RIVISTA POPOLARI! 531 apposta non solo, come si dice dai loro sostenitori, per democratizzare la grande industria distribuendone i guadagni anche al piccolo capitale, ma per ren -lere possibili certi esca - motages, pei quali al momento critico quelli che hanno molto guadagnato e molto dovrebbero pagare sono già lontani dal1'azienda, col loro peculio in salvo, lasciando nelle panie gli ingenui ma soprattutto quei piccoli capitalisti così abilmente attratti nella rete. E quando un industriale, come in migliaia di casi è avvenuto in questi ultimi anni in Italia, proclama che vuol mettere in sociale la sua industria, sl può dir pure a priori, salvo, beninteso, le solite ouorevolissime eccezioni, che vuol mettere da parte la pera per la sete, vuol mettere in sicuro quello che ha guadagnato riducendo il suu rischio • al minimo necessario, per poter far parte del Consiglio d' Amministrazione dell'anonima creata e così nascondere anche. se del caso, quaiche magagna dell'azienda personale primitiva. Comnnque, una crisi per eccesso di produzione o meglio per eccesso di potenzialità di produzione in Italia non può mancare, ed anche a non lontana scadenza. Ferriere::, acciaierie, alti forni, fabbriche di materiale metallico minuto, officine per costruzione di locomotive, di vetture e di carri si sono montate, in modo da poter corrispondere al fabbisogno straordinario di questi primi quattro o cinque anni dell' esercizio governativo, in cui alla necessità di provvedere d'urgenza alle enormi deficienze accumulate durante gli ultimi anni dell'esercizio sociale si è aggiunta l'altra di dover far fronte elle esigenze di uno dei periodi di maggiore aumento di traffico che la storia delle farovie ricordi. Non per nulla noi abbiamo in queste stesse colonne insistito perchè assicurato ali' industria nazionale quel tanto di ordinazioni che si può ritenere divengano normali per rinnovamenti e per un aumento me iio di traffico, tutto ii rimanente fosse provveduto all'estero. L'avidità dei grandi guadagni ha spinto gli industriali ad ingrandire le loro officine e ad impiantarre di nuove e la speran1.a che l'Eldorado fosse per continuare all'infinito ha reso loro facile Ji trovare gli occorrenti capitali. Fatto si è che tutte lt: industrie accennate si sono attrezzate in modo da poter fornire materiale ferrÒviario per 150 milioni l'anno, mentre il bisogno ~ormale si aggirerà fra il terzo e la metà di detta somma, e per costruire nei nostri cantieri tutte le na•;i che la relazione de Ila Commissione Reale riteneva necessarie per il rinnovamc:nto della nostra marina mercantile sovvenzionata, mentre chi sa se e quando questo rinnovamento nvrà luogo, e son più le probabilità_ che non si effe~tui di quelle favorevoli. Intanto, come abbiamo avuto occasione di notare altri articoli, il traffico ferroviario è ovunque nel mondo, tranne nella Spagna, nell'Austria ed in Italia, in un momento di discesa. Da noi cresce ancora ma la percentuale va diminuendo, e difficilmente le nostre ferrovie potranno sottrarsi alla ripercussione del fenomeno generale, per lo che forse il bisogno normale di materiale mobile discenderà forse anche al di sotto dei limiti sopraccennati. In questa condizione di cose ci siam domandati se sia savio consiglio quello dell' Amministrazione ferroviaria di erogare ingenti capitali nell'aumento di potenzialità delle officine di riparazione esistenti e nell'impianto di parecchie nuove. Nel prospetto, puramente indicativo ma ciò non ostante di notevole valore, allegato al disegno di legge col quale si chiesero al Parlamento i 91o milioni da spendere in conto aumento patrimoniale, si prevede che la spesa per l'aumento delle of. ficine possa ammontare in complesso a ventidnque milioni: ma probabilmente si andrà più in su, se specialmc::nte, non ostante l'interessamente dei Municipi, non si otterranno pèr le espropriazioni condizioni più favorevoli. Ora poichè tutto fa ritenere "che questi ampliamenti di officine e queste officine nuove saranno in grado di funzionare fra due o tre anni, quando precisamente cominceranno a diminuire le ordina1ioni di materiale nuovo' non guadagnerebbe I' Amministrazione ferroviaria, e non guadagnerebbe l'industria, qualora si soprassedesse, in quanto sia possibile a questi impianti nuovi od aumenti di impianto,. potendo esser sicuri che fra due o tre anni le officine che ora se ne schermiscono saranno ben liete di assumere in appalto la ripsrazione di quanto materiale mobile occorra riparare? L'Amministrazione ferroviaria ne guadegnerà anzitutto di potere erogare in qualcun ~altro dei suoi molteplici ed urgenti bisogni buona parte delle somme preventivate per le officine: g~adagnerà •ancora perchè il lavoro nelle officine delle Amministrazioni ferrovie, siano esse sociali o di Stato, e peggio in quest' oltimo caso, rende assai poco per quel ehe costa, e non si ha che da consultare uno dei grossi volumi della Relazione Saporito per convincersene. Vi guadagneranno l'industria e il paese perchè vedranno con quest::i facile mezzo attenuata la crisi che li minaccia. Del resto non si tratta di rinunciare agli imrianti progettati. Si tratta di rimandarli a quando si possa prevedere di esser vicini ad un nuovo periodo ascensionale del traffico, che si manifesterà certamente prima !11 qualche naz;one della nostra più ricca ed evoluta, e che avrà poi la sua necessaria ript>rcussione nel nostro :paese. ( Giornale dei lavori pubblici; 1 ° Ottobre). ♦ Percy Alden (membro della Camera dei Comuni): [I problema del senza lavoro. - L'avvento dì un governo radicale ha fatto entrare il problema dei disoccupati nella sfera della politica pratica. La pressione, sempre più forte, del corpo elettorale obbligherà l'attuale legislatura ad occuparsi di questa invetera~a causa cti malessere. La ricchezza inglese è senza dubbio raddoppiata negli ultimi _cinquant' anni e recentemente la Gran Brettagna ha attraversato un periodo di eccezionale prosperità. Tutti i recor·ds economici sono st&ti battuti e i salarii si sono elevati di molto. Nelle principali industrie , il consumo della materia prima è cresciuto più • rapidamente della popolazione, mentre la produzione e i profitti medi sono oggi così alti come non furono mai nella storia del Regno Unito. Malgrado ciò, tutti gli anni, anche nei periodi di maggiore benessere, mighaia e migliaia di operai restano senza lavoro. Il numero totale degli occupati cresce , ma non diminuisce per ciò quello dei disoccupati. È una situazione penosa , alla quale si dovrebbe porre rimedio. La- maggior parte degli operai senza lavoro è vittima di un sistema sul quale non ha alcuna azione e di cui non è certo responsabile. Come ha detto Charles Booth, il sistemd industriale moderno non può funzionare senza un certo margine di disoccupazione , senza una certa riserva di mano d'opera. Senza entrare nell'ardente questione del diritto al lavoro , lo Stato potrebbe attenuare gli effetti di tanto turbamento; occupando i senza lavoro nelle opere d'utilità pubblica, quali la bonifica e il prosciugamento delle terre , il rimboschimento , la costruzione di strade , di canali , di porti, ecc.; ed, in gtmerale, in lavori~capaci di aumentare il capitale materiale dello Stato. Sarebbe utile che i salari o le condizioni di lavoro degli operai così occupati_ in opere pubbliche , fossero leggermente inferiori a quelli degli operai impiegati altrove. Le opere pub':>liche non dovrebbero servire di_richiamo agli operai allogati alle industrie , nè do vrebbero indurre i lavoratori impiegati in quelle opere a rimanervi definitivamente. Importa che i salari pagati nei lavori di utilità pubblica sieno sufficienti a mantenere l'operaio e la famiglìa di lui in uno stato di produttività industriale. Nel caso di operai qualificati, spesso potrebbe riuscir_ vantaggioso al Governo d'mcoraggiare le Trades-Unions a dedicare una somma più considerevole di ora alle inJennità _per la disoccupazione. Una somma superiore alle 500,000 sterline
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