Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 18 - 30 settembre 1908

494 RIVISTA POPOLARE luppa perciò solo un'energia. rivoluzionaria, a.Imeno nel senso positivo di questa parola. Vedete, per esempio, quello che dimostrerà il postulato del suffragio universale, compreso nell'ordine del giorno, che i riformisti hanno sottoscritto a Firenze. E' concepibile che, per ora almeno, il governo proponga o accetti una proposta di legge per l'introduzione del suffraggio universale? No: esso e la sua maggioranza si opporranno senza dubbio, risolutamente. E allora, o i riformisti abb,mdoneranno per via questa rivendicazione, provand!) la loro impotenza, e in ogni caso, la loro leggerezza nell'averla propugnata; o, per assolvere l'obbligo assunto verso il partito con l'averla propugnata, dovranno adottare il metodo rivoluzionario nel i.,aese, con la speranza di imporre per qnesta via le riforme stesse al governo. Le riforme, di per sè stesse, dunque, non sono... il riformismo, perchè sono atte a determinare, a sviluppare un atteggiamento rivoluzionario nel partito socialista, purchè sul serio ci si proponga di conquistarle con ogni mezzo caso per caso, riconosciuto idoneo. Ma le riforme diventano ... il riformismo, quando rimangono elencate nei programmi e si rinunzia ad imporle anche con l'intervento diretto delle masse interessate a desiderarle, quando non fu possibile ottenerle sul terreno parlamentare. Ed è ciò che, precisamente, han fatto coloro i quali furono detti riformisti in questi ultimi auni - cosi, come i rivoluzionarii; d'altra parte, hanno fatto molto rivoluziona1·ismo dottrinale o verbale, dimentict1.ndo che la maniera più idonea a provare la bontà del loro metodo consisteva ... neli'estrinsecarlo nelle varie contigenze che ad essi volsero propizie nel partito ~ nel paese. Ora, uno dei pochi risultati veramente apprezzabili del congresso di Firenze, è questo: esso ha prodotto per i riformisti una situazione, che permette loro e al tempo stesso li obbliga a traslocare dalle parole ai fatti il loro metodo, poichè non possono più dire - come quando i rivoluzionarii li paralizzavano nel partito e e nel paese - : lasciateci lavorare! Ora il partito ha dato in mano proprio ad essi tutti gli strumenti del lavoro. I riformisti, questa volta, hanno assunto una intonazione idillica: li ispirava evidentemente la preoccupazione esclusiva di concentrarsi per vincere, e come si studiarono di essere larghi nelle concessioni, evitarano con grande bonomia ogni asperità per determinare il concordato con gl'integralisti. Non vi fu che l'on. Claudio Treves, il quale sorrise l'ultimo sorriso di scherno all'integralismo, poi sposato da lui e dai suoi, mentre Morgari cercava di popolarizzarlo dalla tribuna. del Congresso. E Morgari, pronto e divinamente incisivo in quel momento, lo rimbeccò: • Caro Treves, queste vostre risate hanno distrutto il partì to a Milano ! Il congresso applaudì con entusiasmo, e i riformisti ·capirono che, ormai, per vincere, occorreva rinunziare, non solo al loro metodo antico, ma anche a ridere dello spirito rivoluzionario del partito socialista ! + I riformisti, tanto in questo coniresso quanto m quello di Moda.ne, hanno benefìeiato della reazione suscitata nel partito dagli errori e dalle colpe dei sindacalisti. E di ciò ho già parlato più innanzi. Ma sarebbe per essi infausto il volersi atteggiare nel partito, come se l'attuale transitorio stato d'animo del partito socialista sia una situazione permanepte. E' più facile acclimatare il riformismo nelle organizzazioni economiche, le quali vi sono inclinate dalle preoccur,azioni utilitarie dirette e immediate, che non nel partito socialista, nel quale gli elementi idealisti abbondano e, quindi, permane e si galvanizza alla prima occasione lo spirito rivoluzionario. Al quale i riformisti dovranno fare molte concessioni, se vorranno mantenersi in sella; ed è forse qnesto, sopratutto, che li obbligherà a mantener fede all'ordine del giorno integralista, che votarono probabilmente senza convinzione a Firenze. Un'ultima osservazione. Di due co1:1ieo non so ancora. spiegarmi Ja ragione: il congresso di Firenze è scivolato sul comma relativo al gruppo parlamentare socialista - intorno al quale era prevista giusta.mente una vivece discussione - e ha persino data per lotta la relativa relazione, senza che nessuno abbia domandato su essa la parola; e, infine, nessuno degli ordini del giorno presentati (neppur quello dei rivoluziona.rii) conteneva un qualsiasi accenno al punto di vista dei socialisti di fronte alla monarchia. Certo, ciò non vuol dire che i socialisti siano diventati monarchici a Firenze; ma Morgari, nei suoi articoli intorno al C'ln gresso nell' Avanti!, rivendicando il carattere antimonar~hico al partito socialista, avverti che tale riaffermazione era necesaria per eliminare anche il ricordo dell'amonarchicisn.o altre volte propugnato dai riformisti. Probabilmente a Firenze - ecco tutto - i socialisti, discorrendo di socializzazione dei mezzi di produziohe, dimenticarono che noi sit1.mo ancora in uno stato monarchico!... • Roma, settembre 1908 F RANCEsco C1ccoTTI La maggioranzae lo sciopero Sotto questo titolo Le Socialisme di Guesde, dopo alcune considerazioni suggerite dagli ultimi scioperi sanguinosi di Francia, giustificanti l'esumazione, pubblica un Progetto di legge tendente ad organizzare il diritto dello sciopero presentato dai deputati: Guesde, Chauvin, J ourde, J aurès e Sembat alla Camera francese nel corso della legislatura 1893-1898. Precede il breve progetto - 7 articoli - una relazione, in cui si dice che se la legge riconosce il diritto dello sciopero, deve pure organizzarlo, perchè lasciato in istato d'anarchia, cloè senza delle norme, dà luogo a disordini. Chi dice sciopero, dice azione, o inazione collett,iva. Non si..fa lo sciopero individuale. Un lavoratore che si rifiuta di lavorare non è uno scioperante. Lo sciopern è il rifiuto collettivo del lavoro, risultante da domande di salario non soddisfatta ~ da richieste nou accettate.

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