano per la repubblica e per la paura che essa inspirava. Allora e sempre fu sola la democrazia a protestare contro una alleanza che ci legava le mani verso i confini orientali senza darci alcun affidamento di sicurezza; allora e sempre fu sola la decrazia a protestare contro le esclusive preoccupazioni dinastiche e governative di difesa militare contro la Francia, senza mai alcun accenno a difesa contro l'Austria. L'irredentismo bastardo, di cui fanno mostra oggi alcuni monarchici è a base di menzogna o di smemorataggine e si ha il diritto di dichiararlo sospetto più dell'amore pei portafogli ministeriali, che dello interesse del paese. + Si dice che gli ultimi avvenimenti rinforzeranno gli Slavi nell'Adriatico. Ma gli -Slavi ci sono già dall'altro· lato, numerosi e forti. A cacciarneli non bastano le navi ..... di carta pesta e le retoriche imprecazioni dei ciarlatani letterari; non basterebbero le navi di ferro, che invece di lanciare improperi e invettive lancia .sero bombe distruttrici. Le condizioni etniche di una regione non si modifìcano a colpi di cannone. E quando certe condizioni etniche esistono, una politica saggia deve tenerne conto. Del resto la forza nuova che verrebbe agli Slavi non dovrebbe dispiacere agli Italiani. Se gli Slavi detestano gli italiani non detestano meno violentemente i Tedeschi. Informino i fatti di Lubiana, la dieta Boema ec. In questo sviluppo ci sarebbe un utile contrappreso all'elemento tedesco, che storicamente 1u sempre più infausto a noi pel passato e che non ci affida per lo avvenire. Gli avvenimenti recenti d'altra parte rinforzando o saturando di odio verso l'Austria tanti staterelli balcanici - Serbia, Rumenia, Bulgaria, Grecia, cui sarebbe costretta ad allearsi la Turchia - creerebbero attorno all'Austria-Ungheria una cintura, che le sarebbe di freno. Sulla politica che presto o tardi saranno costretti a seguire tali staterelli contiamo di più contro gli appetiti austriaci, che sulla d.bile rinunzia annunziata come uno zuccherino dal vecchio Francesco Giuseppe all' occupazionne del Sangiaccato di Novi_ Baz~r; a!!o _nel quale si vorrebbe vedere una nnunzia piu importante: quella della marcia su Salonic.co. L'AustriaUngheria rinunzierà a tali generose rinunzie _se gli avvenimenti futuri la incoraggeranno a nmangiarle. Su questo punto non sia mo ingenui ed ottimisti. + << L'Italia, s1 soggiunge, rimane a bocca asciutta colla lacerazione del trattato di Berlino, come era rimasta quando venne conchiuso. L'Italia per l'ingrandimento dell'Austria-Ungheria - che non è il latto di oggi; bisogna ripeterlo - noq ottiene alcun compenso » Quali compensi? Dove? A Tripoli? In Albania? A Trento ? A Trieste? Se l'Italia volesse oggi occupare Tripoli forse non incontrerebbe che platoniche_ proteste da parte delle potenze europee. Dovrebbe osare e prepararsi a breve guerra più contro i Tripolitani, che contro la Turchia, la cui flotta non potrebbe misurarsi colla nostra. Moltissimi Italiani caldeggiano questo atto di brigantaggio ad imitazione di quelli compiuti dalle.altre nazioni, non noi, che riteniamo dannosa la politica coloniale a base di conquista e che. non vediamo nella Tripolitania quello sbocco alla nostra ern igrazione , che altri grottescamente vi scorgono per ignoranza della geografia, della economia e degli insegnamenti , che vengono dalla storia della colonizzazione. L'atto sarebbe audace e gradito non solo ai nos- ri burleschi imperialisti, ma anche alle masse. Questa è la verità. Ma l'atto sarebbe la più sfacciata negazione di quella politica delle nazionalità, 1n nome della quale è sorto il nostro Stato e per la quale vorremmo insorgere contro l'Austria. Non parliamo di un compenso nell' Albania, di cui possiamo desiderare, dobbiamo anzi desiderare, l'autonomia; ma non l' occupazione , che sarebbe per noi una sorgente di guai inesauribili-a parte l'iniquità dell'atto. L'idea della occupazione è tanto stramba che gli Austriaci , a noi più avversi se l'attribuiscono per renderci ridicoli ed odiosi. Non abbiamo avuto mai molte speranze di vedere unire Trieste all'Italia. L'Austria non potrebbe rinunziare al suo solo sbocco nell'Adriatico che in seguito ad una guerra per essa disasfrosa. La Germania si opporrebbe all' avvenimento con calore uguale , se non maggiore, dell' Austria. L' evento, adunque, non potrebbe essere che il risultato di una guerra colossale, nella quale Austria e Germania dovrebbero rimanere irrimediabilmente disfatte. Ora la possibilità di una guerra siffatta, come Italiani e come democratici, la guardiamo con terrore. Resterebbe il compenso di Trento e d'una rettifica al confine orientale. Noi crediamo che a questo con una politica più ferma e più savia si sarebbe arrivati con non grande resistenza da parte dell'Austria. Ma all' uopo sarebbe occorsa una prudenza maggiore da parte dell' irredentismo rumoroso di altri tempi ed una preparazione militare quale non ebbimo mai. Tutta la nostra politica della Triplice al' 1nza avrebbe dovuto essere più chiara , più sincera , più dignitosa , più italiana. Ma noi entrammo nella Triplice all'impazzata, come se fossimo minacciati dal pericolo di morte imminente. Per lunghi e lunghi anni tutta la nostra preparazione fu contro la Francia come se questa dovesse essere l'eterna ed implacabile nostra nemica; come se l'Austria potesse e dovesse essere l'eterna e fedelissima nostra amica..... Quando pe~sammo di mutare rotta ci accorgemmo che i maggiori pericoli di gL1erra disastrosa ci venivano dalla rottura della Triplice; ci ae::corgemmo che ai confini orientali eravamo assolutamente indifesi. Tutti gli ordinamenti militari nostri , infìne, sono tali che non consentono di sperare in una vittoria, nè contro l'Austria, nè contro la Francia. E' responsabile la democrazia di questa impreparazione militare? Niente affatto, checchè ne dica il generale Perruccheti sul Corriere della Sera: il Parlamento, non ostante l'opposizione più o meno vigorosa della Estrema sinistra, ha votato sempre tutte le spese mjlitari che il governo ha chiesto. Di più: l'Austria Ungheria spendendo meno. o quanto noi ha saputo preparsi magnificamente. In quale modo balordo e disonesto sono stati
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