514 RIVISTA POPOLARE gevo nel fondare la solidita del bilancio dello Stato sul prodotto del dazio , quando io ne difesi calorosamente il mantenimento. Nel libro: Per la economia nazionale ecc. nel 1901 scrissi: « Ritengo assai pericoloso per· la finanza « dello Stato, che si faccia assegnamento sul pro- « dotto ,lei dazio per lo equilibrio stabile del bi- « lancio , come dimostrai nel Problema finanziario (< italiano : tale assegnamento dichiarai tragico; e « ritengo del pari, come accenn:1i nel criticare gli « articoli ottimistici del senatore Cam bray Digny « sulle condizioni della nostra finanza, che il pa- << reggio non si potra ritenere saldo e definitivo se « non quando si potrà fare a men'J di considerare come « indispensabile pel bilancio il prodotto del dazio sud- « detto. « Perdò ritengo che il dazio debba mantenersi ccnello interesse della economia nazionale e delle « classì agricole specialmente; ma che il prodotto « del medesimo non debba mai essere considerato « come un elemento indispensabile dello equilibrio « stabile del bilancio dello Stato » (p:1g. 21). Oggi, per lo appunto si avverano le previsioni mie , molto facili del resto e si presenta quel dilemma tragico che posai n nel 1900 e rinnovai nel 1901 : o mantenere il dazio con grave danno delle popolazioni e con non pochi pericoli per l' ordine pubblico ; o sospenderlo col dissesto, almeno temporaneo, del bilancio dello Stato. In quel libro che certi socialisti da strapazzo presentarono come il Codice degli affamatori , a rincalzo delle precedenti obbiezioni sulla funzione finanziaria del prodotto del d;.1zio, sostenni altresi altre proposte, che dovrebbero rendere più equo il dazio sottraendo gran parte dei lucri grassi, che procura ai latifondisti, e consacrando il prodotto alla economia nazionale e a benefizio delle classi lavoratrici, su cui pesa maggiormente. Perciò sotto il primo aspetto consigliai la grande riforma tributaria, che tutti promisero e che nessuno ancora ci ha dato; aggiungo che con tale riforma, cedendo ai comuni e alle provincie la fondiaria, con una imposta sul tipo della incarne.taxe si potrebbero moderare i lucri enormi che dal dazio ritraggono alcuni latifondisti ptr la estensione e qualità delle loro terre - un duca di Torlonia, ad esempio. - Aggiungevo allora e ripeto oggi: « Occorre « una legislazione agraria , che miri a spezzare il cclatifondo, a favorire llna buona colonnizzazione « interna, a stc,bilire onesti patti agrari. Nè sarebbe « inopportuno, sebbene non mi nasconda le grandi «· difficoltà del suo funzionamento, la istituzione di « una Land Commission analoga a quelb, che fun- <( ziona in JrL111da,che in nome dell' equita moderi « le pretese del proprietario di fronte al fittaiuolo. << Tutte le forme di contratto agrario, poi dovreb- « bero utilmente essere integnte da misure intese a « promuovere la costruzione di case coloniche, di « stalle, ecc. il risanamento locale, la provvista di « acque pota bili ecc. « Qui cade in acconcio di aggi llngere che se il « dazio si prefiggesse intenti economici e non sem- « plicemente fiscali, grandissima parte del suo pro- « dotto, ~e non tutto , dovrebbe essere consacrato « a favorire in tutti i modi la intensificazione delle « col tu re J iifondendo l'istruzione agraria pratica, fa- « cilitaudo l'acquisto dei concimi e delle macchine, il « trasporto dei prodotti, incoraggi,rndo tutto ciò (< che assicura la colo11izzazione interna col retto fon- << zionamento dei più equi contrHti ,1grari ». (pag. 245-246). Infine, associandomi ·alla propost;1 del collega e amico personale Maggiorino Ferraris , sostenni che una parte dd prodotto del dazio sul grano dovesse essere devoluto a benefizio della Cassa pensione per la vecchiaia. (pag. 246). In tale modo ho pensato sempre , che dovesse impiegarsi il prodotto del dazio sul grano e volgerlo a tali fini. Per le esposte ragioni, poi, so110 fermélt11ente con vinto che oggi se ne debba promuovere la sospensione : rngioni che rispondono a capello alle condizioni, che avevo esposto quando ne propugnai il mantenimento. La coerenza, quindi , e l'interesse supremo del le popolazioni e dello Stato m'impongono ad insistere sulla mia delenda Carthago - sulla sospensione del dazio sul grano ! DoTT. NAPOLEONE CoLAJANNI Laseparatzra. ChieseaStatocomme etodo ?(1 ) « La separazione tra Chiesa e Stato deve essere un metodo e non una finalità giuridica. Nella lotta tra Chiesa e Stato non possono esservi limiti, la politica ecclesiastica non può avere che due grandi atteggiamenti: o lo Stato schiaccia la Chiesa, o la Chiesa lo Stato. Quindi il separatismo liberale non può rappresentare ùna finalità giuridica, giacchè non elimina il dissidio naturale tra i due poteri, ma deve invece costituire per lo Stato un metodo di lotta con carattere transitorio >>. Questa la teorica che il dott. Luigi Perego (2) propugna in un suo libro pregevole e che crede sia stata seguita di recente dal legislatore francese. Ma sia la teorica generale che la presente applicazione di essa in Francia ci sembrano errate; ciò ci proponiamo di dimostrare brevemente. Jl dissidio tra Chiesa e Stato è profondo inconciliabile. Tralasciamo la storia e la ragione filosofica di esso ; limitiamoci alla' con_statazione del fatto. Mai il contrasto tra le due autorità si era delineato così netto come all'epoca presente. Prima la lotta si basava su divergenze d'indole relativa, su quistioni di opportunità e d'interessi passeggieri, sulla limitazione dei rispettivi campi di azione, era però credenza e convinzione generale che Chiesa e Stato contribuissero concorrentemente alla felicità dei popoli. Quindi dopo la lotta non era difficile l'accordo; l'unione tra i due poteri pareva naturale, necessaria. Ora invece la lotta si basa su cause molto più gravi: non più l'opportunità o l' usurpazione da parte dell'uno dei poteri dell'altro, ma l'intima struttura divorsa delle due autorità e la natura -loro diaT.etralmente opposta rendono consci gli uomini dell'impossibilità di un qualsiasi accordo, dell' inevitabilità di un cozzo continuo, incessante. Stato e (1) L'autore di questo articolo è un giovar.e valoroso la cui tesi di laurea in giurisprndenza (Diritto ecclesiastico francese moderno, r880-r908 1 premiara colla 1 ubblicazir•ne della Facoltà dalla Facoltà di Napoli è prova della sua competenza a trat tare di ques:o argomento. La H eda:rione (2) La separa-,ione della Chiesa dallo Stato e la riforma laica in Francia, pag. 278. Remigio Ca bianca, Edit. V.-:rona.
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