Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 18 - 30 settembre 1908

500 RIVISTA POPOLARE la filosofia. Ciò che non è come può vedersi da chi legge loro scritti da quelli di Giovanni Scott a quelli di S. Tommaso. E' S. Tommaso e non un umanista che scrive : « La 1 filosofia è la conoscenza della verità; non di qualunque ve - 1 rità ma di quella d' onde tutte le altre derivano ». Si vede che gli scolastici trattano la filosofia ... da filosofi; e San C:le• mente dirà : « Io chiamo filosofia non le dottrine degli stoici, dei platonici, di Aristotile o di Epicuro, ma la scelt" di tutto dò che si trova di ~uono in questi sistemi ; ed è questa scelta che io chiamo la vera filosofia •. li Rinascimento adunque si trova formulato dall'autore degli Stromati. Un Marsilio Ficino pratica il precetto del ve· scovo d' Ippona: « cambiate alcune parole e alcune idee e la 1 dottrina neo-platonica sarà tutta cristiana ». I padri abbondano in esortazioni di attingere alla sorgente antica. I E' fafacile dimostrare che la verità quasi intera si trova per « frammenti negli scritti dei filosofi », dice Lattanzio. Ammi rabile eclittismo adatto alla sintesi ! Teologia e filosofia sono sì strettamente connessi che si distinguono soltanto pel metodo: la prima scende da Dio alla creatura e ali' universo ; la seconda si rivela dalla conoscenza del mondo a quella del cielo; e nessuno non ha mai pensato di separare queste due scale. I pretesi paganizzanti di Careggi, gli adepti della dottrina Medicea inclinarono verso il misticismo filosofico ; conservarono un giudizio sano e se essi fallirono nel generoso tentativo di fondere lo spirito antico e lo spirito cristiano , essi l'hanno_ tentato. Cosa singolare e çhe si osserva in tutte le epoche : gli zelanti che si sforzano di pacificare i partiti spirituali si vedono accusati di tiepidezza e vengono colpiti spie tatamente. Burkhardt cita molte espressioni bizzarre dei Me dicei, ma confessa che verun umanista professò l'ateismo; io aggiungo che nessuno tra gli umanisti abbracciò il protestantesimo. Si riempirebbero dei volumi coi tratti singolari degli annali religiosi. La dottrina del Poverello di Assisi, la più pura che sia stata proferita, formava dei sediziosi e sui roghi salivano degli uomini che erano forse dei santi in tutto, tranne qualche punto in cui si ostinavano. Ali' indomani del misterioso processo dei Templari, il più grande poeta dell'Era cristiana ci dipinge in un quadro teologico I' incredibile agitazione del mondo cattolico. Il canto IV d mostra ai piedi del Castello dalle sette cinte un gruppo che solo un umanista poteva formarlo. Elettra madre di Dardano, Ettore, Enea, Cesare, Camillo, Pentesilea, Latino e Lavinio, e Bruto. Dopo levando gli occhi, egli vede il maestro di color che sanno, Socrate e Platone e quello stesso Averroe, che i pittori primitivi mettono sotto i piedi del San Tommaso trionfante. Quando dice (Paradiso Xl) che Troia, Enea e Roma sono stati la figura profetica del santo luogo dove siede il successore di Pietro, egli onora simultaneamente l'antichità e il cristianesimo. Nel Convito, il ghibellino cita Boezio e Cicerone come suoi iniziatori alla filosofia. Nulla di più curi0so dell'incrocio e delle contradizioni e dei miscugli tra aristotelismo , platonicismo cristianesimo in quei tempi. Aristotele forma va dei quasi materialisti. Platone generava un misticismo arcano ar - dito e Gemisto Platone, questo Giuliano intellettuale, pretendeva che la religione di Maometto e quella di Gesù farebbero posto ad una credenza più vera e uscita dal paganismo e questo Gemisto tenne una gran parte al Concilio ; aveva per discepolo Bessazione che fu cardinale e che poco mancò non succedesse a Paolo II. L'umanista è un 'aristocratico e desidera la pace. Ciò si rileva dai discorsi e dagli scritti di tutti coloro che si riunivano attorno ai Medici in Fiesole. L'inquisitore nulla aveva da fare tra cristiani tanto saggi e tolleranti nella loro indipendenza. Se Fra Girolamo Savonarola fu bruciato lo lu non tanto come eretico religioso ma come cospiratore politico: per aver scritto al Re di Francia domandandogli di deporre il pontefice. Conseguentte colla sua dottrina della virtù come principio sociale, Savonarola non riconosce più l' autorità , dopo che essa non si legittima colla santità; e in ciò egli è eretico. Di fronte ad un papa di buoni costumi la quistione si risolveva da sè stessa ; in faccia a Borgia essa era stata risoluta da Eschilo. Prometeo e Savonarola hanno voluto il bene , ma radicale e immediato : or il bene non si produce che per penetrazione e in modo armonico. A considerare l'intrapresa di Savonarola come uno riforma, bisogna riconoscere che essa si presentava nelle migliori condizioni per riuscire; per il luogo : Firenze era àllora il centro intdlettuale dell'occidente; pel momento: non c'era stato mai un pontefice tanto scandaloso quanto Borgia; per l'uomo: non si potrebbe citar per la sua vita un uomo più esemplere di Savonarola. Infine egli non predicava che la virtù. E intanto il suo tentativo fallì, meno per l'intervento del papa che pel suo carattere artificiale. Bisogna non conoscere l'anima umana per attribuire alla parola la potenza di cambiare gli uomini in angeli e che la voce di un monaco trasformerebbe real• mente la Firenze del Pulci in miniatura paradisiaca di Frate Angelico. San Francesco, che parve al p<>polocome un secondo Gesù, che era taumaturgo, gran trovatore, meraviglioso intuitivo della psicologia e della politica con un genio sublime praticò la vera umiltà e la vera obbedienza. Questo incomparabile santo non produsse che un movimento assai breve. La sua parola quasi divina cominciò ad espandersi dopo la domenica 26 luglio 1228, in cui Gregorio IX venne ad Assisi per la canonizzazione dello stimmati{{ato. Ogni uomo che si lusinga di rimpiazzare la Provvidenza è un povero spirito, senza larghezza, senza critica. • Una volontà non prevalse mai contro l'ordine dei tempi ed allorquando essa lo senta, essa segue una via d'orgoglio e non di verità. Le opere di fede non hanno che un segn certo, l'amor per la pace, almeno quelle degli unti. Ora, Savonarola non sogna va nulla di meno che una spodizione militare contro Roma. Molti ammirarono come prodezza i clamori, contro gli abusi. Martin Lutero passa presso gl'ingenui come smascheratore dei vizi del clero. In pieno Concilio di Labran, il monaco Egidio, da Viterbo, escla:.-. ò : « Si possono vedere, senza piangere, ii disordine mostruoi,o che regna nei loro costumi! l'ambizione, l'impudicizia, il libertinsggio e l'empietà che trionfano nei luoghi santi ~; e nello stesso concilio, Antonio Pucci ricordava: « Cinqnecento mila cristiani uccisi in vent'anni. Guardate il secolo; 5 uardate il chiostro; guardate il santuario; quali enormi abusi da correggere ! Bisogna cominciare dalla casa di Dio, ,,,a non arrestarsi là ». Oggi, si può tutto dire e tutto stampare, ogni mattina dei giornali nemici smascherano con tenacia i loro avversari ed i loro abusi non cessano punto e l' opintone stanca da tante rivelazioni non reagisce. Nessuna ignora a Firenze l' ambizione e l~.inverecoodia dei Borgia; Savonarola, scagliandosi contro Alessandro VI non se - gui va che il proprio impulso. li vero Santo si sforza di compensare coi suoi meriti. e con quel!i che suscita negli altri le nefandezze del secolo. Diffondere una voce è un atto da tribuno: un cittadino può detroniz7,are un tiranno; il monaco che tenta di abbattere un papa cessa u'essere monaco e non potrebbe pretendere al nimbo. Il potificato- di Leone X è una data memorabile; Roma si trova virtualmente il centro dell'universo; la tiara brilla d'un cosi vivo chiarore, superiore a quello della corona cesarea.

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