Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 18 - 30 settembre 1908

486 RIVISTA POPOLARE gnificanti le agitazioni tra gli amici e i nemici di Ccrrao nel 1863-64; tutti i fenomeni che si svolgevano attorno a Palermo nel 1866 parvero cose da nulla anche alle autorità politiche e militari ..... al Prefetto Torelli, al Questore Pinna, al Generale Calderini. Indarno Di Rudinì ed altri avvertirono i pericoli: non furono creduti e, forse, vennero giudicati pusillanimi (1). Poi esplose la rivoluzione del settembre 1866, che riuscì più sanguinosa di quella del 1860... Ai socialisti e ai non socialisti e agli uomini del governo e sopratutto all' on. Giolitti parve cosa di scarsa importanza il movimento dei Fasci. Invano avvertii gli amici miei, politici e personali su quello che poteva accadere; invano denunziai formalmente e pubblicamente i pericoli, che nascondeva, colla lettera al Di rettore della Tribuna del 14 giugno 1893. Dopo successe quello che successe e che ho descritto nel libro: Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause: avvennero gli incendi e le devastazioni e i tumulti da un lato; le repres• sioni sanguinose, con IOI e morti e migliaia di feriti, gli arresti a migliaia, Jo stato d'assedio, i tribunali di guerra, le condanne innumerevoli a decine di migliaia di anni di galera ... Oggi come nel 1893 faccio il mio dovere e denunzio i pericoli latenti e che possono scaturì re dal vento di follia che imperversa sull'isola. La storia giustifica il mio allarme; ma la storia per gli ottimisti del momento non conta. Ed io sarò lietissimo se il futuro dimostrerà ingiustificate le mie preoccupazioni. Inducendo dal passato all'avvenire, però, l'esperienza dà ragione a me e torto agli ottimisti. ' ~ ♦ Accennai alla valanga cii vituperi ed insolenze che mi è piombata addosso per avere esposto nettamente quella che a me è parsa la verità e quello che mi è sembrato do-veroso esporre, e rinunzio a dare saggio dall'antologia vituperante e vituperevole di una accolta di scrittorelli , che in fondo non sono che poveri ignoti senza nome e senza fama che l'uno e l'altra vorrebbero acquistare a spese altrui, gareggiando nella menzoo-na e nel !urpiloquio; che vorreb~ero ~cquistare ;opratutto 1 cl1ent1, che mancano, 1 posti al consiglierato comunale e provinciale che gli elettori altrimenti noi: accorderebbero. Tra la male gente uno, che aspira a guadagnare un seggio a Montecitorio in nome del partito siciliano é stato più rumoroso sino ad un certo punto; ma ora sta cheto perchè Giuseppe De Felice ha avuto la crudeltà di scavare dagli archivi dei Tribunali certi processi e certe sentenze che lo bollano come un laido lenone. Di nessuno dei tanti professori di diffamazione che .rappresentano il cosidetto partito siciliano, può farsi il nome senza cadere neJ ridicolo. Di uno si può e si deve farlo, perchè è stato un avvocato di valore; ebbe parte negli avvenimenti dì Sicilia nel torbido_ ed oscuro periodo dal 1863 al 1866, per qunlche legislature rappresentò a Montecitorio collegi di Sicilia: ho nomi nato Francesco Perrone Paladini. E mi duole, se in mancanza di un nome rispettabile devo fare il suo, perché egli ha dichiarato che alla sua età_ vuol esse,:e . lasciato in pace. Ca pi sco, che verso gli oltantan111 s1 ama la pace; ma è colpa sua, tutta sua, se il desiderio non può essere ri- (1) Il Prof. Gaetano Mosca, intimissimo del!' on. Di Rudinì mi confermò ciò i;he io sapevo, degli ammonimenti dati al'e auto:-ità di Palermo nel 1866 sulle condizioni dello spirito pubblico in Sicilia. E degli a vvet timenti tassativi , dei quali non si tenne conto, parla il Prof. Giacomo Pagano in un libro interessante : Avvenimenti del 1866. Sette giorni d' insurre1ione a Palermo. Palermo, 1867, pag. 82. spettato. Chi vuol essere lasciato in pace non ai agita, non percorre l'isola, non scrive, non parla, non telegrafa spronando alla battaglia, non si pone alla testa dì un preteso partito politico. - Egli dichiara poi, che gli devo gratitudine pel suo silenzio. Ebbene: lo sfido formalmente a romperlo. Quando ,avrà parlato si vedrà se egli é un codardo diffamatore o un onesto pubblico accusatore. Non temo la sua par:ola; disprezzo il suo silenzio. Nel nominarlo, ciò non ostante, terrò conto della età, come egli desidera, e di una preziosa dichiarazione: non vuole che si argomenti della sua morale da quella dei suoi amici ... Egli, del resto, con me è stato gentile : mi tratta da raga{ZOvi 1 iato. Come e da chi viziato ignoro. Dell'infiacchimento del suo cervello, però, dà prova subito: afferma che me la prendo col partito siciliano perhé non vuole riconoscere in me il grand'uomo, ma dichiara, egli che ne é il capo, che nel movimento la mente corse a me, nè certo egli mi avrebbe contrastato ... la suprema 1 ia. Non è chiaro che se io avess! voluto sarei stato clichiarato il grand'uomo .. . del partito siciliano? Non é dunque una vera manifestazione di senilità quella di attribuire alla mia condotta una aspirazione così sciocca ed infantile, che se avessi voluto avrei potuto soddisfare? • Passo sopra ad altri segni della labilità della sua memoria e prima di venire al nodo della quistione rilevo alcune delle contraddizioni che mi son.o state rimproverate e che costituiscono un saggio eloquente della logica dei campioni del partito siciliano, che non si deve menomamente confondere colla grande massa del popolo siciliano. Solamente al primo vanno le mie osservazioni. L'avvertimento non è inutile perché quei tali campioni con malafede evidente e turpe si affannano a mantenere la confusione. Et pour cause ! + Della logica della marmaglia, laureata e non, e del capo del cosidetto partito siciliano giova dare qualche saggio. Scrissi nel Giornale di Sicilia, enumerando le; colpe del governo italiano verso l'isola sotto l'aspetto politico e morale: u Ci sono nomi « e c'è tutto un periodo d'infamia e di educazione (( al male, di profondo ed inverosimile perverti- « mento poli tico, giuridico e morale, durato per cc alcuni anni, che si riassume con due parole: cc Generale Medici - quello messo alla gogna dal « Deputato Tajani, che lo aveva conosciuto da Procc curatore generale in Palermo, nella famosa in• cc terpellanza dell' 11 Giugno 1875. Ebbene: a mo- « strare ciò che la Sicilia potrebbe attendere dal « neopartito dell'autonomia, sotto l'aspetto politico cc e morale, basta sapere che dell'amicizia del Gecc nerale Giacomo Medici va fiero, chi dell'autono- « mia si è fatto paladino i>. E' evidente anche per un fanciullo, che l'amicizia deplorata era quella pel Medici Prefetto di Palermo, cioè protettore di ladri, di omicidi, di prepotenti, che agivano impunemente, perchè facevano parte della polizia e della prefettura. Ma al signor Perrone Paladini, che pn1dentemente tace del Prefetto, piacque riferire il mio giudizio al Medici del Vascello e di Milazzo. Quale ignobile sotterfugio per difendere se stesso ed accusare gli altri I Il primo Medici, davvero aspetta un degno cantore; ma pel secondo Medici non basta una cicala, è vero; occorreva il Procuratore del Re. E lo trovò. Un giornaletto che si dice Corriere ...... delle due Sicilie, di borbonica memoria, mi trova in contraddizione perchè avendo dimostrato che è fallita la funzione educativa, politica e morale, dello Stato

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