RIVISTA POPOLARE 523 La soluzione del problema della assimilazione della immigrazione Italiana sta, probabilmente i1el trovar loro il modo di stabilirsi in località ove' essi possano svilupparsi e non soffrire per le abitudini o il c!ima. ~• dunque opportuno che gli emigranti non s1 fermino a New York appena arrivati. Tre cose sono necessarie per arrivare ad una b1;1ona distribuzio~e degli emigranti It::iliani: 1) un pian~ b~ne orgamz_zato;. 2). aiuto finanziario; 3) la conv111z10ne che gh Ital1am sono un'acquisto deside_revo~e. Le _varie organizzazioni creat'e per aiutare dh emigranti dovranno cooperare alla realizzazione gi queste tre cose. Quando il bisoano di lavoro si è fatto sentire sul Sud ed in varie altre località gli Italiani sono stati considerati recentemente com~ i possib~li sos~ituti ~egli Europei del Nord. Se questo stud10 avra servito a mettere in luce le belle qualità di questo popolo, mostrandolo volenteroso industrioso, progressivo lo scopo che lo scrittore si è proposto sarà stato raggiunto. • EM1uo FoGG MEADE Ancora un altro congresso si è chiuso i maestri d'Italia riuniti ad Ancona promisero di rivedersi a Venezia. L'anno scorso, dopo il congresso di Palermo, i giornali notavano con piacere cbe i maestri non avevano affatto parlato di stipendi: quest'anno invece la quistione economica fu la più discussa. Lo stesso onorevole Oomandini si accorse non potersi scindere il problema degli stipendi dalle riforme scolastichf' tanto A ) necessarie. E •vero, egli diceva, che se l' U01one si costituisce a scopo puramente economico, perderebbe tutto • ciò che la rende un'f\ssociazione viva, moderna, vitale. Questo non toglie però che la quistione più grave sia quella economica: e che, se questa non si risolve, nessun progresso nel campo scolastico è più lJOssibilè e la stessa battaglia contro l'analfabetismo resterà battaglia di parole e di frasi. E proprio il caso di dirlo: le idealità in Italia sono finite. I maestri, dimostrata a Palermo l'importanza della scuola primaria, e la missione nobile deH' insegnante, conchiusero ad Ancona , spiegando quali sono i mezzi per combattere l'aualfabetismo. E dopo tutto hanno ragione: non si può pretendere che chi vive in mezzo agli stenti spieghi tutta la sua attività nell' inseguamento : e una prova evidente di questo fatto è la crisi magistrale : nessuno va sei anni a scuola per avere poi lo stipendio di 900 lire,· che bastano appena per vi vere male. Molti maestri hanno disertate le scuole preferendo di impiegarsi nelle ferrovie o altrove dove la loro :.c. ondizione è meno misera: ed ora che la vit&.costa il doppio di quello che costava pochi anni addietro, non si possono lasciare i maestri con gli stessi stipendi quando quelli di tutte le categorie d'impiegati si sono aumentati. Il congresso di Ancona è l'esponente dello stato d'animo in cui si trovano tutte (1) Pubblichiamo con ritardo questo breve articolo perchè non ci fu possibile inserirlo nel num. precedente. La Retiatione queste vittime delle amministrazioni comunali: vi furono di quelli che parlarono di sciopero, altri osarono perfino proporre di inseri versi alle camere operaie, ognuno volle dire la sua. Saranno pure delle stra vaganterie , ma mostrano come dai maestri si cerchi di iniziare una lotta che riuscirebbe disastrosa per il buon andamento di quelle ... poche scuole che esistono. L'aumento degli stipendi importerebbe una spesa rii 30 milioni annui: è un pò troppo, direbbe il governo. E infatti al congresso di Ancona il ministro Rava non s'è fatto vedere : perch~ avrebbe forse dovuto fare delle promesse per non mantenerle. E poi, dopo il famoso ordine del giorno con cui ad Aquila si chiudeva il congresso contro l'analfabetismo, era poco confortante per lui a.oda.re ad inaugurarne Jln altro. A I congresso di Ancona si sarebbe parlato, accennando alla quistione economica , della nessuna opera spiegata da Rava in favore della classe magistrale: quindi il ministro pensò bene di non andarci , tanto più che aveva negata la sua presenza ai clericali della Tommaseo. ♦ Dopo che si discusse a lungo la questione degli stipendi, si passò all'altro tema della crisi n:agistrale. Un oratore faceva notare come u~a fra le rao-ioni o della crisi magistrale fosse l'invasione femminile nelle scuole. Agginngeva ancora dover le maestre percepire nno stipendio inferiore a quello dei maestri, perchè, egli diceva, esse lavorano di meno. Tutto que5to come ha fatto rilevare !'on. Oomandini è contro la giustizia: l'opera delle maestre è proficua quanto quella dei maestri ; anzi esse spiegano una maggiore attività facendo uso di quella pazienza che manca a molti maestri. E poi l'invasione (se cosi può chiamarsi) femminile è cagionata appunto dalla crisi magistrale : ciò che il signor Frilli credeva fosse causa è effetto. Le maestre sono state chiamate alle scuole maschili quando vennero meno i maest1 i : percbè credo sia più giusto dare i posti vacanti alle maestre anzichè a taluni che mancano dell' abilihzione all' insegnamento. Infine ai municipi conviene meglio avere delle maestre perchè le pagano di meno. Quindi niente differenza di trattamento. Queste le questioni principali che formarono oggetto di discussione al congresso di Ancona. Ma la quistione dell'analfabetismo in Italia, e principalmente nell'Italia meridionale, non sarà risoluta fin quando il governo non ci si metterà di proposito. L' istruzione è obbligatoria, si dice: e' è una legge sul riguardo. I municipi ogni anno debbono prendersi la briga di dare ai maestri gli elenchi di coloro che , raggiunta l' età di sei anni, sono obbliga ti ad andare a scuola : i maestri poi debbono informare i municipi quali sono gli alunni che non si sono iscritti, perchè siano presi i provvedimenti necessari. Tutte queste sono belle parole: la realtà dei fatti conferma il contrario. Quando una classe supera un dato numero di alunni (credo 70), allora il municipio ha l'obbligo di fornire alla scuola nuove aule, nuovi banchi e attrezzi scola-
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